Auguri e grazie. A presto!
domenica 31 dicembre 2006
Auguri di Buon Anno a tutti
Auguri e grazie. A presto!
mercoledì 27 dicembre 2006
Come se fossi l'ufficio stampa

Ecco allora che faccio un riassunto a beneficio di tutti (tranquillo non sono un ufficio stampa che avrebbe steso un comunicato trionfale!). Lo faccio per i pochi o i molti che accenderanno il computer per avere notizie della Missione di Mambasa.
Copio quanto scritto nelle mail personali di P. Silvano appena giunte. Gli omissis servono solo per togliere notizie private.
22 dicembre, venerdì
Carissimo,
di corsa...Natale per tanti è shopping o altro: qui sono sedute di confessioni, file di poveri (veri o falsi, il Signore lo sa) e puntate rapide nei vari villaggi.
Ti ripeto che tengo conto dei tuoi consigli e di quelli di Livia. Ho letto anche il tuo commento...un po' duro. Certo non nello stile di don Enzo...forse più simile a quello di (omissis) a cui, ti prego, porgi i miei saluti e auguri.
A presto...sul Blog!
Silvano
25 dicembre, lunedì, Natale
Caro Gianluigi, sto crollando dal sonno e dalla fatica...per cui credo saggio andare a letto. Spero trovare un po' di tempo domani...
Grazie di tutto...I commenti ai tuoi messaggi te li farò avere in via privata...
Buona notte.
Silvano
27 dicembre, martedì
Carissimo Gianluigi,
domani parto per Kampala con la dott. Marta Cometti (Svizzera) che è venuta a vedere i luoghi dove è passato Nodari. Le ho parlato di te e probabilmente si metterà in contatto (omissis)
Prove di fede. Le ho anch'io ma non tanto per la squadra di calcio. Mi ha invece sorpreso la decisione di negare il funerale religioso a quel poveraccio...Non so per quali motivi. Non lo si nega più neppure ai suicidi e ai dittatori...
Non posso darti della mia fede, perchè resteremmo senza tutti e due.
Ma ti assicuro che ti sono vicino ...e taccio perchè non ho parole capaci di dissipare la nebbia.
Ciao. A presto. Ho tante cose da dire...Ma sono solo in missione: Gustavo è a Kisangani e Nerio in "brousse": Appena torna, parto io...e la vita continua.
Grazie di tutto.
A presto.
Silvano
lunedì 18 dicembre 2006
Nel ricordo di Don Enzo
don Enzo è sempre con noi

alle ore 18,00 di mercoledi’ 20 dicembre presso la chiesa parrocchiale San Giuseppe Lavoratore della Cesanella, Senigallia (An) per una celebrazione eucaristica.
nella foto, che risale al 1985, si vede don Enzo, assieme a Marco Mazzufferi, alla Missione di Nduye (la chiesa è sulla destra), con un gruppo di Pigmei
domenica 17 dicembre 2006
P.Silvano e don Giuseppe
martedì 12 dicembre 2006
Seguito della...prima puntata
domenica 10 dicembre 2006
Festa della Madonna di Loreto
venerdì 8 dicembre 2006
8 dicembre. La vita riprende e continua.
giovedì 7 dicembre 2006
Questo invece...un esempio da seguire!
Vocazioni pescate in Rete
di Monica Vignale
L'età media dei sacerdoti della Compagnia di Gesù è troppo alta. Così a Melbourne hanno avuto un'idea: reclutare nuove leve attraverso internet. E funziona
(articolo tratto da PANORAMA n° 49, 7/12/2006, pag. 91)
martedì 5 dicembre 2006
una iniziativa da non copiare

La costruzione dell'ospedale come si presentava diversi mesi fa (presto gli aggiornamenti in diretta dal Congo, non appena sarà riattivato il collegamento satellitare ad Internet interrotto a seguito di un fulmine)
lunedì 27 novembre 2006
prima di spiccare il volo
Lo faccio anche per far si che il nostro parroco ( "don Peppe") si senta più coinvolto con i progetti della Missione di Mambasa.
Ciò anche nel ricordo di Don Enzo, che gli fu maestro, e che tanto aveva a cuore la "sua Africa".
carissimo maestro,
sto per andare all'aeroporto...Il mio ultimo scritto è per te.
Grazie di tutto...e non scoraggiarti mai. Gutta cavat lapidem
Un saluto a Piera e prole e agli amici (senza dimenticare don Peppe!)
Un abbraccio e a presto...sul blog!
Mungu akubariki kila siku ya maisha yako!
ne...pole ma kazi!
Silvano
domenica 26 novembre 2006
Domani sera sarò in Africa
giovedì 23 novembre 2006
...dalle armi alle urne...

recupero e pubblico un testo scritto da P.Silvano per "Una sola famiglia", rivista del Segretariato delle Missioni dei Sacerdoti del S. Cuore di Gesù
(nella foto una vista aerea delle scuole di Mambasa)
Mi è stato chiesto di parlare brevemente delle elezioni che si sono tenute nella Repubblica Democratica del Congo il 30 luglio di quest’anno.
Non avendo fonti dirette su cui documentarmi ed essendo assente da questo paese da oltre due mesi, le mie affermazioni non avranno contorni precisi. Spero comunque servano a dare almeno una vaga idea di quanto sta succedendo e potranno forse invogliare qualcuno a documentarsi maggiormente.
Uno sguardo al passato.
Alla fine di agosto del 1996 iniziava nel Nord Est dello Zaire una Ribellione guidata da Laurent Désiré Kabila e appoggiata dal Rwanda, Burundi e Uganda. Lo scopo era quello di rovesciare il Governo del Presidente Mobutu, al potere dal 1965. Con l’entrata di Kabila nella capitale, Kinshasa,
il 17 maggio 1997 si chiudeva l’era Mobutu e iniziava una nuova epoca. Nonostante il metodo non democratico di presa del potere da parte di Kabila, si sperava in un cambiamento radicale. Il Paese assumeva un nuovo nome: Repubblica Democratica del Congo. Purtroppo l’insicurezza, la corruzione, il tribalismo non accennavano a diminuire. Gli ex-alleati (Rwanda, Burundi, Uganda) non erano stati soddisfatti nelle loro richieste e si trasformarono presto in nemici. Nel 1998, riprende la guerra, sempre all’Est e le forze ostili al governo di Kabila fanno capo a Wamba dia Wamba. Ma questo movimento ribelle “Rassemblement congolais pour la Démocratie”, si spezzetta presto in tanti gruppi armati, con tanto di governo e di Presidente, in lotta gli uni contro gli altri. Il paese è nel caos e in piena guerra civile. Nel gennaio del 2001 Laurent- Désiré Kabila viene ucciso e gli succede il figlio: Joseph Kabila. Le lotte tribali e gli scontri armati fra i vari movimenti ribelli si fanno sempre più atroci e cruenti. Interviene l’Onu con i suoi osservatori, ma questo non rallenta la catastrofe: i caschi blu sono solo degli “osservatori”. Il parossismo raggiunge l’apice nel luglio del 2002 e si protrae fino alla fine dell’anno.
Si comincia a prendere sul serio l’ampiezza della catastrofe: si fa il conto dei morti: oltre 4 milioni.
I vari tentativi di mediazione e il famoso Dialogo intercongolese che riunisce tutti i belligeranti si rivelano inefficaci. Un armistizio è raggiunto soltanto alla fine del 2002: E’ l’accordo di Gbadolite. I movimenti ribelli si ritirano nei loro territori e inizia un lungo periodo di transizione che deve portare alle elezioni libere, democratiche e trasparenti.
Viene creata una Commissione Elettorale Indipendente presieduta da un sacerdote diocesano di Butembo, l’abbé Malu Malu Apollinaire. Il compito è arduo: fare il censimento degli elettori, redigere e approvare una nuova Costituzione, stabilire un calendario per le elezioni dei deputati, dei Senatori, del Presidente della Repubblica, dei deputati regionali e dei governatori di Regione. Comincia un capillare lavoro di sensibilizzazione: la gente, stanca della guerra, prende coscienza di poter svolgere un ruolo nel cambiamento; per cui partecipa attivamente a questo lavoro e si precipita per andare a recensirsi e prendere la preziosa tessera elettorale, che diventa praticamente l’unico documento di identità, visto che non esistono più altri documenti ufficiali.
Il 19 dicembre 2005 la nuova Costituzione è approvata a larghissima maggioranza. Viene così fissata la data delle elezioni: in un primo momento viene scelta la data del 30 giugno, che viene in seguito spostata al 30 luglio.
Comincia la campagna elettorale per l’elezione dei deputati e del Presidente.
I candidati alla Camera sono oltre 9.000; ne verranno scelti 500 circa e i candidati alla Presidenza sono 33.
Il 30 luglio in massa i cittadini congolesi vanno alle urne.
I risultati sono stati pubblicati il 20 agosto.
Purtroppo la sera stessa scoppiano degli incidenti a Kinshasa fra i miliziani dei due candidati alla Presidenza che hanno ottenuto il maggior numero di voti: Joseph Kabila ottiene il 44,8% e Jean Pierre Bemba il 20%. Gli scontri fra le fazioni dei due contendenti causano 33 morti e devono intervenire i soldati dell’ONU per riportare la calma.
Anche l’elezione dei deputati conosce qualche problema: ci sono circa 300 contestazioni…
La Commissione Elettorale Indipendente proclama i risultati e indice nuove elezioni per il ballottaggio fra i due primi arrivati, fissate per il 29 ottobre, giorno in cui si eleggeranno anche i deputati delle assemblee regionali e i rispettivi Governatori.
Prospettive d’avvenire: speranze e paure
A piccoli passi si va così verso la fine della transizione. Con un certo sollievo e con tanta fiducia, fondati sul fatto che le elezioni si sono svolte in un clima di partecipazione, di entusiasmo.
La nuova Assemblea nazionale, composta di 500 deputati realmente scelti dal popolo, ha cominciato il suo lavoro il 22 settembre.
In apparenza tutto si svolge bene: è incominciata la campagna elettorale per la scelta dei deputati regionali e tutti accettano di presentarsi alla urne per la seconda volta per scegliere il Presidente della Repubblica…
Non ci sono più delle zone d’ombra?
E’ pericoloso dirlo forte.
Ci sono ancora purtroppo delle milizie dei “signori della guerra”. Queste milizie erano state invitate a creare un solo esercito e ad avere un’unica formazione e un unico comando: resta un sogno. Ci sono ancora dei candidati delusi e dei dissidenti che minacciano di boicottare le elezioni. Quasi ogni giorno, attorno a Bunia, nell’Ituri ci sono scontri fra soldati governativi (FARDC) e gruppi di ribelli.
Le conquiste della transizione: la pace e la sicurezza, possono quindi essere rimesse in questione.
Anche per questo, a titolo di prevenzione, la missione dei caschi blu si protrarrà almeno fino al 15 febbraio del 2007.
Nel frattempo comincia il “mercato delle alleanze”. I due candidati alla Presidenza Joseph Kabila e J.Pierre Bemba fanno la corte ai candidati meno fortunati, che non partecipano al ballottaggio, per avere i voti dei loro partigiani. E queste alleanze avranno il loro prezzo: o denaro o posti di potere.
Ci sono tre cariche che sono particolarmente ambite: Primo Ministro, Presidente dell’Assemblea Nazionale e Presidente del Senato…
Salvo imprevisti si profila una vittoria di Joseph Kabila che ha già ottenuto l’appoggio di Antoine Gizenga arrivato in terza posizione con il 13% dei voti in occasione del primo scrutinio e l’appoggio di François-Joseph Nzanga Mobutu arrivato in quarta posizione con 4,7% dei voti.
Sta finalmente per cominciare un’era di stabilità, di pace, di libertà per la Repubblica Democratica del Congo? Presto avremo la risposta…
mercoledì 22 novembre 2006
padre Silvano: oggi sono a Bruxelles
"Carissimo, sono qui a Bruxelles, ma fra meno di un'ora parto per la Francia. Volevo mandare un messaggio sul blog...ma incontro ancora qualche difficoltà...(omissis)Se in Francia avrò l'occasione di avere accesso a internet mi farò vivo.
Grazie di tutto. Au revoir!
Silvano"
Potremmmo cosi seguire il suo rientro in Congo, minuto per minuto. Basterebbe che lo si usasse tutti questo benedetto blog!
sabato 18 novembre 2006
una mail di P. Silvano, appena ricevuta
sto proprio impazzendo. Sono sicuro che non puoi immaginare i giri, chilometri, incontri di questi giorni...mai sono a casa prima di mezzanotte. Adesso sto partendo per Lecco e sarò di ritorno lunedì...Martedì parto. Spero poter fare il riassunto ...lunedì e darti appuntamento per la ripresa del dialogo a Mambasa, dove spero di avere più pace...
Un saluto cordialissimo a Piera...e tutti. Silvano
martedì 14 novembre 2006
un saluto a tutti prima di partire
sono ai primi passi sulla strada magica del blog. Ci vorrà ancora tanta pazienza da parte della mia guida e probabilmente mi sbuccerò il naso parecchie volte. Ma non voglio mollare.
Sto partendo per l'Africa ancora una volta. Gli anni cominciano a contare. Ogni partenza potrebbe essere l'ultima. Questo non mi spaventa, anzi mi da nuova energia. " MOTUS IN FINE VELOCIOR " dicevano i Romani.
Sto vivendo questi ultimi giorni con un po' di frenesia per incontrare persone, definire piani e programmi, per organizzare eventuali incontri in Africa.
Domani sono a Bologna per incontrare un falegname e un idraulico; giovedì sarò nel Comasco; ven erdì ad Albino, nel Bergamasco, sabato e domenica a Lecco...
Spero di trovare il tempo di preparare la valigia...
La partenza da Milano è fissata a martedì 21 novembre alle ore 17,30 dalla Malpensa, in direzione di B ruxelles.
Da Bruxelles, la partenza per Entebbe (Kampala) sarà il 27 novembre alle 10,30...
La sera sarò a Kampala e il giorno dopo...in Congo.
A tutti un saluto e un ringraziamento...In particolare al mio angelo custode che non si stanca mai di darmi una mano...Aksanti sana, mons. Kapitula.
A presto. p. Silvano
entrare nel blog...come presentarsi da S. Pietro !
venerdì 10 novembre 2006
Cappuccini - Dehoniani 1- 0
"La fede puo' essere diffusa in modo nuovo attraverso l'uso di Internet e della televisione, e' dunque necessario che la Chiesa si butti senza incertezze nel mondo delle comunicazioni e delle innovazioni tecnologiche in questo campo." E' quanto afferma il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, nel messaggio inviato il 10 ottobre scorso al presidente del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, mons. John Patrick Foley, in occasione del Congresso mondiale delle televisioni cattoliche chesi è svolto a Madrid. Questa foto da me scattata questa mattina, all'interno della Basilica di Loreto, mostra un frate che occupa utilmente i tempi di attesa, lavorando con un portatile. Un esempio da lodare senz'altro che dovrebbe mettere un po' di sano fuoco informatico anche addosso al nostro Padre Silvano ed ai suoi confratelli di Mambasa (non appena sarà ripristinato il collegamento satellitare, ora interrotto per gli effetti di un fulmine). Al momento quindi i Padri Cappuccini segnano un punto netto a loro vantaggio. Forza Dehoniani, forza Mambasa!
mercoledì 8 novembre 2006
9 novembre...di tanti anni fa

martedì 7 novembre 2006
padre Nerio: finalmente anche lui!

lunedì 6 novembre 2006
auguri a Padre Martin
Il Centro Simama è situato a Kisangani (700.000 abitanti), ad una distanza di 2000 km nord-ovest dalla capitale della Repubblica Democratica del Congo Kinshasa.
E stato fondato da p. Martin Konings. Nel 1982 p. Martin è stato colpito da un virus tropicale. Da quell’anno egli si muove su una sedia a rotelle. Questa esperienza lo ha aiutato a capire la vita difficile degli handicappati congolesi. Si è chiesto: “Come aiutare queste persone a vivere una vita normale?”.
Partendo da questa riflessione, ha fondato il Centro Simama che continua a dirigere con un comitato ad hoc. Alla festa del 5. Cuore, p. Martin ha celebrato il suo 50° di ordinazione sacerdotale e il ventennio del Centro. Questi, perfettamente funzionante, offre molti servizi alle persone handicappate (falegnameria, calzoleria, taglio e cucito, informatica, ambulatorio medico, ecc.). Ora sono in corso nuove costruzioni. Nulla riesce a fermare l’infaticabile p. Martin!
(dal bollettino dei missionari dehoniani di Genova)
domenica 5 novembre 2006
Dall'archivio del 2003

sabato 4 novembre 2006
dal DARFUR un amico scrive a P. Silvano
Cari amici, care amiche,
C’E IL VUOTO ATTORNO
Un amico che lavora abitualmente con foto da satelliti, mi ha scritto” ti consiglio di non andare in quella località perché proprio non c’è niente, c’è il vuoto attorno, ho rintracciato i campi rifugiati, ma non vedo nemmeno le strade”. Le strade ci sono e credo che in stagione secca gli spazi dove passare sono molti; certamente è ben difficile dall’alto distinguere un uadi, ( fiume, ruscello) da una strada, si tratta in ogni caso di sabbia, di solito una strada è più dritta di un uadi, ma infine…
Siamo al confine del Sudan, Iriba, una base, Tinè è un villaggio di confine, il confine è una piega nel terreno di tre quattro metri, sabbia di qui, sabbia di là, case in fango di qui, case in fango di là, medesimo popolo, medesima lingua, medesimi usi e costumi e si ricomincia ad urtarsi a contendersi questi spazi vuoti che promettono petrolio.
ATTIVITA
MSF si occupa di tutta la parte medica di 40.000 rifugiati sudanesi, che vivono in tende, ricevono dall’HCR il cibo, l’acqua, la legna per cuocere ( grosso problema) e sono li ormai da 3-4 anni. In Ciad sono circa 200.000 in tutto.
Nel clima secco non ci sono grossi problemi sanitari, la malnutrizione degli arrivati è sotto controllo, ci sono problemi di depressioni, di crisi familiari, di rottura di schemi ancestrali di vita a cui si cerca di far fronte anche con un servizio psicologico; personalmente sono piuttosto scettico su una assistenza importata in culture diverse, in contesti diversi e conflittuali, ma mi assicurano che soprattutto le donne si stanno aprendo ed hanno voglia di parlare dei loro problemi. C’è una palestinese nella nostra equipe e lei assicura che va bene, che si stanno sbloccando ed emergono i traumatismi di chi ha lasciato casa, villaggio, beni, parenti, abitudini.
L’attività sanitaria in aumento è quella legata alle gravidanze; le donne partorivano da sole nelle tende, gestendosi la gravidanza in gelosa autonomia ed ora invece aumentano quelle che fin dall’inizio della gravidanza, si fanno seguire e vengono a partorire in un centro in materiali semi-durabile ( tetto da rifare). E una popolazione femminile obbligata a seguire certe pratiche tradizionali riguardanti gli organi genitali femminili, penetrare in questo mondo, in queste abitudini, suscitare un minimo di fiducia, richiede tatto e fatica
Una giovane e determinata levatrice fiamminga, ci mostrava con affettuoso orgoglio la foto di un bambino che alla nascita pesava solo 900 grammi, la mamma aveva perso i primi tre figli ed ora si gode finalmente questo quarto che ha cancellato la sua vergogna di non mettere al mondo figli sani; fare ciò in pieno deserto, sotto delle tende, è un risultato assoluto,
Oltre ai rifugiati siamo impegnati in un ospedale di cui si sta ingrandendo la chirurgia; è l’unica chirurgia nel raggio di duecento chilometri è già servita per ferite da guerra e servirà ancora, meglio prepararsi. Inoltre con un finanziamento dell’HCR è cominciata la costruzione di un dispensario per la cittadina, con maternità, vaccinazioni ecc.
Quando in un territorio sperduto nel mondo arrivano dei rifugiati, questi ultimi infine ricevono una assistenza migliore delle popolazioni fra i cui piedi si installano; per cui a fianco di strutture minimali dei campi rifugiati coesiste il vuoto di assistenza medica agli autoctoni. E quello che si sta cercando di rimediare.
Dall’altra parte de paese a 1500 chilometri di distanza, a quattro ore dalla capitale verso Sud, c’è un’altra base con una grossa e capillare attività nei villaggi per la malaria, un ospedale con chirurgia e pediatria ed è possibile che si prenda in carico qualche altro servizio dell’ospedale:
Ultimamente hanno formato più di 90 agenti per la malaria scegliendoli fra le persone che hanno un minimo di studi, seguendo una guida terapeutica, fanno una serie di domande, fanno alcuni controlli, medici pressione, occhi, gola, per delimitare il loro campo d’intervento alla sola malaria, poi fanno un semplice e specifico esame del sangue che se positivo, li autorizza a somministrare le cure per la sola malaria.
A Sud siamo nelle paludi perenni e viste le concrete situazioni dove la malaria è la malattia dominante, dove è in concreto impossibile coprire il territorio con degli infermieri, con delle strutture sanitarie, questa soluzione mi sembra una concreta via d’uscita che però suscita titubanze da parte delle autorità sanitarie locali, molto formali e precise nelle riunioni, ma poco reattive sul terreno.
Anche qui abbiamo una chirurgia è una delle poche in un largo raggio, ed è strategica, nel senso che è conveniente e molto opportuno, avere un’equipe sul terreno in attività, oltre alle preziosissime attività ordinarie è gia pronta per qualche extra.
In capitale, tutte le strutture sanitarie messe insieme, sono a misura di accogliere la straordinaria cifra di sessanta feriti di guerra
FOCOLAI DI COLERA
In più, di tutto ciò in questo periodo ci sono due gruppi, tre vetture, un medico, tre infermieri, logisti, tende, cloro, letti, che corrono qua e là per tamponare i focolai di colera; tre o quattro villaggi attorno alla capitale hanno già avuto qualche centinaio di casi e la paura è che entri in città che in questi giorni è un misto di acquitrini e case. Probabilmente la capitale è costruita su spazi che erano il naturale sfogo del lago che si è ritirato, ma quando piove l’acqua non sa dove andare, tutto è piatto e pieno dei buchi da cui tolgono la terra per costruire rifare le case. Contesto ideale per Colera, malaria ecc.
Accanto a queste condizioni fisiche favorevoli, persistono inoltre comportamenti personali e collettiva, mancanza d’igiene, di latrine in buono stato, l’abitudine di lavare il cadavere senza le opportune precauzioni e convocazione della veglia funebre attorno ad un cadavere ancora infetto che favoriscono il propagarsi del colera.
Mancanza de reattività delle autorità che dovrebbero in questi casi interdire i mercati ed ogni assembramento ed isolare i villaggi con casi di colera; tutto ciò rende la malattia di per sé facilmente battibile, un problema grave da battere sopratutto sul piano del situazione umano ed ambientale.
Nel sottosuolo c’è acqua decente un po’ dappertutto e la moltiplicazione di pompe manuali limiterebbe i rischi di infezioni da acqua inquinata
Questo è il quadro delle attività; ci si aspetta che con la fine delle piogge ci siano movimenti sul terreno, in questi enormi spazi vuoti, il governo è amato solo dalla tribù minoritaria del presidente e tutto il sud del paese, quello popolato, e con un po’ di vita economica, compreso il petrolio, é per ora escluso dal potere. Di tutto ciò se ne parlerà sicuramente nei prossimi mesi.
I PUNTI CARDINALI
Quando arrivo in un paese in una casa cerco le stelle per capire dove é il Nord, qui è bastato guardare in che direzione pregano i nostri guardiani o dipendenti per capire dove è l’Est; scrivo mentre ci sono le reazioni del mondo mussulmano alla frase del Papa, il Ciad è un paese a maggioranza musulmano con 25% di cristiani verso il Sud ma qui in capitale la maggioranza delle donne sono più o meno velate anche le cristiane portano abiti che ben coprono la persona. Nonostante il caldo si vedono donne con le spalle scoperte solo nei pochi ristoranti e qualcuna, in cattedrale cattolica.
La gente prega, gli uomini pregano pubblicamene, e la preghiera è accettata, vissuta in faccia a tutti, gli autisti non hanno nessun rispetto umano a dirti che è l’ora della preghiera.
Il mio omologo, uomo anziano ed esperimentato, presidente della federazione femminile di pallavolo, al Venerdì viene con il suo abito lungo ed io so che a mezzogiorno lui deve lasciare, ed andare a pregare, manda i figli alla scuola cattolica è disponibile in orario e fuori orario ma ha dei punti fermi.
Dicono che anche qui aumentano le donne completamente velate di nero, si vedono solo gli occhi; in città si possono trovare alcolici, ma non ci sono maiali, più si va ad est e a Nord la presenza musulmana diventa esclusiva.
I FRANCESI, I MIRAGE
C’è una grossa presenza di militari francesi, di mattino talvolta mi sveglio al passaggio di due Mirages che decollano dal vicino aeroporto. Anche all’est, al limite del deserto c’è una grossa base, con carri blindati, aerei Jaguar che volano tutti giorni e sorvegliano il territorio; di certo questo classico governo africano, con ben pochi segni di democrazia, dove le lotte di potere si giocano ancora fra pochi personaggi, talvolta della stessa famiglia allargata che si odiano a vicenda.
C’è un intreccio di gruppi ribelli, etnie, da cui è ben difficile trovare una sintesi di azione o strategia e meno che meno di idea politica; sullo sfondo il Sudan, il Darfour, il petrolio ciadiano e quello del Sudan, la Cina, gli USA ed il fatto certo che in Darfour il Sudan il governo centrale vuole fare piazza pulita di ogni ribellione; l’ovest del Sudan è abitato dalla medesima etnia del Presidente del Ciad e del limitrofo territorio ciadiano.
Hanno cominciato a sparare, per prudenza abbiamo escluso un itinerario dai nostri tragitti e le vetture si spostano a due a due. Io di solito sono in capitale, che è l’obiettivo finale d’ogni ribellione, per ora non c’è nulla, siamo vicini all’aeroporto, alla gendarmeria, posti di possibile uscita ma sicuri obiettivi d’ogni ribellione. Inschialla, sia come Dio vuole.
IL VILLAGGIO IN TERRA, Buona volontà, incomprensioni, e mancanze di rispetto
Sono andato a vedere il lavoro di un agente per la lotta contro la malaria; avrete certamente visto delle foto con quei recinti rotondi in terra dentro i quali c’è una casa grande del capo famiglia e torno, torno le case di terra, paglia, con tetto a cono, delle varie mogli, al centro il recinto per gli animali, qualche mucca, un asino, qualche capra. In quest’ambiente da cartolina standard di una certa Africa un giovane ha una sua capanna, un tavolino, una sedia, una gran cassa metallica con quel che serve e riceve i malati; in un mese n’aveva esaminati 94 di cui 85 positivi alla malaria e 75 guariti da lui dalla malaria. Se il sistema, un po’ cinese di altri tempi, ma efficace, resiste sarebbe un gran risultato.
La bell’infermiera ci ha trascinato, ed ha quasi imposto all’infermiere locale di visitare i Capo del Villaggio.
Ho cercato di tergiversare, ma lei è partita diretta inanellando una serie di disattenzioni.
La visita ad un Capo si richiede in anticipo, occorre un messaggero che va a chiedere, prima di presentarsi alla porta del recinto, si attende fuori, una volta avuto il permesso, si entra, prende la parola per primo chi ha già chiesto l’incontro, poi parla il Capo che accetta di incontrarti e ti autorizza a parlare, poi di solito il più vecchio dei visitatori, non donna, presenta i saluti di chi lo accompagna e spiega chi sono i visitatori, qual è il loro ruolo e poi cede la parola a qualcuno che entra finalmente nella ragione della visita.
La bell’infermiera in testa al gruppo è entrata nel recinto, si è piazzata davanti alla capanna del Capo che si è fatto ben attendere, ha monopolizzato il discorso, il Capo rispondeva a monosillabi che diventavano una frase nella traduzione del buon agente della malaria locale che cercava di salvare la situazione.
La bell’infermiera in pantaloni e maglietta MSF ben incollati al corpo, efficiente, piena di dedizione e generosità nel suo lavoro, nella sua “missione di 6 mesi”, era contenta di aver sollecitato il sostegno del Capo e di avergli fatto notare certe piccole inadempienze…ma a mio avviso ha ottenuto l’effetto contrario.
E difficile fare bene il bene, gli aspetti culturali possono rendere inefficaci, tutte le buone volontà e occorre sempre ricordarsi che si è in Casa d’Altri
SOLDI PER LA GUERRA SI, PER LA SANITA E LA SCUOLA NO
Qualche giorno scrivevo “ci si aspetta che con la fine delle piogge ci si aspetta movimenti sul terreno” e puntualmente sono arrivati. In un’imboscata il governo che voleva sloggiare una formazione ribelle, ha perso un centinaio di persone e un quaranta fuori strada, ( unmilione e mezzo di dollari) ed ha grosse difficoltà ad impegnare al fronte i suoi militari.
In questi giorni proprio à Tiné due nostre vetture sono state fermate, passeggeri a terra, tirato nelle gomme di una vettura, rubato tutto quello che si poteva rubare e partiti con l’altra vettura. Nei giorni seguenti altre due ONG hanno vissuto la medesima vicenda. Le vetture servono per la guerra, oppure rimpiazzano i dromedari di banditi di strada che continuano il loro mestiere di sempre.
Il territorio non è sotto controllo; governo e ribelli, ( ma chi rappresenta chi ?) trovano soldi per armarsi in fuori strada ed armi, ma per la malaria ed il colera e le mille stupide malattie di base non ci sono soldi, ed occorre occuparsene da fuori.
Non è facile stare calmi in faccia alle inerzie ed alla mancanza di mezzi dello Stato, del Ministero della Sanità mentre si vedono scontri, transitano convogli militari, e sulla testa pattugliano per ore ed ore dei caccia militari francesi.
“IN OGNI MODO QUANDO SALVI QUALCUNO SEI CONTENTO”
In faccia a questi dilemmi, mi consolano i resoconti delle attività, centomila contatti per la malaria, i parti nei campi rifugiati, gli interventi chirurgici dove non c’erano in assoluto ecc.
La casa dove vivo in città è una casa di passaggio, tutti i giorni bisogna fare i conti di chi mangerà e chi dormirà, ed ascolto chi passa qualche giorno e racconta e mostra foto e dice “ in ogni modo quando salvi qualcuno sei contento” oppure “proprio non credevamo di farcela con Alima”.
Mi stupisce come infermieri e medici parlino, non di un malato ma di Fatima, di Mahammat, di Moustapha, ecc, non parlano di casi, ma di qualcuno ed allora anche il mio lavoro di coordinazione, un po’ dietro le quinte e più arido, prende senso.
Sono ormai due mesi che sono qui e sono passati in velocità, buon segno, è una missione un po’ strana basta sapere che in capitale abbiamo tre famiglie che totalizzano 10 figli.
E’ sempre un piacere ed un dono di cui ringrazio Dio, gustare certe serate di scambi e constatare che c’è uno spazio d’umanità comune fra culture, abitudini, origini diverse. In una base ci sono due congolesi, due camerunesi, una spagnola-palestinese, due belgi, una francese. In casa “mia” ci sarà un italiano, una francese, una canadese, un fiammingo ed infine si lavora e si vive insieme.
La mia è una condizione di diaspora
“ né per regione, né per lingua, né per costumi, sono da distinguere dagli altri uomini, infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo, che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale” così “ la lettera a Diogneto”descrive i cristiani; ad un certo punto però aggiunge due tre note, tipo dividono “ tutto ma non il letto cioè le donne, non soffocano i bambini, cioè non abortiscono, il loro modo di vita è paradossale ecc.”
Vivere, affinare, consolidare la mia identità e appartenenza ad una Chiesa precisa e ben delimitata e allo stesso tempo stare dentro questo mondo, questa gente diversa con cui condivido lavoro, casa, ed anche tempo libero è una sfida continua di discernimento fra ciò che appartiene al nocciolo e ciò che è transitorio.
La mia E-mail : hodi@ libero.it ; funziona ho un numero di telefono di servizio, sempre aperto 00235 639 42 70, qui c’è l’ora solare italiana, cioè da fine ottobre a marzo la stessa ora che in Italia, d’estate siamo un ora indietro. Anche il mio telefono italiano 333 7283443 è aperto alla sera, tutto ciò vale per quando sono in capitale. Un grande saluto ed un ricordo nella preghiera
Renato
mercoledì 1 novembre 2006
ricordando Don Enzo

martedì 31 ottobre 2006
E' pronto il DVD

domenica 29 ottobre 2006
Accumoli
P.Silvano e Francesco non si vedevano da 45 anni! venerdì 27 ottobre 2006
L'incontro con gli amici di Senigallia

L'incontro con gli amici di Senigallia si è svolto questo pomeriggio presso il Teatro della Parrocchia del Portone. Al termine Padre Silvano ha celebrato la S. Messa nella chiesa di S. Maria delle Neve. Noi tutti ringraziamo don Peppe per la calorosa accoglienza.
Gli intervenuti hanno posto varie domande all'amico missionario, dopo aver visionato il DVD con le immagini attuali delle Missione di Mambasa, precedute da una piccola raccolta di fotografie storiche. Erano gli anni '70 quando a Nduye c'erano P. Noacco, P. Silvano, Don Enzo e Gianluigi.
Il DVD è disponile per quanti ne faranno richiesta scrivendoci direttamente o chiedendolo anche con un semplice commento a questa notizia.
Sono stati raccolti diversi contributi per la scuola in particolare e per la prossima realizzazione del convitto che ospiterà le studentesse.
un amico all'ospedale
Al Cavallo...
lunedì 9 ottobre 2006
Silvano a Senigallia
come anticipato ad alcuni tra voi il 27 ottobre prossimo avremo qui a Senigallia Padre Silvano Ruaro, missionario dehoniano in Congo, dapprima a Nduye, e da molto tempo a Mambasa, nella grande foresta dell’Ituri.
Nell’intento di proseguire con le iniziative che abbiamo seguito tutti, seppur in maniera differente, dal lontano 1971, stiamo organizzando un incontro pomeridiano per parlare con lui e per ascoltare quanto ci racconta.
Vorremmo farlo – ricordando sempre la testimonianza di Don Enzo.
Con l’occasione vorremmo raccogliere, come di consueto nelle varie maniere con cui ognuno si sente di contribuire, anche qualche fondo per le iniziative della missione. Queste proseguono, fioriscono e si rinnovano, malgrado le sempre presenti difficoltà e le ricorrenti situazioni di crisi.
Abbiamo pensato di organizzare secondo la scaletta sottostante l’incontro. Saremo ospitati il pomeriggio di venerdì 27 ottobre dalla Parrocchia del Portone di Senigallia nella sala della Biblioteca, accanto al Teatro (grazie Don Peppe!).
Ore 16.30, ritrovo dei partecipanti per due chiacchiere con Padre Silvano;
Ore 17.00, proiezione di un DVD con immagini dell’attività missionaria, della scuola, delle persone
a seguire: chiacchierata di Padre Silvano per illustrare i risultati ed i progetti.
per chi potrà fermarsi: ore 19.00, S. Messa nella Chiesa Parrocchiale.
Se avete bisogno di sentirmi prima scrivete alla seguente mail gianluigi.mazzufferi@tin.it.
Un saluto a tutti ed arrivederci
domenica 8 ottobre 2006
Come aiutarci: le modalità per i versamenti
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L'importante è indicare sempre e chiaramente la causale. Ad esempio potrebbe essere "Per P. Silvano-Mambasa e Nduye". Inoltre specificare sempre chiaramente nome e recapiti dell'offerente. Ciò per consentire poi almeno un cenno di ricevuta.
Ovviamente è sempre utile comunicare quanto fatto "in tempo reale" a padre Silvano, scrivendo alla seguente mail:
Oggi

Padre Longo

Un missionario dal cuore generoso il p. Bernardo Longo. Molto travagliato il suo cammino, prima di giungere nel cuore dell’Africa nera, meta dei suoi sogni giovanili.
Penultimo di una nidiata di dieci tra fratelli e sorelle, a 13 anni bussa alla porta del seminario di Padova, ma due anni dopo deve interrompere per malattia. A 17 anni tenta alla Scuola Apostolica di Albino (Bergamo), ma anche qui la salute non regge e deve tornare in famiglia. Intanto gli anni passano e il 5 maggio 1927, all’età di 20 anni, deve presentarsi a Verona per il servizio militare.
Ma neppure in caserma la salute gli dà tregua... Però quanto maggiori sono le difficoltà, tanto più cresce e si irrobustisce il suo ideale: andare missionario nel cuore dell’Africa.
E’ordinato sacerdote nel 1936. Due anni dopo lo troviamo missionario nella regione dell’Alto Zaire, in piena foresta equatoriale.
Destinato alla missione di Wamba, dopo alcuni anni passati ad Avakubi, inizia un’opera di lenta e paziente evangelizzazione nella zona compresa tra i fiumi Nepoko, Ituri ed Epulu, da lui stesso definita “patria dei Walesse, dei Pigmei e degli elefanti”. A partire dal 1950, sua residenza abituale è il villaggio di Nduye, che diventerà la sua missione, il suo amore, il suo martirio.
Poco dotato per gli studi, era invece un vulcano di idee e di iniziative sul piano concreto della promozione umana e dell’evangelizzazione. Non alta tecnologia, ma iniziative concrete, alla portata della gente: come coltivare le banane o il caffè; come lavorare il legno e costruire una capanna; come smontare e rimontare i pezzi di un motore; e... nella scuola femminile gestita dalle Suore Comboniane, come lavorare di taglio e di cucito; come gestire un dispensario, ecc.
La sua è un’attività caratterizzata da un lavoro incessante e vita di preghiera profonda.
E’sempre vissuto “povero e con i poveri”.
Nel 1951, scrive un suo grande amico di Bellinzona l’ing. Alfredo Nodari, trovai p. Longo che alloggiava in una misera capanna di fango e di paglia. Di fango e di paglia erano anche la chiesa, la scuola e l’officina, insiste Nodari; ma in questo ambiente così povero viveva un uomo dal cuore grande.
Ciò che più sorprende in lui era la sua capacità di farsi tutto a tutti. Nella sua missione, attesta lo scrittore americano Turnbull anche lui di passaggio a Nduye negli anni ‘50, era impossibile dire chi fosse cristiano e chi no. Mussulmani, pagani e cristiani, ugualmente stretti insieme, lavoravano per una comune opera d’amore. E il giorno dell’Ascensione, anche una schiera di pigmei vennero dalla foresta, danzando fin dentro la chiesa, per fare le loro offerte, pieni d’amore e di gratitudine verso padre Longo, per l’affetto che aveva sempre dimostrato loro in tutti quegli anni.
Tutto ciò che era o faceva, tutto era per i suoi neri, walesse e pigmei, per la loro promozione umana, civile e spirituale.
A questo aveva dedicato l’intera sua vita. A questo soltanto egli mirava con quella miriade di iniziative che caratterizzarono l’intera sua presenza in terra d’Africa.
E quando, nel vortice di una bufera che tutto travolse, si sentì raggiunto da una iniqua sentenza, a una suora che gli chiedeva quale messaggio desiderasse far giungere ai fratelli: “Dite loro” rispose “che questa è la fine più bella per un missionario”.
Non una bara, ma solo la talare e il suo rosario l’hanno accompagnato nella tomba. Sopra è stata posta una croce, che riassume ad un tempo la sua fede, la sua vita, la sua speranza di eternità.
Un giorno le campane di Nduye diffonderanno ancora i loro squilli gioiosi. Walesse e Pigmei verranno forse a cercarlo in lacrime...
Ma l’angelo della risurrezione dirà loro: “Non piangete. E’nella casa del Padre. Vi ha solo preceduti. Un giorno lo rivedrete…”
A.T.
Testo tratto da:
Andrea Tessarollo, “BERNARDO LONGO, missionario e martire della carità”, Edizioni Proposta Cristiana” Milano, 1997
Clickando sul link che segue:
http://scaloni.it/popinga/podpress_trac/web/919/0/padre-longo-e-la-sua-opera.pdf avrete a disposizione un volumetto, opera di Padre Silvano Ruaro.
Lo pubblichiamo in occasione del centenario della nascita di p. Bernardo Longo, il 25 agosto 2007.
Chi siamo
Piccola storia
Questo blog è nato per la volontà tenace del dott. Gianluigi Mazzufferi di Senigallia, che colpito dal mal d’Africa in occasione del suo volontariato nella missione di Nduye dal 1971 al 1973, è sempre rimasto affezionato a questa missione e a quanti ci lavorano e vuole farla conoscere, aiutarla, con i mezzi che la tecnologia moderna mette a disposizione.
Come ho appena detto, il dott. Gianluigi, geometra, radioamatore, pilota di alianti e di piccoli aerei, laureato in Science Naturali e Biologia, è venuto a Nduye nel 1971 assieme a un altro cittadino di Senigallia, il dott. Don Enzo Formiconi, anche costui con l’impegno di aiutare la missione soprattutto nel campo dell’insegnamento.
A Nduye c’erano due scuole: una scuola professionale di meccanica (eredità della scuola artigianale fondata dal padre Bernardo Longo) e una scuola magistrale, affidata alle Suore Comboniane.
I nostri due, a quei tempi giovani e forti, hanno lavorato intensamente, con passione, e competenza. Le due scuole hanno messo delle radici solide e hanno preso un orientamento giusto e deciso. Tornati in Italia hanno continuato a sostenere, dalle retrovie, il lavoro che i loro amici e colleghi continuavano laggiù.
Istituto Bernardo Longo - Mambasa
Nel 1987 la scuola di Nduye è stata trasferita a Mambasa (che si trova nel Nord-Est della Repubblica Democratica del Congo) e a dirigerla, nel 1989, è stato chiamato padre Silvano Ruaro che era già direttore della scuola di Nduye ai tempi di don Enzo e del dott. Gianluigi.
In ricordo del padre Longo e come segno della continuità la scuola ha preso il suo nome: Istituto Bernardo Longo. L’amicizia e la collaborazione fra i “3” (don Enzo, dott. Gianluigi, p. Silvano) è ripresa e con essa una nuova ondata di entusiasmo. Don Enzo, ormai pensionato, è ritornato in Africa a Mambasa per aiutare il padre Silvano nella scuola. Lo accompagnava nel suo viaggio...il dott. Gianluigi che purtroppo non poteva fermarsi per gli impegni familiari e...politici!
Don Enzo è ritornato in Italia nel 1993 dopo aver dato, per tre anni, un contributo serio e impegnato alla nascita del giovane Istituto. I ragazzi, ormai grandi, lo ricordano ancora... La scuola, da piccolo arbusto, è diventata una grande albero.
Oggi:
abbiamo cominciato l’anno scolastico 2007-2007 con 620 alunni suddivisi nelle varie sezioni:
Scuola media
Scuola professionale di Taglio e cucito
Scuola professionale di Falegnameria
Scuola professionale di Meccanica-auto
Istituto Tecnico di Meccanica generale
Liceo Scientifico
Liceo Magistrale
Finora i risultati scolastici sono incoraggianti. Quest’anno abbiamo presentato all’Esame di Stato (Maturità) 10 alunni. Sono stati tutti promossi. Cosa eccezionale se si pensa che la media nazionale è di 30 promossi su 100 candidati. E anche i finalisti delle varie scuole professionale hanno ottenuto il Brevetto di Attitudine Professionale. Ma la scuola non è l’unico “nostro” impegno.
Parrocchia
Missione cattolica di Mambasa. E’ questo il nostro biglietto da visita. Siamo un gruppo di persone, sacerdoti, suore e laici che hanno come scopo di proporre il Vangelo di Gesù Cristo, come Buona Notizia di salvezza. Lo facciamo evidentemente con la predicazione, con la catechesi, con la visita dei cristiani nei vari villaggi, ma lo facciamo anche con iniziative di promozione umana: la scuola, lo sviluppo agricolo,... la cura degli ammalati nei vari dispensari, l’attenzione ai vari bisogni della popolazione.
Abbiamo in programma la costruzione di pozzi, la creazione di cooperative di allevamento e la costruzione di un piccolo ospedale ben attrezzato.
L’équipe
In questo momento, “l’équipe” è composta da due sacerdoti italiani: padre Dino Ruaro e padre Silvano Ruaro e da due sacerdoti Congolesi: padre Jean Paul Amuli e padre Gauthier Buyidi. Tutti facciamo parte della famiglia religiosa dei Sacerdoti del Sacro Cuore (Dehoniani).
Abbiamo con noi 7 suore congolesi della Congregazione delle “Petites Soeurs de la Présentation”. Si occupano della catechesi, dei poveri, dell’insegnamento nelle scuole elementari e nell’Istituto Bernardo Longo. Una è responsabile della scuola di Taglio e Cucito.
Sarei ingiusto e... incompleto se non dicessi nulla dei laici. Sono una folla: professori, catechisti, operai che collaborano con noi per questa impresa “appassionante”... Posso affermare che tutti insieme formiamo una grande famiglia, aperta, impegnata, fiduciosa.
Abbiamo vissuto momenti difficili: guerre, saccheggi, esodo. Abbiamo ricominciato con speranza e tenacia. Vorremmo essere segno di speranza in un ambiente sfiduciato e senza prospettive. Ci riusciremo? E’ il nostro impegno!
Ad ogni modo state certi: ce la metteremo tutta!




