sabato 24 aprile 2010

BADENGAYIDO: un viaggio che dovevo fare...

Ho appena finito un breve post dedicato alla partenza di Lidia.

Ma devo proprio scriverne un altro. So che qualcuno lo aspetta.

Da qualche giorno non sto bene e sono arrivato solo ieri sera dal viaggio a Kampala dove ho vissuto momenti di ansia per la partenza di Lidia. Arrivando da padre John Scalabrini, sono stato accolto da un coro di sorrisi maliziosi. Era lunedì 19 aprile. “Povero illuso, tu pensi che Lidia parta domani. Ci sono oltre due mila passeggeri in attesa per Amsterdam. Qui da me ce ne sono 5 che aspettano dal 15 aprile. Prima del 27 non partirà.”

Immaginate la serenità con cui ho passato la notte.

E purtroppo uno degli ospiti di padre John,Daniele, al mattino si è recato all’agenzia della KLM che gli ha confermato che bisognava mettersi in lista per il 27. Per Lidia c’era una possibilità fino ad Amsterdam, ma nessuno garantiva la corrispondenza per Roma. Evidentemente era inopportuno da parte mia di continuare ad insistere e chiedere a Daniele di ritentare presso l’agenzia di Kampala. Nel primo pomeriggio ho preso il coraggio a due mani e ho chiamato l’agenzia presso la quale Lidia aveva acquistato il biglietto. Entrare in comunicazione è stata un’impresa. “I nostri impiegati sono momentaneamente occupati! Restate in linea per non perdere la precedenza”. Quante volte ho provato e riprovato. “Mi richiami fra mezz’ora! Riprovi più tardi! La compagnia KLM non risponde alle nostre chiamate”.

Ci siamo detti: tentare non nuoce. Alle 16 siamo partiti all’aeroporto di Entebbe. Miracolo. Nessuna difficoltà, tutto liscio come se si seguisse un copione e come se un angelo avesse aperto la strada.

Non me ne sono andato dall’aeroporto finché non ho visto Lidia, completate le formalità di frontiera entrare nella sala di attesa. Ma lei non sapeva che io ero al di qua delle vetrate e seguivo tutto, con trepidazione! E pregando! Quando sono arrivato a casa, da padre John, tutti sono rimasti sbalorditi e increduli!


In una sua mail mi dice che sono partiti alle 24 per poter atterrare con la luce del sole, per paura della solita nube!

Vi confesso che non ero del tutto tranquillo. Lo scalo di Amsterdam mi inquietava e ho preso qualche disposizione che poi fortunatamente si è verificata inutile. Nel primo pomeriggio di mercoledì l’ho chiamata sul fisso a Roma e lei era a casa, tranquilla e serena come se avesse passato la notte Roma nel suo letto.

Purtroppo nel frattempo padre Dino mi avvertiva del disastro dell’uragano.

Nel viaggio di ritorno il pensiero dei tetti scoperchiati e dell’eventualità che diverse case della gente fossero state spazzate via dal vento, non mi lasciava tranquillo. Inoltre avvertivo i segni della malaria e una forte laringite che mi dava parecchio fastidio e mi impediva quasi di inghiottire. Ma bene o male sono arrivato a Mambasa ieri sera.

Anche stanotte è stata dura,ma avevo un ‘idea fissa: oggi dovevo assolutamente andare a Badengayido per vedere i lavori e mandare le foto a Paolo Bonaldi e amici. Ho saputo che domani a Ranica si parlerà africano: una giornata per Badengayido.

Non è stato facile convincere i confratelli. Li ho tranquillizzati prendendo un bravo autista: Zacharie, il quale si prestato volentieri ad accompagnarmi.

Il viaggio è andato bene, nonostante le mie condizioni di salute. Zacharie guidava con prudenza, facendo attenzione per evitare il più possibile le scosse.

Ho visto il luogo dell’incidente de nostro camion che portava gli operai (muratori e falegnami) a Badengayido il 15 aprile. A causa dell’incidente la squadra è arrivata sul posto, a Badengayido, solo il lunedì 19 aprile e ridotta nel numero. Alcuni muratori e falegnami sono in ospedale sotto osservazione. Penso si rimetteranno presto.

Purtroppo questo inconveniente ha rallentato la tabella di marcia. Ci tenevo a vedere di persona e a incoraggiare i superstiti.

enso che la mia visita abbia fatto piacere a tutti: operai, maestri, alunni, gente del villaggio.

Evidentemente senza quei 3 giorni persi e a ranghi completi, il lavoro sarebbe stato più visibile. Ma non ci scoraggiamo. Pensiamo di inaugurare la scuola alla fine di giugno, alla presenza del Vescovo di Wamba, Mgr Janvier Kataka che dovrebbe recarsi nella parrocchia di Niania, da cui dipende Badengayido, proprio alla fine di giugno per le cresime.

Vi lascio alle foto, che completerò un po’ alla volta. Senza dimenticare un grazie sincero a quanti rendono possibili questi gesti di carità e di promozione umana in piena foresta.



Foto: in alto, al mio arrivo stamattina aalle 11!
Con i ragazzi e il irettore della scuola
alla mia partenza alle 14,30

Grazie a voi tutti.

Non è mai troppo tardi


Ho visto il commento di Gianluigi al racconto padre Dino. Capisco la sua sopresa per il fatto che la partenza di Lidia è passata sotto silenzio...senza una parola da parte sua.

Rettifico subito. La notte del 17 apri le, Lidia ha scritto un biglietto che ha infilato sotto la mia porta.
Ma domenica mattina,18 aprile avevo un impegno importante: andare a celebrare la santa Messa a Planteco, a 5 km sulla strada di Nduye. Ho cominciato con questo.
Al ritorno mi sono messo al computer...Tutto era pronto, ma mancava la connessione. Rimedio ora, lasciando il messaggio così come è stato scritto:"

Domani devo mettermi in moto per il rientro a casa. Non è facile lasciare la Missione di Mambasa. Parto col desiderio di ritornare presto e non da sola. Questo significa che la viva realtà della Missione trova una linfa vitale nella dedizione generosa, instancabile dei padri: Silvano, Dino, Gauthier, fr. Serafino, delle suore e nella autentica testimonianza nel quotidiano, di SERVIZIO di amore per la popolazione tutta.

Qui a Mambasa (Nduye) c’è posto per tutti coloro che desiderano conoscere,vedere, capire cosa fanno i missionari, quali e quante siano le necessità che ci interpellano.

Grazie, carissimi padri per la vostra fraterna accoglienza, amicizia, serenità donatami!

Per ora non riesco a dire altro.

Lidia

Foto:

Lidia davanti al busto dello...zio

Lidia con le suore

l'ultimo ricordo

giovedì 22 aprile 2010

Uragano sulle scuole di Mambasa

Erano diversi giorni che non pioveva e faceva molto caldo. Ma martedi scorso, 20.04.2010, il clima era era veramente opprimente. Assolutamente inabituale per Mambasa.

Verso le 17h30 il cielo diventa nero. Il vento comincia a percuotere con violenza tutto quello che trova, accompagnato da una pioggia fitta fitta. Alla fine arriva anche la grandine: tutta la casa é piena di un rumore assordante. Fino a poco fa’, qui la nostra gente non sapeva che cosa fosse questa “pioggia di pietre”. A tempesta finita, sul fare della notte, arriva qualcuno: “Padre, il vento ha portato via quasi tutto il tetto di un edificio della scuola elementare Binase”. Parto assieme a lui per vedere che cosa sia effettivamente successo.

Trovo sul posto papà Melchiorre, il direttore della scuola ed alcune altre persone. Tre aule scolastiche sono totalmente scoperchiate; all’interno tutto è sporco e fradicio. Le lamiere, in gran parte ancora inchiodate ai travetti, si trovano ad diversi metri dalla scuola. Le lamiere isolate sono già state raccolte e messe al sicuro, le altre saranno recuperate domani dagli allievi della scuola di falegnameria. I falegnami, infatti, sono tutti a Badengido per continuare il lavoro degli infissi di quella scuola. Stanotte un guardiano veglierà, cercando di impedire ai ladri di approfittare delle disgrazie altrui a beneficio proprio.

Rientrando a casa, mi si informa che anche l’altra scuola elementare, Twendelee, situata in un quartiere a circa un kilometro dalla missione, ha avuto la stessa disavventura. Addirittura, là le cose sono andate ancora peggio, perché è partito il tetto di un intero edifico: sei classi. L’indomani, gli allievi della scuola di falegnameria staccano i travetti e le lamiere che ancora si trovano sul tetto, mentre i due direttori delle scuole Binase e Twendelee convocano in seduta straordinaria i rappresentanti dei genitori, per prendere atto della situazione e vedere che cosa fare.
Questo pomeriggio il direttore di Binase e due rappresentanti dei genitori erano da me per informarmi delle decisioni prese durante la loro riunione: “Vogliamo rifare al più presto il tetto della nostra scuola. Non riutilizzeremo le vecchie lamiere, ma ne compreremo di nuove. Vogliamo che la nostra scuola sia bella. Ogni allievo darà il suo contributo in denaro, calcolato in funzione del budget dei lavori da realizzare”.
Sono ammirato dalla decisione presa dai genitori e dai responsabili della scuola: la loro reazione è stata immediata e mostra senso di responsabilità. Ma al tempo stesso mi nasce dentro un velo di tristezza: questi genitori, non ne hanno abbastanza? Oltre a sobbarcarsi alle normali spese scolastiche dei loro bambini, sono obbligati a pagare una parte del loro salario agli insegnanti, per inadempienza dello stato. Come se questo non bastasse, adesso eccoti anche un tornado che scoperchia la scuola che frequentano i loro bambini... Pensare che lo stato si prenda l’impegno di rifare lui la scuola, o che dia un contributo, è inimmaginabile qui nel nostro Congo di oggi. Ma è disgustoso.

P. Dino


martedì 20 aprile 2010

Il racconto di Padre Dino


Anche la nostra carissima amica Lilia, nipote di Padre Benardo Longo, è partita. Ha lasciato Mambasa e Nduye con dispiacere e nostalgia, ma anche con serenità e determinazione; perché sa che quello che ha vissuto qui da noi, per lei non certamente è un capitolo chiuso, ma l’inizio di una nuova fase della sua vita.


E’ partita domenica, verso le 13.00, accompagnata dal nostro fedelissimo Katembo. Silvano era partito due ore prima, perché aveva un appuntamento con il nostro amico Du Carme Roberto, a Beni. Il ricordo e la vicinanza di Lilia mi fa riandare a tante cose belle che abbiamo vissuto insieme in queste poche settimane. In particolare ho rivisto alcune foto di un viaggio che abbiamo fatto assieme venerdi scorso, sulla strada di Kisangani, verso Epulu e Niania.


La strada era abbastanza buona, soprattutto nel tratto Mambasa-Epulu, dove si è incominciato a fare una piccola manutenzione. Alle otto del mattino eravamo già ad Epulu, a salutare i nostri amici Okapi e a goderci lo spettacolo impagabile di quella natura da sogno. Il livello del fiume era quasi normale. Ma una decina di giorni fa’, la secca faceva emergere dei grossi promontori di pietra nera. Prima di arrivare a Salate, passiamo accanto ad un camion carico di un container e rovesciato su un lato a lato della strada. Gli incidenti sono molto frequenti su questa strada, soprattutto da quando è stata rifatta. Tantissimi autisti non si rendono conto del pericolo e si lasciano prendere dall’ebbrezza della velocità e dal...gusto dell’alcool. Un altro incidente lo avevamo già visto al km 15 e un terzo lo abbiamo trovato più tardi, prima di arrivare a Badengaido: un camion che si è rovesciato con un carico di casse di birra. Ma gli incidenti stradali non sono soltanto per gli altri. Purtroppo li facciamo anche noi. Ma questa volta ci è andata bene.

Il nostro camion Fiat era partito il giorno prima, giovedi’, per Badengaido, per portare gli infissi di porte e finestre della scuola in costruzione. Pochi kilometri dopo Epulu, per evitare un camion che veniva dalla direzione opposta, ha sterzato bruscamente a sinistra, ha urtato con la ruota anteriore il muretto di un ponticello ed è finito nella cunetta. Grazie a Dio, il camion non si è rovesciato e fra i numerosi operai che occupavano il cassone, solo due hanno riportato delle contusioni serie. Domani mattina porteremo un ferito a Beni, perché qui a Mandima la radiografia non ha materiale a disposizione. Il camion, per fortuna, non ha subito gravi conseguenze. Solo la frizione è stata bruciata nel tentativo di uscire fuori dalla cunetta, ancora bagnata e viscida per la recente pioggia. Anche questa volta, all’origine dell’incidente, ci sta l’eccesso di velocità.E’ deprecabile, questa irresponsabilità. Pero’ il sentimento che prevale dentro di noi è soprattutto la lode e la riconoscenza a Dio: potevamo avere morti e beghe a non finire con le famiglie e le autorità; e invece ce la caviamo con una frizione bruciata.


A Badengaido facciamo una piccola sosta per vedere la nuova costruzione. I bambini delle scuola elementari erano in quel momento in ricreazione: ci hanno fatto festa con una gioia e un entusiasmo incontenibili.







Niania è la méta ultima del nostro viaggio. Lidia desiderava vedere questa missione dove lavora da qualche settimana un prete congolese, don Alberto, assieme al quale aveva fatto il viaggio da Roma a Mambasa. Ma ci teneva soprattutto conoscere questa missione fondata da don Giacinto Toneatto,collaboratore ed amico dello zio, padre Bernardo. Raccolta in preghiera ha accomunato queste due grandi figure di missionari del passato. Ma certamente non avrà mancato di pregare anche per i missionari di oggi, e per quelli che ancora verranno e che saranno chiamati a continuare la testimonianza di Gesù e del suo vangelo.

martedì 13 aprile 2010

Un viaggio a Nduye...per ricordare e sperare!


Sabato pomeriggio, 10 aprile, sono andato con Lidia Longo a Nduye.

A prima vista, una notizia banale. Ma questa cambia di natura e diventa stupore quando Lidia si presenta: è la nipote di padre Bernardo Longo, figlia del fratello Vittorio, nato nel 1903.


Il fratello maggiore di Lidia, Lieto, ha fatto la Prima Comunione il giorno della Prima Messa di Padre Bernardo. Quando Lidia nasceva, suo zio era da poco arrivato in Congo..


LIDIA ci teneva tanto a ritornare sui luoghi che hanno visto il lavoro, i sacrifici, la passione di padre Bernardo per la formazione dei giovani, il suo amore per la gente, per i Pigmei, la sua vita di preghiera.

Era già stata a Nduye la sera del Sabato Santo con Deogratias Syauswa, il discepolo fedele di padre Longo e il suo…erede. Ma era stata una visita rapida e senza documentazione. Voleva ritornare con calma un’altra volta per fissare negli occhi e nel cuore questi oggetti, questi panorami meravigliosi così vari e suggestivi, e trasmettere ad altri le sue impressioni e soprattutto le sue emozioni..


Ci tenevo anch’io ad accompagnarla per dirle che questa missione ci sta a cuore anche se per il momento possiamo fare poco e per rivisitare i luoghi dove praticamente ho cominciato anch’io la mia vita missionaria. Ogni cosa, ogni angolatura, ogni edificio hanno qualche cosa da dire, e visitandoli assieme, sembra riprendano vita.



La casa, la stanza di padre Longo, i macigni a fianco della casa ("i massoni", come li chiamava padre Samuele Testa) , con i tagli inferti da padre Bernardo per ricavare le pietre vive per le sue costruzioni, gli hangar, le aule delle scuole professionali, la chiesa, la sorgente “inesauribile” con a fianco i resti di una pompa arcaica, testimone dell’ingegnosità di padre Bernardo che faceva salire l’acqua in una cisterna sulla collina dietro la casa, usando appunto questa pompa a pistone ma che riusciva a far salire l’acqua a oltre 70 metri di dislivello con una pressione che spesso faceva scoppiare i tubi ,di ricupero anche quelli, come quasi tutto quello che si trovava a Nduye. Ricordo la pazienza di Deogratias che negli anni 70 spessissimo doveva seguire il tragitto della tubazione alla ricerca della famigerata fuoriuscita d’acqua. E la calma con cui medicava la ferita avvolgendola abbondantemente di strisce di camere d’aria!



Poi su verso la spaziosa casa delle suore Comboniane, le scuole delle ragazze, la cappella… il tutto costruito con gusto da padre Bernardo a differenza di quanto aveva fatto per la sua casa che assomigliava molto alle capanne della gente. Si devono a Padre Luigi Noacco, nel 1971, in previsione del mio arrivo e dell’arrivo di Gianluigi Mazzufferi e don Don Enzo Formiconi, i lavori importanti per una sistemazione decorosa. Purtroppo oggi, dopo anni di incuria, la casa avrebbe bisogno di un…restauro radicale, soprattutto per quanto riguarda gli impianti sanitari ed elettrici…


Un momento forte è stato quello passato in chiesa, con partecipazione alla Santa Messa , una sosta prolungata sulla tomba di padre Bernardo e la foto con i fedeli all’uscita.



Non poteva mancare la visita al fiume Nduye e una foto ricordo con i Pigmei.



Sono certo che Lidia ha registrato tutto. Non ha ancora detto molte cose; ma da tutta la sua persona, da quello che dice e come lo dice, traspare il suo desiderio che tutto rinasca e che, soprattutto questa gente, i Walese e i Pigmei ritrovino un Padre e un Pastore dal cuore grande e generoso come quello di suo zio.


Sono certo che l’ha chiesto a padre Bernardo… e glielo chiederà ancora!

E’ il desiderio di tutti che la sua preghiera venga esaudita.


Coraggio, Lidia, non stancarti!

***

Foto:

Lidia davanti alla casa dei Padri;

accanto alla tomba di padre Bernardo

all'uscita della chiesa;

la casa delle Suore;

sulla sponda del fiume Nduye (in...secca!)

davanti a una capanna di Pigmei

venerdì 9 aprile 2010

12 marzo - 9 aprile: un mese movimentato!



Sono tornato ieri da Beni. Accompagnavo il vescovo Mgr. Janvier Kataka che aveva fatto un viaggio-lampo a Butembo.

Eravamo molto stanchi tutti e due per cui abbiamo fatto il viaggio in silenzio


Questo mi ha permesso di ripercorrere gli avvenimento di questo mese.


Il 12 marzo ho lasciato alla frontiera fra il Congo e l’Uganda, padre Gianni Lamieri. Partenza definitiva? “Mai dire: mai”.
Ma il clima era mesto. Ci siamo dette poche cose, ma credo che il ricordo resterà vivo. E’ fra i veterani del Congo: 28 anni di presenza e di lavoro intenso, in condizioni difficili, soprattutto durante gli ultimi anni a Babonde.
Nel viaggio verso Kasindi ha avuto la fortuna di vedere bene il Ruwenzori: è fra i pochi fortunati. Purtroppo io avevo le batterie scariche per cui ho fatto una sola foto. Ma forse neppure lui aveva voglia di tanta pubblicità. Un ricordo semplice e spoglio…

Ciao Gianni e buon lavoro!



Il 19 marzo invece arrivava a Kampala una comitiva insolita: due suore: Alessandra e Sara (Suore Operaie della Casa di Nazareth), una signorina giovane, Barbara, amica delle due suore e una signorina meno giovane: Lidia Longo!. Le prime tre sono venute per assistere all’entrata in parrocchia (Niania) di un giovane sacerdote congolese che ha studiato in Italia e che ha stabilito un legame di amicizia con le due suore.



Lidia Longo, nipote di padre Bernardo Longo, realizza un sogno coltivato durante tutta la sua vita: visitare e soprattutto vivere un momento intenso nei luoghi dove ha lavorato e dove ha dato la vita suo zio padre Bernardo.



Il 29 marzo partiva per l’Europa, Anna di Pasquale. Ho poco da aggiungere, visto che abbiamo pubblicato su questo blog la notizia, le foto e le sue impressioni.


Il 31 marzo, dopo un viaggio ricco di avventure, sorprese e qualche timore, arrivavano da Kisangani: Mons. Antonio Barone, e i vari professori e dottori(lo dico una volta per sempre): Felice Martinelli, Antonio Tessitore e Daniele Giudici. I primi 3 hanno superato i 70 anni e fare la strada da Kisangani a Mambasa in macchina (hanno avuto anche il brivido dello scoppio di una gomma) non è un’avventura da poco. Daniele ha conosciuto anche l’emozione di un viaggio in moto, sotto un sole cocente, per venire a chiedere soccorso a noi che ci trovavamo a Bafwasende. L’arrivo a notte fonda a Mambasa è stato per tutti una liberazione!


Volevano vivere i misteri della Settimana Santa con noi e con i nostri cristiani e constatare de visu i vari lavori in corso. Credo siano rimasti contenti…anche se, a fior di labbra dicevano che le cerimonie erano un po’ lunghe e che…faceva caldo. Ma hanno apprezzato molto la vivacità e la partecipazione attiva dei cristiani alle varie celebrazioni. Non si sono accontentati di restare qui al centro: sono venuti a Mayuano, alla chiesa di san Francesco a Manjombo. Penso sia stata una bella preparazione alla Pasqua.



Se ne sono andati il lunedì 5 aprile. Il 6 prendevano l’aereo da Bunia per Entebbe e di qui per l’Europa. Ci stiamo facendo una bella esperienza di programmazioni e prenotazioni.





Il 7 ripartivano anche Sr. Sara., Sr. Alessandra e Barbara. Una ultima foto africana sulla sponda dello Semliki, affluente del Nilo. Ci hanno già scritto. Le suore: “ Non dimenticheremo mai il Congo. Lo portiamo nel cuore e nella preghiera”. Barbara: “ la vostra accoglienza è stata straordinaria. L’africa mi e ci è entrata nel cuore. Portiamo a casa molto e abbiamo lasciato poco…”






Adesso riprendiamo. Domani pomeriggio vado con Lidia Longo a Nduye, in pellegrinaggio ...Ve ne riparleremo. Ciao e a presto!

Foto:

p. Gianni davanti al Ruwenzori

Lidia Longo sulla strada di Mayuano

Antonio Tessitore, Felice Martinelli e don Antonio davanti alla scuola B.Longo

Felice Martinelli a Mayuano davanti alla scuola "Albino Martinelli"

I nostri 4 con un "guerriero!" pigmeo (in alto a destra, Daniele Giudici)

sr. Sara, sr. Alessandra e Barbara sulla sponda dello Semliki, il 7 aprile!


mercoledì 7 aprile 2010

A.VO.MI. party "batti un 5"


L' AVOMì (amici volontari e missioni) compie 5 ANNI!!!! In cui è successo un pò di tutto attorno a questa associazione: chi è andato in Brasile, chi in Congo, chi in Kenya...e chi invece è rimasto a Cambiago o dintorni e ha scelto di dedicare tempo ed energie per non dimenticare che al mondo tanto si può fare per avere più amici, per essere più solidali, per sapere ciò che non si dice in TV.

Conoscendoci non vi stupirà che, per l'occasione, abbiamo deciso di organizzare un MEGAFESTONE
con tanto di musica dal vivo di cover e non, Dj set ultratabbozzo che precederà un Dj set revival/trash!

Abbiamo scelto lo slogan BATTI UN CINQUE! perchè 5 sono i nostri anni e perchè 5 sono le dita di una mano aperta che richiama il gesto di donare la nostra solidarietà a chi ci è amico.

Inoltre e come sempre, il ricavato della festa contribuirà a sostenere i nostri progetti!


10 APRILE, ORE 22, ISOLA LIDO DI CASSANO D'ADDA (via Rivolta, senza numero , quindi dopo il ponte di Cassano D'adda anzichè andare verso Treviglio girate a destra per Rivolta e poi prima del cavalcavia girate a destra!) INGRESSO LIBERO, ASSENZA VIETATA

by il Consiglio dell'AVOMì!

ps: i soci sono invitati ad un aperitivo più cena ad essi riservati dalle ore 19

domenica 4 aprile 2010

Pasqua 2010: E' vivo e ci fa vivere...

Carissimi,

siamo alla sera di Pasqua.
Vi abbiamo pensato e abbiamo pregato per voi.

Buona Pasqua!

In questi giorni, siamo stati molto impegnati:

p. Dino in parrocchia a Mambasa,
p. Gauthier nei villaggi sulla strada di Nduye,
p. Silvano a Mayuano, Ekwe, Manjombo, Mambau...
Ma siamo contenti e vogliamo comunicarvi questa gioia.
Abbiamo qui 5 ospiti... (Mons. Antonio Barone, Felice Martinelli, Tessitore Antonio, Daniele Giudici e Lidia Longo, nipote di padre Bernardo Longo), ma ne riparleremo in seguito.


* * *
"Perché cercate fra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto" (Luca, 24,7)

Un augurio da parte di noi tutti e un grazie a coloro che ci hanno scritto e ci hanno ricordato!

p. Dino

p. Gauthier

p. Silvano






foto: Angèle e ..i suoi genitori vi augurano una Buona Pasqua e vi dicono: "Grazie!"
la LUCE è più potente delle tenebre

sabato 3 aprile 2010

29 marzo: Anna riparte per l'Italia...


Anche questa missione è finita…la prossima è fissata per il mese di Agosto. “ Solo” 4 mesi e sarò ancora in mezzo alla “mia gente”.


Ho dedicato questi due mesi e mezzo a correggere gli errori delle cooperative attraverso la formazione e la sensibilizzazione. Come mi dicono sempre le donne “sto insegnando loro a camminare come una mamma fa con il proprio bambino”; in effetti è così che a volte mi sento la mamma delle mie donne!!

Al mio arrivo qui ho trovato una situazione disastrosa dal punto di vista produttivo. L’evento che mi ha dato la forza di non mollare e di continuare a credere in quello che stiamo facendo è stato assistere alla prima riunione generale delle 5 cooperative dopo il mio arrivo…; ho visto una crescita sociale, le sentivo parlare per la prima volta di “amore per il proprio lavoro” , “ presa di coscienza del cambiamento che questo progetto ha portato alle loro vite ”, “ l’importanza di lavorare insieme”, ho visto delle donne in evoluzione, libere nell’esprimere le loro idee, darmi senza timore dei consigli per migliorare il “ nostro progetto” .


Mi sono detta: “ vale più tutto questo che 100 uova al giorno”!!. La produzione arriverà, come in effetti poi è stato, solo se in queste donne si sviluppa una crescita sociale, un’ idea di unione, di aiuto reciproco.


Ho fatto in modo , in collaborazione con il fedele Dominique , veterinario locale e mamma Ester, instancabile donna dalla mente acuta e amica insostituibile, di creare uno stock alimentare sufficiente per gli allevamenti fino al mese del mio ritorno; abbiamo acquistato 360 pulcini che verranno distribuiti alle cooperative, l’obbiettivo è quello di creare velocemente un numero di ovaiole che il mese di settembre/ ottobre inizieranno a deporre.. secondo i nostri calcoli ci saranno circa 500 galline che dovranno riempire il villaggio di Mambasa di uova sane e controllate!!!

Adesso queste donne hanno tutto le capacità per raggiungere questo primo traguardo.


Questo è un brevissimo riassunto di due mesi e mezzo di duro lavoro, fatto di incontri settimanali di corsi di formazione e riunioni , controlli quotidiani negli allevamenti, sensibilizzazione per il villaggio di Mambasa, incontri con il settore acqua del progetto, incontri con l’ amministrazione locale…


Torno a casa un po’ stanca , ma fiduciosa che la strada intrapresa 5 anni fa porterà queste donne a un cambiamento importante e duraturo..

Grazie Anna e Gianni per avermi accompagnato durante la prima parte del mio viaggio..

Grazie Dino, grazie Silvano per avermi dato la possibilità nel 2005 di poter iniziare a realizzare l’unico sogno che ho sempre avuto..

Un ringraziamento particolare a Giulia..


Ciao Mambasa.. a presto..


Vostra Anna

- prima della partenza

- sfilata dell'8 marzo (festa della donna!

- per restare in tema (30 marzo!