domenica 8 ottobre 2006

Padre Longo



Un missionario dal cuore generoso il p. Ber­nardo Longo. Molto travagliato il suo cammi­no, prima di giungere nel cuore dell’Africa nera, meta dei suoi sogni giovanili.
Penultimo di una nidiata di dieci tra fratelli e sorelle, a 13 anni bussa alla porta del seminario di Padova, ma due anni dopo deve interrompere per malattia. A 17 anni tenta alla Scuola Apo­stolica di Albino (Bergamo), ma anche qui la salute non regge e deve tornare in famiglia. Intanto gli anni passano e il 5 maggio 1927, all’età di 20 anni, deve presentarsi a Verona per il servizio militare.
Ma neppure in caserma la salute gli dà tre­gua... Però quanto maggiori sono le difficoltà, tanto più cresce e si irrobustisce il suo ideale: andare missionario nel cuore dell’Africa.
E’ordinato sacerdote nel 1936. Due anni dopo lo troviamo missionario nella regione dell’Alto Zaire, in piena foresta equatoriale.
Destinato alla missione di Wamba, dopo alcuni anni passati ad Avakubi, inizia un’opera di lenta e paziente evangelizzazione nella zona compre­sa tra i fiumi Nepoko, Ituri ed Epulu, da lui stesso definita “patria dei Walesse, dei Pigmei e degli elefanti”. A partire dal 1950, sua resi­denza abituale è il villaggio di Nduye, che di­venterà la sua missione, il suo amore, il suo martirio.
Poco dotato per gli studi, era invece un vulcano di idee e di iniziative sul piano concreto della promozione umana e dell’evangelizzazione. Non alta tecnologia, ma iniziative concrete, alla portata della gente: come coltivare le banane o il caffè; come lavorare il legno e costruire una capanna; come smontare e rimontare i pezzi di un motore; e... nella scuola femminile gestita dalle Suore Comboniane, come lavorare di taglio e di cucito; come gestire un dispensario, ecc.
La sua è un’attività caratterizzata da un la­voro incessante e vita di preghiera profonda.
E’sempre vissuto “povero e con i poveri”.
Nel 1951, scrive un suo grande amico di Bellinzona l’ing. Alfredo Nodari, trovai p. Longo che alloggiava in una misera capanna di fango e di paglia. Di fango e di paglia erano anche la chiesa, la scuola e l’officina, insiste Nodari; ma in questo ambiente così povero viveva un uomo dal cuore grande.
Ciò che più sorprende in lui era la sua capa­cità di farsi tutto a tutti. Nella sua missione, attesta lo scrittore americano Turnbull anche lui di passaggio a Nduye negli anni ‘50, era impos­sibile dire chi fosse cristiano e chi no. Mussulmani, pagani e cristiani, ugualmente stretti insieme, lavoravano per una comune opera d’amore. E il giorno dell’Ascensione, anche una schiera di pigmei vennero dalla foresta, danzan­do fin dentro la chiesa, per fare le loro offerte, pieni d’amore e di gratitudine verso padre Longo, per l’affetto che aveva sempre dimostrato loro in tutti quegli anni.
Tutto ciò che era o faceva, tutto era per i suoi neri, walesse e pigmei, per la loro promozione umana, civile e spirituale.
A questo aveva dedicato l’intera sua vita. A questo soltanto egli mirava con quella miriade di iniziative che caratterizzarono l’intera sua presenza in terra d’Africa.
E quando, nel vortice di una bufera che tutto travolse, si sentì raggiunto da una iniqua sen­tenza, a una suora che gli chiedeva quale mes­saggio desiderasse far giungere ai fratelli: “Dite loro” rispose “che questa è la fine più bella per un missionario”.
Non una bara, ma solo la talare e il suo rosario l’hanno accompagnato nella tomba. Sopra è stata posta una croce, che riassume ad un tempo la sua fede, la sua vita, la sua speranza di eternità.
Un giorno le campane di Nduye diffonderan­no ancora i loro squilli gioiosi. Walesse e Pigmei verranno forse a cercarlo in lacrime...
Ma l’angelo della risurrezione dirà loro: “Non piangete. E’nella casa del Padre. Vi ha solo preceduti. Un giorno lo rivedrete…”
A.T.

Testo tratto da:
Andrea Tessarollo, “BERNARDO LONGO, missionario e martire della carità”, Edizioni Proposta Cristiana” Milano, 1997

Clickando sul link che segue:
http://scaloni.it/popinga/podpress_trac/web/919/0/padre-longo-e-la-sua-opera.pdf avrete a disposizione un volumetto, opera di Padre Silvano Ruaro.
Lo pubblichiamo in occasione del centenario della nascita di p. Bernardo Longo, il 25 agosto 2007.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie e un saluto
Mons. Kalanga

Anonimo ha detto...

Grazie ed un saluto