sabato 29 agosto 2009

28 agosto 2009: che sorpresa!

Per fortuna nella vita ci sono anche delle sorprese.





Ne ho avuta una bella ieri recandomi a Badengayido per controllare i lavori





Il 15 agosto eravamo andati con gli amici-visitatori-volontari per mettere il primo mattone di un edificio scolastico di 4 aule, finanziato dagli Amici di Albino. Ilaria, presidente dell’AVOMI di Cambiago (Milano) un po’ commossa, e conscia dell'importanza del gesto, si era improvvisata “muratrice”. Una maniera un po’ interessata per coinvolgere questo gruppo per completare un edificio scolastico, in mattoni iniziato anni fa – da altri – e mai terminato. Avevo lasciato sul posto 5 muratori e 3 aiutanti. Evidentemente vi era anche una buona scorta di viveri: riso, manioca, fagioli, pesce secco, olio di palma.





Non ho rimpianti. Ieri con mia grande sorpresa ho visto che i muratori hanno fatto un lavoro eccezionale: sono già arrivati al cordolo (architrave) sopra le porte e le finestre.





E vi posso assicurare che i muri sono diritti e i mattoni (fabbricati dai nostri operai!) bene allineati. Purtroppo non potremo fare un facciavista perché il primo edificio ha delle fughe poco orizzontali e i mattoni sono di fattura irregolare. Studieremo il problema con calma.





Spontaneo il pensiero è volato agli Amici della scuola Apostolica di Albino (Grazie Paolo e amici!) con un forte sentimento di riconoscenza. Ma c’era in me anche un certo senso di commozione. La testimonianza della gente ha confermato la mia impressione: i “ragazzi” hanno lavorato bene e senza risparmi. Dal mattino alla sera. Questo ha contagiato anche la popolazione, in particolare le donne che hanno estratto la sabbia, e portato l’acqua necessaria…

Qualcuno può restare incredulo di fronte alla rapidità di esecuzione dei lavori (siamo in Africa e non a Milano o a Schio!). Se dubita che le tre foto rappresentino le tre fasi dello stesso edificio, guardi l'albero che appare nella prima e nella terza foto...


Adesso gli abitanti di Badengayido cominciano a credere che si può cambiare, che assieme si possono fare delle belle cose, e già chiedono una scuola media e un pozzo.





E si dicono disposti a collaborare!

Foto: BADENGAYIDO

1- fondamenta

2- primo mattone

3- Ieri...

4- due scolarette "wazungu" in un' "aula" dell'edifico da completare: i mobili sono autentici.

martedì 25 agosto 2009

25 agosto. Anniversario della nascita di padre Longo! Tutti...a casa

Sono anch'io finalmente a Mambasa...

Ne ho fatta di strada dal 17 luglio al 24 agosto per andare a Kampala per accogliere all'arrivo e accompagnare alla partenza 13 amici-visitatori-volontari!

Ne valeva la pena?

Ai...posteri l'ardua sentenza!
Credo però di aver reso felici diverse persone!
Premetto che oggi non sono nelle condizini migliori per fare un riassunto degli avvenimenti di questo mese di agosto. Senz'altro scriverò anch'io qualche cosa fra poco...ma questa volta spero proprio che anche i miei visitatori si sveglino.

Mi limito solo a trascrivere un messaggio che uno/a di loro mi ha lasciato. C'è molto incenso, ma non preoccupatevi: si volatizzerà presto.

E' anonimo per comprensibili ragioni...Se la persona interessata vorrà dichiararsi lo potrà fare liberamente.

Ho altre testimonianze...e presto o tardi le pubblicherò.

Aggiungo solo che mentre ero in viaggio i lavori sono continuati...e abbastanza bene. Il ragguaglio, a giorni!

Caro padre Silvano,

Grazie! Ti vorrei ringraziare per tante cose, ma il tempo stringe e fra poche ore si parte! Non voglio però tralasciare l'aspetto che secondo me è il più importante: la testimonianza. L'esempio che ti da la forza (o fosse solo anche la speranza) di cambiare.

Credo che sia una delle spinte ricorrenti del viaggiatore la ricerca di risposte. Per me venire in Africa è stato un modo di reagire alle realtà in cui nell'ultimo anno sono stato immerso. Sono molti i motivi del mio disagio, ma principalmente c'è lo schiaffo di un mondo (... e ...) e di una ideologia (economica) che ha colpito a fondo la mia ingenua e forse utopistica visione del mondo.


Le risposte (forse non le stesse che cercavo) le ho trovate a Mambasa. Nella gente così allegra e spiensierata; nei bambini, con il loro tenerissimo modo di dire "muZZunguuu"; in quel puzzolentissimo mercato o pitturando in compagnia le pareti dell'ospedale.


Ma senza esagerare credo che la cosa più preziosa che porterò a casa è stato appunto l'esempio di un uomo che con serenità e costanza lavora per cambiare il mondo. Innegabile è il tuo lavoro nella missione. Quando quella sera del martedì siamo arrivati per la prima volta alla missione mi sembrava di entrare in un campus inglese!

Innegabile è il tuo lavoro con la gente. Mi basta pensare al grado di autonomia di cui godono le varie attività nella missione. Posso solo immaginare il lavoro nel comunicare a questa gente il valore del fare. Ed è proprio sui valori che secondo me vi è stato il risultato più strabiliante. Anche su di noi che per osmosi li assorbiamo attraverso le tue parabole-storie.




Penso per esempio alla storia del bambino che ruba i frutti dell'albero della missione. E la tua affermazione:" Prego solo Dio che non cada!" Da questa storia, e più prosaicamente dalla mia esperienza qua, ho capito l'importanza del dono e della pietà. Concetti che si fondono di fronte a una realtà così vasta di miseria che alla fine suscita nel singolo un setimento di grande impotenza.




Concludo ringraziando che non hai ascoltato le parole di quelli che ti sconsigliavano di ospitarci e temevano che la missione e i trasformasse in un villaggio di vacanze. La tua missione di formazione di certo sta trasformando il tuo "piccolo" universo, ma c'è bisogno, e forse anche di più che contamini anche il nostro.
Ringraziando ancora, ti auguro ogni bene.

Come dicono i francescani: Pace e bene!, o per dirlo attraverso un'icona giovanile, utopista e indomito, HASTA LA VICTORIA, SIEMPRE!

A presto...

PS; Ti lascio un po' di soldi (nota di padre Silvano: ha lasciato soldi e portafoglio!). Sono, parte dai miei risparmi, parte dalla mia famiglia. Affinché tu possa continuare l'opera...


Foto: -i partenti di fronte al Ruwenzori:In piedi: Cornelia, Paolo, Ilaria, dott. Francesco, Federica, Chiara, Diego; accovacciati: Raffaella, Elena...e

- Gianluca (Ingegnere senza Frontiera) che prende una foto di Alessia (sua moglie) e Saleh

sabato 22 agosto 2009

Congo, la vita riparte da un allevamento

Alessandro Scandale

«Oggi ci sono quattro cooperative pilota e stiamo per avviare la quinta. A breve un punto vendita»

Martedì 04 Agosto 2009 (dal "Giornale di Vicenza)

Nuovi importanti risultati per il progetto Mambasa, partito da Schio quattro anni fa per sostenere la missione del religioso scledense Silvano Ruaro.

Il missionario dehoniano, in Congo da 30 anni, avevo chiesto aiuto alle Onlus “Veterinari senza frontiere” e “Ingegneri senza frontiere” per valutare lo stato di malnutrizione della popolazione e per controllare le risorse idriche a Mambasa, 40.000 abitanti nel Nordest del Paese.
La veterinaria scledense Anna Di Pasquale, promotrice del progetto e appena tornata dal Congo, ne ha parlato nei giorni scorsi a Schio nel corso di una serata sul tema: «L’obiettivo originario era garantire alla popolazione l'accesso all’acqua potabile, organizzare cooperative per l'allevamento di animali e formare il personale locale - ha spiegato -. A Mambasa la maggior parte delle fonti idriche è inquinata e le precedenti iniziative di padre Ruaro, con i pochi mezzi a disposizione, erano appena bastate a realizzare un laboratorio tecnico-idraulico. Grazie al supporto di “Ingegneri senza frontiere” sono stati costruiti i primi due pozzi». E continua: «Noi veterinari siamo intervenuti per introdurre l'allevamento di animali: oggi ci sono quattro cooperative pilota funzionanti e ne stiamo avviando una quinta, a undici chilometri da Mambasa. Altre otto hanno chiesto di essere integrate nel progetto e stanno seguendo un ciclo di formazione all'interno degli allevamenti, dove i formatori sono le stesse donne delle cooperative. In tutto sono coinvolte circa 250 persone del posto, ma il numero è in continua crescita perché si è sparsa la voce e la gente viene a lavorare anche da fuori città».
Una missione difficile quella appena conclusa. «Abbiamo lavorato molto sull’aspetto sociale ed economico del progetto - ha spiegato Anna Di Pasquale -. Ci siamo dati un obiettivo: un anno e mezzo o due e queste donne dovranno camminare con le loro gambe, sotto ogni punto di vista, collaborativo, economico e gestionale. Per fare ciò io, insieme alla fedele Dominique e all'instancabile Ester, abbiamo migliorato la gestione degli allevamenti. Ora ci sono i numeri di produzione per pensare ad una auto-sostenibilità e stiamo lavorando per la creazione di un punto vendita di tutti i prodotti degli allevamenti. La richiesta di uova, polli e conigli da parte della popolazione è alta e un punto vendita darà al progetto una svolta decisiva».
La situazione sanitaria è molto cambiata in positivo, grazie alla preziosa collaborazione dei veterinari del territorio: «La cosa più importante - ha detto ancora - è che comincia a delinearsi nelle loro menti una metodologia di controllo, di diagnosi e trattamenti delle malattie, un passo veramente prezioso che assicura un monitoraggio sanitario anche dopo la mia partenza. Un altro importante aspetto è quello agronomico. Ci sono attualmente otto associazioni di agricoltori che hanno stipulato un accordo con noi e che ricevono formazione sulle tecniche agronomiche, semi di mais e soia, questo assicura una continuità di produzione di materie prime indispensabili per i nostri animali e ci aiuta ad abbassare il costo di produzione e quindi di vendita per permettere a tutti gli abitanti il consumo dei nostri prodotti. E tutto ciò in collaborazione con un agronomo locale esperto del territorio».
Il progetto Mambasa sta ricevendo grande attenzione anche da parte delle autorità, fino alle alte dirigenze del distretto dell'Ituri. «Il Commissario di distretto ci ha dedicato una mattinata di visita negli allevamenti e nel nostro attrezzato laboratorio, complimentandosi per il lavoro che stiamo portando avanti. Ora bisognerà formalizzare questo entusiasmo con un accordo di collaborazione e stiamo già lavorando per il raggiungimento di questo obiettivo. Insomma, abbiamo preso il volo e spero che questo possa portare queste donne in un luogo dove la vita ha altri colori e profumi. Abbiamo anche avviato un partenariato con l'ospedale di Mambasa per curare i bambini malati di Aids, e abbiamo anche iniziato un programma di formazione per i veterinari del distretto di Ituri».
Anna ora è a Schio ma il suo pensiero è sempre rivolto a Mambasa.«Il mio cuore è rimasto lì, e tornerò in Congo a fine anno per avviare due nuove cooperative per l'allevamento di polli e per la produzione di uova. Con la vendita di questi prodotti contiamo di coprire le spese e avere anche dei ricavi. Nel mese di giugno abbiamo organizzato a Schio un torneo di calcio e raccolto 5.000 euro. In dicembre vorremmo organizzare sempre a Schio un concerto per raccogliere altri fondi».

N.d.R. Basterebbe un link, questo: http://www.progettomambasa.it/news_lit_95_301.asp
Noi però copiamo il testo tal quale per facilitare chi legge ancor oggi questo blog.

sabato 15 agosto 2009

"USIFIWE, EEBWANA WANGU"

"Laudato sii mio Signore". Sono le parole in lingua Kiswahili che un
mio amico volontario sta scolpendo sull'altare di legno della nuova chiesa
dedicata a S. Francesco in un villaggio della regione Ituri (Congo).

Siamo un gruppo di volontari italiani. Da metà maggio a metà giugno, ci troviamo in
Congo, a Mambasa, in una missione cattolica, in piena foresta equatoriale.
Nella missione ci sono due missionari dehoniani italiani originari di Schio
(Vicenza): padre Dino e padre Silvano, insieme a padre Gauthier e fratel Jean
Robert dehoniani autoctoni ed una comunità di suore congolesi.

La superfìcie della missione di Mambasa è estesa quanto il Belgio. C'è una bella chiesa in muratura, la casa della comunità e dei volontari, la scuola elementare, la scuola professionale,la scuola di taglio e cucito per le ragazze, la fale­gnameria, l'officina, l'ospedale, le mucche, l'orto...
Attorno alla missione c'è un grande prato sempreverde e ben rasato dove i ragazzi finita la scuola giocano a palla e si divertono.

La nostra giornata inizia alle 6.30 con la santa messa, poi la colazione e quindi i vari lavori: di meccanica, falegna­meria, edilizia, idraulica e anche apicoltura. Ci sono cinque alveari da controllare e, quando è possibile, un pò1 di miele da estrarre. La domenica saliamo su un Toyota e con uno dei mis­sionari andiamo a visitare le comunità cristiane di villaggi lontani anche 80-90 Km, su strade in terra battuta e piene di buche molto profonde. L'ultima messa alla quale abbiamo partecipato è durata tre ore, con battesimi, cresime, prime comunioni e due matrimoni.

Laudato sii mio Signore, per i cristiani che abbiamo conosciuto, gente semplice e contenta nonostante abbiano molto meno di noi. Laudato sii mio Signore per i corsi d'acqua che abbiamo visto, le foreste lussureggianti e incontaminate. Laudato sii mio Signore perché abbiamo visto che, attraverso i missionari, la Carità, cioè la Buona Novella dell'amore di Dio ha raggiunto ogni angolo della terra. Usifìwe, eebwana wangu ! Laudato sii mio Signore !

Renato Bini e Francesco Cazzola


N.d.R. ho "rubato" questo report dei nostri amici Renato e Francesco da un giornaletto che ignora Internet ed il blog su Mambasa. Qualcuno di certo ci dirà la fonte.
Per completezza vi segnalo quanto ci hanno raccontato gli stessi soggetti qui sul blog il 24 giugno scorso. Su questo post vedrete una loro foto
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