martedì 31 agosto 2010

Cento cuori per amare l'Africa


Cento cuori per amare l’Africa.

L’avventura missionaria di San Daniele Comboni

Da domenica 22 agosto 2010 a sabato 28 agosto 2010 in occasione del XXXI Meeting per l'amicizia fra i popoli di Rimini.

per visitare il sito: http://www.mostracomboni.it/





martedì 24 agosto 2010

Kiragho...per non dimenticare


Sono solo alla missione

Padre Dino è partito per Kisangani stamattina. Spero arrivi stasera.
E' piovuto tutta la notte: non sarà facile evitare tutte le buche e...mantenere la buona traiettoria.
Sarò contento quando il telefono squillerà e saprò che è arrivato.

La situazione per il momento è calma anche se le sorprese non mancano. Purtroppo ancora "incidenti" sulla strada fra Komanda e Beni e fra Beni e Kasindi, la frontiera con l'Uganda. Ribelli o semplicemente briganti a caccia di soldi?

Poche notizie anche dal noviziato. Alcuni padri si sono ritirati in luoghi più sicuri- speriamo provvisoriamente - per recuperare serenità. I novizi sono rimasti con il padre Osnildo.

In occasione della mia visita, l'undici agosto, avevo apprezzato la sua calma, la sua determinazione.
Correggo quanto è stato scritto sul post precedente. Non sono partito al noviziato con un camion. Sono andato con una vettura, presa a noleggio, e di ritorno dal noviziato, a Butembo ho dato un contributo per far fronte alle necessità della comunità sprovvista di viveri e carburante.
Al mattino avevamo avuto degli incontri con il vescovo Mgr. Melchisedech Sikuli e le autorità militari di Butembo.
Sembra che qualcosa si sia mosso.
Un saluto a tutti.
A seguire...



foto in alto, da sinistra a destra: un sacerdote di Butembo, p. Jean Baptiste, cappellano nella parrocchia di Kiragho, p.Silvano, la superiora delle Suore Orantes di Beni, fr. André, il vescovo di Butembo, padre Osnildo.

sotto: il vescovo Mgr Melchisedech Sikuli, un colonnello dell'esercito congolese, il sacerdote diocesano...






martedì 17 agosto 2010

Situazione al noviziato di Kiragho-Butembo



Si va verso la normalità in Congo


Dopo le giornate convulse dei giorni scorsi la comunità del noviziato a Kiragho-Butembo sta ritornando a un ritmo di vita normale e sereno. Alcuni eventi particolari hanno contribuito a stemperare il clima di tensione e di fatica che aveva preso la vita dei confratelli presenti nella zona e dei novizi. Questi dopo una riunione durata a lungo nella notte tra il 10 e l’11 di agosto, in seguito alle insistenze del Superiore Provinciale, sono tornati al noviziato, dove si trovava da solo P. Osnildo, che era ammalato, con febbre.

Il giorno 11 agosto il ministro dell'interno si è recato a Butembo e con il prefetto della città, altre autorità civili e il vescovo. Hanno parlato prima con i padri della parrocchia di Kiragho e poi con P. Osnildo al noviziato. Verificate le precarie condizioni di sicurezza, hanno messo a presidio della zona un gruppo di militari che, a giudizio dei nostri confratelli, partiranno nei prossimi giorni. La loro presenza può essere controproducente e attirare l’attenzione di nuovi possibili banditi.

I nostri confratelli della parrocchia hanno accettato di tornare, ma hanno chiesto al vescovo un periodo di riposo fuori dell'ambiente, per ritrovare serenità e ritemprare le energie. Il vescovo ha concesso questo tempo di stacco, e la cura della comunità sarà garantita da un prete diocesano. L’attenzione e la solidarietà è stata viva anche tra i nostri confratelli. P. Silvano Ruaro della comunità di Mambasa, appena tornato dall'Uganda, ha raggiunto Butembo con un camion e ha fornito il magazzino del noviziato di prodotti necessari dopo questi giorni di saccheggio e confusione. Oggi, venerdì 13, due confratelli devono essere partiti da Kisangani con il volo diretto a Butembo e si fermeranno alcuni giorni con la comunità. Nel frattempo si sta pensando di provvedere con un collegamento satellitare le comunità di Kiragho-Butembo, Questo permetterebbe collegamenti di telefono e internet, che, in questo momento sono inesistenti.

Siamo grati al Signore per gli sviluppi recenti della situazione, anche se sono da risolvere molte cose:
1. La situazione della sicurezza locale continua ad essere precaria, come in tutta la regione orientale del paese.
2. È positivo che il ministro abbia preso conoscenza diretta della situazione. Speriamo che questi giorni di sofferenza, paura e disorientamento abbiano contribuito a migliorare la sicurezza dell'intera popolazione, terrorizzata dai banditi negli ultimi tempi.
3. Per i novizi, è stata un'esperienza difficile, ma anche un'occasione per riflettere e consolidare le motivazioni delle loro scelte vocazionali.
4. Un pensiero speciale va a P. Osnildo che, senza rumore, ha dimostrato le ragioni fondamentali della sua vita e della sua scelta missionaria, con coraggio e solidarietà verso le popolazioni del luogo, in preda alla violenza.
5. Al vescovo di Beni-Butembo ringraziamo di cuore la cura pastorale sollecita ed amica con cui ha seguito i nostri confratelli in questi giorni difficili.

Viviamo questi eventi alla luce della fede e proviamo a leggerli come segni della presenza del vangelo in un mondo che continua ad avere bisogno di annunciatori della pace, disposti a rischiare anche la vita per disarmare la violenza che distrugge, con profetici atteggiamenti di coraggiosa proposta di riconciliazione e di solidarietà.

Roma, 13 agosto 2010

Post copiato tal quale dal sito ufficiale dei Sacerdoti del Sacro Cuore
( http://www.dehon.it/scj_dehon/news_day_it.asp?id_not=3577 )
su espresso "ordine" di padre Nerio Broccardo.


sabato 14 agosto 2010

Non suonerà più la campana del mattino...

Suonava ogni mattina, alle 6, la campana della sua cappella, il Santuario Anwarite, e arrivava un piccolo gruppo di cristiani, sempre gli stessi, per la preghiera o la Messa, quando c’era un sacerdote disponibile.

Il due agosto non ha suonato la campana e ciò nonostante sono arrivate migliaia di persone, cristiani e non cristiani, per la “sua” Messa. Lui era dalla sera prima in chiesa, su un letto trasformato in catafalco, e vegliato tutta la notte da una folla di fedeli in preghiera. Raramente abbiamo visto tanta gente alla Messa e mai così tanta lungo la strada che andava dal centro al cimitero.

Il giorno precedente, domenica primo agosto, era in chiesa per la Messa, seduto fra la sua gente, sorridente. Nel pomeriggio era ancora seduto fuori della sua casa e salutava tutti i passanti. Così lo aveva visto anche padre Dino che ritornava dalla sua tournée epica nei villaggi di Nduye.

Era mancato all’improvviso alla sera della domenica.


“Lui” era il catechista Silvestre Esandeke.

L’avevo conosciuto già a Nduye nel 1970, quando aveva 19 anni.

Aveva manifestato il desiderio di essere catechista. L’abbiamo inviato a Wamba dove il padre Martin Konings aveva aperto una scuola di formazione per i futuri catechisti. Era tornato entusiasta e aveva subito cominciato il suo lavoro in vari villaggi di Nduye sempre disponibile ad andare dove il parroco lo inviava. E’ stato catechista durante tutta la sua vita, con una breve parentesi durante la quale si era dedicato alla “politica” diventando animatore del MPR, (Movimento Popolare della Rivoluzione), il partito di Mobutu.

Ripreso il suo lavoro di catechista si è spostato a Mambasa ed ha assunto la responsabilità della cappella-santuario Anwarite, con cui si identificava.

Gioviale, uomo di dialogo, amava incontrare la gente, gli ammalati, visitare i villaggi e svolgere la missione di riconciliatore. Sempre di buono e inesauribile appetito, sono certo che non sarà rimasto deluso entrando nella casa del Padre.

“Preparerà, il Signore degli eserciti

per tutti i popoli, su questo monte

un banchetto di grasse vivande,

un banchetto di vini eccellenti,

di cibi succulenti, di vini raffinati”…

(Isaia, 25,6…)


Così diceva Isaia. Lassù il nostro Silvestre si troverà a suo agio!

Foto: Silvestre Esandeke

un momento della Messa

uno scorcio di folla

domenica 8 agosto 2010

Notizie da Kiragho

da una mail di P. Dino, che pubblico per informare i nostri lettori: ...ti mando anche il testo di un messaggio che ho appena scritto a mio fratello Bruno. Da' una notizia riguardante il nostro noviziato di Kiragho/Butembo, che certamente potrà interessare molti nostri amici di Mambasa. Diversi infatti sono coloro che lo hanno visitato. La notizia è molto breve, sia perché non ho molto tempo a disposizione, sia perché non conosco troppo i particolari. Ma credo sia necessario farla conoscere...


questa immagine, con la foto di
padre Osnildo Klann, è stata "rubata" da un sito confratello,
questo http://www.dehon.it/scj_dehon/news_day_pt.asp?id_not=3571
dove potete anche leggere, in inglese ed in francese, la notizia ufficiale.



Carissimo Bruno,
sto meglio di quello che pensi. Botte non ne ho; una cicatrice sta rimarginandosi del tutto; la stanchezza ormai passata. Adesso sono preso dalla sessione per i catechisti. In questi giorni speravo di avere un po’ di tempo per prepararla, ma la gente mi ha lasciato poco tempo. Spero di trovarlo domani sera, dopo la recita del rosario e la benedizione eucaristica. Lunedì sono invitato ad una lunga riunione per la sanità, fuori programma. Martedì cominciamo la sessione. Andrà tutto bene: il Signore darà il suo aiuto. Ma bisogna pregarlo, perché agisca nel cuore dei nostri catechisti e anche nel nostro, che dobbiamo offrire loro la sua Parola.
La Honda 250 per ora sta in silenzio: la bobina è smontata. Il meccanico Deo l’ha consegnata a Silvano, che è partito per Kampala per accogliere i due amici scledensi che arriveranno fra pochi giorni a Mambasa. Spero ne trovi una nuova: quella moto mi è veramente utile. Ti/vi ringrazio ancora per avermela procurata.
Martedì scorso il nostro noviziato di Kiragho è stato assaltato dai ribelli, probabilmente i Mai-mai. Alle 8h30 di sera, una trentina di persone hanno invaso la casa e dintorni; hanno legato molto forte il padre brasiliano, Osnildo, 72 anni, minacciandolo di ucciderlo; Erano molto arrabbiati, perché il padre non aveva soldi, e loro non volevano crederci. Poi lo hanno rinchiuso in stanza sua. Sono passati in tutte le stanze dei novizi, ferendone due con la baionetta e prendendo tutto quello che poteva servire loro. Se ne sono andati dopo due ore. Come comprensibile, tutta la comunità è in grande ansia e si sente nella più grande insicurezza. I militari inviati dalle autorità per dare sicurezza ai confratelli e alla popolazione non prendono la situazione e non danno nessuna garanzia. P. Gian Claudio, maestro dei novizi, al momento dei fatti era assente. Questa sera è qui con noi in comunità, a Mambasa. Il suo pensiero, una volta arrivato al noviziato, è quello di lasciare Kiragho e portare tutti i novizi a Kisangani, a causa della insicurezza che regna nella zona. E’comprensibile. Ma ti immagini che cosa significherà per tutti i nostri cristiani la partenza dei loro sacerdoti? Porta questa situazione nelle tue preghiere e fa’ pregare anche altre persone.
Ciao, Bruno, un abbraccio a te e alla Anna. Saluti a tutti gli amici del gruppo missionario e a tutti quelli che chiedono di me.
Dino

sabato 7 agosto 2010

VIAGGIO A DINGBO: FLASH SU UNA CHIESA IN PENA

DINGBO. Sono quattro mesi che p. Gauthier ha visitato questa cappella. Era durante la Settimana Santa. La sua visita precedente rimontava al settembre dello scorso anno. Circa un mese fa’, in via eccezionale il parroco di Mungbere è venuto a battezzare i catecumeni. Visite rarissime dunque. Ma la comunità cristiana è abbastanza numerosa: prima della Messa, ho confessato una sessantina di cristiani. La preoccupazione maggiore del catechista Davide e della gente è la cappella. Quella vecchia, con fondamenta e muri in mattoni, uniti da fango e priva di soletta in cemento, è caduta sotto la spinta di un vento un po’ più forte del solito. Attualmente utilizzano una grande “catapecchia”, eretta in fretta e furia e pericolante più del consentito. Vogliono costruire una chiesetta nuova, solida e grande. Hanno un piccolo deposito di 450 $, consegnato al parroco di Mungbere. P. Gian Maria mi ha parlato della della loro disponibilità a seguire i lavori di costruzione: loro sono molto più vicini di noi e la loro strada non è proibitiva come quella che viene da Mambasa. Da noi, i cristiani di Dingbo si aspettano soprattutto un aiuto finanziario. Vorrebbero costruire anche un dispensario: P. Gian Maria, medico e in visita regolare all’attuale dispensario, li incoraggia.


MALEMBI, mi dice p. Silvano, era una bella comunità cristiana. Attualmente sopravvive con affanno. La cappella non esiste più da molto tempo; dei pagani nessuno se ne occupa; il catechista sta a guardare. L’ultima Messa è stata celebrata da don Alessandro… un anno fa’. Ciò nonostante debbo dire che l’Eucarestia, celebrata in un’aula scolastica delle scuole per pigmei costruite da padre Franco, mi ha commosso. Venticinque persone, bambini compresi, hanno ascoltato, con attenzione e meraviglia, il sacerdote che parlava loro di Dio, Padre e Amico, che ama e cerca ciascuno di noi, soprattutto i più poveri e i più abbandonati. Mi sento in colpa per non essere venuto prima a incontrare questi “poveri di Dio”.


Dei villaggi visitati in questi giorni, solo NJARO ha una cappella: tre muri e nessuna porta. Il catechista ha abbandonato la comunità cristiana un anno fa’, senza dire niente a nessuno. La preghiera della domenica è condotta da un cristiano, che non ha nessuna preparazione e non può partecipare ai sacramenti.


ALAMBI
è il villaggio del capo. Questi si chiama Faustino ed è figlio del famoso capo Sukari, amicissimo di padre Silvano e morto alcuni anni fa’. Faustino mi aspetta a lato della strada e mi obbliga a fermarmi a casa sua. Sotto la capanna in costruzione sua moglie, Veronica, serve un buon caffè e del miele squisito (luglio è il tempo del miele, e quest’anno ce n’è moltissimo). “Padre, mandaci un catechista. Io e mia moglie vogliamo fare il matrimonio. Costruiremo la cappella”. D’accordo: il catechista Pasquale, che mi accompagna, ritornerà qui al più presto per la catechesi di preparazione al matrimonio e per organizzare i lavoro della cappella. Per oggi non celebro l’Eucarestia, ma prossimamente non potrò passare oltre senza offrire a questi cristiani la possibilità di un incontro sacramentale con Gesù.

L’ultima fermata è prevista per BIASSA, un villaggio a 10km da Nduye. La partecipazione dei cristiani è piuttosto deludente: una piccola tettoia di 3m per 4m è sufficiente per dare riparo al prete e ai pochi fedeli presenti. Molti cristiani sono partiti il mattino presto per il mercato di Alambi, distante 18 km. A Biassa ci sono addirittura due catechisti, ma non si vede proprio che cosa facciano.
Una cosa bella che vivo in questi giorni, soprattutto la sera, dopo le attività della giornata, è il sedermi accanto alla gente, davanti alla capanna, giocare con i bambini, accarezzare con gli occhi la mamma che prepara la cena, conversare con il maestro della scuola ORA (scuole per i Pigmei costruite da P. Franco) che ha messo a mia disposizione la sua capanna e il suo letto, vedere gli occhi brillanti di gioia di due fratellini a cui ho donato gli elastici per la loro fionda. E sentire il racconto, pacato e rassegnato, delle loro sventure: il raccolto dei campi nessuno lo viene a comperare, inutile quindi fare dei campi grandi; il dispensario c’è in paese, ma non ci sono medicine; i maestri delle nostre scuole non sono pagati da tre mesi; il vecchio comandante della polizia era stato allontanato perché ci maltrattava troppo, ma quello appena arrivato non ha alcuna pietà di noi; a noi nessuno pensa, la strada si è talmente rovinata che è diventata come una tomba.

Che dire di fronte a tanta miseria? La parola mi si smorza dentro, prima ancora di essere pensata e lascia il posto ad una grande tristezza. Mi sento quasi irriverente nei confronti di questi poveri, quando mi viene da lamentarmi per la strada impraticabile che devo superare. Spero di poter tornare presto per incontrarli ancora?

P. Dino

venerdì 6 agosto 2010

UN "SAFARI" CON I FIOCCHI

La parrocchia di Nduye è stata riaffidata dal Vescovo di Wamba, Monsignor Kataka Gennaro, a noi Dehoniani, tre anni fà. Per tutto questo tempo siamo rimasti nell'aspettativa che un altro confratello venisse destinato alla comunità di Mambasa: questo ci avrebbe permesso di occuparci in modo soddisfacente anche della parrocchia di Nduye. Tre anni sono passati, ma il confratello desiderato e sollecitato non è ancora apparso all'orizzonte. Don Alessandro, prete diocesano di Wamba e studente in costruzioni, durante i periodi di vacanze ci dava una mano e visitava i villaggi di Nduye. Lo scorso mese di settembre però ha terminato gli studi ed ha ricevuto il suo impegno pastorale in diocesi; evidentemente non ci può più aiutare. Mi sono allora deciso di diventare anche ... parroco di Nduye.

Ho lasciato Mambasa lunedì della scorsa settimana, 26 luglio, alle 7h30. All’inizio la strada è soddisfacente: dopo un'ora e quarantacinque minuti eccomi già arrivato a Nduye. Il tempo per mangiare una paipai, bere un bicchiere d'acqua e prendere il catechista Pasquale, assieme al quale ho deciso di fare il mio "safari", e via sulla strada verso Dingbo-Mungbere. Il percorso diventa subito impegnativo, obbligando a continue e spesso improvvise deviazioni, per evitare buche, pozzanghere, massi, solchi pieni di fango. Ma la "festa" comincia dopo dieci km, a Biassa. Da qui fino a Dingbo, sessantacinque km di purgatorio, con relative pene; senza nessuno sconto. Sono sotto continua tensione; la minima distrazione ci fà cozzare contro un ostacolo o ci proietta dentro una pozzanghera d'acqua o di melma. Le braccia sono indolenzite, il viso sferzato da rami e erbacce. Quante volte siamo caduti, non saprei dire; per fortuna sempre senza gravi conseguenze, ad eccezione di qualche bruciatura ai pantaloni plastificati, antipioggia (e a volte anche a quello che ci sta sotto).
Ad Alambi ci fermiamo per respirare un po’. Sono un po’ preoccupato: se dopo solo venti km mi sento già così malconcio e assetato, come farò ad arrivare fino alla fine? La moglie del capo ci serve una gran caraffa di acqua "purissima": sapeste quant'era buona quell’acqua e quanto me la sono gustata...Dopo di ché, di nuovo in sella: Njaro, Bongupandamai, Malembi…una strada che non termina mai e sulla quale si avanza molto lentamente, anche perché nel frattempo ha cominciato a piovere. Questo rende la pista ancora più insidiosa. Alle 16h30 eccoci a Dingbo. Un sollievo enorme! Il catechista David e la sua Regina, donna semplice e deliziosa, ci fanno festa. Si trova la forza di ridere, fare le battute, scambiare qualche notizia. Prendo anche il tempo di lavare ed mettere olio alla catena e al motore. Ed eccomi di nuovo in viaggio. Sono le 17h00. Il buon Pasquale rimane a Dingbo, mentre io mi dirigo da solo verso Mungbere. 58 km, senza gravi difficoltà, ma ostacolati comunque dall’oscurità progressiva e dalla pioggia che riprende quasi subito.
Alle 20h30, arrivo alla…terra promessa: Mungbere. Padre Gian Maria e confratelli offrono un’accoglienza più che cordiale e fraterna: una buona cena e una simpatica partita di chiacchiere preparano corpo e spirito al riposo notturno. L’indomani è tutto per il recupero e la visita alle opere parrocchiali. Osservo con ammirazione soprattutto il magnifico lavoro fatto all’ospedale diretto da padre Gian Maria Corbetta, la scuola elementare privata (prima e seconda con 120 bambini/e), i nuovi locali dell’internato per Pigmei, che fratel Giancarlo sta costruendo con lamiere ed assi Il cemento infatti è riservato per le costruzioni scolastiche, visto il suo prezzo proibitivo: costo di un sacco di 50 kg consegnato a Mungbere, 35 $. Questi confratelli sono ammirevoli. E il ritorno? Beh! Debbo dire che la notte prima di ripartire da Dingbo non ho dormito molto bene, disturbato com’ero dall’inquietudine, per non dire dagli incubi. Poi invece è andato tutto bene…come all’andata…con qualche caduta in meno e con arresti in vari villaggi per incontrare i cristiani e celebrare l’Eucarestia.
Questa mattina sono andato in officina per vedere la Honda 250, che avevo consegnato ieri per manutenzione e controlli vari. Il nostro Wakunga, capo-meccanico mi dice: “Padre, come hai fatto a ritornare a Mambasa? La bobina è bruciata, a causa dell’acqua entrata dentro, non c’è più corrente: impossibile accendere il motore”. Mi è venuto in mente il viaggio di ritorno e un tuffo fatto nel pieno di una pozzanghera. Cercando di sollevare la moto per buona parte sommersa nell’acqua, dicevo al mio catechista: “Pasquale, ho paura che il nostro viaggio in moto termina qui”.
E invece no: il mio angelo custode ci ha fatto arrivare fino a casa. Evidentemente aveva deciso che non era il momento di andare in ferie. Signore, grazie!

P. Dino

lunedì 2 agosto 2010

Invito al convegno

Perchè non pubblicare anche la piacevole, simpatica copertina dell'invito?
Eccola:


Ricordate: 16 ottobre 2010, ad Albino, Bergamo

domenica 1 agosto 2010

Laici in missione: il questionario

Domande sulle MOTIVAZIONI del volontariato missionario

1. Volontario perché?: Chi o che cosa sta all’origine del mio volontariato? Conoscenza, amicizia, parentela con un/a missionario/a? Desiderio di conoscere le missioni o altri mondi-culture? Fede nel Vangelo della carità? Solidarietà umana con i più poveri? Altro? …
2. Volontario per chi?: Per aiutare i poveri? I missionari? Le missioni? La chiesa missionaria? Specialmente i bambini poveri? gli orfani? I malati? Particolarmente i malati di aids? Le donne e loro emancipazione? Altro? …
3. Volontario per cosa?: Per il desiderio di dare qualcosa? Per qualunque servizio necessario? Per un servizio specialistico e quale? Per insegnare e trasmettere un’arte, una professione, un mestiere? Altro? …

Domande sull’ESPERIENZA di volontariato missionario

4. Volontario dove?: Quale continente e nazione? Perché quell’area geografica? La missione è uguale in Africa, Asia o America Latina? Altro? …
5. Volontario quanto?: Per il tempo di un’esperienza? Per il mese di ferie? Per mesi e anni della pensione? Possibile scelta di volontariato ad vitam? Altro? …
6. Volontario come?: Come un mero tecnico-professionista, come modello di professionalità? Come responsabile e testimone di una vita di fede e carità evangelica attraverso il lavoro? Altro?...

Domande per una VALUTAZIONE dell’esperienza di volontariato missionario

7. Volontario: il bello?: Soddisfazioni (quando, quali..)? gratificazioni (in quali occasioni..)? Cosa ho insegnato e cosa ho imparato come volontario? Altro ?…
8. Volontario: il difficile?: Quali difficoltà? Nel rapporto con la gente (lingua, cultura, mentalità, tradizioni …). Nella condivisione dei momenti di vita dei missionari? Altro? …
9. Volontario: il risultato?: Un servizio di vera promozione umana? Rischi di forme di paternalismo o neocolonialismo? Vera comunione con i missionari? Altro? …


NB: Le risposte al questionario possono essere anche anonime. Ma i dati personali sotto richiesti sono molto utili. Vi chiediamo di compilare in stampatello e di inviarci il tagliando qui riportato.

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