domenica 31 dicembre 2006

Auguri di Buon Anno a tutti

Carissimi,

sono arrivato alla missione di Mambasa pochi minuti fa. Sono le ore 19 del 31 dicembre.
Visto che Gianluigi Mazzufferi ha messo sul blog alcune notizie-lampo che gli avevo comunicato, sapete dove sono stato. Sono partito mercoledì 27 per accompagnare l'etnologa Marta Cometti a Kampala. Ci vogliono due giorni per andare e due giorni per tornare. Un giorno a Kampala per spese varie. Vedete che non ho perso tempo. Il viaggio è andato bene, soprattutto in Uganda dove le strade sono buone. Purtroppo questo ha uno svantaggio: gli autisti, soprattutto dei bus, credono di essere in un autodromo e di essere soli. Abbiamo visto incidenti terribili. Per cui dopo ogni viaggio ringrazio san Cristoforo e il Signore...e il nostro autista.
Vi ho detto che sono a casa: non è previsto nessun cenone. Ma va bene lo stesso: ho comperato a Beni qualche scatola di biscotti e dalla sacristia prenderemo un po' di vino da messa. Con padre Nerio e fratel Antoine festeggeremo così la fine del 2006 e l'inizio del 2007. Ma di certo non aspetteremo mezzanotte. Il nuovo anno arriverà lo stesso.
Cosa dirvi? Un grazie per tutto quello che avete fatto per me e la missione e un augurio di pace (con Dio e con gli uomini) , di serenità e di salute per voi e tutti i vostri cari.
Domani, 1 gennaio celebrerò la sante messa alle ore 8. Affiderò queste intenzioni e tutti i vostri nomi a Lui e a Maria, Madre di Dio.

Auguri e grazie. A presto!

mercoledì 27 dicembre 2006

Come se fossi l'ufficio stampa


Sono diversi giorni che qui non compare uno straccio di notizia. Secondo me il vero problema, quello di fondo è che scrivere anche solo due righe, oppure mettere un commento su questo benedetto BLOG sembra che susciti panico, crei apprensione. Alla fine molti prendono la fuga!
Ecco allora che faccio un riassunto a beneficio di tutti (tranquillo non sono un ufficio stampa che avrebbe steso un comunicato trionfale!). Lo faccio per i pochi o i molti che accenderanno il computer per avere notizie della Missione di Mambasa.

Copio quanto scritto nelle mail personali di P. Silvano appena giunte. Gli omissis servono solo per togliere notizie private.

22 dicembre, venerdì
Carissimo,
di corsa...Natale per tanti è shopping o altro: qui sono sedute di confessioni, file di poveri (veri o falsi, il Signore lo sa) e puntate rapide nei vari villaggi.
Ti ripeto che tengo conto dei tuoi consigli e di quelli di Livia. Ho letto anche il tuo commento...un po' duro. Certo non nello stile di don Enzo...forse più simile a quello di (omissis) a cui, ti prego, porgi i miei saluti e auguri.
A presto...sul Blog!
Silvano

25 dicembre, lunedì, Natale
Caro Gianluigi, sto crollando dal sonno e dalla fatica...per cui credo saggio andare a letto. Spero trovare un po' di tempo domani...
Grazie di tutto...I commenti ai tuoi messaggi te li farò avere in via privata...
Buona notte.
Silvano

27 dicembre, martedì
Carissimo Gianluigi,
domani parto per Kampala con la dott. Marta Cometti (Svizzera) che è venuta a vedere i luoghi dove è passato Nodari. Le ho parlato di te e probabilmente si metterà in contatto (omissis)
Prove di fede. Le ho anch'io ma non tanto per la squadra di calcio. Mi ha invece sorpreso la decisione di negare il funerale religioso a quel poveraccio...Non so per quali motivi. Non lo si nega più neppure ai suicidi e ai dittatori...
Non posso darti della mia fede, perchè resteremmo senza tutti e due.
Ma ti assicuro che ti sono vicino ...e taccio perchè non ho parole capaci di dissipare la nebbia.
Ciao. A presto. Ho tante cose da dire...Ma sono solo in missione: Gustavo è a Kisangani e Nerio in "brousse": Appena torna, parto io...e la vita continua.
Grazie di tutto.
A presto.
Silvano

lunedì 18 dicembre 2006

Nel ricordo di Don Enzo

Già un anno!

Ho quasi avuto una esclamazione di sorpresa leggendo l'invito agli amici di Senigallia di partecipare alla Messa nell'anniversario della morte di don Enzo.
Evidentemente anch'io sarò presente con il pensiero e la preghiera.
Un pensiero sereno, fatto di ricordi belli, pacifici e positivi.Soprattutto negli ultimi anni, in ogni sua lettera, don Enzo mi incoraggiava a continuare il "meraviglioso apostolato della scuola" e sentivo tutta la sua simpatia, la sua stima e anche la sua passione. Le sue parole per me erano molto stimolanti, perchè non erano frasi di cortesia o incoraggiamenti d'obbligo, ma venivano da una persona che aveva vissuto con noi, che aveva visto le nostre difficoltà, i nostri limiti e che sapeva, per esperienza personale, che i buoni risultati non sono scontati: esigono perseveranza, lavoro serio, professionalità, tenacia e fede. Sorprese, delusioni, insuccessi, sono all'ordine del giorno. Mi incoraggiava sempre a continuare perchè questa è la strada giusta."Continua, continua così..."- mi ripeteva spesso nelle sue lettere. E le sue non erano solo parole: la sua generosità non è mai venuta meno, anzi col passare degli anni è cresciuta e ha contagiato le persone che gli stavano vicino.
E se fosse questa l'occasione per iniziare quel progetto di "piccole borse di studio" per studenti universitari che hanno studiato nlla scuola (Istituto Bernardo Longo) in cui lui ha insegnato?
In cosa consistono?
Mi rendo conto che tanti ragazzi che hanno il Diploma di Stato, non possono continuare all'Università per mancanza di mezzi.Finora ne ho aiutato una quindicina.
Come?
Do a loro circa 40 $ al mese per vivere (a Kisangani, Bunia, Bukavu...);
pago le tasse universitarie che variano dai 200 ai 400 $ all'anno;
aggiungo circa 150 $ per cancelleria e dispense, e un contributo, vario, per il viaggio (100-200) $.
Una borsa si aggira quindi sui 1200 $ all'anno.
Personalmente non ho mai accettato il sistema delle "adozioni a distanza". Non saprei chi scegliere come beneficiari, visto che vivo in un luogo e in un momento - siamo appena usciti da una guerra nella quale tutti hanno perso tutto - e non vorrei creare gelosie o favoritismi e una possibile dipendenza crescente fra adottato e adottante.
La borsa di studio è un incoraggiamento per qualcuno che ha già fatto uno sforzo personale - ha superato con successo gli Esami di Stato - ed è un aiuto che ha una scadenza ben precisa, senza rischio di appendici.
Chissà mai che la prima venga alla luce nell'anniversario della"vera nascita"di don Enzo?
Ho letto in questi giorni il comunicato che il presidente francese, Jacques Chirac e il premio Nobel, Muhammad Yunus, hanno diffuso dopo il loro incontro all'Eliseo, la settimana scorsa: "La lotta contro la povertà passa per l'allenza dell'immaginazione, della generosità e dell'audacia economica e sociale in favore e a servizio della dignità dell'uomo, grazie ai nuovi strumenti di finanziamento e di aiuto".
Resteranno solo belle parole?
Ieri, abbiamo sentito Giovanni Battista (!?) dire: "chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha e lo stesso faccia per il cibo."
Cosa direbbe don Enzo?
Agli amici di Senigallia e in particolare a Don Peppe, ai parenti di don Enzo, a Gianluigi, a Vanda..." sarò con voi mercoledì sera!"
Un abbraccio di cuore a tutti...

don Enzo è sempre con noi


Nel primo anniversario della salita alla casa del padre, gli amici ed i parenti si ritroveranno insieme per ricordare Don Enzo Formiconi
alle ore 18,00 di mercoledi’ 20 dicembre presso la chiesa parrocchiale San Giuseppe Lavoratore della Cesanella, Senigallia (An) per una celebrazione eucaristica.

nella foto, che risale al 1985, si vede don Enzo, assieme a Marco Mazzufferi, alla Missione di Nduye (la chiesa è sulla destra), con un gruppo di Pigmei

domenica 17 dicembre 2006

P.Silvano e don Giuseppe


L'ho "ripescata" al volo dall'archivio e risale all'estate di un paio di anni fa questa foto di P. Silvano e Don Giuseppe.
E' l'occasione per mandare un saluto ad entrambi nel momento in cui ho letto un commento al precedente post, appena pubblicato.
La disponibilità alla ricerca di "borse di studio" per i ragazzi della scuola di Mambasa, l'Istituto "Bernardo Longo", potrebbe trovare ora - per la prima volta attraverso questo blog - lo strumento pratico di applicazione.
Attendiamo fiduciosi per verificare se, durante le prossime festività, ci sarà qualche caso concreto.

martedì 12 dicembre 2006

Seguito della...prima puntata

Carissimi,
è il 12 dicembre. Sono le 20,15. Fuori la notte è buia. Qui alla missione tutto è calmo. Gli studenti sono nelle varie sale e approfittano della luce elettrica per studiare. Fra poco spegneremo il motore e la missione sarà immersa in un buio e in un silenzio affascinanti. Uscirò un momento a guardare le stelle. Non c'è la luna per cui il cielo è ancor più profondo e meraviglioso.
Com'è lontana l'Italia! Ma non gli amici che ho incontrato. Con loro il dialogo continua. Mi sembra di essere passato nella stanza accanto e , se tendo l'orecchio, sento ancora le loro parole, i loro bisbigli e attraverso questi, i loro problemi. Il muro non mi impedisce di rivedere il volto di ciascuno e, non osservato, resto in ascolto e rivedo...
Per ciò vorrei, questa sera, continuare il dialogo con voi.
Vi avevo raccontato il mio viaggio fino all'arrivo a Mambasa e le emozioni della prima domenica.
Non c'è stato molto tempo per il riadattamento.
Lunedì, 4 dicembre, incontro con i ragazzi della scuola. Padre Gustavo, il mio confratello congolese che ha diretto la scuola (Istituto Bernardo Longo) durante la mia assenza, mi ha lasciato il posto al momento della "rassegna" (qui la chiamano "parade", il che mi fa proprio pensare ad uno schieramento di truppe). Appena giunto davanti al microfono, un ragazzo della scuola è uscito dai ranghi - resto nel linguaggio militare - e mi ha letto un pensiero di benvenuto. Debbo confessare che mi ha fatto piacere.
Ho ringraziato tutti per l'accoglienza e ho colto l'occasione per invitare gli studenti ad un lavoro serio e ad approfittare della fortuna che hanno di poter studiare nella nostra scuola. Ho ringraziato i professori e soprattutto il padre Gustavo per il lavoro fatto durante l mia assenza.
Sono rimasto felicemente sorpreso nel constatare che la scuola, le aule, il tappeto erboso erano puliti, curati.
E poi la vita ha ripreso.
Ho visitato i cantieri vicino alla missione: l'ospedale, la cappella delle suore, i lavori per un pollaio che sarà gestito da una cooperativa di donne, la chiesa di San Francesco a Manjombo. Ho ringraziato tutti e
e abbiamo già programmato il futuro.
Pensavo di essere un po' libero in questi giorni. Invece la partenza improvvisa di un professore mi obbliga a ritornate alla lavagna come professore di francese in 3 classi: totale, 20 ore di scuola alla settimana.
Inoltre dedico un po' del mio tempo anche a Marta, l'etnologa svizzera, che vorrebbe almeno imparare qualche frase di swahili per non essere proprio sorda e muta fra Pigmei a Nduy quando farà una breve esperienza fra loro.
L'incontro con loro, soprattutto da parte di uno straniero è sempre un po' delicato. Per cui giovedì sono andato a Nduye con lei e l'ho presentata al capo villaggio (Christophe Apuobo) e poi con lui siamo andati in un accampamento dei Pigmei, vicino al fiume Nduye.
L'accoglienza è stata superiore alle aspettative.Il capo Ngomesa Bruxelles mi ha subito riconosciuto: era una ragazzo quando io ero a Nduye (dal 1971 al 1976) e faceva parte della équipe che lavorava alla missione. Con loro avevamo fatto dei campi, ripulito la piantagione di caffé delle suore Comboniane. Abbiamo così ricordato tante persone. Purtroppo quasi tutti sono morti: Mboloko, Angezo, Yuma, Usseni, Médicament, Maromaro, Sau...
Saputo il motivo della nostra visita si è mostrato di una gentilezza estrema nei confronti di Marta. Abbiamo così fatto un programma: Marta andrà da loro e resterà con loro 1o giorni, a partire da domenica 10 dicembre...
La sopresa, la diffidenza erano scomparse quansi per incanto: le donne lasciavano fotografare le loro acconciature, i denti limati, i tatuaggi sul loro volto. Qualche caramella , un po' di sale e qualche foglia di tabacco hanno contribuito creare un clima di festa. Sono subito apparsi anche i piccoli tamburi...e sono cominciate le danze.
Rnfrancati anche noi e liberati da una certa ansia, sopratutto Marta, abbiamo visitato la missione: la casa dei Padri, la chiesa dove è sepolto il padre Longo, la casa delle suore comboniane, vuota...e in attesa di diventare come una volta un centro di accoglienza per i poveri, gli ammalati, i Pigmei. Per me è stato un forte momento di emozione, soprattutto quando incontravo vecchi amici e quando con loro ricordavamo padre Bernardo Longo, padre Luigi Noacco, Suor Luisa, Suor Anna Clara, il professore Gianluigi Mazzufferi di Senigallia, un volontario vulcanico e appassionato che ha lavorato (veramente!) con noi nella scuola, nella officina meccanica durante due anni.
Nel ritorno ci siamo fermati più volte lungo la strada, nei vari villaggi, per salutare la gente che ci aspettava. Qualcuno al mattino ci aveva riconosciuto; la voce si era sparsa e tutti volevano vederci e stringerci la mano.
Domenica, 10 dicembre, alle 8 sono partito sulla strada verso Kisangani per la Santa Messa nel villaggio di Bandisolo, a 25 km da Mambasa. La strada adesso è ottima, grazie al lavoro dei cinesi di Sinohydro. La mia Yamaha 100,(in attesa di qualcosa di più scattante e impegnativo) godeva facendo facilmente i 60 all'ora. A me sembrava di volare.
Nel frattempo, Marta, un po' emozionata, accompagnata da alcuni ragazzi della scuola e da alcuni Pigmei che lavorano qui alla misisone di Mambasa partiva verso Nduye. So che è arrivata bene, che ha piantato la sua tenda vicino alla capanna del capo e che si è lanciata in questa bella avventura.
Lunedì, 11 dicembre, anche padre Nerio Broccardo lasciava Mambasa.
E' andato nel nostro Noviziato di Kiragho vicino a Butembo per un po' di riposo in vista anche del lavoro che ci attende in occasione del Natale.
E adesso vi lascio anch'io...Sono ormai le 22.
Abbiamo accolto poco fa un sacerdote diocesano di Wamba, l'abbé Justin. Abbiamo passato un momento con lui. Adesso ci ritiriamo. Io andrò un po' fuori: il silenzio, il buio ti incantano, ti soggigano. Resteresti ore a guardare il cielo e a pensare.
Ma domani, alle 5,40, suona la sveglia...Quindi continueremo a sognare a letto. Prima però, una visita alla grotta della Madonna, scavata in un tronco d'albero.
Una preghiera, un momento di silenzio, uno sguardo...e ciao!
Buona notte!
A domani!

domenica 10 dicembre 2006

Festa della Madonna di Loreto


Ieri sera, vigilia della festa della Madonna di Loreto, abbiamo rinnnovato una antica tradizione. Per la vigilia della ricorrenza mariana le campagne marchigiane sono sempre state costellate da una miriade di fuochi. I fuochi della "venuta" per accogliere la Santa Casa, poi deposta dagli angeli sul colle di Loreto.
Il gruppo degli "Aviatori Senigalliesi", che da oltre mezzo secolo celebra la ricorrenza della Vergine Lauretana, patrona del volo, si è ritrovato sotto il campanile della Chiesa del Ciarnin, attorno al grande "focarone della venuta".
Ha benedetto l'incontro Don Mario Camborata. Un pensiero particolare è andato, anche in questa ricorrenza, al nostro grande amico Padre Silvano ed a tutti vivono e lavorano per la Missione di Mambasa.

venerdì 8 dicembre 2006

8 dicembre. La vita riprende e continua.

carissimi tutti,
sono di nuovo a Mambasa. Sono giunto qui sabato sera, 2 dicembre. Il viaggio non ha conosciuto particolari difficoltà o imprevisti. Fino ad Entebbe, tutto perfetto. A Kampala siamo stati ospiti di padre John Scalabrini. Siamo, perchè in questo viaggio sono accompagnato dalla dottoressa Marta Cometti, Etnologa, conservatrice nel Museo delle Culture Extaeruopee di Lugano.
Giovedì, 30 novembre abbiamo fatto il viaggio daKampala a Beni.
Fino alla frontiera sembrava di essere in Europa, almeno per quanto riguarda le strade e la velocità. Alla frontiera fra Uganda e Congo, tutto cambia. In Uganda un solo ufficiale di frontiera controlla il passaporto e
mette sul medesimo il timbro di Uscita.
A Kasindi, posto di frontiera congolese, l'ufficio brulica di gente, uomini e donne che ti accolgono con un bel sorriso, ma che ti dicono subito che hanno fame...
Ci sono volute quasi due ore per avere il timbro sul mio passaporto e un Visa de séjour per Marta.
Da Kasindi a Beni ci sono 80 km di pista sassosa e continuamente ferita in senso trasversale da canali di scolo che si formano ad ogni pioggia.
Abbiamo incontrato 5 barriere di poliziotti. Si deve dare l'offerta per passare.
A Beni siamo giunti alle 18.
Metà della mattina dopo l'abbiamo persa all'ufficio di Immigrazione per stranieri. Il visto per Marta, rilasciato alla frontiera, dura solo 8 giorni.
Approfittiamo del passaggio a Beni per prolungarlo per un mese.
Discussione sul prezzo, sul tragitto...Altre due ore.
Però siamo contenti. Non abbiamo perso troppo la pazienza e ci siamo lasciati come buoni amici, non senza lasciare una "offerta" supplementare agli impiegati "sempre affamati".
Sabato, 2 dicembre. Partenza su un camion prestatomi da un carissimo amico, il sig. Robert Ducarme, direttore generale de l'Enra, una società che produce papaina, caffe, legname e ce gestisce l'aeroporto di Beni.
Ci siamo conosciuti in occasione della guerra del 2002 e da allora nutriamo reciprocamente dei sentimenti di profonda amicizia.
Quando può mi aiuta in maniera straordinaria e signorile.
In questi giorni, la strada diretta fra Beni e Mambasa (via Mangina) è chiusa a causa delle abbondanti piogge, per cui siamo obbligati a fare un tragitto più lungo: Beni-Komanda-Mambasa.
La strada è ottima, frutto del lavoro di una compagnia cinese "SinoHydro" che, dopo aver già terminato il tragitto Beni-Komanda-Mambasa, sta avanzando verso Niania.
Purtroppo c'è un piccolo problema: il ponte sul fiume Ituri, a 12 km da Komanda, è pericolante per cui non è permesso il passaggio di mezzi pesanti. Siamo quini obbligati a ricorrere a un espediente che è brigoso e
costoso. Arriviamo con il camion (in questo caso quello prestatoci dal sig. Ducarme) fino al fiume, sulla sponda sinistra. Trasportiamo la merce sulla sponda destra dove ci attendono i due camion Fiat (dono del geometra Domenico Guigli di Bocassuolo - Mo) della missione.
I nostri autisti sono accompagnati dagli allievi di due classi della scuola di meccanica. Per loro, fare 180 km sul camion...e con la strada buona è
una guduria. Cantano, scherzano e...dove possono, mangiano.
Per noi è tutto e solo Provvidenza.
Il trasbordo è presto fatto, anche perchè i poliziotti a guardia del ponte hanno pietà di noi e dopo un po' autorizzano il camion del sig. Ducarme a traversare il ponte con una parte della merce. Probabilmente la mancia ha reso transitabile e sicuro il ponte...
Arrivo alla missione. Sono a casa.
Trovo p. Nerio e il fratel Antoine, scolastico in stage. Siamo contenti tutti.
P. Gustavo è a Isiro per il pellegrinaggio nazionale alla tomba della beata Clmentina Anwarite Nengapeta. Arriverà domenica, 3 dicembre, alla sera.
Domenica devo necessariamente celebrare la santa Messa qui nella Parrocchia. Tutto avviene con simplicità e calore. Presento all'assemblea la dott. Marta. Anche lei ha la sua buona dose di battimani.Tutta la giornata di domenica passa in saluti, in strette di mani, in programmi per il futuro.
(continua...fra poco)

giovedì 7 dicembre 2006

Questo invece...un esempio da seguire!

Chiesa Virtuale
L'iniziativa dei gesuiti australiani
Vocazioni pescate in Rete
di Monica Vignale

L'età media dei sacerdoti della Compagnia di Gesù è troppo alta. Così a Melbourne hanno avuto un'idea: reclutare nuove leve attraverso internet. E funziona
Folgorati sulla via di internet, hanno deciso di entrare in seminario e tra non molto prenderanno i voti. Succede a Melbourne, dove la vocazione arriva online.Il sito www.jesuit.org.au, il portale austrialiano della Compagnia di Gesù fondata 500 anni fa da Ignazio di Loyola, ha lanciato in rete una insolita campagna di «reclutamento religioso» per fronteggiare il calo di vocazioni che investe uno dei più grandi ordini della Chiesa, dove l'età media dei sacerdoti è fra le più elevate e urge promuovere l'interesse dei giovani per la vita ecclesiale.Da qui lo slogan ideato e proposto sul web: «A calling, a life, the Jesuits, not just a career» (Una chiamata, una vita, i gesuiti, non solo una carriera).Una campagna acquisti in piena regola, dove però in palio non c'è un contratto di lavoro ma un contratto con il Padre celeste e, verosimilmente, la garanzia di un posto in paradiso.L'insolita iniziativa sta cominciando a dare i frutti sperati. Il rettore del collegio teologico di Melbourne, padre Micheal Smith, ha dichiarato che l'annuncio online ha portato già cinque aspiranti gesuiti a rispondere all'appello: «Ci hanno detto che la maggior parte delle persone che potrebbero essere interessate non usa i giornali ma internet per cercare un'occupazione, e noi ci siamo adeguati» ha dichiarato il religioso al quotidiano The Sydney Morning Herald.In quanto a difficoltà, la trafila per diventare gesuiti non è da meno delle abituali selezioni di lavoro.I requisiti sono tanti e specifici: occorre essere «fortemente motivati», ovviamente cattolici, con uno «spiccato amore per Cristo», un livello di istruzione universitario, il desiderio di «lavorare per la Chiesa», una personalità «aperta», la disponibilità a «crescere nell'amore per Dio», la capacità di «lavorare duramente».I fortunati in possesso di tutti i requisiti fissati nero su bianco dal portale possono presentare domanda allegando i certificati di battesimo e cresima.Severa la selezione, che prevede quattro incontri con altrettanti sacerdoti per verificare l'effettiva vocazione dei candidati e accertare che la chiamata ricevuta tramite internet non sia un fuoco di paglia (o un modo per ovviare alla disoccupazione). E poi prova psicologica ed esame medico.Quelli che vengono accettati cominciano l'addestramento: due anni di noviziato, rigorosi studi di teologia e i famosi esercizi spirituali che caratterizzano la Compagnia religiosa. Alla fine arrivano i voti temporanei, e solo dopo quelli perpetui.«Non è una provocazione» spiegano sul sito «ma un metodo contemporaneo per suscitare attenzione nei confronti della vita religiosa».E intanto qualcuno già definisce le vocazioni online un «miracolo del web».

(articolo tratto da PANORAMA n° 49, 7/12/2006, pag. 91)
(copiato tal quale per facilitare la lettura agli utenti del blog che si trovano in Congo)

martedì 5 dicembre 2006

una iniziativa da non copiare





Almeno io la penso così.
M'aspetto qualche critica, magari severa, così avrò la soddisfazione di leggere dei commenti su questo benedetto blog.
Ragazzi fatevi sotto...è facilissimo, provate!

L'iniziativa di Amnesty Piemonte, severamente criticata da Antonio Tombolini su http://blogs.san-lorenzo.com/sl/2006/12/abbasso_il_vinoamnesty.html non mi sembra possa essere un modello accettabile per noi, se mai a qualcuno venisse voglia di aiutare la Missione di Mambasa.

Questa nota però è l'occasione buona per ricordare a qualcuno che visiti questo blog di realizzare qualche gesto di solidarietà per le iniziative di Padre Silvano. Il "nostro uomo" oggi 5 dicembre dovrebbe essere arrivato alla Missione di Mambasa. Se tutto è filato liscio - come ci ha comunicato il cugino Giuseppe - sabato scorso1° dicembre - era a Beni. A causa delle pessime condizioni della strada sarebbe transitato per Bunia (dove comunque manca un ponte ed il camion della missione lo avrebbe atteso sull'altra riva per trasbordare materiali vari e passeggeri).
Per concretizzare gli aiuti destinati alle opere in corso usate le istruzioni che trovate scritte qui a fianco su: "Come aiutarci"

NELLA FOTO:
La costruzione dell'ospedale come si presentava diversi mesi fa (presto gli aggiornamenti in diretta dal Congo, non appena sarà riattivato il collegamento satellitare ad Internet interrotto a seguito di un fulmine)







lunedì 27 novembre 2006

prima di spiccare il volo

Pubblico questa mail personale per dare testimonianza dell'affetto che ci lega a P. Silvano.
Lo faccio anche per far si che il nostro parroco ( "don Peppe") si senta più coinvolto con i progetti della Missione di Mambasa.
Ciò anche nel ricordo di Don Enzo, che gli fu maestro, e che tanto aveva a cuore la "sua Africa".

carissimo maestro,
sto per andare all'aeroporto...Il mio ultimo scritto è per te.
Grazie di tutto...e non scoraggiarti mai. Gutta cavat lapidem
Un saluto a Piera e prole e agli amici (senza dimenticare don Peppe!)
Un abbraccio e a presto...sul blog!
Mungu akubariki kila siku ya maisha yako!
ne...pole ma kazi!
Silvano

domenica 26 novembre 2006

Domani sera sarò in Africa

Invio un saluto a tutti prima di partire.
Domani sera sarò in Africa, a Kampala e probabilmente mercoledì pomeriggio sarò a Beni. Parto sereno e con la voglia di ricuperare il tempo "perso" qui in Europa.
Vorrei dire tante cose a tutti quelli he ho incontrato in questi 4 mesi.
La parola che mi viene subito spontanea è "grazie" di tutto e di tutto cuore. Dappertutto mi sono sentito a mio agio, bene accolto e ho sentito anche tanta simpatia e stima per il lavoro che stiamo facendo nella missione.
Preciso subito: tutto questo è possibile grazie al vostro aiuto e al vostro appoggio.
Abbiamo parlato assieme di tanti progetti. Mi pongo una domanda:"sapremo realizzarli tutti"?. Sarà difficile! Ma almeno avremo fatto insieme un bel sogno e avremo dato fiducia e speranza a chi ne ha tanto bisogno.
Mi sembra naturale anche chiedere scusa delle mie distrazioni, ritardi, dimenticanze e mancanze di attenzione. Non ho potuto arrivare dappertutto anche se a volte ho fatto due cene, la stessa sera, e se ho fatto migliaia e migliaia di kilometri in autostrada e fuori. Forse è bene così: si prende coscienza dei propri limiti e ci si ricorda che chi fa girare il mondo e lo salva è un ALTRO.
Vi saluto tutti caramente, vi abbraccio e vi assicuro il mio ricordo e la mia preghiera...Fate così anche voi per me.
Arrivederci e che il Buon Dio vi benedica tutti: Mungu awabariki nye wote.
p. Silvano

giovedì 23 novembre 2006

...dalle armi alle urne...



recupero e pubblico un testo scritto da P.Silvano per "Una sola famiglia", rivista del Segretariato delle Missioni dei Sacerdoti del S. Cuore di Gesù



(nella foto una vista aerea delle scuole di Mambasa)







Elezioni nella Repubblica Democratica del Congo

Mi è stato chiesto di parlare brevemente delle elezioni che si sono tenute nella Repubblica Democratica del Congo il 30 luglio di quest’anno.
Non avendo fonti dirette su cui documentarmi ed essendo assente da questo paese da oltre due mesi, le mie affermazioni non avranno contorni precisi. Spero comunque servano a dare almeno una vaga idea di quanto sta succedendo e potranno forse invogliare qualcuno a documentarsi maggiormente.

Uno sguardo al passato.

Alla fine di agosto del 1996 iniziava nel Nord Est dello Zaire una Ribellione guidata da Laurent Désiré Kabila e appoggiata dal Rwanda, Burundi e Uganda. Lo scopo era quello di rovesciare il Governo del Presidente Mobutu, al potere dal 1965. Con l’entrata di Kabila nella capitale, Kinshasa,
il 17 maggio 1997 si chiudeva l’era Mobutu e iniziava una nuova epoca. Nonostante il metodo non democratico di presa del potere da parte di Kabila, si sperava in un cambiamento radicale. Il Paese assumeva un nuovo nome: Repubblica Democratica del Congo. Purtroppo l’insicurezza, la corruzione, il tribalismo non accennavano a diminuire. Gli ex-alleati (Rwanda, Burundi, Uganda) non erano stati soddisfatti nelle loro richieste e si trasformarono presto in nemici. Nel 1998, riprende la guerra, sempre all’Est e le forze ostili al governo di Kabila fanno capo a Wamba dia Wamba. Ma questo movimento ribelle “Rassemblement congolais pour la Démocratie”, si spezzetta presto in tanti gruppi armati, con tanto di governo e di Presidente, in lotta gli uni contro gli altri. Il paese è nel caos e in piena guerra civile. Nel gennaio del 2001 Laurent- Désiré Kabila viene ucciso e gli succede il figlio: Joseph Kabila. Le lotte tribali e gli scontri armati fra i vari movimenti ribelli si fanno sempre più atroci e cruenti. Interviene l’Onu con i suoi osservatori, ma questo non rallenta la catastrofe: i caschi blu sono solo degli “osservatori”. Il parossismo raggiunge l’apice nel luglio del 2002 e si protrae fino alla fine dell’anno.
Si comincia a prendere sul serio l’ampiezza della catastrofe: si fa il conto dei morti: oltre 4 milioni.
I vari tentativi di mediazione e il famoso Dialogo intercongolese che riunisce tutti i belligeranti si rivelano inefficaci. Un armistizio è raggiunto soltanto alla fine del 2002: E’ l’accordo di Gbadolite. I movimenti ribelli si ritirano nei loro territori e inizia un lungo periodo di transizione che deve portare alle elezioni libere, democratiche e trasparenti.
Viene creata una Commissione Elettorale Indipendente presieduta da un sacerdote diocesano di Butembo, l’abbé Malu Malu Apollinaire. Il compito è arduo: fare il censimento degli elettori, redigere e approvare una nuova Costituzione, stabilire un calendario per le elezioni dei deputati, dei Senatori, del Presidente della Repubblica, dei deputati regionali e dei governatori di Regione. Comincia un capillare lavoro di sensibilizzazione: la gente, stanca della guerra, prende coscienza di poter svolgere un ruolo nel cambiamento; per cui partecipa attivamente a questo lavoro e si precipita per andare a recensirsi e prendere la preziosa tessera elettorale, che diventa praticamente l’unico documento di identità, visto che non esistono più altri documenti ufficiali.
Il 19 dicembre 2005 la nuova Costituzione è approvata a larghissima maggioranza. Viene così fissata la data delle elezioni: in un primo momento viene scelta la data del 30 giugno, che viene in seguito spostata al 30 luglio.
Comincia la campagna elettorale per l’elezione dei deputati e del Presidente.
I candidati alla Camera sono oltre 9.000; ne verranno scelti 500 circa e i candidati alla Presidenza sono 33.

Il 30 luglio in massa i cittadini congolesi vanno alle urne.
I risultati sono stati pubblicati il 20 agosto.
Purtroppo la sera stessa scoppiano degli incidenti a Kinshasa fra i miliziani dei due candidati alla Presidenza che hanno ottenuto il maggior numero di voti: Joseph Kabila ottiene il 44,8% e Jean Pierre Bemba il 20%. Gli scontri fra le fazioni dei due contendenti causano 33 morti e devono intervenire i soldati dell’ONU per riportare la calma.
Anche l’elezione dei deputati conosce qualche problema: ci sono circa 300 contestazioni…
La Commissione Elettorale Indipendente proclama i risultati e indice nuove elezioni per il ballottaggio fra i due primi arrivati, fissate per il 29 ottobre, giorno in cui si eleggeranno anche i deputati delle assemblee regionali e i rispettivi Governatori.
Prospettive d’avvenire: speranze e paure

A piccoli passi si va così verso la fine della transizione. Con un certo sollievo e con tanta fiducia, fondati sul fatto che le elezioni si sono svolte in un clima di partecipazione, di entusiasmo.
La nuova Assemblea nazionale, composta di 500 deputati realmente scelti dal popolo, ha cominciato il suo lavoro il 22 settembre.
In apparenza tutto si svolge bene: è incominciata la campagna elettorale per la scelta dei deputati regionali e tutti accettano di presentarsi alla urne per la seconda volta per scegliere il Presidente della Repubblica…
Non ci sono più delle zone d’ombra?
E’ pericoloso dirlo forte.
Ci sono ancora purtroppo delle milizie dei “signori della guerra”. Queste milizie erano state invitate a creare un solo esercito e ad avere un’unica formazione e un unico comando: resta un sogno. Ci sono ancora dei candidati delusi e dei dissidenti che minacciano di boicottare le elezioni. Quasi ogni giorno, attorno a Bunia, nell’Ituri ci sono scontri fra soldati governativi (FARDC) e gruppi di ribelli.
Le conquiste della transizione: la pace e la sicurezza, possono quindi essere rimesse in questione.
Anche per questo, a titolo di prevenzione, la missione dei caschi blu si protrarrà almeno fino al 15 febbraio del 2007.
Nel frattempo comincia il “mercato delle alleanze”. I due candidati alla Presidenza Joseph Kabila e J.Pierre Bemba fanno la corte ai candidati meno fortunati, che non partecipano al ballottaggio, per avere i voti dei loro partigiani. E queste alleanze avranno il loro prezzo: o denaro o posti di potere.
Ci sono tre cariche che sono particolarmente ambite: Primo Ministro, Presidente dell’Assemblea Nazionale e Presidente del Senato…
Salvo imprevisti si profila una vittoria di Joseph Kabila che ha già ottenuto l’appoggio di Antoine Gizenga arrivato in terza posizione con il 13% dei voti in occasione del primo scrutinio e l’appoggio di François-Joseph Nzanga Mobutu arrivato in quarta posizione con 4,7% dei voti.

Sta finalmente per cominciare un’era di stabilità, di pace, di libertà per la Repubblica Democratica del Congo? Presto avremo la risposta…

mercoledì 22 novembre 2006

padre Silvano: oggi sono a Bruxelles

Pochi minuti fa ho ricevuto questa mail da Padre Silvano:

"Carissimo, sono qui a Bruxelles, ma fra meno di un'ora parto per la Francia. Volevo mandare un messaggio sul blog...ma incontro ancora qualche difficoltà...(omissis)Se in Francia avrò l'occasione di avere accesso a internet mi farò vivo.
Grazie di tutto. Au revoir!
Silvano"


Potremmmo cosi seguire il suo rientro in Congo, minuto per minuto. Basterebbe che lo si usasse tutti questo benedetto blog!

sabato 18 novembre 2006

una mail di P. Silvano, appena ricevuta

Carissimo,
sto proprio impazzendo. Sono sicuro che non puoi immaginare i giri, chilometri, incontri di questi giorni...mai sono a casa prima di mezzanotte. Adesso sto partendo per Lecco e sarò di ritorno lunedì...Martedì parto. Spero poter fare il riassunto ...lunedì e darti appuntamento per la ripresa del dialogo a Mambasa, dove spero di avere più pace...
Un saluto cordialissimo a Piera...e tutti. Silvano
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Caro Padre Silvano,
come vedi quanto a me scritto, a parte i saluti per Piera e per tutti i familiari ed amici, avresti potuto metterlo sul BLOG. Come faccio ora io. Avresti così raggiunto tutti in un sol colpo e anche perdendo meno tempo dietro le singole mail e telfonate che ti fanno impazzire.Usaimolo questo BLOG, ma usiamolo davvero tutti invece di relazionarci sempre e soltanto con lui in prioma persona!
Con fiducia, poca, ma con fiducia
Gianluigi (Senigallia)

martedì 14 novembre 2006

un saluto a tutti prima di partire

carissimi,
sono ai primi passi sulla strada magica del blog. Ci vorrà ancora tanta pazienza da parte della mia guida e probabilmente mi sbuccerò il naso parecchie volte. Ma non voglio mollare.
Sto partendo per l'Africa ancora una volta. Gli anni cominciano a contare. Ogni partenza potrebbe essere l'ultima. Questo non mi spaventa, anzi mi da nuova energia. " MOTUS IN FINE VELOCIOR " dicevano i Romani.
Sto vivendo questi ultimi giorni con un po' di frenesia per incontrare persone, definire piani e programmi, per organizzare eventuali incontri in Africa.
Domani sono a Bologna per incontrare un falegname e un idraulico; giovedì sarò nel Comasco; ven erdì ad Albino, nel Bergamasco, sabato e domenica a Lecco...
Spero di trovare il tempo di preparare la valigia...
La partenza da Milano è fissata a martedì 21 novembre alle ore 17,30 dalla Malpensa, in direzione di B ruxelles.
Da Bruxelles, la partenza per Entebbe (Kampala) sarà il 27 novembre alle 10,30...
La sera sarò a Kampala e il giorno dopo...in Congo.
A tutti un saluto e un ringraziamento...In particolare al mio angelo custode che non si stanca mai di darmi una mano...Aksanti sana, mons. Kapitula.
A presto. p. Silvano

entrare nel blog...come presentarsi da S. Pietro !

Poco fa mi ha telefonato p.Silvano da Milano. Ancora in Italia affannato dietro mille impegni e tante, troppe persone che lo vogliono tra loro.
Sta facendo le prove per entrare nel BLOG e per gestire - finalmente come vorrebbe lui - queste pagine. Però non c'è riuscito; per un attimo si e impappinato, come uno scolaretto o come un'anima giunta un po' troppo in fretta di fronte a San Pietro.
Per fortuna che c'è l'Angelo Custode...anzi un diavoletto che - come leggete ora - sta facendo le prove al posto del "padre".
Prova che funziona. Forza Silvano scrivi tu stesso come vuoi.
Però ragazzi anche voi che leggete dovete superare questo complesso di timidezza. Cosa ci vuole a scrivere due righe, un saluto, un ricordo, una osservazione.
Se fossi io Silvano da oggi risponderei solo via BLOG, prendendo l'esempio dal cardinale Sean!
Ora posso scrivere (in diretta telefonica!) che c'è riuscito. Deo gratias!

venerdì 10 novembre 2006

Cappuccini - Dehoniani 1- 0

"La fede puo' essere diffusa in modo nuovo attraverso l'uso di Internet e della televisione, e' dunque necessario che la Chiesa si butti senza incertezze nel mondo delle comunicazioni e delle innovazioni tecnologiche in questo campo." E' quanto afferma il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, nel messaggio inviato il 10 ottobre scorso al presidente del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, mons. John Patrick Foley, in occasione del Congresso mondiale delle televisioni cattoliche chesi è svolto a Madrid.

Questa foto da me scattata questa mattina, all'interno della Basilica di Loreto, mostra un frate che occupa utilmente i tempi di attesa, lavorando con un portatile. Un esempio da lodare senz'altro che dovrebbe mettere un po' di sano fuoco informatico anche addosso al nostro Padre Silvano ed ai suoi confratelli di Mambasa (non appena sarà ripristinato il collegamento satellitare, ora interrotto per gli effetti di un fulmine). Al momento quindi i Padri Cappuccini segnano un punto netto a loro vantaggio. Forza Dehoniani, forza Mambasa!

mercoledì 8 novembre 2006

9 novembre...di tanti anni fa


Eccolo a cavallo di questo povero asinello; sembra un giovanottto il nostro Padre Silvano .
Eppure di primavere ne ha viste già molte e tante altre lo attendono. Dove? Ovviamente sempre in Africa, alla Missione di Mambasa che lo aspetta, di rientro, fra pochi giorni .
Silvano Ruaro è nato il 9 novembre, non importa di che anno, ma per chi non lo conosce potremmo dire che sarebbe, da tempo, in regola con la pensione. I programmi della sua vita ce li illustrerà lui stesso non appena avrà preso dimestichezza con questa diavoleria del BLOG.
Per oggi soltanto un mare di auguri, di ogni bene. Da parte di tutti gli amici, da quelli di Senigallia, a tutti gli italiani, ai moltissimi congolesi che lo conoscono da oltre trent'anni.
Heri ya siku ya kuzaliwa tunakuombea maisha marefu.

martedì 7 novembre 2006

padre Nerio: finalmente anche lui!


Padre Nerio Broccardo è a Mambasa. In questi mesi lavora come sempre alla missione senza la compagnia di padre Silvano Ruaro. Silvano partirà dall'Italia, per tornare in Africa, il 17 novembre prossimo (con una breve sosta a Bruxelles).

Con questa foto ricordiamo l'ultima visita di padre Nerio qui nelle Marche (2002) quando ci recammo a Loreto. Eccolo sulla piazza del Santuario, di fronte alla famosa Fontana della Madonna (1604-14). Sullo sfondo il Palazzo Apostolico, ideato dal Bramante all'inizio del '500.
Peccato che in questi giorni da Mambasa non possano vedere il blog e comunicare con noi tutti. L'impianto satellitare è stato danneggiato di recente da un fulmine ed i nuovi apparati, subito forniti dalla SIGNIS, sono in attesa di essere recapitati alla lontana missione.

lunedì 6 novembre 2006

auguri a Padre Martin

KISANGANI: il Centro SIMAMA

Il Centro Simama è situato a Kisangani (700.000 abi­tanti), ad una distanza di 2000 km nord-ovest dalla ca­pitale della Repubblica De­mocratica del Congo Kin­shasa.
E stato fondato da p. Martin Konings. Nel 1982 p. Martin è stato colpito da un virus tropicale. Da quell’an­no egli si muove su una se­dia a rotelle. Questa espe­rienza lo ha aiutato a capi­re la vita difficile degli han­dicappati congolesi. Si è chiesto: “Come aiutare que­ste persone a vivere una vi­ta normale?”.
Partendo da questa rifles­sione, ha fondato il Centro Simama che continua a diri­gere con un comitato ad hoc. Alla festa del 5. Cuore, p. Martin ha celebrato il suo 50° di ordinazione sacerdo­tale e il ventennio del Cen­tro. Questi, perfettamente funzionante, offre molti ser­vizi alle persone handicap­pate (falegnameria, calzole­ria, taglio e cucito, informa­tica, ambulatorio medico, ecc.). Ora sono in corso nuo­ve costruzioni. Nulla riesce a fermare l’infaticabile p. Martin!

(dal bollettino dei missionari dehoniani di Genova)

domenica 5 novembre 2006

Dall'archivio del 2003


Pubblico questa pagina del bollettino dei Dehoniani che riporta la lettera della rappresentante della "missione ONU" (MONUC) in Congo. Mi sembra una testimonianza importante per la storia degli uomini e delle iniziative in questo angolo dell'Africa.

Tanti piccoli tasselli in attesa che questo "blog" diventi, come molti sperano, una sorta di bacheca per comunicare con Padre Silvano. Così anche potrebbe essere per tutti coloro che vivono ed operano a Mambasa e per Mambasa.

sabato 4 novembre 2006

dal DARFUR un amico scrive a P. Silvano

N’Djamena, domenica 8 ottobre 2006
Cari amici, care amiche,

C’E IL VUOTO ATTORNO
Un amico che lavora abitualmente con foto da satelliti, mi ha scritto” ti consiglio di non andare in quella località perché proprio non c’è niente, c’è il vuoto attorno, ho rintracciato i campi rifugiati, ma non vedo nemmeno le strade”. Le strade ci sono e credo che in stagione secca gli spazi dove passare sono molti; certamente è ben difficile dall’alto distinguere un uadi, ( fiume, ruscello) da una strada, si tratta in ogni caso di sabbia, di solito una strada è più dritta di un uadi, ma infine…
Siamo al confine del Sudan, Iriba, una base, Tinè è un villaggio di confine, il confine è una piega nel terreno di tre quattro metri, sabbia di qui, sabbia di là, case in fango di qui, case in fango di là, medesimo popolo, medesima lingua, medesimi usi e costumi e si ricomincia ad urtarsi a contendersi questi spazi vuoti che promettono petrolio.

ATTIVITA
MSF si occupa di tutta la parte medica di 40.000 rifugiati sudanesi, che vivono in tende, ricevono dall’HCR il cibo, l’acqua, la legna per cuocere ( grosso problema) e sono li ormai da 3-4 anni. In Ciad sono circa 200.000 in tutto.
Nel clima secco non ci sono grossi problemi sanitari, la malnutrizione degli arrivati è sotto controllo, ci sono problemi di depressioni, di crisi familiari, di rottura di schemi ancestrali di vita a cui si cerca di far fronte anche con un servizio psicologico; personalmente sono piuttosto scettico su una assistenza importata in culture diverse, in contesti diversi e conflittuali, ma mi assicurano che soprattutto le donne si stanno aprendo ed hanno voglia di parlare dei loro problemi. C’è una palestinese nella nostra equipe e lei assicura che va bene, che si stanno sbloccando ed emergono i traumatismi di chi ha lasciato casa, villaggio, beni, parenti, abitudini.
L’attività sanitaria in aumento è quella legata alle gravidanze; le donne partorivano da sole nelle tende, gestendosi la gravidanza in gelosa autonomia ed ora invece aumentano quelle che fin dall’inizio della gravidanza, si fanno seguire e vengono a partorire in un centro in materiali semi-durabile ( tetto da rifare). E una popolazione femminile obbligata a seguire certe pratiche tradizionali riguardanti gli organi genitali femminili, penetrare in questo mondo, in queste abitudini, suscitare un minimo di fiducia, richiede tatto e fatica
Una giovane e determinata levatrice fiamminga, ci mostrava con affettuoso orgoglio la foto di un bambino che alla nascita pesava solo 900 grammi, la mamma aveva perso i primi tre figli ed ora si gode finalmente questo quarto che ha cancellato la sua vergogna di non mettere al mondo figli sani; fare ciò in pieno deserto, sotto delle tende, è un risultato assoluto,

Oltre ai rifugiati siamo impegnati in un ospedale di cui si sta ingrandendo la chirurgia; è l’unica chirurgia nel raggio di duecento chilometri è già servita per ferite da guerra e servirà ancora, meglio prepararsi. Inoltre con un finanziamento dell’HCR è cominciata la costruzione di un dispensario per la cittadina, con maternità, vaccinazioni ecc.
Quando in un territorio sperduto nel mondo arrivano dei rifugiati, questi ultimi infine ricevono una assistenza migliore delle popolazioni fra i cui piedi si installano; per cui a fianco di strutture minimali dei campi rifugiati coesiste il vuoto di assistenza medica agli autoctoni. E quello che si sta cercando di rimediare.

Dall’altra parte de paese a 1500 chilometri di distanza, a quattro ore dalla capitale verso Sud, c’è un’altra base con una grossa e capillare attività nei villaggi per la malaria, un ospedale con chirurgia e pediatria ed è possibile che si prenda in carico qualche altro servizio dell’ospedale:
Ultimamente hanno formato più di 90 agenti per la malaria scegliendoli fra le persone che hanno un minimo di studi, seguendo una guida terapeutica, fanno una serie di domande, fanno alcuni controlli, medici pressione, occhi, gola, per delimitare il loro campo d’intervento alla sola malaria, poi fanno un semplice e specifico esame del sangue che se positivo, li autorizza a somministrare le cure per la sola malaria.
A Sud siamo nelle paludi perenni e viste le concrete situazioni dove la malaria è la malattia dominante, dove è in concreto impossibile coprire il territorio con degli infermieri, con delle strutture sanitarie, questa soluzione mi sembra una concreta via d’uscita che però suscita titubanze da parte delle autorità sanitarie locali, molto formali e precise nelle riunioni, ma poco reattive sul terreno.
Anche qui abbiamo una chirurgia è una delle poche in un largo raggio, ed è strategica, nel senso che è conveniente e molto opportuno, avere un’equipe sul terreno in attività, oltre alle preziosissime attività ordinarie è gia pronta per qualche extra.
In capitale, tutte le strutture sanitarie messe insieme, sono a misura di accogliere la straordinaria cifra di sessanta feriti di guerra

FOCOLAI DI COLERA
In più, di tutto ciò in questo periodo ci sono due gruppi, tre vetture, un medico, tre infermieri, logisti, tende, cloro, letti, che corrono qua e là per tamponare i focolai di colera; tre o quattro villaggi attorno alla capitale hanno già avuto qualche centinaio di casi e la paura è che entri in città che in questi giorni è un misto di acquitrini e case. Probabilmente la capitale è costruita su spazi che erano il naturale sfogo del lago che si è ritirato, ma quando piove l’acqua non sa dove andare, tutto è piatto e pieno dei buchi da cui tolgono la terra per costruire rifare le case. Contesto ideale per Colera, malaria ecc.
Accanto a queste condizioni fisiche favorevoli, persistono inoltre comportamenti personali e collettiva, mancanza d’igiene, di latrine in buono stato, l’abitudine di lavare il cadavere senza le opportune precauzioni e convocazione della veglia funebre attorno ad un cadavere ancora infetto che favoriscono il propagarsi del colera.
Mancanza de reattività delle autorità che dovrebbero in questi casi interdire i mercati ed ogni assembramento ed isolare i villaggi con casi di colera; tutto ciò rende la malattia di per sé facilmente battibile, un problema grave da battere sopratutto sul piano del situazione umano ed ambientale.
Nel sottosuolo c’è acqua decente un po’ dappertutto e la moltiplicazione di pompe manuali limiterebbe i rischi di infezioni da acqua inquinata

Questo è il quadro delle attività; ci si aspetta che con la fine delle piogge ci siano movimenti sul terreno, in questi enormi spazi vuoti, il governo è amato solo dalla tribù minoritaria del presidente e tutto il sud del paese, quello popolato, e con un po’ di vita economica, compreso il petrolio, é per ora escluso dal potere. Di tutto ciò se ne parlerà sicuramente nei prossimi mesi.

I PUNTI CARDINALI
Quando arrivo in un paese in una casa cerco le stelle per capire dove é il Nord, qui è bastato guardare in che direzione pregano i nostri guardiani o dipendenti per capire dove è l’Est; scrivo mentre ci sono le reazioni del mondo mussulmano alla frase del Papa, il Ciad è un paese a maggioranza musulmano con 25% di cristiani verso il Sud ma qui in capitale la maggioranza delle donne sono più o meno velate anche le cristiane portano abiti che ben coprono la persona. Nonostante il caldo si vedono donne con le spalle scoperte solo nei pochi ristoranti e qualcuna, in cattedrale cattolica.
La gente prega, gli uomini pregano pubblicamene, e la preghiera è accettata, vissuta in faccia a tutti, gli autisti non hanno nessun rispetto umano a dirti che è l’ora della preghiera.
Il mio omologo, uomo anziano ed esperimentato, presidente della federazione femminile di pallavolo, al Venerdì viene con il suo abito lungo ed io so che a mezzogiorno lui deve lasciare, ed andare a pregare, manda i figli alla scuola cattolica è disponibile in orario e fuori orario ma ha dei punti fermi.
Dicono che anche qui aumentano le donne completamente velate di nero, si vedono solo gli occhi; in città si possono trovare alcolici, ma non ci sono maiali, più si va ad est e a Nord la presenza musulmana diventa esclusiva.

I FRANCESI, I MIRAGE
C’è una grossa presenza di militari francesi, di mattino talvolta mi sveglio al passaggio di due Mirages che decollano dal vicino aeroporto. Anche all’est, al limite del deserto c’è una grossa base, con carri blindati, aerei Jaguar che volano tutti giorni e sorvegliano il territorio; di certo questo classico governo africano, con ben pochi segni di democrazia, dove le lotte di potere si giocano ancora fra pochi personaggi, talvolta della stessa famiglia allargata che si odiano a vicenda.
C’è un intreccio di gruppi ribelli, etnie, da cui è ben difficile trovare una sintesi di azione o strategia e meno che meno di idea politica; sullo sfondo il Sudan, il Darfour, il petrolio ciadiano e quello del Sudan, la Cina, gli USA ed il fatto certo che in Darfour il Sudan il governo centrale vuole fare piazza pulita di ogni ribellione; l’ovest del Sudan è abitato dalla medesima etnia del Presidente del Ciad e del limitrofo territorio ciadiano.
Hanno cominciato a sparare, per prudenza abbiamo escluso un itinerario dai nostri tragitti e le vetture si spostano a due a due. Io di solito sono in capitale, che è l’obiettivo finale d’ogni ribellione, per ora non c’è nulla, siamo vicini all’aeroporto, alla gendarmeria, posti di possibile uscita ma sicuri obiettivi d’ogni ribellione. Inschialla, sia come Dio vuole.

IL VILLAGGIO IN TERRA, Buona volontà, incomprensioni, e mancanze di rispetto
Sono andato a vedere il lavoro di un agente per la lotta contro la malaria; avrete certamente visto delle foto con quei recinti rotondi in terra dentro i quali c’è una casa grande del capo famiglia e torno, torno le case di terra, paglia, con tetto a cono, delle varie mogli, al centro il recinto per gli animali, qualche mucca, un asino, qualche capra. In quest’ambiente da cartolina standard di una certa Africa un giovane ha una sua capanna, un tavolino, una sedia, una gran cassa metallica con quel che serve e riceve i malati; in un mese n’aveva esaminati 94 di cui 85 positivi alla malaria e 75 guariti da lui dalla malaria. Se il sistema, un po’ cinese di altri tempi, ma efficace, resiste sarebbe un gran risultato.
La bell’infermiera ci ha trascinato, ed ha quasi imposto all’infermiere locale di visitare i Capo del Villaggio.
Ho cercato di tergiversare, ma lei è partita diretta inanellando una serie di disattenzioni.
La visita ad un Capo si richiede in anticipo, occorre un messaggero che va a chiedere, prima di presentarsi alla porta del recinto, si attende fuori, una volta avuto il permesso, si entra, prende la parola per primo chi ha già chiesto l’incontro, poi parla il Capo che accetta di incontrarti e ti autorizza a parlare, poi di solito il più vecchio dei visitatori, non donna, presenta i saluti di chi lo accompagna e spiega chi sono i visitatori, qual è il loro ruolo e poi cede la parola a qualcuno che entra finalmente nella ragione della visita.
La bell’infermiera in testa al gruppo è entrata nel recinto, si è piazzata davanti alla capanna del Capo che si è fatto ben attendere, ha monopolizzato il discorso, il Capo rispondeva a monosillabi che diventavano una frase nella traduzione del buon agente della malaria locale che cercava di salvare la situazione.
La bell’infermiera in pantaloni e maglietta MSF ben incollati al corpo, efficiente, piena di dedizione e generosità nel suo lavoro, nella sua “missione di 6 mesi”, era contenta di aver sollecitato il sostegno del Capo e di avergli fatto notare certe piccole inadempienze…ma a mio avviso ha ottenuto l’effetto contrario.
E difficile fare bene il bene, gli aspetti culturali possono rendere inefficaci, tutte le buone volontà e occorre sempre ricordarsi che si è in Casa d’Altri



SOLDI PER LA GUERRA SI, PER LA SANITA E LA SCUOLA NO
Qualche giorno scrivevo “ci si aspetta che con la fine delle piogge ci si aspetta movimenti sul terreno” e puntualmente sono arrivati. In un’imboscata il governo che voleva sloggiare una formazione ribelle, ha perso un centinaio di persone e un quaranta fuori strada, ( unmilione e mezzo di dollari) ed ha grosse difficoltà ad impegnare al fronte i suoi militari.
In questi giorni proprio à Tiné due nostre vetture sono state fermate, passeggeri a terra, tirato nelle gomme di una vettura, rubato tutto quello che si poteva rubare e partiti con l’altra vettura. Nei giorni seguenti altre due ONG hanno vissuto la medesima vicenda. Le vetture servono per la guerra, oppure rimpiazzano i dromedari di banditi di strada che continuano il loro mestiere di sempre.
Il territorio non è sotto controllo; governo e ribelli, ( ma chi rappresenta chi ?) trovano soldi per armarsi in fuori strada ed armi, ma per la malaria ed il colera e le mille stupide malattie di base non ci sono soldi, ed occorre occuparsene da fuori.
Non è facile stare calmi in faccia alle inerzie ed alla mancanza di mezzi dello Stato, del Ministero della Sanità mentre si vedono scontri, transitano convogli militari, e sulla testa pattugliano per ore ed ore dei caccia militari francesi.

“IN OGNI MODO QUANDO SALVI QUALCUNO SEI CONTENTO”
In faccia a questi dilemmi, mi consolano i resoconti delle attività, centomila contatti per la malaria, i parti nei campi rifugiati, gli interventi chirurgici dove non c’erano in assoluto ecc.
La casa dove vivo in città è una casa di passaggio, tutti i giorni bisogna fare i conti di chi mangerà e chi dormirà, ed ascolto chi passa qualche giorno e racconta e mostra foto e dice “ in ogni modo quando salvi qualcuno sei contento” oppure “proprio non credevamo di farcela con Alima”.
Mi stupisce come infermieri e medici parlino, non di un malato ma di Fatima, di Mahammat, di Moustapha, ecc, non parlano di casi, ma di qualcuno ed allora anche il mio lavoro di coordinazione, un po’ dietro le quinte e più arido, prende senso.

Sono ormai due mesi che sono qui e sono passati in velocità, buon segno, è una missione un po’ strana basta sapere che in capitale abbiamo tre famiglie che totalizzano 10 figli.
E’ sempre un piacere ed un dono di cui ringrazio Dio, gustare certe serate di scambi e constatare che c’è uno spazio d’umanità comune fra culture, abitudini, origini diverse. In una base ci sono due congolesi, due camerunesi, una spagnola-palestinese, due belgi, una francese. In casa “mia” ci sarà un italiano, una francese, una canadese, un fiammingo ed infine si lavora e si vive insieme.

La mia è una condizione di diaspora
“ né per regione, né per lingua, né per costumi, sono da distinguere dagli altri uomini, infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo, che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale” così “ la lettera a Diogneto”descrive i cristiani; ad un certo punto però aggiunge due tre note, tipo dividono “ tutto ma non il letto cioè le donne, non soffocano i bambini, cioè non abortiscono, il loro modo di vita è paradossale ecc.”
Vivere, affinare, consolidare la mia identità e appartenenza ad una Chiesa precisa e ben delimitata e allo stesso tempo stare dentro questo mondo, questa gente diversa con cui condivido lavoro, casa, ed anche tempo libero è una sfida continua di discernimento fra ciò che appartiene al nocciolo e ciò che è transitorio.
La mia E-mail : hodi@ libero.it ; funziona ho un numero di telefono di servizio, sempre aperto 00235 639 42 70, qui c’è l’ora solare italiana, cioè da fine ottobre a marzo la stessa ora che in Italia, d’estate siamo un ora indietro. Anche il mio telefono italiano 333 7283443 è aperto alla sera, tutto ciò vale per quando sono in capitale. Un grande saluto ed un ricordo nella preghiera

Renato

mercoledì 1 novembre 2006

ricordando Don Enzo


Con la visita di Padre Silvano dei giorni scorsi a Senigallia abbiamo avuto occasione di incontrare anche diversi amici (non molti purtroppo!) che nei tempi passati erano in stretta relazione con Don Enzo Formiconi.

Questa immagine appare tra le altre, "storiche", del DVD proiettato per l'incontro del 27 ottobre scorso. Una rara immagine in veste bianca, mentre a Nduye eravamo abituati a vederlo in borghese, nell'assiduo impegno di insegnante.

Ci sembra che possa far piacere a quanti lo hanno conosciuto e ne ricordano volentieri la figura, le opere e la profonda fede.

Chissà mai che qualcuno dei nostri lettori metta un commento? Che preannunci magari un prossimo scritto per il libro che vorremmo fare a ricordo della vita di Don Enzo.

martedì 31 ottobre 2006

E' pronto il DVD


Grazie al "lavoro di famiglia" è pronto il DVD con le foto attuali della Missione di Mambasa e con alcune immagine storiche di Nduye.

Lo abbiamo proiettato la sera del 27 scorso all'incontro di Senigallia.

Da adesso chi volesse avere una copia non ha che spedire una mail a gianluigi.mazzufferi@tin.it .

Potrebbe essere uno strumento utile per ricordare persone e luoghi, ma anche da mostrare agli amici. In questo caso non dimenticate di raccogliere un contributo per aiutare le iniziative in corso.

Come sempre educazione e scuola sono al primo posto nell'agenda del nostro Padre Silvano.

domenica 29 ottobre 2006

Accumoli

P.Silvano e Francesco non si vedevano da 45 anni!

L'occasione per incontrarsi è venuta ieri con un blitz oltre l'ultima propaggine delle Marche, tra i Monti Sibillini e quelli della Laga. Accumoli è un paesino meraviglioso di poco più di 600 anime, in provincia di Rieti. Siamo stati a pranzo a pochi chilometri di distanza, ad Amatrice, con Francesco e sua moglie Patrizia. Abbiamo discusso di tanti argomenti con fervore.
Abbiamo ritirato poi del materiale per le scuole di Mambasa, frutto dell'impegno di un gruppo locale, animato da Francesco e da alcuni volenterosi che da persone dedite all'insegnamento ed all'educazione intendono fornire un aiuto prioritario alla scuola "B. Longo" ed alle attività connnesse. Un primo passo per una futura e più intensa collaborazione.

venerdì 27 ottobre 2006

L'incontro con gli amici di Senigallia



L'incontro con gli amici di Senigallia si è svolto questo pomeriggio presso il Teatro della Parrocchia del Portone. Al termine Padre Silvano ha celebrato la S. Messa nella chiesa di S. Maria delle Neve. Noi tutti ringraziamo don Peppe per la calorosa accoglienza.

Gli intervenuti hanno posto varie domande all'amico missionario, dopo aver visionato il DVD con le immagini attuali delle Missione di Mambasa, precedute da una piccola raccolta di fotografie storiche. Erano gli anni '70 quando a Nduye c'erano P. Noacco, P. Silvano, Don Enzo e Gianluigi.

Il DVD è disponile per quanti ne faranno richiesta scrivendoci direttamente o chiedendolo anche con un semplice commento a questa notizia.

Sono stati raccolti diversi contributi per la scuola in particolare e per la prossima realizzazione del convitto che ospiterà le studentesse.

un amico all'ospedale


Quest'oggi siamo stati anche all'ospedale di Senigallia per visitare Francesco Bozzi (Cecco) ancora degente, ma oramai prossimo alle dimissioni.

A Cecco,Presidente degli "Aviatori Senigalliesi", gli auguri di una buona convalescenza, finalmente a casa sua (e con il suo computer).

Gianluigi

Al Cavallo...



Sono qui a Senigallia e sto aspettando l'incontro di questa sera.

Sono ai primi passi del blog...Mi sembra di essere come Nicola Scaloni...Riuscirò a imparare? Speriamo.

Silvano

lunedì 9 ottobre 2006

Silvano a Senigallia

Cari amici,

come anticipato ad alcuni tra voi il 27 ottobre prossimo avremo qui a Senigallia Padre Silvano Ruaro, missionario dehoniano in Congo, dapprima a Nduye, e da molto tempo a Mambasa, nella grande foresta dell’Ituri.

Nell’intento di proseguire con le iniziative che abbiamo seguito tutti, seppur in maniera differente, dal lontano 1971, stiamo organizzando un incontro pomeridiano per parlare con lui e per ascoltare quanto ci racconta.
Vorremmo farlo – ricordando sempre la testimonianza di Don Enzo.
Con l’occasione vorremmo raccogliere, come di consueto nelle varie maniere con cui ognuno si sente di contribuire, anche qualche fondo per le iniziative della missione. Queste proseguono, fioriscono e si rinnovano, malgrado le sempre presenti difficoltà e le ricorrenti situazioni di crisi.

Abbiamo pensato di organizzare secondo la scaletta sottostante l’incontro. Saremo ospitati il pomeriggio di venerdì 27 ottobre dalla Parrocchia del Portone di Senigallia nella sala della Biblioteca, accanto al Teatro (grazie Don Peppe!).
Ore 16.30, ritrovo dei partecipanti per due chiacchiere con Padre Silvano;
Ore 17.00, proiezione di un DVD con immagini dell’attività missionaria, della scuola, delle persone
a seguire: chiacchierata di Padre Silvano per illustrare i risultati ed i progetti.
per chi potrà fermarsi: ore 19.00, S. Messa nella Chiesa Parrocchiale.

Se avete bisogno di sentirmi prima scrivete alla seguente mail gianluigi.mazzufferi@tin.it.
Un saluto a tutti ed arrivederci

domenica 8 ottobre 2006

Come aiutarci: le modalità per i versamenti

1) CREDITO BERGAMASCO – Agenzia n. 81 Viale Monza, 343 20126 MILANO

Indirizzo SWIFT: CREBIT21081

b) Codice IBAN:

b.1 Per bonifici in € (Euro):

IT 26 D 03336 01601 000000005011

b.2 Per bonifici in USD (dollari USA):

IT 37 H 03336 01601 USD508143007

c) Intestazione del conto bancario:

Provincia Italiana Settentrionale dei Sacerdoti del S. Cuore



2) Conto Corrente Postale: N° 15103203
Intestato: Sacerdoti del Sacro Cuore – Via Andolfato 1 – 20126 Milano



L'importante è indicare sempre e chiaramente la causale. Ad esempio potrebbe essere "Per P. Silvano-Mambasa e Nduye". Inoltre specificare sempre chiaramente nome e recapiti dell'offerente. Ciò per consentire poi almeno un cenno di ricevuta.

Ovviamente è sempre utile comunicare quanto fatto "in tempo reale" a padre Silvano, scrivendo alla seguente mail:

silvano.ruaro@yahoo.com


Progetti

Presto qui una presentazione dei progetti futuri della Missione.

In corso d'opera


Oggi



Se P. Silvano fosse a Mambasa questa mattina avrebbe dato il saluto ai ragazzi, come sempre, prima dell'entrata a scuola.


Ecco, in una immagine di pochi mesi fa, "il direttore" che parla ai giovani.

Nduye


Padre Longo



Un missionario dal cuore generoso il p. Ber­nardo Longo. Molto travagliato il suo cammi­no, prima di giungere nel cuore dell’Africa nera, meta dei suoi sogni giovanili.
Penultimo di una nidiata di dieci tra fratelli e sorelle, a 13 anni bussa alla porta del seminario di Padova, ma due anni dopo deve interrompere per malattia. A 17 anni tenta alla Scuola Apo­stolica di Albino (Bergamo), ma anche qui la salute non regge e deve tornare in famiglia. Intanto gli anni passano e il 5 maggio 1927, all’età di 20 anni, deve presentarsi a Verona per il servizio militare.
Ma neppure in caserma la salute gli dà tre­gua... Però quanto maggiori sono le difficoltà, tanto più cresce e si irrobustisce il suo ideale: andare missionario nel cuore dell’Africa.
E’ordinato sacerdote nel 1936. Due anni dopo lo troviamo missionario nella regione dell’Alto Zaire, in piena foresta equatoriale.
Destinato alla missione di Wamba, dopo alcuni anni passati ad Avakubi, inizia un’opera di lenta e paziente evangelizzazione nella zona compre­sa tra i fiumi Nepoko, Ituri ed Epulu, da lui stesso definita “patria dei Walesse, dei Pigmei e degli elefanti”. A partire dal 1950, sua resi­denza abituale è il villaggio di Nduye, che di­venterà la sua missione, il suo amore, il suo martirio.
Poco dotato per gli studi, era invece un vulcano di idee e di iniziative sul piano concreto della promozione umana e dell’evangelizzazione. Non alta tecnologia, ma iniziative concrete, alla portata della gente: come coltivare le banane o il caffè; come lavorare il legno e costruire una capanna; come smontare e rimontare i pezzi di un motore; e... nella scuola femminile gestita dalle Suore Comboniane, come lavorare di taglio e di cucito; come gestire un dispensario, ecc.
La sua è un’attività caratterizzata da un la­voro incessante e vita di preghiera profonda.
E’sempre vissuto “povero e con i poveri”.
Nel 1951, scrive un suo grande amico di Bellinzona l’ing. Alfredo Nodari, trovai p. Longo che alloggiava in una misera capanna di fango e di paglia. Di fango e di paglia erano anche la chiesa, la scuola e l’officina, insiste Nodari; ma in questo ambiente così povero viveva un uomo dal cuore grande.
Ciò che più sorprende in lui era la sua capa­cità di farsi tutto a tutti. Nella sua missione, attesta lo scrittore americano Turnbull anche lui di passaggio a Nduye negli anni ‘50, era impos­sibile dire chi fosse cristiano e chi no. Mussulmani, pagani e cristiani, ugualmente stretti insieme, lavoravano per una comune opera d’amore. E il giorno dell’Ascensione, anche una schiera di pigmei vennero dalla foresta, danzan­do fin dentro la chiesa, per fare le loro offerte, pieni d’amore e di gratitudine verso padre Longo, per l’affetto che aveva sempre dimostrato loro in tutti quegli anni.
Tutto ciò che era o faceva, tutto era per i suoi neri, walesse e pigmei, per la loro promozione umana, civile e spirituale.
A questo aveva dedicato l’intera sua vita. A questo soltanto egli mirava con quella miriade di iniziative che caratterizzarono l’intera sua presenza in terra d’Africa.
E quando, nel vortice di una bufera che tutto travolse, si sentì raggiunto da una iniqua sen­tenza, a una suora che gli chiedeva quale mes­saggio desiderasse far giungere ai fratelli: “Dite loro” rispose “che questa è la fine più bella per un missionario”.
Non una bara, ma solo la talare e il suo rosario l’hanno accompagnato nella tomba. Sopra è stata posta una croce, che riassume ad un tempo la sua fede, la sua vita, la sua speranza di eternità.
Un giorno le campane di Nduye diffonderan­no ancora i loro squilli gioiosi. Walesse e Pigmei verranno forse a cercarlo in lacrime...
Ma l’angelo della risurrezione dirà loro: “Non piangete. E’nella casa del Padre. Vi ha solo preceduti. Un giorno lo rivedrete…”
A.T.

Testo tratto da:
Andrea Tessarollo, “BERNARDO LONGO, missionario e martire della carità”, Edizioni Proposta Cristiana” Milano, 1997

Clickando sul link che segue:
http://scaloni.it/popinga/podpress_trac/web/919/0/padre-longo-e-la-sua-opera.pdf avrete a disposizione un volumetto, opera di Padre Silvano Ruaro.
Lo pubblichiamo in occasione del centenario della nascita di p. Bernardo Longo, il 25 agosto 2007.

Dov'è Mambasa

Dov'e' Mambasa


Mambasa sulle mappe di Google

Chi siamo

Il nostro blog (http://mambasa.blogspot.com) è un mezzo di comunicazione fra amici, familiari, simpatizzanti. Non penso attiri gente che è al di fuori di questa cerchia. Ma se per caso qualche navigatore si imbattesse in questo sito, non vorremmo lasciarlo perplesso o disorientato.

Piccola storia

Questo blog è nato per la volontà tenace del dott. Gianluigi Mazzufferi di Senigallia, che colpito dal mal d’Africa in occasione del suo volontariato nella missione di Nduye dal 1971 al 1973, è sempre rimasto affezionato a questa missione e a quanti ci lavorano e vuole farla conoscere, aiutarla, con i mezzi che la tecnologia moderna mette a disposizione.

Come ho appena detto, il dott. Gianluigi, geometra, radioamatore, pilota di alianti e di piccoli aerei, laureato in Science Naturali e Biologia, è venuto a Nduye nel 1971 assieme a un altro cittadino di Senigallia, il dott. Don Enzo Formiconi, anche costui con l’impegno di aiutare la missione soprattutto nel campo dell’insegnamento.

A Nduye c’erano due scuole: una scuola professionale di meccanica (eredità della scuola artigianale fondata dal padre Bernardo Longo) e una scuola magistrale, affidata alle Suore Comboniane.

I nostri due, a quei tempi giovani e forti, hanno lavorato intensamente, con passione, e competenza. Le due scuole hanno messo delle radici solide e hanno preso un orientamento giusto e deciso. Tornati in Italia hanno continuato a sostenere, dalle retrovie, il lavoro che i loro amici e colleghi continuavano laggiù.

Istituto Bernardo Longo - Mambasa

Nel 1987 la scuola di Nduye è stata trasferita a Mambasa (che si trova nel Nord-Est della Repubblica Democratica del Congo) e a dirigerla, nel 1989, è stato chiamato padre Silvano Ruaro che era già direttore della scuola di Nduye ai tempi di don Enzo e del dott. Gianluigi.

In ricordo del padre Longo e come segno della continuità la scuola ha preso il suo nome: Istituto Bernardo Longo. L’amicizia e la collaborazione fra i “3” (don Enzo, dott. Gianluigi, p. Silvano) è ripresa e con essa una nuova ondata di entusiasmo. Don Enzo, ormai pensionato, è ritornato in Africa a Mambasa per aiutare il padre Silvano nella scuola. Lo accompagnava nel suo viaggio...il dott. Gianluigi che purtroppo non poteva fermarsi per gli impegni familiari e...politici!

Don Enzo è ritornato in Italia nel 1993 dopo aver dato, per tre anni, un contributo serio e impegnato alla nascita del giovane Istituto. I ragazzi, ormai grandi, lo ricordano ancora... La scuola, da piccolo arbusto, è diventata una grande albero.

Oggi:
abbiamo cominciato l’anno scolastico 2007-2007 con 620 alunni suddivisi nelle varie sezioni:
Scuola media
Scuola professionale di Taglio e cucito
Scuola professionale di Falegnameria
Scuola professionale di Meccanica-auto
Istituto Tecnico di Meccanica generale
Liceo Scientifico
Liceo Magistrale

Finora i risultati scolastici sono incoraggianti. Quest’anno abbiamo presentato all’Esame di Stato (Maturità) 10 alunni. Sono stati tutti promossi. Cosa eccezionale se si pensa che la media nazionale è di 30 promossi su 100 candidati. E anche i finalisti delle varie scuole professionale hanno ottenuto il Brevetto di Attitudine Professionale. Ma la scuola non è l’unico “nostro” impegno.

Parrocchia

Missione cattolica di Mambasa. E’ questo il nostro biglietto da visita. Siamo un gruppo di persone, sacerdoti, suore e laici che hanno come scopo di proporre il Vangelo di Gesù Cristo, come Buona Notizia di salvezza. Lo facciamo evidentemente con la predicazione, con la catechesi, con la visita dei cristiani nei vari villaggi, ma lo facciamo anche con iniziative di promozione umana: la scuola, lo sviluppo agricolo,... la cura degli ammalati nei vari dispensari, l’attenzione ai vari bisogni della popolazione.
Abbiamo in programma la costruzione di pozzi, la creazione di cooperative di allevamento e la costruzione di un piccolo ospedale ben attrezzato.

L’équipe

In questo momento, “l’équipe” è composta da due sacerdoti italiani: padre Dino Ruaro e padre Silvano Ruaro e da due sacerdoti Congolesi: padre Jean Paul Amuli e padre Gauthier Buyidi. Tutti facciamo parte della famiglia religiosa dei Sacerdoti del Sacro Cuore (Dehoniani).

Abbiamo con noi 7 suore congolesi della Congregazione delle “Petites Soeurs de la Présentation”. Si occupano della catechesi, dei poveri, dell’insegnamento nelle scuole elementari e nell’Istituto Bernardo Longo. Una è responsabile della scuola di Taglio e Cucito.

Sarei ingiusto e... incompleto se non dicessi nulla dei laici. Sono una folla: professori, catechisti, operai che collaborano con noi per questa impresa “appassionante”... Posso affermare che tutti insieme formiamo una grande famiglia, aperta, impegnata, fiduciosa.

Abbiamo vissuto momenti difficili: guerre, saccheggi, esodo. Abbiamo ricominciato con speranza e tenacia. Vorremmo essere segno di speranza in un ambiente sfiduciato e senza prospettive. Ci riusciremo? E’ il nostro impegno!
Ad ogni modo state certi: ce la metteremo tutta!