sabato 4 novembre 2006

dal DARFUR un amico scrive a P. Silvano

N’Djamena, domenica 8 ottobre 2006
Cari amici, care amiche,

C’E IL VUOTO ATTORNO
Un amico che lavora abitualmente con foto da satelliti, mi ha scritto” ti consiglio di non andare in quella località perché proprio non c’è niente, c’è il vuoto attorno, ho rintracciato i campi rifugiati, ma non vedo nemmeno le strade”. Le strade ci sono e credo che in stagione secca gli spazi dove passare sono molti; certamente è ben difficile dall’alto distinguere un uadi, ( fiume, ruscello) da una strada, si tratta in ogni caso di sabbia, di solito una strada è più dritta di un uadi, ma infine…
Siamo al confine del Sudan, Iriba, una base, Tinè è un villaggio di confine, il confine è una piega nel terreno di tre quattro metri, sabbia di qui, sabbia di là, case in fango di qui, case in fango di là, medesimo popolo, medesima lingua, medesimi usi e costumi e si ricomincia ad urtarsi a contendersi questi spazi vuoti che promettono petrolio.

ATTIVITA
MSF si occupa di tutta la parte medica di 40.000 rifugiati sudanesi, che vivono in tende, ricevono dall’HCR il cibo, l’acqua, la legna per cuocere ( grosso problema) e sono li ormai da 3-4 anni. In Ciad sono circa 200.000 in tutto.
Nel clima secco non ci sono grossi problemi sanitari, la malnutrizione degli arrivati è sotto controllo, ci sono problemi di depressioni, di crisi familiari, di rottura di schemi ancestrali di vita a cui si cerca di far fronte anche con un servizio psicologico; personalmente sono piuttosto scettico su una assistenza importata in culture diverse, in contesti diversi e conflittuali, ma mi assicurano che soprattutto le donne si stanno aprendo ed hanno voglia di parlare dei loro problemi. C’è una palestinese nella nostra equipe e lei assicura che va bene, che si stanno sbloccando ed emergono i traumatismi di chi ha lasciato casa, villaggio, beni, parenti, abitudini.
L’attività sanitaria in aumento è quella legata alle gravidanze; le donne partorivano da sole nelle tende, gestendosi la gravidanza in gelosa autonomia ed ora invece aumentano quelle che fin dall’inizio della gravidanza, si fanno seguire e vengono a partorire in un centro in materiali semi-durabile ( tetto da rifare). E una popolazione femminile obbligata a seguire certe pratiche tradizionali riguardanti gli organi genitali femminili, penetrare in questo mondo, in queste abitudini, suscitare un minimo di fiducia, richiede tatto e fatica
Una giovane e determinata levatrice fiamminga, ci mostrava con affettuoso orgoglio la foto di un bambino che alla nascita pesava solo 900 grammi, la mamma aveva perso i primi tre figli ed ora si gode finalmente questo quarto che ha cancellato la sua vergogna di non mettere al mondo figli sani; fare ciò in pieno deserto, sotto delle tende, è un risultato assoluto,

Oltre ai rifugiati siamo impegnati in un ospedale di cui si sta ingrandendo la chirurgia; è l’unica chirurgia nel raggio di duecento chilometri è già servita per ferite da guerra e servirà ancora, meglio prepararsi. Inoltre con un finanziamento dell’HCR è cominciata la costruzione di un dispensario per la cittadina, con maternità, vaccinazioni ecc.
Quando in un territorio sperduto nel mondo arrivano dei rifugiati, questi ultimi infine ricevono una assistenza migliore delle popolazioni fra i cui piedi si installano; per cui a fianco di strutture minimali dei campi rifugiati coesiste il vuoto di assistenza medica agli autoctoni. E quello che si sta cercando di rimediare.

Dall’altra parte de paese a 1500 chilometri di distanza, a quattro ore dalla capitale verso Sud, c’è un’altra base con una grossa e capillare attività nei villaggi per la malaria, un ospedale con chirurgia e pediatria ed è possibile che si prenda in carico qualche altro servizio dell’ospedale:
Ultimamente hanno formato più di 90 agenti per la malaria scegliendoli fra le persone che hanno un minimo di studi, seguendo una guida terapeutica, fanno una serie di domande, fanno alcuni controlli, medici pressione, occhi, gola, per delimitare il loro campo d’intervento alla sola malaria, poi fanno un semplice e specifico esame del sangue che se positivo, li autorizza a somministrare le cure per la sola malaria.
A Sud siamo nelle paludi perenni e viste le concrete situazioni dove la malaria è la malattia dominante, dove è in concreto impossibile coprire il territorio con degli infermieri, con delle strutture sanitarie, questa soluzione mi sembra una concreta via d’uscita che però suscita titubanze da parte delle autorità sanitarie locali, molto formali e precise nelle riunioni, ma poco reattive sul terreno.
Anche qui abbiamo una chirurgia è una delle poche in un largo raggio, ed è strategica, nel senso che è conveniente e molto opportuno, avere un’equipe sul terreno in attività, oltre alle preziosissime attività ordinarie è gia pronta per qualche extra.
In capitale, tutte le strutture sanitarie messe insieme, sono a misura di accogliere la straordinaria cifra di sessanta feriti di guerra

FOCOLAI DI COLERA
In più, di tutto ciò in questo periodo ci sono due gruppi, tre vetture, un medico, tre infermieri, logisti, tende, cloro, letti, che corrono qua e là per tamponare i focolai di colera; tre o quattro villaggi attorno alla capitale hanno già avuto qualche centinaio di casi e la paura è che entri in città che in questi giorni è un misto di acquitrini e case. Probabilmente la capitale è costruita su spazi che erano il naturale sfogo del lago che si è ritirato, ma quando piove l’acqua non sa dove andare, tutto è piatto e pieno dei buchi da cui tolgono la terra per costruire rifare le case. Contesto ideale per Colera, malaria ecc.
Accanto a queste condizioni fisiche favorevoli, persistono inoltre comportamenti personali e collettiva, mancanza d’igiene, di latrine in buono stato, l’abitudine di lavare il cadavere senza le opportune precauzioni e convocazione della veglia funebre attorno ad un cadavere ancora infetto che favoriscono il propagarsi del colera.
Mancanza de reattività delle autorità che dovrebbero in questi casi interdire i mercati ed ogni assembramento ed isolare i villaggi con casi di colera; tutto ciò rende la malattia di per sé facilmente battibile, un problema grave da battere sopratutto sul piano del situazione umano ed ambientale.
Nel sottosuolo c’è acqua decente un po’ dappertutto e la moltiplicazione di pompe manuali limiterebbe i rischi di infezioni da acqua inquinata

Questo è il quadro delle attività; ci si aspetta che con la fine delle piogge ci siano movimenti sul terreno, in questi enormi spazi vuoti, il governo è amato solo dalla tribù minoritaria del presidente e tutto il sud del paese, quello popolato, e con un po’ di vita economica, compreso il petrolio, é per ora escluso dal potere. Di tutto ciò se ne parlerà sicuramente nei prossimi mesi.

I PUNTI CARDINALI
Quando arrivo in un paese in una casa cerco le stelle per capire dove é il Nord, qui è bastato guardare in che direzione pregano i nostri guardiani o dipendenti per capire dove è l’Est; scrivo mentre ci sono le reazioni del mondo mussulmano alla frase del Papa, il Ciad è un paese a maggioranza musulmano con 25% di cristiani verso il Sud ma qui in capitale la maggioranza delle donne sono più o meno velate anche le cristiane portano abiti che ben coprono la persona. Nonostante il caldo si vedono donne con le spalle scoperte solo nei pochi ristoranti e qualcuna, in cattedrale cattolica.
La gente prega, gli uomini pregano pubblicamene, e la preghiera è accettata, vissuta in faccia a tutti, gli autisti non hanno nessun rispetto umano a dirti che è l’ora della preghiera.
Il mio omologo, uomo anziano ed esperimentato, presidente della federazione femminile di pallavolo, al Venerdì viene con il suo abito lungo ed io so che a mezzogiorno lui deve lasciare, ed andare a pregare, manda i figli alla scuola cattolica è disponibile in orario e fuori orario ma ha dei punti fermi.
Dicono che anche qui aumentano le donne completamente velate di nero, si vedono solo gli occhi; in città si possono trovare alcolici, ma non ci sono maiali, più si va ad est e a Nord la presenza musulmana diventa esclusiva.

I FRANCESI, I MIRAGE
C’è una grossa presenza di militari francesi, di mattino talvolta mi sveglio al passaggio di due Mirages che decollano dal vicino aeroporto. Anche all’est, al limite del deserto c’è una grossa base, con carri blindati, aerei Jaguar che volano tutti giorni e sorvegliano il territorio; di certo questo classico governo africano, con ben pochi segni di democrazia, dove le lotte di potere si giocano ancora fra pochi personaggi, talvolta della stessa famiglia allargata che si odiano a vicenda.
C’è un intreccio di gruppi ribelli, etnie, da cui è ben difficile trovare una sintesi di azione o strategia e meno che meno di idea politica; sullo sfondo il Sudan, il Darfour, il petrolio ciadiano e quello del Sudan, la Cina, gli USA ed il fatto certo che in Darfour il Sudan il governo centrale vuole fare piazza pulita di ogni ribellione; l’ovest del Sudan è abitato dalla medesima etnia del Presidente del Ciad e del limitrofo territorio ciadiano.
Hanno cominciato a sparare, per prudenza abbiamo escluso un itinerario dai nostri tragitti e le vetture si spostano a due a due. Io di solito sono in capitale, che è l’obiettivo finale d’ogni ribellione, per ora non c’è nulla, siamo vicini all’aeroporto, alla gendarmeria, posti di possibile uscita ma sicuri obiettivi d’ogni ribellione. Inschialla, sia come Dio vuole.

IL VILLAGGIO IN TERRA, Buona volontà, incomprensioni, e mancanze di rispetto
Sono andato a vedere il lavoro di un agente per la lotta contro la malaria; avrete certamente visto delle foto con quei recinti rotondi in terra dentro i quali c’è una casa grande del capo famiglia e torno, torno le case di terra, paglia, con tetto a cono, delle varie mogli, al centro il recinto per gli animali, qualche mucca, un asino, qualche capra. In quest’ambiente da cartolina standard di una certa Africa un giovane ha una sua capanna, un tavolino, una sedia, una gran cassa metallica con quel che serve e riceve i malati; in un mese n’aveva esaminati 94 di cui 85 positivi alla malaria e 75 guariti da lui dalla malaria. Se il sistema, un po’ cinese di altri tempi, ma efficace, resiste sarebbe un gran risultato.
La bell’infermiera ci ha trascinato, ed ha quasi imposto all’infermiere locale di visitare i Capo del Villaggio.
Ho cercato di tergiversare, ma lei è partita diretta inanellando una serie di disattenzioni.
La visita ad un Capo si richiede in anticipo, occorre un messaggero che va a chiedere, prima di presentarsi alla porta del recinto, si attende fuori, una volta avuto il permesso, si entra, prende la parola per primo chi ha già chiesto l’incontro, poi parla il Capo che accetta di incontrarti e ti autorizza a parlare, poi di solito il più vecchio dei visitatori, non donna, presenta i saluti di chi lo accompagna e spiega chi sono i visitatori, qual è il loro ruolo e poi cede la parola a qualcuno che entra finalmente nella ragione della visita.
La bell’infermiera in testa al gruppo è entrata nel recinto, si è piazzata davanti alla capanna del Capo che si è fatto ben attendere, ha monopolizzato il discorso, il Capo rispondeva a monosillabi che diventavano una frase nella traduzione del buon agente della malaria locale che cercava di salvare la situazione.
La bell’infermiera in pantaloni e maglietta MSF ben incollati al corpo, efficiente, piena di dedizione e generosità nel suo lavoro, nella sua “missione di 6 mesi”, era contenta di aver sollecitato il sostegno del Capo e di avergli fatto notare certe piccole inadempienze…ma a mio avviso ha ottenuto l’effetto contrario.
E difficile fare bene il bene, gli aspetti culturali possono rendere inefficaci, tutte le buone volontà e occorre sempre ricordarsi che si è in Casa d’Altri



SOLDI PER LA GUERRA SI, PER LA SANITA E LA SCUOLA NO
Qualche giorno scrivevo “ci si aspetta che con la fine delle piogge ci si aspetta movimenti sul terreno” e puntualmente sono arrivati. In un’imboscata il governo che voleva sloggiare una formazione ribelle, ha perso un centinaio di persone e un quaranta fuori strada, ( unmilione e mezzo di dollari) ed ha grosse difficoltà ad impegnare al fronte i suoi militari.
In questi giorni proprio à Tiné due nostre vetture sono state fermate, passeggeri a terra, tirato nelle gomme di una vettura, rubato tutto quello che si poteva rubare e partiti con l’altra vettura. Nei giorni seguenti altre due ONG hanno vissuto la medesima vicenda. Le vetture servono per la guerra, oppure rimpiazzano i dromedari di banditi di strada che continuano il loro mestiere di sempre.
Il territorio non è sotto controllo; governo e ribelli, ( ma chi rappresenta chi ?) trovano soldi per armarsi in fuori strada ed armi, ma per la malaria ed il colera e le mille stupide malattie di base non ci sono soldi, ed occorre occuparsene da fuori.
Non è facile stare calmi in faccia alle inerzie ed alla mancanza di mezzi dello Stato, del Ministero della Sanità mentre si vedono scontri, transitano convogli militari, e sulla testa pattugliano per ore ed ore dei caccia militari francesi.

“IN OGNI MODO QUANDO SALVI QUALCUNO SEI CONTENTO”
In faccia a questi dilemmi, mi consolano i resoconti delle attività, centomila contatti per la malaria, i parti nei campi rifugiati, gli interventi chirurgici dove non c’erano in assoluto ecc.
La casa dove vivo in città è una casa di passaggio, tutti i giorni bisogna fare i conti di chi mangerà e chi dormirà, ed ascolto chi passa qualche giorno e racconta e mostra foto e dice “ in ogni modo quando salvi qualcuno sei contento” oppure “proprio non credevamo di farcela con Alima”.
Mi stupisce come infermieri e medici parlino, non di un malato ma di Fatima, di Mahammat, di Moustapha, ecc, non parlano di casi, ma di qualcuno ed allora anche il mio lavoro di coordinazione, un po’ dietro le quinte e più arido, prende senso.

Sono ormai due mesi che sono qui e sono passati in velocità, buon segno, è una missione un po’ strana basta sapere che in capitale abbiamo tre famiglie che totalizzano 10 figli.
E’ sempre un piacere ed un dono di cui ringrazio Dio, gustare certe serate di scambi e constatare che c’è uno spazio d’umanità comune fra culture, abitudini, origini diverse. In una base ci sono due congolesi, due camerunesi, una spagnola-palestinese, due belgi, una francese. In casa “mia” ci sarà un italiano, una francese, una canadese, un fiammingo ed infine si lavora e si vive insieme.

La mia è una condizione di diaspora
“ né per regione, né per lingua, né per costumi, sono da distinguere dagli altri uomini, infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo, che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale” così “ la lettera a Diogneto”descrive i cristiani; ad un certo punto però aggiunge due tre note, tipo dividono “ tutto ma non il letto cioè le donne, non soffocano i bambini, cioè non abortiscono, il loro modo di vita è paradossale ecc.”
Vivere, affinare, consolidare la mia identità e appartenenza ad una Chiesa precisa e ben delimitata e allo stesso tempo stare dentro questo mondo, questa gente diversa con cui condivido lavoro, casa, ed anche tempo libero è una sfida continua di discernimento fra ciò che appartiene al nocciolo e ciò che è transitorio.
La mia E-mail : hodi@ libero.it ; funziona ho un numero di telefono di servizio, sempre aperto 00235 639 42 70, qui c’è l’ora solare italiana, cioè da fine ottobre a marzo la stessa ora che in Italia, d’estate siamo un ora indietro. Anche il mio telefono italiano 333 7283443 è aperto alla sera, tutto ciò vale per quando sono in capitale. Un grande saluto ed un ricordo nella preghiera

Renato

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