sabato 31 gennaio 2009

Studiare in Congo


La situazione dei giovani studenti congolesi si inquadra nella situazione generale del Paese. Vista la latitanza dello Stato nei diversi settori (sanità, infrastnitture, comunicazioni, istruzione) si è instaurato ormai da anni un sistema che funziona senza di lui. Un po' dappertutto vige la legge del cosidetto "articolo 15": arrangiarsi!

In particolare il settore insegnamento, nonostante le ripetute promesse, è dimenticato e non gode di nessuna attenzione. Moltissimi insegnanti non sono pagati e quelli che lo sono, hanno salari che variano dai 40 ai 60 $ al mese. Assistiamo a dei bràcci di ferro fra insegnanti e governo e fra insegnanti e genitori. L'esito è già scontato in partenza. Lo spauracchio dello sciopero e della chiusura delle scuole è sempre di attualità. Ma lo Stato resta insensibile, per cui ci si rassegna e, bene o male, le scuole continuano. I genitori pur di non vedere i loro figli girovagare oziosi tutta la giornata promettono un piccolo contributo mensile (di solito l'equivalente di un dollaro) per poter aiutare gli insegnanti. Questa promessa, col passare dei giorni, perde di concretezza e di efficacia.

Non è neppure raro il caso di effettiva insolvibilità da parte dei genitori. Per cui invece di salario si dovrebbe parlare di elemosina per quei coraggiosi insegnanti che nonostante tutto continuano a fare atto di presenza.

Le poche scuole che danno una istruzione valida sono quelle private e quelle gestite da confessioni religiose, in particolare cattoliche e protestanti. Non c'è quindi da stupirsi se moltissimi ragazzi e giovani abbandonano la scuola e se il livello di istruzione raggiunto dagli alunni alla fine degli studi è molto basso. Meno del 40% dei candidati agli esami di Stato ottiene il diploma di maturità alla fine della scuola media superiore.

Le difficoltà a proseguire gli studi universitari sono ancora più grandi. Il fattore economico è un ostacolo per molti insuperabile. Il viaggio per raggiungere l'università è già un'avventura. Carenza di strade, distanze enormi, mancanza di mezzi di comunicazione sicuri ed efficienti, il costo proibitivo del biglietto aereo. Non esiste una rete di trasposto stradale, ferroviaria e fluviale. Per cui ci si affida alle rare e poco confortevoli occasioni di qualche camion che trasporta mercé o legname. Altri, più coraggiosi compiono distanze di oltre 1000 km in bicicletta.

Le iscrizioni e le varie tasse annuali raggiungono i 300 $. Non mancano poi delle spese impreviste e qualche volta fantasiose a cui gli studenti non possono sottrarsi. Anche i professori universitari non sono pagati o lo sono in maniera irrisoria, per cui attingono al misero salvadanaio degli studenti, che devono poi comperarsi le dispense, pagare lo stage e arrangiarsi per il vitto e alloggio. I rarissimi pensionati universitari sono in uno stato di abbandono totale e sovrappopolati. Uno studente che ottiene un posto nel pensionato accoglie altri 4 o 5 studenti sotto la sua protezione. Sono i "maquisards" o clandestini. Vivono in condizioni igieniche disastrose e spesso in uno stato di semipromiscuità. Non ci sono mense universitarie. Gli ospiti di una stanza mettono insieme i loro piccoli averi e decidono come gestirli: cosa comperare e chi, a turno, deve preparare il cibo. La maggior parte degli studenti mangia una volta al giorno.
Data la mancanza di una rete postale e di un sistema bancario diffuso, anche la comunicazione coi genitori è un grosso handicap. Chiedere e ricevere soldi dai genitori è un'impresa. Adesso cominciano, almeno nelle città, a funzionare delle agenzie di trasferimento di denaro. Ma il mezzo più comune e sicuro sono le missioni cattoliche. I genitori depositano i soldi per il loro figlio che studia in città, alla missione del posto. Il missionario, tramite telefono, radiotrasmittente o internet informa un suo confratello che abita in città del versamento fatto a favore del tal studente che passerà a ritirare la somma.

E' un disturbo abbastanza noioso e non privo di...incidenti, ma che accettiamo volentieri per aiutare questi studenti che altrimenti non saprebbero veramente a che santo rivolgersi.

Queste difficoltà sono comuni a tutti gli studenti delle facoltà delle varie città. Nel caso degli studenti di Kinshasa queste difficoltà sono maggiori: per la grande distanza, data la sua collocazione geografica eccessivamente decentrata; per trovare un posto nei pensionati; per il lungo percorso quotidiano fino ali' università; per procurarsi il cibo in una città di circa 10 milioni di abitanti.

Vien spontaneo chiedersi: come può studiare un giovane universitario in queste condizioni? Con quale bagaglio umano, scientifico affronterà la sua vita professionale? Purtroppo i mali non vengono da soli: anche i professori, mal pagati, vengono facilmente corrotti e l'alunno cerca di sopperire alle proprie lacune scientifiche con "sussidi pecuniari". Spesso sono i professori stessi che propongono ed esigono questo compenso.

Probabilmente il lettore troverà questo quadro molto oscuro. Invece è molto obiettivo, anzi sono stati tralasciati aspetti ancor più negativi e poco dignitosi per la persona umana.


p. Silvano Ruaro scj


NdR Anche questo è un articolo, "rubato" ! Già pubblicato sulla carta stampata, ma non presente sul blog, quindi riservato ai soli fortunati, pochi o molti ?, che ricevono via posta il bollettino. Solo le foto, che sulal carta erano in bianco e nero, da noi sono altre ed a colori.
Vediamo se tra i possibili commentatori c'è qualcuno che ha voglia di dirci dove e quando questo testo è comparso. Grazie.

domenica 25 gennaio 2009

Grazie Albino e Eleonora Martinelli!


Questa volta sono proprio imbarazzato a trovare il titolo per questo messaggio. E allora scelgo la soluzion più semplice: Grazie Albino ed Eleonora!

C'era una volta...ma è vero!

Ho conosciuto il prof. Felice Martinelli nel gennaio del 2006. Aveva finanziato la costruzione di una scuola media per ricordare suo padre, Albino Martinelli, maestro elementare. Il mio progetto si fermava a un semplice edificio. Due aule per le scuole, un ufficio per il direttore e una sala per i professori.

Il giorno dell'inaugurazione, 4 gennaio, il prof. Felice, che era accompagnato dalla nipote dott. Livia, emozionato per la vista di tanti ragazzi, senza esitare un istante mi ha detto che bisognava creare a Mayauno un centro scolastico completo: un liceo! Occorrevano altri due edifici. E così è stato fatto. Adesso il Liceo agroforestale esiste ed è composto da 3 edifici dignitosi.

Nel frattempo il nipote Albino Martinelli è venuto a sapere che lo zio Felice aveva finanziato questa scuola in onore del nonno ed è nato il desiderio da parte sua e mia di conoscerci. L'occasione ci è stata data il 2 novembre scorso. In occasione della Commemorazione dei Defunti, Felice e Livia, che vivono a Milano, hanno l'abitudine di recarsi al paese natale, Chizzola non molto lontano da Rovereto (Tn).

Così, proprio il 2 novembre ho preso la strada del Pasubio e sono sceso a Rovereto dove mi aspettava Felice. Lo spettacolo era stupendo: le montagne, ma soprattutto i colori delle foglie...Solo una foto potrebbe darvi un'idea. Mi sono fermato parecchie volte a contemplare estasiato.

Nella bella casa dei Martinelli l'incontro è stato subito caloroso, facilitato anche dalla presenza di Felice e Livia, dalla cordialità di Albino e Eleonora e dalla vivacità del piccolo Diego. Da notare che Albino e Eleonora producono degli ottimi vini...Logico che durante il pranzo il clima si sia riscaldato un po' e anche le lingue si sono sciolte.
Ho mostrato il solito DVD...e alla fine Albino mi dice: "padre Silvano, le interessa una macchina 4 x 4 Nissan"? Pensavo fosse uno scherzo...Invece era vero! Mi cedeva la sua macchina!

Nel pomeriggio siamo andati al cimitero di Chizzola per la Messa! Guardavo spesso lo foto di Albino Martinelli...e mi sembrava sorridesse! Un bel colpo: scuola e macchina a servizio della formazione dei ragazzi!

...Vengo al finale. Qualche settimana dopo, andavamo a prenderla per portarla a Schio per la revisione e un lavoro di "lifting". Mi hanno aiutato in questo mio cognato Alfredo e suo cognato Rino. Costui ha fatto un lavoro stupendo, unendo competenza, passione e tenacia...: il tutto con amore a gratuità

Ma non posso dimenticare anche tutti gli altri ( meccanici, carrozzieri tapezzieri...) che hanno collaborato gratuitamente! Grazie ancora a tutti voi...

Ecco il risultato. Nessuno crederà che non è nuova...Meglio così!

Questa macchina la useremo soprattutto per andare a visitare le scuole e per rifornirle del materiale didattico necessario!
Così Albino, padre e nonno, sarà ricordato con riconoscenza da noi e da tanti ragazzi e continuerà, attraverso la generosità del figlio e del nipote, quella che è stata la sua professione e la sua passione: l'struzione e la formazione dei giovani.
A tutta la famiglia Martinelli, grazie!
E, lasciatemelo dire: Che Dio vi benedica!


foto 1 :Istituto Albino Martinelli a Mayuano
foto 2: Nissan-Martinelli
Dicono che l'esempio è contagioso: speriamo sia vero!

sabato 24 gennaio 2009

dalle mani di Italo a Padre Silvano

Ecco in questa fotografia il momento della consegna, qui in Italia, del manifesto delle Frecce Tricolori che abbiamo appena visto ora a Mambasa, in Congo.
Qui ci trovavamo nella casa di Italo Rossini, a Senigallia, nel novembre dello scorso anno. Padre Silvano ha ricevuto questo simbolico regalo da portare in Africa, da appendere nella sua stanza, per farlo ammirare ai suoi amici.
Sempre con gli occhi rivolti al cielo, come fa anche oggi Italo Rossini, detto Ciarnin. Lui pilota durante la guerra, più volte decorato, poi in tempo di pace nel ruolo delicato di "fanalino di coda" delle cosiddette "Tigri Bianche", la Pattuglia Acrobatica Nazionale di quel lontano 1956 .
Di Italo, uomo mite e generoso, personaggio di grande modestia altro ha già detto padre Silvano, nel post precedente.
Quanto alla sua amicizia, e di quella della moglie Dina, con le missioni di Nduye e di Mambasa non occorre scrivere, penso sia facile immaginarla
Devo solo aggiungere che il "ragazzo", in perfetta forma, è classe 1920, quindi ad oggi conta 88 anni compiuti.

venerdì 23 gennaio 2009

Le frecce tricolori...a Mambasa



Avevo promesso a un carissimo amico, Italo Rossini di Senigallia, di portare la foto delle frecce tricolori a Mambasa. Cosa fatta!

E' nelle mani dei nostri due "eroi" nazionali: Shabani e Mosé, ormai famosi per essere stati immortalati nel DVD, assieme al Mupe!

Mi sembra un accostamento indovinato.

Nella loro vita maneggeranno tante frecce, rapide, micidiali.
Certo, queste, tricolori, sono un'altra cosa, vero Italo! :"Mamma, se io non volo, muoio!" - così diceva Italo a sua mamma, durante la guerra 39-45!
Chiedete a lui quanti anni ha. Se ve lo dico io non ci crederete
Grazie Italo e grazie anche alla tua gentile signora! e al nostro "amico comune" Gianluigi!

martedì 20 gennaio 2009

Suor Raffaella a Mungbere


La paroisse de Mungbere est une des paroisses du Diocèse de Wamba dans la province Orientale, District du Haut-Uele en République Démocratique du Congo. Cette Paroisse comprend 6 secteurs composé chacun de 5-6 chappelles.
Mungbere est également le terminus du chemin de fer Bumba-Isiro-Mungbere construit en 1948 depuis l'époque coloniale. Ce chemin de fer est non fonctionnel actuellement. Mungbere est au carrefour de cinq routes (Dungu, Isiro, Wamba, Watsa et Mambasa). Pour le moment présent tous ces axes routiers sont impraticables.
La paroisse de Mungbere est appuyée par les missionaires comboniens (Pères en 1968 et Soeurs 1952 d'abord à Nduye et autres missions). La mission soutient plusieurs oeuvres sociales pour aider la population dans différents domaines (santé, Ecole, diverses formations...). Au niveau des famille, L’économie se repose principalement sur l’agriculture et cela ne suffit pas à couvrir les besoins élémentaires de la famille. La scolarisation des enfants est alors pénible et douteuse. La population n'a pas de personne qui l'encadre pour essayer d'améliorer la situation précaire. Et la population se trouve indisposer et parfois décourager.
Munbgere est un milieux à prédominance catholique, viennent ensuite les protestants. Les musulmans ne représentent pratiquement rien.
Dans les lignes qui suivent, nous voulons mettre au jour une des oeuvres sociale réaliser par la communauté des soeurs comboniennes de Mungbere. Il s'agit du Foyer social dont la directrice est la Soeur Raffaella Falcone. Soeur Raffaella est de nationalité Italienne. Elle est née à Caserta et elle venait de fêter son cinquantenaire de la vie religieuse en 2007. Elle est courageuse et aime aider les mamans à apprendre un peu la broderie, la couture et la cuisine.
Au début, le foyer de Mungbere a été créer dans le but de former les filles jeunes en coupe-couture et en broderie. Mais cette vision a été changer compte tenu de la situation des mamans. Nous avons constaté que la situation précaire au sein de la famille est également conséquence de niveau bas des mamans. La communauté a pensé d'organiser quelque chose pour les mamans et les fille-mères.
Nous ne tenons pas compte des confessions religieuses. Pour nous une maman est une maman et subit les mêmes effets. L'idéal est de leur donner une rudiment de notion de Coupe-couture, de la broderie et de la bonne cuisine pour une durée de deux ans de formation continuent avec une fréquence de deux fois par semaine pendant deux heures.
Pour rendre plus agréable la formation, nous completons la formation par quelques notions sur la santé des enfants, la santé de la femme, le planning familial. Le groupe actuel comprend 25 mamans, deux formatrices et une secrétaire-caissière.

N.d.R. Sr. Raffaella Falcone, comboniana, che tanti anni fa era con noi a Nduye, ora si trova a Mungbere, poco più a Nord di Nduye.
Ringrazio chi ha scritto il testo e fatto le fotografie; mettiamo sul blog quanto ricevuto per illustrare l'attività nel foyer social.

domenica 18 gennaio 2009

A.VO.MI : Nostalgia? o gioioso ricordo?


Domenica, 18 gennaio,
ore 12,20.

Ho appena terminato la celebrazione della Santa Messa al Santuario Anwarite. La missione è silenziosa. Solo una ventina di ragazzini sul prato antistante, con l'immancabile piccola palla che, di solito, è già già bucata da un pezzo. Ma sono contenti lo stesso.

Aspetto padre Dino che è andato a celebrare la Santa Messa nella chiesa di san Francesco a Manjombo. Tornerà fra poco e alle 13 ci troveremo per il pranzo.
E' il momento dei ricordi, o della nostalgia?
Un po' tutti e due. Ma credo che predomini il senso di gioia di aver incontrato tante persone buone, generose, gioviali.
Oggi sono come inseguito dal ricordo degli amici di Cambiago. A.VO.MI è un gruppo missionario simpaticissimo composto di adulti ( i ragazzi e ragazze dell'oratorio del 1965-65) di uomini e donne di mezza età, e di tanti giovani belli, entusiasti, decisi. Tutti gasati, come dite voi.
Per me è sempre una gioia e una ricarica incontrarli all'oratorio per un simpatico pranzo o nella chiesa di san Giuseppe per condividere preghiere, motivazioni e ascoltare la parola del Signore:
"Quello che avete fatto uno di questi piccoli, di questi poveri...l'avete fatto a me"
Vorrei ringraziare personalmente ciascuno di voi, scrivere tutti i vostri nomi...ma ho paura di non ricordali tutti. Scusatemi...
Ma vi ricordo sempre. Vi ho ricordato anche pochi minuti fa, durante la santa Messa soprattutto quando i fedeli, danzando, cantavano a tutto volume:"Baba wetu: Padre nostro"!

Con gli occhi chiusi, mi sono rivisto nella vostra bellissima chiesa e mi sembrava di vedervi...
Allora posso dire a ciascuno di tutto cuore : "Grazie"! il tuo ricordo mi dà gioia, spinta, coraggio per continuare e...perseverare fino alla fine". E tu: non mollare!!! Ci sono ancora tante belle cose da fare e sappi che sono fiero di farle con te ."

Un saluto anche a don Gianni, a don Patrick, a tutti gli amici e a tutti i Cambiaghesi.
E, buona domenica!

giovedì 15 gennaio 2009

Risposta ad...Alessio

Ieri sono stato a Nduye a visitare le scuole e a parlare con il catechista.
Sono andato con la moto Aprilia, dono dei miei familiari...(grazie, ancora!). A un certo punto ho cercato, invano la macchina fotografica. Un bellissimo e lungo serpente verde chiaro occupava tutta la strada. Evidentemente ci siamo fermati per rispetto...e paura. Ci ha guardati...e poi piano piano è sparito fra le alte canne...Sarebbe stata una bellissima foto. Purtroppo avevo dimenticato la macchina fotografica... Ci saranno altre occasioni.
Ma non ci sono solo serpenti, per fortuna...
Poco fa, aprendo il blog, ho visto un commento di Mons. Antonio Barone...
Lo trascrivo qui perché non vorrei passasse innoservato (ho tolto alla fine una frase...troppo personale...):
Caro Padre Silvano ho letto il tuo diario e soprattutto mi congratulo per la scuola offerta dal gruppo di Albino. Ho constatato che occorrerà completare l'opera, ossia sostituire la scuola provvisoria con gli arredi adeguati.E' qui con me Alessio, divenuto oramai ingegnere, e mi domanda cosa costa una aula?Non so perché ha fatto la domanda, ma vale la pena di dare la risposta.Ti saluto, ti auguro ogni bene perché il tuo lavoro proceda sempre bene. Ciaociaociao Don Antonio.
Risposta per Alessio e per tutte le persone di buona volontà :
Un'aula costa circa 5.000 €.
Ciao a tutti e auguri anticipati a don Antonio! (17 gennaio!)

domenica 11 gennaio 2009

Cosa c'è in comune fra queste due foto?

















Ridiscendiamo sulla terra ferma.

Probabilmente parecchi di voi vivono un momento di euforia per l'articolo di Famiglia Cristiana. Qui nessuno se n'è accorto e forse è meglio così. La vita è fatta al quotidiano. L'ho ripetuto anche oggi a Manyà (si pronuncia Magnà) dove sono andato per celebrare l'Eucaristia in occasione della festa del Battesimo di Gesù. Noi distinguiamo, anche qui, i giorni in "Siku ya Mungu" e "Siku ya kazi" (Giorno di Dio - giorno di lavoro). Sono tutti giorni di Dio!

Dopo la S. Messa sono andato a Mabukulu, a 25 km da Mambasa dove, grazie all'Onlus Amici di Albino (Bg) abbiamo costruito un primo edificio di una scuola per Pigmei. Il primo edificio è finito, e posso dirvi: bene! Mancano porte e finestre e soprattutto i banchi. Gli amici di Albino, durante il mio soggiorno di lavoro in Italia - onestamente, non ho fatto ferie -mi hanno dato un aiuto anche per questo. A giorni completeremo l'opera e i bambini Pigmei entreranno nella loro scuola. Penso, sinceramente che sia la scuola dei Pigmei, la più bella del...mondo!

Ma ci sono solo 4 aule. Ce ne vorrebbero 6 per il momento! E allora cosa si fa? In fretta e furia i genitori hanno costruito, provvisoriamente due aule: 4 + 2 = 6!

Non credo ci sia bisogno di specificare quali aule sono frutto del contributo degli Amici di Albino e quali invece...contributo locale!
Ma per completare l'opera ci vogliono 3 aule e un piccolo ufficio per la direzione. In pratica un altro edificio come quello appena finito!!!

Due amici (marito e moglie) di S.Vittore Olona (Mi) hanno già dato l'offerta per un'aula! Grazie, R&MG! E il resto...?
Ecco cosa hanno in comune le due foto: sono aule della scuola dei Pigmei di Mabukulu: prima e dopo. Vedete che non ci vogliono tante imprese e soprattutto non sono necessarie tangenti per fare qualche cosa di bello anche qui. E, a mio parere, proprio qui in Africa, nella foresta, è necessario fare qualche cosa di bello, di significativo. Penso che i Pigmei entreranno danzando nella scuola e forse si fermeranno anche per...dormire!

PS: se vedete qualche cosa di strano, a destra, nella foto della scuola (quella degna di questo nome), non spaventatevi: è il resto di una grondaia che serviva a raccogliere l'acqua durante la costruzione. La toglieremo presto.

venerdì 9 gennaio 2009

E' lui: padre Silvano



Padre Silvano Ruaro e l'opera di Nduye, nel Congo

IL "MAESTRO DEI PIGMEI"

di Luciano Scalettari da "Famiglia Cristiana" 2/2009

Il caparbio dehoniano è finalmnte riuscito a coronare il suo sogno: una scuola per i bambuti che formi docenti della stessa etnia.

Silvano Ruaro, vicentino, ha 70 anni, ma ne dimostra 10 di meno. Segno che, forse, fare i missionari in Africa, lavorando ogni giorno fra mille difficoltà, in Paesi dove si combattono guerre civili, mantiene giovani. La storia che stiamo per raccontare è lunga appunto 70 anni. Parla di un missionario dehoniano testardo, del suo carismatico predecessore e di un'opera nata dalla cocciutaggine dei due religiosi, ma diventata un vero patrimonio spirituale della Chiesa.
Il 9 novembre 1938, iniziano due storie che alcuni decenni più tardi si incroceranno. La prima è la nascita di padre Ruaro, la seconda l'arrivo in Congo (poi Zaire e oggi Repubblica democratica del Congo) di padre Bernardo Longo, anche lui missionario dehoniano, anche lui innamorato dell'Africa. Le loro vicende s'intersecheranno a Nduye, un piccolo villaggio ai margini della foresta equatoriale, abitato da popolazioni bantu e da molti pigmei (in lingua locale chiamati bambuti). Nduye e la vicina Mambasa si trovano in Congo orientale, non lontano dall'Uganda, poco più a Nord del-l'area dove ora si sta combattendo la guerra, che a Goma oppone l'esercito congolese ai ribelli del generale Nkunda. Mambasa e Nduye fanno parte della stessa regione di Goma, il Nord Kivu, ma al confine con l'Ituri.
Queste due storie missionarie oggi si arricchiscono di un nuovo capitolo: padre Silvano sta per intraprendere l'ennesima avventura pastorale: «Presto mi trasferirò in pianta stabile a Nduye, per avviare il "Progetto pigmei: a scuola di diritti umani". Lo slogan? "Non mandar¬ci cibo. Mandaci a scuola".

In piena foresta
Ruaro ne parla con l'entusiasmo di un adolescente, perché è stato il sogno inseguito fin da quando, giovane prete, osservava l'attività di padre Longo. Anzi, non era ancora ordinato sacerdote, quando chiese di proseguire là l'opera dell'ammirato padre Bernardo.
Nel 1938, padre Longo arriva in Congo e decide quasi da subito che fonderà una missione in questa terra di bantu e di pigmei. Fra mille difficoltà, l'avversione dei colonialisti belgi, i problemi a insediare la missione in piena foresta, le
tensioni per l'insofferenza al dominio dei bianchi, padre Bernardo riesce ad acquistare il terreno, a edificare la missione, a stabilirsi, infine, a Nduye.
Negli anni seguenti, mette in piedi la scuola di artigianato: «Il 23 giugno 1963 è una data storica», spiega padre Silvano. «Negli archivi è conservato il diploma di Syauswa Deogratias, che è ancora oggi il pilastro della missione. È il certificato numero 256. Significa che padre Longo aveva già formato centinaia di artigiani di valore».
Non potevano sapere, allora, né Deogratias, né Longo, che presto sarebbero giunti momenti terribili per la comunità di Nduye. Un anno dopo, nel 1964, dilaga la rivoluzione dei Simba, che prendono di mira i bianchi, compresi i religiosi. Ne verranno uccisi centinaia. Padre Longo viene catturato, ed è proprio Deogratias a dover guidare il camion che conduce il missionario a Mambasa, dove viene ucciso il 3 novembre 1964.
«Appresa la notizia, mi ritirai a pregare», racconta padre Silvano. «Poi, andai dal mio padre spirituale e gli dissi: "Ho chiesto al Signore di poter andare a Nduye e continuare l'opera di Bernardo". Lui mi rispose secco: "Ci vogliono tre Ruaro per fare un padre Longo"».
Padre Silvano dice che aveva ragione. La sua gente, a Nduye, non ne è così convinta. Fatto sta che «la Provvidenza, il 7 febbraio 1970, mi fece arrivare in Zaire. Mi era stato chiesto di riaprire il seminario minore della città di Kisangani, chiuso dal 1964 per la guerra».
L'idea fissa di padre Ruaro è la stessa. Così che, nel giugno del 1971, riesce ad andare missionario a Nduye. Vi rimarrà cinque anni, sviluppando l'attività pastorale, la catechesi, ma soprattutto la scuola. «Nel 1976», spiega, «mi venne imposto di tornare a Kisangani, come economo della diocesi. Obbedii: Deo-gratias mi accompagnò, lo vidi per la prima volta piangere a dirotto».
Padre Silvano, poi, avrà diversi altri incarichi, parroco a Kinshasa (la capitale) e superiore provinciale della comunità dehoniana del Paese, dall'82 all'88. Eppure, il suo destino è in quell'angolo di foresta del Congo: nel 1988, viene mandato nuovamente a Mambasa. Appena l'anno prima i Dehoniani hanno dovuto lasciare la parrocchia di Nduye.
Padre Silvano riprende la sua attività missionaria. È là che vive i momenti più drammatici della recente storia congolese: le guerre durate dal 1996 al 2002. Il missionario condivide con la sua gente la fame, le sofferenze, i soprusi. Assiste impotente alle violenze dei miliziani di uno dei tanti signori della guerra di quegli anni, Jean Pierre Bemba (e riuscirà a far arrivare un rapporto alle Nazioni Unite, che oggi fa parte del dossier che accusa Bemba di crimini contro l'umanità).

Il sostegno della banca
«Però», dice, «il sogno di proseguire l'opera di padre Longo sembrava finito. Invece, una mano invisibile sembra guidare questa storia: nel 2007, il vescovo ci ha chiesto di riprendere la parrocchia di Nduye». La "mano invisibile" ha fatto sì che Claudia Ceniti, del Credito berga¬masco, dopo una visita a Nduye, sia riuscita a convincere la banca a sostenere i progetti di padre Silvano. E, nel contempo, è nata una collaborazione col Cesvi, Ong anch'essa bergamasca.
Risultato? Il progetto che abbiamo nominato sopra, per dare scuole, educa-zione, preparazione professionale al po¬polo dei bambuti, i pigmei di Nduye. «Soprattutto i maestri, insegnanti pigmei per studenti pigmei», dice padre Ruaro, «perché questa gente tanto sfruttata ed emarginata possa crescere, sia nella consapevolezza della propria dignità umana, sia nel tenore di vita, oggi così povero. Un progetto pilota, ancora tutto da sperimentare».
Nel frattempo, è accaduto un fatto insperato, per padre Silvano: il superiore
generale dei Dehoniani, dopo una visita a Mambasa, ha annunciato alla co
munità: «Questa è un'opera troppo bella, che dev'essere nostra e per sempre».
Avviene oggi, 70 anni dopo l'arrivo in Africa di padre Bernardo. E dopo 38 anni di Congo di padre Silvano.

giovedì 8 gennaio 2009

il "maestro dei pigmei": chi sarà?



Guardate con attenzione, con molta attenzione le due immagini e provate a rispondere, scrivendo nei "commenti".

La soluzione a breve, sul prossimo post, ma intanto stileremo una classifica tra i più assidui frequentatori di questo blog.

mercoledì 7 gennaio 2009

Per onestà....


Qualcuno mi ha rimproverato di non aver scelto bene la foto...camuna da contrapporre alla foto di Mambasa. Visto che stasera la connessione è buona (non so quanto terrà!) faccio venia e ne pubblico due!


Un piccolo dettaglio: i tre "cosacchi" :Gius-An-Gior sono semigelati perché a Santicolo, per almeno quindici giorni, il sole lo vedono solo sulle montagne e molto in alto. Pensate che questa foto è stata presa alle 15!

Questo è un dettaglio molto importante da tener presente nel valutare le foto e la realtà...Ed era un segreto che il nostro amico comune-camuno ci aveva sempre tenuto nascosto: mi sembra una circostanza aggravante.


Scherzi a parte:la visione di queste foto...porta un po' di fresco nella mia stanza e nella mia memoria (avevo paura dire:cuore!).




Grazie per aver avuto questa bella occasione. Non solo per contemplare le montagne, ma soprattutto per assistere a una celebrazione eucaristica sentita, partecipata e...calorosa.


Si stava meglio in chiesa che fuori!

Grazie Bicol!

E...in Italia nevica!!!



Sembra un miracolo.
Da alcuni giorni non riuscivo ad aprire il blog. Oggi si è aperto subito. Forse a causa dello scossone di G.M. a proposito del mio articolo sulla guerra in Congo. Grazie, G.! In tempo di secca anche la grandine è buona!

Qui ci vorrebbe un po' di acqua...

Domenica 6 sono andato a Nduye. La strada in certi punti è diventata un canyon. Adesso non piove, quindi è secca, ma i buchi restano e si fanno sempre più profondi.

Per fortuna avevo con me un buon chauffeur, Zaccaria, il quale prima di ogni ostacolo scendeva per verificare quale "traiettoria" prendere. Il pericolo era di lasciare sulle pareti fangose tutta la vernice della macchina. Ce la siamo cavata con un tempo di 3 ore e mezza e (per 60 km) e senza troppi graffi. Ma abbiamo preso una decisione: d'ora in poi andremo solo in moto...Un amico - prima di partire - mi ha detto:" Silvano, ricordati che hai 70 anni!". Credo proprio che dovrò dimenticarmelo...se voglio restare qui.

Come non pensare alla bella giornata del 27 dicembre a Santicolo quando guardavamo le montagne innevate e ci stringevamo dentro i nostri indumenti caldi...?

Invierò presto una foto...

Intanto godetevi questa...presa il 6 gennaio 2009 sulla strada di Nduye, esattamente ad Akokora. Ciao

martedì 6 gennaio 2009

La guerra nell'Est del Congo

Sono stato frequentemente sollecitato, in questi giorni, a dire il mio pensiero sulla situazione attuale nell'Est del Congo. Mentre cercavo di mettere ordine nelle mie idee, all'improvviso ho avuto una illuminazione. "E se dicessi invece cosa ne pensano i vescovi del Congo"?. Ho subito percepito che era la soluzione migliore! Chi più dei vescovi conosce la situazione reale del Congo?
Ecco dunque alcuni passaggi della lettera che hanno scritto recentemente a Kinshasa, il 13 11 2008:
Gravita della situazione.
Noi, arcivescovi e vescovi...riuniti in sessione straordinaria dal 10 al 13 novembre, afflitti e sconvolti dalla tragedia umana nell'est e nel nord-est del Congo, lanciamo un grido di disperazione e di protesta: Malgrado i nostri appelli accorati, la situazione in questa parte del nostro paese non ha fatto che peggiorare. Sta raggiungendo proporzioni insopportabili... E' la nazione intera che piange i suoi figli e non vuole essere consolata perché non ci sono più qui".
Cosa sta succedendo?
Un vero dramma umanitario che somiglia a un genocidio silenzioso nell 'est del Congo avviene sotto gli occhi di tutti. I massacri gratuiti e su grande scala delle popolazioni civili, lo sterminio mirato dei giovani, gli stupri sistematici perpetrati come arma di guerra: di nuovo una crudeltà di eccezionale virulenza si scatena contro le popolazioni locali che non hanno mai chiesto altra cosa che una vita tranquilla e dignitosa nelle loro terre. Chi avrebbe interesse a un simile dramma?
Responsabilità:
1) La cosa più deplorevole è che questi avvenimenti avvengono purtroppo
sotto gli occhi impassibili di coloro che hanno ricevuto il mandato di
mantenere la pace e proteggere la popolazione civile.(leggi: Monuc,
cioè la missione dell'Onu in Congo!).
2) I nostri stessi governanti si dimostrano impotenti di fronte alla portata
della situazione, dando l'impressione di non essere all'altezza delle
sfide della pace, della difesa della popolazione congolese e
dell'integrità del territorio nazionale.
L'intera classe politica non sembra prendere la misura della sua responsabilità di fronte a questo dramma che rischia di ipotecare il futuro della nazione.
Cause:
1) E' evidente che le risorse naturali del Congo alimentano l'avidità di
certe potenze e non sono estranee alla violenza che si impone alla
popolazione. Infatti, tutti i conflitti si sviluppano nei corridoi economici
e attorno ai giacimenti minerari. Come comprendere che i diversi
accordi sono violati senza alcuna pressione efficace per convincere i
firmatari a rispettarli?
2) Inoltre, il piano di "balcanizzazione" che non smettiamo di denunciare
è portato avanti da intermediari. Si ha l'impressione di una grande
complicità che non svela il suo nome. La grandezza del Congo e le sue
numerose ricchezze non devono servire da pretesto per farne una
giungla.
Condanna
Condanniamo con veemenza questa maniera ignobile di considerare la guerra come un mezzo per risolvere i problemi e accedere al potere. L'ordine istituzionale uscito dalle elezioni democratiche del nostro paese deve essere rispettato. Biasimiamo il lassismo con cui la comunità internazionale tratta il problema dell'aggressione di cui è vittima il nostro paese.
Cosa chiediamo:
1)Chiediamo immediatamente la cessazione delle ostilità,
2)D'urgenza facciamo appello alla solidarietà nazionale e internazionale
per un aumento dell'aiuto umanitario a favore di migliaia di uomini,
donne e bambini affollati nei campi.
3) Giustizia: Chiediamo alla comunità internazionale di impegnarsi sinceramente per far rispettare il diritto internazionale. Consideriamo impellente l'invio di una forza di pacificazione e stabilizzazione per ristabilire il nostro paese nei suoi diritti. Tutti vinceranno con un Congo in pace piuttosto che in guerra.
Auspicio:
Possa il Signore, che ha vegliato per ore nel giardino del Getzemani e che ha sentito come se fossero state fatte a lui stesso tutte le sofferenze inflitte e imposte ai membri del suo gregge (Mt 25,31-46), vegliare con noi e sostenerci di fronte al dramma che conosce il nostro paese. Che la Santissima Vergine Maria, Regina della pace, ottenga la pace per la nostra cara patria.

NB1 : I Vescovi del Kivu hanno scritto al primo ministro del Congo, Adolphe Muzito: "Non sarebbe forse opportuno pensare ad un vertice che riunisca gli Stati Uniti, l'Unione Europea e certi paesi del sud-est asiatico affinché regolino i loro problemi circa i loro interessi geo-strategici, economici e anche fondiari che alimentano le tensioni, causa di innumerevoli morti in questa regione e nel Congo "?
NB2: E' stato chiesto a Vital Kamerhe, presidente della Camera dei Deputati del Congo, cosa si attende dal nuovo presidente degli Stati Uniti, Barak Obama. Risposta: "mi auguro che non continui a pensare, come i suoi predecessori, che il Congo è troppo grande, per cui deve essere smembrato ".

Silvano Ruaro scj

NOTA: anche biascicando qualche parolaccia mentre scansionavo il testo e facevo le correzioni sono io G.M. che ho "rubato" , ed ora anche pubblicato, questo articolo a firma di Padre Silvano. E' apparso sull'ultimo numero del bollettino cartaceo "Una sola famiglia - Dehoniani in missione", giunto in questi giorni.
Ecco così che la memoria va a quando un paio di mesi fa Padre Silvano fu impegnato per una mezza giornata: doveva scrivere un articolo!
Se lo avesse pubblicato lui stesso, o ce lo avesse spedito via mail, lo avremmo condiviso subito (o quando voleva lui!). Ciò a beneficio di chi il cartaceo non lo riceve o anche di chi non sa che nemmeno esiste. Il mondo della rete è vasto, sconosciuto e magari anche condiviso da chi nemmeno immaginiamo possa trovare attenzione per i nostri interessi. Quindi un auspicio per la prossima volta. Caro Padre Silvano ed amici tutti che seguite le missioni in Congo: se scrivete qualcosa per un giornale o per un bollettino qualsiasi fateci parte del vostro lavoro ... a meno che l'editore non vi chieda l'esclusiva offrendovi, come dovuto a giornalisti e scrittori, un compenso di centinaia di dollari!

domenica 4 gennaio 2009

Quale è la più bella? b) 2.01.2009: tramonto a Mambasa.




2 Gennaio. In viaggio verso Mambasa, passando per Mangina per salutare Mario Panzeri, che lavora per l’associazione Mondo Giusto di Lecco. Poi lentamente cercando di evitare il maggior numero di buchi ci dirigiamo verso Mambasa. La gente ci riconosce e ci saluta. Man mano che avanziamo , la sorpresa e la gioia della gente si fanno sempre più grandi e chiassose.
Arriviamo alle 18: il tempo per prendere una foto e vedere il sole che tramonta dietro la scuola Bernardo Longo.

Domani l’Italia mi sembrerà tanto lontana…

Quale è la più bella?: a) 27.12.08: Adamello visto da Santicolo.



E’ difficile immaginare uno scenario così diverso.
Da un freddo polare ad un calore equatoriale. Dalle montagne innevate e battute dal vento, alla foresta umida e immobile.
E ancora dell’altro: da una festa – il 50° anniversario dell’Ordinazione di padre Angelo Pedrazzi – alla quotidianità e semplicità della vita africana. Il tutto in sette giorni.


Sabato 27 dicembre: con Giorgio e Giuseppe – due dei G3 – vado a Santicolo, nell’alta Val Camonica per partecipare alla festa di 50° di Ordinazione di padre Angelo. E’ una bella occasione per ammirare il paesaggio superbo delle montagne dell’Adamello e per fare alcune considerazioni sulla preistoria. Infatti quella regione è famosa per i graffiti scolpiti sulla roccia.
La festa è stata molto sentita dalla popolazione di Santicolo e vissuta da padre Angelo senza enfasi; in semplicità e coinvolgendo tutta la sua famiglia, la parrocchia e numerosi sacerdoti della zona.

Domenica 28. – ore 10. Santa Messa al mio paese, Monte Magré di Schio. E’ sempre un momento delicato e non sempre riesco a nascondere l’emozione. Sono passaggi obbligati.
La corale sa che quali sono i miei punti deboli e non fa mai mancare nel suo repertorio questo bel canto: “Semina la pace…” Mi piacerebbe avere il testo ; se qualcuno può mandarmelo…
Nel pomeriggio partenza per Milano per gli ultimi preparativi.

Martedì 30 dicembre. Partenza da Malpensa alle 6,20. Scalo ad Amsterdam e partenza, alle 11, per Entebbe. Viaggio senza emozioni e senza possibilità di fare delle foto, visto che la mia vicina teneva abbassata la tendina del finestrino. Ma dal poco che ho potuto scorgere, sembrava che sotto ci fosse foschia. Ne ho approfittato per leggere e…pregare.

Arrivo a Entebbe con circa 45 minuti di ritardo. Cosa strana: tutti devono passare alla dogana per il controllo dei bagagli. Paura di attentati di fine d’anno? Paura della guerra che si sta combattendo nel Nord del Congo?

Arrivo molto tardi dai Padri Comboniani. Ma trovo il solito buon Samaritano (p.L) che mi aspetta.

31 dicembre – Si sente la crisi anche qui. Di solito, gli abitanti di Kampala lasciano la città per andare a festeggiare l’ultimo dell’anno nei loro villaggi d’origine, e la città resta quasi vuota. Quest’anno la città trabocca di gente e il traffico è caotico. Spostarsi per fare gli acquisti necessari per la missione e le cooperative diventa un problema: a tratti siamo fermi e per diverso tempo. Ma nessuno suona il clacson o si innervosisce: sembra una situazione normale.
Alla sera, a mezzanotte, c’ è un tentativo di fuochi d’artificio: non è un granché,: durano poco e non vanno molto in alto. Mi sembrano svogliati. Nonostante le grida dei ragazzini, in me lasciano un senso di tristezza.

1 gennaio. Kampala-Beni. Viaggio senza problemi. La strada in Uganda è asfaltata e si snoda con un tracciato scorrevole, con lunghi rettilinei e con curve ampie. Questo permette una velocità sostenuta e la possibilità di contemplare il panorama che offre delle visioni superbe, soprattutto verso Fort Portal e in prossimità del monte Ruwenzori.
Gli agenti della frontiera sono più abulici del solito. Un aspetto positivo: molti sono assenti,probabilmente a causa dei festeggiamenti della vigilia. Questo accelera le formalità di passaggio fra le due frontiere.
Arriviamo a Beni la sera, accolti con tanta simpatia dalla Suore Orantes.
Trovo ad accogliermi anche padre Nerio curioso di conoscere le notizie dell’Italia e della sua Juventus.

sabato 3 gennaio 2009

UN DEBITO CHE PENSAVO DI NON PAGARE

Un debito di riconoscenza e di amicizia. Il debito di mettere due righe sul Blog per presentare a tutti voi, amici di Mambasa, gli auguri per l’anno nuovo e i ringraziamenti per la vostra vicinanza e la vostra amicizia. Pensavo proprio di non pagarlo più questo debito, nonostante un evidente disagio interiore. Ma mi sentivo stracco e spompato, dopo gli impegni dei giorni scorsi, e senza nulla da raccontare. Poi, ieri, è venuta la telefonata interlocutoria di Gianluigi ; e questa sera, sul Blog, un altro pungolo, sempre da parte di Gianluigi. Sono uscito per recitare il rosario, passeggiando sul viale che unisce la nostra casa alla chiesa. E li’ mi sono finalmente deciso di fare giusta riparazione.

Scusate il ritardo e l’indolenza.

Per prima cosa, vi posso annunciare che padre Silvano è arrivato :questa sera alle ore 18.00. E’sceso dalla macchina, si è guardato attorno, ha salutato la gente che veniva ad accoglierlo, e ha immerso il suo sguardo nel cielo tersissimo di Mambasa. Felice. E riconoscente a Dio. Ma lascio a lui di presentarvi il suo ritorno a casa. Certamente lo farà presto, con la sua solita passione.


Dunque, Gianluigi, tu vuoi sapere com’è stato il mio primo giorno dell’anno. Certamente, un primo dell’anno un po’ diverso. A casa ero rimasto da solo. La mattinata è stata occupata dalla celebrazione della Messa. I cristiani sono venuti molto numerosi. Personalmente mi aspettavo che gli eccessi di malofu (vino di palma) della vigilia e della notte avrebbero reso inabili un maggior numero di persone. Dopo la Messa sono andato a fare una visita ai malati del nostro dispensario: quasi tutti avevano a che fare con la malaria. Quando è cattiva, c’è da aver paura, perché uccide facilmente. Il pranzo non è stata una cosa molto complicata. In casa ero da solo, per cui avevo pensato di dare una giornata di libertà al nostro Paolo (il cuoco) : nel frigo c’era sufficiente cibo, che rimaneva dal giorno prima. Il pomeriggio l’ho passato in stanza mia. Qualcuno è venuto a presentare gli auguri e a sollecitare la Bonne Année. Mi sono guardato bene dal distribuire soldi (sapendo bene che sarebbero subito annegati nel malofu). Ho preferito offrire qualche maglietta e immaginette di Santa Giuseppina Bakhita. Poi, verso sera, mi sono messo a.......correggere le interrogazioni dei ragazzi dell’Istituto Bernard Longo, che rimanevano nel mio cassetto da più tre settimane….Si’, lo ammetto: ho fatto qualche cosa di stonato. Ma è la verità.

La serata l’ho passata dalle suore. Anche la loro comunità era ridotta ; rimanevano solo in tre : suor Celestina, suor Lisetta e suor Ester, che teneva su la compagnia con la sua chiacchiera allegra. Io ho aggiunto una bottiglietta di whisky che avevo scovato in un cantuccio della mia camera da letto. Al momento di prenderla, avevo avuto un dubbio: è cosa per uomini – dicevo; le suore non la berranno. Ma, una volta mostrata la bottiglia, mi sono accorto subito che mi sbagliavo.


E ora chiudo, augurando a tutti un felice e fecondo anno nuovo. Che il Signore ci accompagni tutti e che ci dia la forza e la gioia di compiere il bene.

Padre Dino.

MOSTRA FOTOGRAFICA A SCHIO

Sarebbe bastato un link, questo
http://www.progettomambasa.it/news_lit_95_301.asp
per aprire dal web la notizia in originale.
Anche qui però è sufficiente andare sopra con il mouse e cliccare. Così leggerete e vedrete quello che i nostri bravi amici stanno facendo e che noi abbiamo riportato nelle righe sottostanti affinché la notizia circoli il più possibile.
Complimenti ed auguri di buon anno di cuore a tutti
.



MAMBASANEWS: MOSTRA FOTOGRAFICA EX LANIFICIO CONTE


Dal 20 dicembre al 6 gennaio tutte le foto delle DONNE e dei BAMBINI di MAMBASA

saranno in mostra presso lo spazio espositivo Ex Lanificio Conte di Schio.

La mostra sarà aperta solo nei Week-end e il 6 gennaio 2009,

dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 19,00.

Puoi contribuire al progetto acquistando le foto, le felpe, le t-shirt, le borse e i calendari.
19/12/2008

giovedì 1 gennaio 2009

il 2008 è terminato. Buon 2009


Ieri sera a Mambasa Padre Dino era solo, soletto!

Oggi P. Silvano dovrebbe essere già in Congo e presto avremo notizie di lui e degli altri che sono andati ad accoglierlo. Appena possibile avremo dalla missione tutti gli aggiornamenti che gli amici, frequentatori del blog ci chiedono.

Come tradizione, di tutto cuore, auguri a tutti per l'anno appena iniziato e per i molti ed impegnativi programmi che attendono i nostri missionari.

Padre Dino forza! Raccontaci quando possibile com'è stato a Mambasa il primo giorno dell'anno.