giovedì 25 marzo 2010

S.O.S : gli alberi muoiono! Cercasi "dendroiatra"!

Gli alberi muoiono…!


Nel mese di agosto del 2008 avevo piantato nel viale che va verso la scuola e la chiesa degli alberi ornamentali che hanno i rami a terrazza, a degli intervalli regolari. Un albero molto “ombroso” e – cosa normale in Africa – sempre verde.

In seguito vi posso dare il nome scientifico.


Ma adesso ho un problema urgente. O meglio, sono gli alberi che chiedono aiuto.

Da qualche settimana alcuni, cinque, danno segni preoccupanti.


Senz’altro un insetto all’interno sta uccidendoli. Ne esce una specie di vischio e l'insetto, svuotando il ramo lo indebolisce e questo si spezza.

Accludo una documentazione fotografica.

C’è fra di voi un “dendroiatra”?

Cosa posso fare?

Oggi è la festa della Annunciazione. Dovrei avere pensieri più religiosi.

Mi consolo pensando che san Giuseppe, a quel tempo promesso sposo a Maria, si occupava di alberi…se è vero che faceva il falegname.


Tutti i suggerimenti saranno ben accetti e nell’ambito del possibile, seguiti.

Sperando che non sia troppo tardi.

Gianluigi, Giando, Luigi (marito della Terry), Amici di "Vivere nel Verde"...se potete, datemi una mano!
Grazie!
***
foto: viale con gli alberi (li avevo protetti dai palloni dei bambini)
vischio che fuorisce dai buchi
ramo spezzato

martedì 23 marzo 2010

Questa è SANTITA' vera: don Giuseppe Scarbolo!

Vi racconto oggi la storia vera di un santo vero anche se non sarà mai canonizzato. E’ una grazia averlo conosciuto, un privilegio averlo avuto come amico e collaboratore.


Don Giuseppe Scarbolo (gennaio 1915 – febbraio 2010), missionario a Mambasa e a Niania!


Se pensi a lui, sei investito da una ventata di aria fresca e respiri a pieni polmoni bontà, innocenza, serenità. Un uomo che è morto a oltre 95 anni, ma che ha conservato un animo e uno sguardo limpido e radioso fino alla fine.


Ripeto: è un privilegio averlo conosciuto!


Eravamo nell’estate del 1973. Lui aveva già 58 anni ed era parroco di una grossa parrocchia della diocesi di Udine. Accogliendo l’invito del suo vescovo e di un altro sacerdote friulano, missionario a Mambasa, don Giacinto Toneatto, era venuto qui per vedere sul posto e prendere una decisione ponderata circa un suo eventuale impegno missionario. Don Giacinto era solo e la parrocchia era agli inizi!


Ricordo molto bene i primi incontri.Venivo da Nduye apposta per stare un po' con lui. Era entusiasta, stupito di tutto, come un bambino felice e pieno di ammirazione per i missionari.

La sua scelta fu immediata. Ma doveva tornare in Italia per convincere parenti e parrocchiani. Evidentemente costoro non erano entusiasti, tutt’altro! Mi chiese di aiutarlo. Trovandomi in Italia nel gennaio del 1974 mi invitò nella sua parrocchia per fare opera di convinzione. Passammo una bellissima giornata assieme ai suoi e ai rappresentanti della parrocchia. Mostrai un filmino della missione di Nduye e cercai di essere convincente soprattutto con le sorelle che si preoccupavano molto della sorte del loro amatissimo fratello. L’incontro fu positivo.

Iniziò così una bella avventura durata 20 anni. Prima a Mambasa e poi a Niania accanto al suo amico-fratello don Giacinto. In seguito li raggiunse un altro sacerdote friulano: don Fabio Varutti!

Scherzosamente li chiamavamo: “ i due diabolici vecchietti” per la loro furbizia, arguzia, il loro saper fare (si completavano meravigliosamente!), per la loro costante intesa. Erano inseparabili.

Don Giuseppe aveva un animo buono: era buono! Sapeva accogliere, mettere a proprio agio.

Spesso, a causa dello stato della strada o per la panne della macchina si arrivava a Niania la sera tardi e spesso anche la notte.

Don Giuseppe si alzava, riaccendeva il gruppo elettrogeno e preparava una buona cena, sorridente e senza mostrare il minimo disappunto! Era felice!


Un cuore grande, umano,delicato.


Riempiva la sua giornata di preghiera, di incontri con la gente, di lavoro manuale. Lavorava con passione nell’orto e sui cantieri : ha ristrutturato la chiesa di Mambasa, costruito la casa dei padri, collaborato con Giacinto alla costruzione della grande chiesa di Niania.

Aveva una attenzione particolare per gli ammalati e i bisognosi.


Tornato in Italia nel 1994, dopo la morte del suo amico don Giacinto, pensava alle missioni e viveva per esse. Era felicissimo che i dehoniani avessero preso e continuassero il lavoro nella “sua prima missione” Mambasa a cui era attacatissimo

Si dedicava a tempo pieno alle confessioni, alla visita agli ammalati e all’accompagnamento di gruppi di preghiera..



Chiedeva spesso notizie della missione e dei suoi ex-collaboratori. E un piccolo gesto da parte nostra, una visita, o anche una semplice chiamata telefonica lo riempiva di gioia e lo stimolava ad aiutarci.



Mi scriveva un giorno: “ Sono felice di vedere il tuo impegno nella formazione dei giovani e vorrei aiutarti in tutti i modi: pensa!, alla mia età, gioco al Totocalcio, alle diverse lotterie, perfino al “gratta e vinci”!

Grazie don Giuseppe! Non rammaricarti di non aver mai vinto. Adesso sono certo che ci aiuterai con la tua intercessione presso il Padre, in compagnia del tuo carissimo amico don Giacinto!

foto: don Giuseppe e (sotto) con p. Nerio Broccardo

domenica 21 marzo 2010

GIORNI FERIALI

Ho ricevuto stamattina (19 marzo) un colpo di telefono di P. Silvano da Kampala:
è arrivato senza troppi problemi nella capitale ugandese. Ha viaggiato con una vettura presa a noleggio a Beni, perché la nostra Land-Cruiser faceva le bizze e rischiava di lasciarlo per strada. Fra qualche ora P. Silvano accoglierà la signora Lilia Longo, nipote di Padre Bernardo Longo, che viene ad ossigenarsi lo spirito presso lo zio. Altre tre suore, dirette alla missione di Niania, viaggiano assieme a lei. Li aspettiamo tutti a Mambasa per domenica sera.


Qui, alla missione, tutto si succede nella normalità, con il ritmo e il tono dei “giorni feriali”. All’Istituto Bernardo Longo si continua a lavorare all’ultimo edificio, del quale don Sergio Scortegagna aveva messo la prima pietra durante scorso mese di gennaio: i carpentieri hanno cominciato oggi i lavori delle cassaforme per colare il cordolo di cemento armato, sopra le finestre. Altri falegnami stanno mettendo porte e finestre al secondo edificio dell’Ospedale Gbado.


Nuovo edificio all’Istituto Bernardo Longo


A proposito di ospedale, vorrei tranquillizzare il nostro amico elettricitista Beppe: stamattina sono andato a vedere i lavori ed ho fatto attenzione alle prese e interruttori da lui istallati. Tutto è in ordine, non ce n’è uno che manchi. Le sentinelle pigmee servono a qualcosa (almeno finora). Prevediamo, per il prossimo mese di aprile, di fare gli impianti idraulici. Accanto all’ospedale, abbiamo ripreso a lavorare alla piccola piantagione di Jatrofa kurkas, che era stata dimenticata per diversi mesi. Il ricordo della convinzione con la quale Giando ci parlava di questa grande possibilità che abbiamo di ottenere un buon idrocarburo, continuava a disturbare lo spirito come un sassolino nelle scarpe. Cosi’ abbiamo deciso di riprendere più seriamente questa iniziativa. Giando, vedi di procurarci una indicazione dettagliata del procedimento da seguire per l’utilizzo della Jatrofa come carburante nei nostri motori.

Oggi è il 19 marzo, festa di San Giuseppe. Stamattina, durante la Messa, abbiamo pregato per tutti i papà delle nostre famiglie: molti di voi lo sono. E abbiamo ricordato in modo particolare per tutti coloro che portano il nome di Giuseppe. Un santo di poche chiacchiere, stando almeno a quello che il Vangelo ci dice di lui. Ma uomo che viveva intensamente in comunione con il suo Dio e che guardava al concreto, ai fatti. L’augurio è che siamo capaci di metterci alla sua scuola.
Auguri carissimi a tutti i Giuseppe.


P. Dino

Piantagione di Jatrofa

venerdì 19 marzo 2010

Oggi è San Giuseppe...Prosdocimi

Così, per fare gli auguri, pubblichiamo il breve sunto di una chiacchierata fatta al telefono. Una micro intervista con il nostro Giuseppe Prosdocimi, colonna laica storica delle missioni di Nduye e Mambasa, nonché cugino di Padre Silvano Ruaro.

Prima di tutto, caro Giuseppe racconta da quando ti occupi delle nostre missioni?

Ho cominciato con Mambasa negli anni ’80, ’81 ed ho preso passione quando P. Silvano è andato a Mambasa nel 1989. Prima avevo impegni di lavoro, ma negli anni successivi sono andato giù quasi ogni anno.

L’ultima volta ho lavorato per l’ospedale in costruzione che è costituito da due padiglioni di 35 metri di lunghezza per 11 di larghezza. L’ospedale avrà due reparti: maternità e pediatria. Quando sono arrivato ho dovuto attendere perché i lavori erano in ritardo. Poi ci hanno dato due stanze dove pensavo di posizionare i quadri comando. Nel tempo restante poi ho finito di fare l’impianto elettrico; dovrò tornare in settembre-ottobre, a seconda di come andranno i lavori, per attaccare le pompe e fare l’impianto dell’acqua.

Giuseppe racconta qualcosa su chi ha lavorato con te?

Sono stato molto contento, ho avuto una grande soddisfazione in quanto tutti muratori hanno lavorato con me (l’impianto è sotto traccia). Avevo poi un ragazzo della missione ed anche molti pigmei. Questi mi hanno dato un sacco di soddisfazioni morali. Devo dire della festa che mi hanno fatto quando ho dato luce all’ospedale e quindi hanno visto le lampade che si accendevano. Una soddisfazione enorme.

Un’altra domanda Giuseppe. Che cosa fai a Schio per preparare questi interventi?

Prima di tutto cerco di avere i finanziamenti in quanto di mio metto solo il lavoro manuale ed i progetti. Comperò quindi il materiale necessario e lo metto nei containers per avere il materiale necessario quando poi andrò a lavorare. Ho molti che si prestano, avendo fiducia in me, e che mi danno i soldi necessari per comperare il materiale.

Ci puoi dire qualche nome?

No, sono ditte e privati, ma è tutta gente che di norma vuol restare anonima. A parte il gruppo missionario di cui faccio parte, è il Gruppo di Ca’ Trenta, con il quale abbiamo formato una ONLUS, che mi offre aiuti notevoli, come ad esempio il finanziamento per il viaggio. Questa sarebbe una spesa notevole che non potrei sobbarcarmi. Se vuoi una cifra approssimativa sugli esisti della raccolta posso dirti che l’anno scorso ho raccolto contributi attorno ai 35.000 euro!

Niente male Giuseppe, un miracolo di solidarietà che continua grazie all’impegno costante, alla tua efficienza. Un uomo di poche parole, ma molto concreto nei fatti.

Quanto fai potrebbe divenire d’esempio per altri, magari per chi incautamente è arrivato fin qui a leggere. In fondo è quanto speriamo. Un saluto a tutti.

sabato 6 marzo 2010

L'avevo promesso. A voi l'ardua sentenza.

Avevo promesso che un giorno o l'altro avrei parlato di quello che Mudjudju chiama: un miracolo e l'attribuisce...a me.
Giando l'aveva ricordato ultimamente, suscitando probabilmente una certa curiosità fra i lettori.
Ieri pomeriggio Mudjudju è venuto alla Via Crucis (abita a 11 km da Mambasa) e ho colto l'occasione per fare due foto: una a lui a una al suo...piede.
Adesso tutto è pronto per questo articolo.


La leggenda
di san silvano.

Marzo 2003.

Dopo la bufera dell'autunno 2002: arrivo massiccio di rifugiati da Bunia, saccheggio di Mambasa, esodo a Beni e impegno da parte nostra di assistere tutti i profughi, nel marzo del 2003 ritorniamo a Mambasa. Operazione degna…del corridio aereo di Berlino. Trasporto dei profughi, con il camion, da Beni fino a Byakato, a 75 km da Mambasa…poi a piedi fino a destinazione visto che la strada è impraticabile.

Ripresa delle scuole il 10 marzo per convincere i più dubbiosi e pigri a rientrare. In pochi giorni Mambasa riprende la sua vita quasi ordinaria.

Ma i tempi sono duri. Tutti hanno perduto tutto. I campi e i raccolti sono stati bruciati dai soldati: non c’è traccia di animale domestico. La missione ha perso oltre 35 pecore. 30 mucche…ed è vuota. Ma si riprende. Ognuno cerca il modo di sopravvivere. Per fortuna i benefattori non mancano e possiamo distribuire cibo a tutti e pagare gli insegnanti di tutte le scuole di Mambasa e dintorni per un raggio di oltre 80 km.

Nascono nuovi mestieri.

Mudjudju escogita un nuovo modo per guadagnare qualche soldo e poter ripartire con la sua attività principale: l’agricoltura. Si fa tassista con la sua bicicletta.

Una donna gli chiede di trasportarla a Beni (142 km!).

Accetta. Chi conosce la strada fra Mambasa e Beni sa che non è impresa da poco: ci sono tratti in forte salita, buche, fango, tratti sassosi. Ma Mudjudju è un uomo coraggioso e deciso!

Partono. La donna trova posto sul portabagagli imbottito con un cuscino e Mudjudju deve pedalare o più spesso scendere e spingere. La donna ha pagato…per stare seduta.

Arrivati a 30 km da Mambasa, un soldato vuole prendere di forza la bicicletta. Mudjudju si oppone. Il soldato imbraccia il fucile per colpire Mudjudju. Questi a sua volta afferra il fucile e gira la canna verso il basso. Il soldato preme il grilletto. Partono parecchi colpi che perforano il piede di Mudjudju. La gente accorre e immobilizza il sodato. Mudjudju viene portato a Teturi a 42 km da Mambasa dove ci sono i Médecins sans frontìères.

I cristiani di Mayuano mi mandano un biglietto per avvertirmi dell’accaduto. Parto subito in moto con l’abbé Roger della diocesi di Wamba. Trovo Mudjudju dolorante. Intervengo personalmente presso i Medici pregandoli di fare tutto il possibile.. Immediatamente una loro macchina porta Mudjudju al loro ospedale di OICHA.

Passa qualche giorno e la ferita non rimargina. L’infezione si propaga. Mudjudju soffre terribilmente.

Una sera il medico, francese, gli dice che, a malincuore, il giorno dopo procederà all’amputazione del piede. Mudjudju, rassegnato, accetta senza discutere, convinto che questo sia il minor male.

La notte, Mudjudju ha un sogno (visione): vede padre silvano vestito di bianco, luminoso e che tiene un libro in mano. Mudjudju vorrebbe sapere cosa sta leggendo. Ma questa visione sorride e gli dice : "stai tranquillo non ti taglieranno il piede”.

Il mattino il medico lo va a visitare e gli annuncia con l’aria più normale del mondo : "non è necessario amputare il piede."

Così è stato.

Mudjudju dopo qualche settimana è ritornato a Mambasa, un po’ zoppicante ma in forma.

Oggi ha tutto dimenticato…eccetto la storia di quella visione che ama raccontare ai nostri visitatori e mostra senza problemi le cicatrici nel piede!

Cosa pensare?


Di una cosa sono certo: quella notte famosa io non mi sono mosso da Mambasa.



Foto: Mudjudju (a destra) con il direttore Ngona.

- il suo piede, oggi!

giovedì 4 marzo 2010

Salone della macchina..da scrivere!


Oggi, 4 marzo 2010, ho consegnato a Tanzi Christophe, direttore della Scuola dei Pigmei "Giacinto Toneatto" a Babungbe (a 35 km sulla strada di Komanda-Bunia) la prima macchina da scrivere- Olivetti, lettera 22 - giunta, con tante altre, con l'ultimo container.

Per la cronaca. Durante il mio ultimo soggiorno in Italia, ho lanciato a Cambiago un appello:"Trovatemi delle macchine da scrivere manuali e non elettriche per le scuole della foresta". Le persone mi guardavano come fossi un troglodita (uomo presistorico e primitivo che abita nelle caverne!). Ma qualcuno ha preso sul serio questo appello...e un po' alla volta le macchine, OIivetti, Olympia, Remington...sono sbucate fuori dai ripostigli, dalle cantine, dai granai. (I giovani probablimente non capiscono di che cosa parliamo!).
Grazie soprattutto all'interessamento e alla passione di qualcuno/a.
Adesso le macchine da scrivere sono qui. Non tutte a Mambasa per ora. Molte sono a Beni nel deposito dell'ENRA, una società di un amico belga, Robert Ducarme, sempre pronto a venirci incontro.
Ma un po' alla volta le porteremo qui e le distribuiremo soprattutto ai direttori delle scuole della foresta. Ancora oggi molti direttori scrivono i loro rapporti scolastici (e il sistema scolastico congolese batte il record delle burocrazia cartacea) a mano, usando decine di volte la stessa carta carbone.
Non vi dico la gioia di Christophe. Nella foto era troppo emozionato per esplimerla. Ma quando è partito, vi assicuro che aveva gli occhi lucidi e una sola parola: "aksanti!"
Ma prima ci doveva essere il vernissage. La madrina non poteva essere che lei! Eccola!
Nella prima foto è un po' impacciata, nella seconda è già una professionista. Non vi dico la fatica che abbiamo fatto per toglierla dallo sgabello e riprendere la macchina da scrivere per darla al direttore che qui vicino attendeva con segni evidenti di impazienza. Anche perché nel frattempo sono giunti altri direttori e Christophe aveva un po' timore che questa macchina prendesse altre direzioni!

E sinceramente anch'io sono contento di veder realizzato questo piccolo sogno. Altri direttori verrano in questi giorni. Angèle non farà più la sua esibizione, ma la gioia dei direttori sarà ugualmente molto grande!
Grazie quindi a coloro che hanno contribuito a questo progetto, grazie a chi ha preso sul serio la mia richiesta e ha corso a destra e a sinistra in tutta la Brianza a caccia dell'oggetto raro, ha trasformato la sua casa in magazzeno con tutti i disagi che questa operazione comporta.

Il sorriso di Angèle, la gioia di Tanzi...siano già una prima rata con cui pago il mio debito di riconoscenza.

Il resto lo sapete già.




Grazie!

foto; due momenti del "vernissage"
sotto: il direttore Christophe Tanzi







lunedì 1 marzo 2010

Conto sulla vostra...comprensione

Strano. Sono riuscito ad entrare nel blog con il mio vecchio indirizzo e la vecchia password.

Nel commento al post di Gianluigi vi ho già spiegato tutto. Scusatemi.
Dico a tutti: non fidatevi...
il mio nuovo indirizzo è: silvano.ruaro@yahoo.com

Per farmi perdonare e per non spaventarvi per il fango che copriva la strada, vi mando la foto di un tramonto nei pressi di Bunia ieri sera alle 17,30!
Evidentemente ho perso tutti i vostri indirizzi.
Vi chiedo quindi, per favore, di mandarmi un messaggio...sperando che non succeda più!
Grazie.

NON ABBOCCATE

P. Silvano da Bunia, e poco dopo P. Angelo da Milano mi hanno chiesto di mettervi in guardia.
Ammesso che ci siano dei lettori (nei picchi di acceso siamo al livello numerico di poco superiore a quelli manzoniani!) provvedo subito.

Batto il tam-tam qui sul blog in quanto non vorremmo che qualcuno dei più serafici visitatori, magari qualche amico lontano dal cuore generoso cada nella trappola.
Alcuni truffatori, di malafattori ce ne sono tanti nel web come anche in altri luogi più pii, hanno violato la e-mail di P. Silvano.
Quindi nei giorni scorsi, ieri in particloare ci siamo visti un po' tutti (tutti coloro che erano nel suo indirizzario) recapitare una mail.
Questa proveniva dall'indirizzo di Padre Silvano Ruaro, ma era un falso, una truffa.

Si capiva subito che così era e non sto a dettagliare i motivi. Lo si deduceva dal fatto che P. Silvano si trovasse di colpo a Londra, che scrivesse in inglese, che chiedesse una cifra specifica, da versare su un conto bancario ignoto e che poi ...l'avrebbe anche restuita. Ecco alcuni accenni senza spiegare che, se dal Congo avesse fatto dvavvero una scappatella a Londra (invece che a Bukulani!) e fosse anche stato derubato pensate proprio che il "nostro" invece di correre a Scotland Yard e poi al Consolato Italiano si sarebbe messo a scrivere mail di aiuto agli amici?
Se qualcuno è caduto nel tranello...il danno patito è la giusta punizione per la sua sprovvedutezza, lasciatemelo dire. Anzi propongo che versi altrettanto, come riparazione, sul conto dei Sacerdoti del Sacro Cuore, per le opere di Mambasa e Nduye.

Invece, cari amici, se siete stati con gli occhi aperti sappiate che p. Silvano è sempre in Congo, oggi alle 12 era a Bunia; stasera tornerà di nuovo in missione a Mambasa.

Presto vi comunicheremo la nuova e-mail del nostro Mupe; stavolta lui stesso e noi, suoi amici, faremo più attenzione.
Ieri il sottoscritto ha inviato una mail di di allarme ad alcuni amici delle missioni di Nduye e Mambasa. Stamattina Giuseppe da Schio si è attivato con altri per passar parola ed indagare. Poco fa Giando, sempre da Schio, mi ha girato una mail di Aldo che avvertiva del pericolo.

Ora che tutti i nostri (pochi o molti?!) lettori lo sanno che tengano gli occhi ben aperti. Magari ci facciano la cortesia di dirci se hanno avuto questo tipo di mail nelle loro caselle.
Per favore lo facciano commentando qui. Non costa nulla e non comporta rischi!