martedì 30 novembre 2010

Eppur non è la mela di Eva

Non sono assolutamente mele, non siamo nemmeno nel Paradiso Terrestre. L'albero di fianco a P. Silvano è una banale pianta di kaki.
I kaki (Dyospiros kaki) son detti anche "mele d'oriente", ma questa pianta che vedete cresce a Senigallia, nelle Marche, ai bordi del Mare Adriatico, laddove per l'ultima volta è stato visto P. Silvano Ruaro. Era il 17 novembre scorso.

Quel giorno prima di rientare a Milano, ne ha mangiato uno! Che fosse stregato? Però ha dato un normale cenno del suo arrivo in via Andolfato, ma non s'è più sentito.
Corrono molte voci su dove sia, cosa faccia e perchè taccia anco oggi il nostro Padre Superiore.

Ricchi premi a chi fornirà precise indicazioni purchè abbia la forza e le capacità disumane di scriverle qui, su questo terribile ed infido BLOG.
Coraggio, avanti!

venerdì 26 novembre 2010

QUATTRO PASSI ALL’ARIA APERTA

Oggi ero stanco di accogliere gente in ufficio. Ho approfittato di un momento in cui non c’era nessuno in attesa, per scappare via e rifugiarmi nella natura. Magnifica, qui a Mambasa.


Eccovi qualche foto.

Il deposito delle assi, che prima era in città, in una vecchia officina che scorticava il riso, ora è stato spostato vicino alla nostra falegnameria. Evidentemente abbiamo dovuto assicurare una protezione contro i ladri, divenuti sempre più numerosi e più sfrontati anche a Mambasa.



Le nostre api. Le avevamo dimenticate per troppo tempo. Una settimana fa’ sono andato a vederle e mi sono vergognato: la foresta aveva invaso tutto il prato e coperti tutti gli alveari. Il nostro Ubeling ha mandato un gruppo di pigmei per fare una prima, grossolana, pulizia. Nonostante la nostra incuria, ho trovato due alveari fortissimi. Purtroppo il nostro Bude ha dimenticato questo impegno che si era preso. Ti ricordi, Aldo? Sono tentato di andare a prendere io stesso il miele, che certamente è abbondante dentro alle arnie.





Lo chiamerei Annibale. Il nostro torello, arrivato solo da circa un anno nel nostro pascolo, si trova perfettamente a suo agio. E’ veramente beato tra le sue mucche. E i vitellini, nuova generazione, sono già due.








Piantagione di Jatrofa. Non è certamente un successo. Non posso vantarmi di mostrare a Giando (che tiene così tanto al jatrofa) questa foto, testimone di piante rachitiche e di terreno incolto.

Giando, riprendiamo da zero, o quasi. E riprendiamo con le zappe. Spero che fra qualche mese la nostra piantagione sarà completamente trasformata.


Un saluto amico a tutti da padre Dino

sabato 20 novembre 2010

Il nostro viaggiare (2)

Domenica, 14 novembre. Padre Riccardo ritorna da Wamba, dove si è recato per l’Assemblea Diocesana degli agenti pastorali. Al rientro, passa per Babonde, dove lo ha invitato padre Renzo Busana, contento di poter finalmente accogliere un confratello nella sua comunità. Babonde, infatti, come del resto quasi tutta la diocesi di Wamba, si trova isolata dal resto del mondo a causa delle strade divenute impossibili. Nel tratto fra Bayenga e Niania, padre Riccardo, che viaggia su una moto taxi, rischia di cadere lungo disteso in una pozzanghera di fango.


Il confratello mi racconta di un kumba-kumba il quale, qualche tempo prima, aveva perso la vita sullo stesso tratto di strada. Spingeva la sua bici e cercava di raggiungere i suoi amici che lo precedevano di qualche centinaia di metri. Il poveraccio è scivolato ed è caduto in un enorme buca piena di fango; la bici, stracarica della mercanzia più disparata, è caduta sopra di lui. Esausto com’era, non è riuscito a liberarsi ed è morto così, sommerso dal fango.

“Sommerso dal fango”… una immagine che evoca l’immensa sofferenza di tanta povera gente.


Ed ecco un altro piccolo episodio che illustra il nostro viaggiare.

Lunedì notte, arriva da Kisangani padre Paolo Slowik, un confratello polacco, parroco a Butembo. E’ rattristato nel costatare il degrado della strada, erosa dalle continue piogge e rovinata dai pesi massimi che la percorrono. Rimessa a nuovo dai cinesi e consegnata alle autorità congolesi il mese di marzo dello scorso anno, la strada è già irriconoscibile.

Arrivato ad Avakubi, dove sorgeva la prima missione della diocesi di Wamba, ora totalmente abbandonata e soffocata dalla foresta, il padre trova il ponte sull’Ituri interrotto per lavori di consolidamento.

Per passare dall’altra parte del fiume deve far salire la Land-Rober su uno dei barconi costruiti per questo scopo. La confusione è indescrivibile: tutti chiedono soldi, tutti gridano, tutti danno ordini …e il traffico rimane immobile. Una vera Babele. Quattro ore per traversare il fiume, con pedaggio di 60 $… E’ veramente desolante.

Quand’è che questo nostro paese comincerà a percorrere in modo risoluto la strada della dignità e della libertà?

P. Dino

giovedì 18 novembre 2010

Il nostro viaggiare




la neonata strada dell'Ituri

Un mese è trascorso velocissimo: la nostra Anna se n’è accorta quasi con angoscia solo gli ultimi giorni della sua permanenza qui a Mambasa. Cercava un pretesto per rinviare la data del rientro in Italia, ma la coscienza di non poter lasciare troppo tempo il suo collega e amico Giando da solo, nello studio veterinario di Schio ha prevalso.



la strada era nuova...



Anna era partita il 15 novembre, accompagnata dal fedele meccanico Wakunga. Ma, arrivati al km 38 i freni della Land-Cruiser si sono messi in sciopero. Impossibile continuare. Il secondo tentativo avviene alle tre del mattino seguente. L’emozione della partenza, repressa solo parzialmente, manifesta la passione con la quale ha seguito i suoi allevamenti durante questi giorni e soprattutto l’affezione alla comunità di Mambasa, nella quale si è sentita veramente a casa sua.


Partendo, lascia al bravo Dominique e amici l’eredità di 86 pulcini, nati proprio l’ultima notte passata a Mambasa.


p. Dino

mercoledì 17 novembre 2010

Oggi: da Senigallia a Milano

P.Silvano è partito da poco in auto con destinazione Milano. Avendolo stuzzicato come sempre m'ha fatto vedere che aveva il breviario pronto...ed ha assicurato che fara una sosta per la recita!

Stamattina dopo la colazione come sempre troppo striminzita (direi per cattiva abitudine "seminariale" !) ci siamo scambiati gli ultimi dati e corretto alcune pagine del libro, di prossima pubblicazione e presentazione, in ricordo di don Enzo Formiconi .



Volevo però riprenderlo in foto con il cane africano che ho in affido. Africano anche lui in quanto venuto dalla Tanzania.
Eccoli qui : Charlie e p. Silvano.


Non poteva mancare un blitz nel campo. Per quanto i kaki non siano ancora maturi uno era giusto a puntino. Mi sembra se lo sia gustato davvero.


Buon viaggio Silvano ed arrivederci qui sabato 18 dicembre 2010 per la presentazione del libro "Un prete per amico", dedicato a don Enzo.

Ora la palla, cioè il blog, passa a voi del Nord che di notizie ne avrete tante e assai più importanti di queste raccolte, in meno di due giorni, qui dal medio Adriatico.

martedì 16 novembre 2010

Baby sitter all'italiana

Il nostro Mupe Silvano lo abbiamo già visto con i bambini di Mambasa. Un po'come capita ad ogni buon missionario, anche perchè i bambini in Africa non mancano proprio.



In questa foto eccolo con Nicola e Diego, i due maschietti figli di Marco Scaloni e Livia Mazzufferi, a Senigallia, in Italia, guarda caso battezzati proprio da lui.

Il pomeriggio ancora a Senigallia

Anche stasera un breve report con un paio di fotografie.
Oggi abbiamo incontrato tante persone; gli esclusi dalle immagini non ce ne vorranno.


P. Silvano ha fatto un saluto al nostro meccanico storico, finissimo tornitore, artigiano di grande ingegno, Carlo Balestra. Lui che in tante occasioni aveva collaborato per le missioni in Congo. Ad esempio per i materiali da inviare alla Scuola Professionale, quelli che andavano revisionati ed anche con donazioni di utili attrezzi della sua officina.


Infine assicuriamo tutti che anche oggi p. Silvano ha celebrato Messa: alle ore 18 alla Parrocchia del Portone, con il vice parroco don Francesco Savini.

Come vedete dalla piccola foto qui accanto.



NOTA
Questo post è stato scritto dalla "redazione" mentre P. Silvano viene sottoposto ad una "specie di "tagliando medico" così da assicurargli un soggiorno più tranquillo in Africa!


A Senigallia...stiamo discutendo

Solo per darvi "in tempo reale" informazioni su p. Silvano.

Almeno Cornelia sembra che apprezzi questo modo di fare: grazie!



Quanto ai contenuti dei colloqui non sarò io a riferire; penso che un report sostanzioso lo scriverà il "nostro".
Posso solo dire che per ora mantengo posizioni dure nelle vesti di Ezechiele, ma forse capitolerò.
Cercate di immaginare quanto siano tenaci certi preti.


Nota: questo post è stato "sfornato al volo" mentre P. Silvano è preso dal breviario!

Anteprima: è divenuto Monsignore

Calma, nessun equivoco, Padre Silvano in questo momento riposa.

Invece stiamo parlando del nostro vecchio amico Don Giuseppe Bartera, parroco -anzi arciprete - di Corinaldo, nella Diocesi di Senigallia.

In occasione della visita di ieri sera abbiamo appreso (la nomina era sul tavolo, vedi foto sottostante!) che è divenuto Monsignore.




Chi scrive non sa spiegare nulla di queste cose, ma così è.

Ne prendiamo atto e ci rallegriamo anche perchè è un "amico" delle Missioni di Nduye e Mambasa .



nella foto don Giuseppe in canonica; alle spalle la fotografia della città di Corinaldo

lunedì 15 novembre 2010

Tullio: incontrato per strada

Usciamo di casa per andare a Corinaldo.
Dopo 200 m chi t'incontriamo per strada?



Il nostro amico professor Tullio Piersantelli.
Un breve ed intenso saluto con la promessa di rivederci fra un mese, sabato 18 dicembre, per la presentazione del libro in ricordo di don Enzo Formiconi.

Stasera a Corinaldo

Siamo giunti poco prima dell'imbrunire a Corinaldo.


Un salto al cimitero per "salutare un amico", poi in canonica da don Giuseppe Bartera. Era ancora fuori sede per un funerale.

Allora siamo saliti al santuario dedicato a Santa Maria Goretti, essendo Corinaldo la città natale delle Santa.

Giusti in tempo perchè p. Silvano potesse concelebrare con il Rettore, don Franco.




nella foto sottostante il rettore e p. Silvano davanti all'urna con la reliquia della Santa



domenica 14 novembre 2010

Una fotografia, senza parole

Ecco questa fotografia di p. Silvano


Dove, come, quando e perchè...fate voi!

giovedì 11 novembre 2010

Dopo...il compleanno

Torniamo alla routine. Il compleanno è trascorso; Mupe Silvano sta bene e ci sono ancora molte cose da fare.

P. Silvano gira mezza Italia come fosse una trottola; qui "in redazione"riceviamo fotografie che lo ritraggono in luoghi differenti, con persone sconosciute (almeno a noi).

In attesa di qualcuno scriva qualche breve resoconto (non sempre lui in prima persona) diamo la notizia che P. Silvano sarà dai suoi amici e conoscenti di Senigallia, nelle Marche, lunedì 15 p.v.
Giorni fa, preannunciando l'arrivo, abbiamo inviato una specie di "e-mail circolare" a quasi 100 nominativi. Al momento registriamo solo 5 risposte di cui pervenute 3 da persone fuori sede! Oggi è giunta una lettera con all'interno un contributo per la missione: un bell'esempio. Stasera due persone, incontrate per caso, hanno detto che avevano ricevuto la circolare. Tutto qui e ci sembra poco, troppo poco.


Nella foto: l'incontro con P. Silvano a Senigallia nel novembre del 2008


Quando venne nel 2008, stesso mese, riuscimmo comunque ad organizzare un incontro che è stato registrato e lo si può sempre ascoltare qui sul blog.
Allora andammo anche dal Vescovo, come sempre il blog documenta. Forse con il passare del tempo c'è un certo rammarico. Infatti avevamo coltivato qualche speranza per un rapporto più stretto da continuare con Mambasa e Nduye. Però oggettivamente, qui in Diocesi, di don Enzo Formiconi e di quel ragazzo che andarono (non in vacanza) quarant'anni fa in Congo...non si ricorda più nessuno.

Domenica 19 dicembre (oppure la sera di sabato 18) P. Silvano sarà presente, sempre qui a Senigallia, per la presentazione del libro "Oltre il ricordo - Un prete per amico", dedicato a don Enzo Formiconi, a 5 anni dalla sua scomparsa.
Gli introiti della pubblicazione, come deciso da tempo, saranno destinati alle iniziative scolastiche della Missione Cattolica di Mambasa.

Grazie!


Ringrazio di cuore tutti coloro che si sono fatti vivi il 9 novembre. C'è stato qualche antesignano che mi ha fatto gli auguri l'8 e qualche ritardatario: auguri sono arrivati anche oggi, e non per posta. Grazie a tutti.
Non spaventatevi. Andiamo avanti tutti insieme. E se siamo in buona compagnia si cammina meglio.

Vorrei ringraziare in modo speciale i miei "coscritti del 1938"! Mi avete fatto passare una bella serata, prima in chiesa, dove vi ho visti , belli, diritti, sui primi banchi, e poi al Ranch. Abbiamo rivissuto con serenità gli anni della nostra prima infanzia quando non si dava del "tu" alla maestra, ma come ha ricordato O. la si salutava con :"Riverisco, signorina maestra!". Abbiamo ricordato il nostro simpatico parroco, Don Pietro Zolin che diceva sempre"fagiolini con fagiolini; polentina con polentina; tosi da una parte e tose dall'altra!"
Un pensiero anche ai nostri amici defunti e ammalati.
E' stato bello. Grazie, Gianfranco di aver interpretato il pensiero di tutti e grazie per la vostra amicizia. Ne sono orgoglioso.
Se non mi soffermo sugli altri messaggi è solo per una questione di brevità e per salvaguardare la natura del blog: breve, stringato, essenziale. Altrimenti Gianluigi mi bacchetta!
Però una parola non può mancare: "Grazie"!
Martedì 9 è stata per me una giornata piena e ricca.
0re 8: alla stazione di Vicenza mi aspettava Emanuele Agugiaro che mi avrebbe accompagnato tutta la giornata. Aveva già tutto organizzato!
Ore 8,30. incontro con il Cav. Gianni Zonin, Presidente della Banca popolare di Vicenza.
Dalle 9,30 alle 11: visita e Messa a Monte Berico
ore 11,30: incontro con il Direttore dell'Ufficio Missionario della Diocesi di Vicenza, don Arrigo.
Poi: breve visita sui luoghi dell'alluvione; un rapido passaggio alla Procura della Repubblica di Vicenza e poi a pranzo ad Arcugnano con Emanuele Agugiaro e la dott. Antonella Toniolo, Sostituto Procuratore della Repubblica.
Per noi dehoniani ,"Toniolo" è un nome familiare. Agostino (Pino) Toniolo, il padre di Antonella è un po' il nostro architetto: ha progettato il Centro Saint Gabriel a Kisangani. Mi ha fatto piacere conoscere sua figlia.
Dato che Emanuele è infaticabile, prima di ritornare a Schio,siamo passati anche a Cornedo per vedere un "demoilitore d'auto", con la prospettiva di trovare qualche motore ancora buono. Indirizzo da tenere presente.
Ma la giornata non era ancora finita: c'era ancora la cena in casa di Gianni e Anna e per concludere l' incontro con il Gruppo Missionario di Ca' Trenta!
C'era anche la torta, ma per fortuna senza candeline.
Un compleanno da ricordare!
Grazie.


foto: Interno della Basilica di Monte Berico
Con la dott. Antonella Toniolo

martedì 9 novembre 2010

il compleanno di P. Silvano

Oggi è il compleanno.
Tanti cari auguri dal "tuo blog".

nella foto d'epoca P. Silvano con una donna pigmea, Marco Mazzufferi e, sullo sfondo, P. Dino.
Correva l'anno 1990
!


Sul sito ufficiale dei Dehoniani cosi hanno scritto di lui (N.B. il sito ignora la presenza del nostro blog).

RUARO P. SILVANO E arrivato il 4 settembre e ripartirà il 15 dicembre. Sulla carta dovrebbero essere 100 giorni di riposo, ma la vita frenetica di Mambasa ha le origini e i terminali qui, ed è una continua lotta col calendario per arrivare a tutti e ovunque. Così il riposo rimane una parola, un desiderio, un bisogno appagato solo... a ritagli.


Noi però ne sappiamo più dei Dehoniani ! P. Silvano non ripartirà il 15, ma dopo. Infatti domenica 20 dicembre sarà a Senigallia, nelle Marche, per la presentazione del libro su don Enzo Formiconi, a cinque anni dalla scomparsa.

lunedì 8 novembre 2010

Albino (Bg): 24 ottobre 2010


Solo qualche giorno fa ho avuto alcune foto dell'incontro degli Amici di ALBINO, tenuto il 24 ottobre.

Una occasione per ringraziare tutti, in particolere l'ing. Paolo Bonaldi e il padre Giuseppe Moretti per il loro aiuto e la loro solidarietà. Ultimo gesto concreto nei confronti della missione di Mambasa: l'aiuto per la costruzione della scuola di Badengayido a 130 km da Mambasa.

Nonostante il cattivo tempo, erano presenti tantissime persone. Un bel incoraggiamento anche per noi.
Il programma era semplice: incontro di scambio, Santa Messa, pranzo e un concerto nella chiesa parrocchiale di Albino.
Quest'ultimo ha lasciato un bellissimo ricordo in me e in tutti.
Non mi azzardo a dire il nome del coro (Angélicon?), del direttore e dei suonatori. Forse qualcuno, nel commento, colmerà la mia lacuna. I canti spirituals, eseguiti in maniera magistrale e sentita, hanno suscitato tanta emozione.
Bravissimi!


Grazie di cuore


Foto: un momento dell'incontro
il coro nella chiesa di Albino

mercoledì 3 novembre 2010

TESTIMONIANZE SU PADRE BERNARDO LONGO (2)

E’ il mese di ottobre 1964. La situazione a Nduye e in tutta la regione è diventata molto pesante. I ribelli comunisti (detti Simba ) stanno avanzando un po’ ovunque, seminando angoscia, distruzione e morte.

Don Giacinto Toneatto, un prete di Udine, missionario a Mambasa e amico di padre Bernardo, invia un ragazzo a Nduye per dire al padre: “Le cose si mettono molto male. Vieni subito a Mambasa; di qui ci metteremo in salvo andando verso Beni e di lì in Uganda”. “Montpellier - risponde padre Bernardo senza esitazione - il Signore mi ha voluto qui a Nduye, come pastore del suo gregge. Non posso lasciare i miei cristiani in balia del lupo, per mettermi in salvo io”.

I Simba arrivano a Nduye la sera del 20 agosto, festa di San Bernardo. Il padre aveva appena finito l’adorazione del Santissimo Sacramento. I giorni che seguono sono per tutti giorni di paura e di inquietudine.

Il 29 agosto arriva una camionetta di ribelli, comandati dal comandante Lonjambi: hanno l’ordine di arrestare il padre e le suore e condurli a Mambasa. Vi arrivano che è ormai notte. Il padre è accolto da una scarica di pugni e spintoni. Il comandante Imana Charles lo colpisce con il calcio del fucile aprendoli una grossa ferita al labbro superiore.

I giorni seguenti i simba continuano a tormentarlo, picchiandolo e insultandolo. Il loro comandante lo provoca, dicendogli di prendere le suore come sue donne. Il padre risponde con fermezza: “Non posso fare una cosa del genere. Meglio morire che rovinare la mia castità”.

Dopo avere ripetutamente interrogate le suore, i ribelli le lasciano ripartire per Nduye.

Padre Bernardo invece rimane rinchiuso nella sua prigione. Un momento che Montepellier gli viene vicino, gli dice: “Se io muoio, fai bene attenzione alle suore”.

Ed eccoci al 3 novembre. Al mattino, i Simba spingono il padre fuori dalla prigione e lo fanno comparire davanti alla folla. Il padre è legato; ha la faccia sfigurata e sofferente. I Simba cominciano a cantare “Leo tu. Leo tu”. “Proprio oggi. Proprio oggi”.

Un simba, Androbo, gli dice: “E’ finita per te”.

La sentenza è pronunciata dal comandante Imana Charles: Il padre ha tradito il paese e chiamato gli Americani servendosi di una radio. Deve morire.

Baudouin, un suo ragazzo di Nduye, che ha abbandonato la scuola e si è arruolato tra i Simba, è fra coloro che sono incaricati dell’esecuzione. Il padre vedendoselo vicino, si rivolge a lui: “Baudouin, figlio mio, sei qui per uccidermi? Quando eravamo a Nduye era il tuo tempo; ora è arrivato il mio”. Se è così, lasciami pregare un po’”. E Padre Bernardo si raccoglie un momento in preghiera; poi dice: “Il mio corpo lo potete uccidere, ma la mia anima andrà in cielo”.

Androbo è il primo a colpirlo, con la lancia. Il padre cade lentamente, mettendo le mani in avanti. Quindi, colpito ripetutamente da altri colpi di lancia, si accascia al suolo, in direzione della sua missione Nduye.

Alcuni giorni prima, trovandosi già nella prigione di Mambasa e presentendo la sua fine ormai prossima, padre Bernardo aveva confidato alle suore: “Questa è la fine più bella per un missionario”.


martedì 2 novembre 2010

3 novembre 1964 - 2010


Domani sarò con padre Nerio al suo paese, Silea.
Senz'altro parleremo di Mambasa, della comunità dei padri, delle suore,dei cristiani, della scuola e di padre Longo, di cui ricorre l'anniversario del "martirio" (1964).
Eravamo già stati assieme il venerdì, 29 ottobre a Curtarolo. Emanuele Agugiaro, il responsabile del Grppo Missionario era venuto a prendermi a Schio alle 8 del mattino. Lidia Longo, la nipote di padre Bernardo era venuta apposta da Roma e anche Lieto, un altro nipote si era messo completamente a nostra disposizione.
Una giornata piena: incontro con i parenti, visita a due scuole: Scuola Media Padre Bernardo Longo (dove abbiamo avuto un lungo colloquio con la dott.Elsa Miozzo) e Scuola Elementare Umberto I°. Ci hanno accolto le insegnanti: Carla,Bruna,Maria, Rosetta, Elena, Chiara, Antonia e Rosetta. Una occasione per fare conoscenza e stabilire le premesse per un contatto costante, grazie a questo blog.

Nel pomeriggio c'è stata una riunione al Municipio con il sindaco (dott. Marcello Costa) e l'assessore alle Politiche sociali (Mariangela Rigato) . A questa riunione ha partecipato anche il nuovo parroco (don Emanuele Gasparini).Tutti interessati a ricordare concretamente il padre Longo e determinati a far rinascere la missione di Nduye.
Ho avuto l'occasione anche di celebrare la santa Messa nella chiesa di Pieve di Curtarolo, dove è stato battezzato padre Berbardo e dove ha detto anche la sua Prima Messa. Interessante la visita al Presepe permanente dove c'è una statua di padre Bernardo Longo, vestito di bianco e appoggiato ad una palma, simbolo del martirio.
Alla sera, una cena abbondante e festosa nel salone del Patronato a Curtarolo. Fra i numerosi invitati c'era anche il vice-sindaco, Fernando Zaramella.
Ancora una volta, alla fine della giornata avevo la voce rauca. Ma l'avevo persa per una buona causa.
Era già mezzanotte, illuminata da una strana luna, quando Emanuele Agugiaro mi ha lasciato a Schio.
Grazie, a tutti voi per l'accoglienza e la promessa che manterremo i contatti!


foto: statua di padre Bernardo nel Presepe permanente di Pieve di Curtarolo
davanti al monumento ai Caduti. Da sinistra: il parroco, Lidia Longo, p. Silvano, p. Nerio,
e Lieto Longo.

lunedì 1 novembre 2010

TESTIMONIANZE su Padre BERNARDO LONGO

Padre Bernardo aveva un cuore buono, sempre attento agli altri, sempre pronto ad aiutare.

Amava visitare i poveri e gli ammalati. Partiva anche sotto la pioggia, per non fare aspettare chi aveva bisogno del suo aiuto. Amministrava loro i sacramenti: la confessione, la comunione, l’olio degli infermi. Aiutava volentieri con vestiti o altre piccole cose che potevano alleviare la povertà della sua gente. In cambio non voleva nulla; non accettava che i poveri si privassero del necessario per sdebitarsi nei suoi confronti.

Due volte al mese andava a visitare i prigionieri della Biassa. Questa si trovava ad una decina di km da Nduye e conteneva fino a seicento prigionieri. I detenuti erano divisi in tre categorie. La terza era quella di coloro che erano richiusi in celle di rigore. A dire il vero non si può nemmeno parlare di celle; erano piuttosto degli armadi, profondi 40 cm, nei quali i detenuti erano obbligati a rimanere in piedi ininterrottamente per 15-20 giorni. La punizione estrema era quando questa specie di armadio era imbottita di sale. Capitava spesso che il disgraziato, a contatto continuo con il sale, moriva prima di terminare di espiare la sua pena. P. Bernardo non poteva tollerare cose del genere e si arrabbiava con i responsabili della prigione, riuscendo ad ottenere nei confronti dei prigionieri trattamenti meno inumani. Assieme alla Parola di Dio e all’Eucarestia, padre Bernardo portava loro vestiti, sapone, sale, riso, olio, fagioli. Padre Bernardo era diventato di casa, a Biassa; il suo arrivo era una festa per tutti. Anche il direttore, il signor Caroix, aveva finito per diventare suo amico.

Padre Bernardo si recava ogni tre mesi nel Kivu, dove andava a visitare i suoi orfanelli di Bonyuka e Kyondo. Naturalmente non andava mai a mani vuote, ma aveva sempre dei regali per loro: mandarini, arance, riso, olio, miele della foresta che comperava dai suoi pigmei. La stessa cosa faceva con gli orfanelli di Bunia e di Mongwalu. Nel Kivu e a Bunia comperava rifornimenti che, durante il viaggio di ritorno verso Nduye e fino a Wamba, distribuiva nelle comunità di padri e suore o nelle case molti amici che lo accoglievano a braccia aperte.

Aveva un affetto particolare per i pigmei. Li accoglieva con benevolenza e con gioia. Amava parlare con loro. Cercava di stimolarli al lavoro e allo spirito di iniziativa, comperando da loro i frutti della foresta, che pagava il doppio del prezzo normale. La loro mulumba (tessuto grossolano, che i pigmei ricavavano dalla corteccia di certi alberi) la utilizzava come stracci nell’officina meccanica.

I giovani erano al centro delle sue attenzioni, delle sue preoccupazioni, delle sue fatiche. Per loro aveva creato a Nduye diverse scuole: scuola di meccanica, di falegnameria, di agricoltura, scuola per muratori, scuola di economia domestica per le ragazze.

La formazione che dava era essenzialmente pratica. I corsi teorici erano ridotti al minimo indispensabile. Padre Bernardo passava quasi tutto il suo tempo in officina, in falegnameria o in cantiere. Durante il lavoro, non voleva essere disturbato, o che i ragazzi fossero disturbati, con questioni o discussioni. Queste erano riservate alla sera quando, finite tutte le attività della giornata, riuniva i ragazzi per il rosario e le preghiere della sera. Terminate la preghiere dava la parola ai ragazzi per tutte le domande che volevano porgli, di qualsiasi tipo. Era il momento dello scambio, dell’ascolto, della comunicazione a livello intellettuale, umano e spirituale. Alla fine, verso le 20h30, li mandava a letto con la benedizione del Signore. Le ultime parole? “Sia lodato Gesù Cristo”.

Durante il lavoro era esigentissimo. Non tollerava ritardi, distrazioni, scherzi, leggerezze. Un ragazzo dorme? Lo sveglia in modo rude. Un altro gli passa la chiave sbagliata? Rischia di vedersela rispedita senza preavviso, magari in testa, perché la lezione non sia più dimenticata. Un giorno un ragazzo, Montpellier Tau, (è lui stesso che racconta) viene da Mambasa a Nduye conducendo una macchina. Al suo arrivo padre Bernardo gli si accosta. “Riaccendi il motore… Apri il cofano…”. Il ragazzo estrae una tenaglia che aveva dimenticata al momento di verificare il motore a Mambasa e che era rimasta incagliata fra i tubi degli iniettori. Il padre gli toglie la tenaglia di mano e gliela martella sulla testa: “E’ mai possibile che tu dimentichi una cosa del genere nel motore e poi faccia ancora 60 km senza accorgerti delle sue vibrazioni?” Qualche goccia di sangue appare sulla fronte del ragazzo. Il padre entra in stanza sua e ritorna con alcool e cerotto. A medicazione finita, domanda: “Mont-pellier, sei arrabbiato?” “Padre, è colpa mia. Non dovevo essere così distratto”. “Non farlo più. E ricordati che devi sempre essere attento a come il motore canta”.

Il lavoro era sacro, per lui. Quando cominciava una riparazione, non partiva prima di avere terminato quello che si era prefisso di fare. E i ragazzi dovevano rimanere a suo fianco, per vedere e imparare e capire che il lavoro non è un gioco ma una cosa seria.

Non viaggiava mai da solo; aveva sempre uno stuolo di ragazzi che lo accompagnavano. Dovevano imparare come si guida, come si rimedia ad una rottura con mezzi di fortuna, come si visitano le persone amiche, come si aiutano i poveri. Era la scuola della vita, che metteva al massimo profitto dei suoi ragazzi. All’inizio del viaggio era d’obbligo la recita del rosario, ed anche alla fine. E se il viaggio era lungo, si aveva il diritto ad una terza replica. Il resto del tempo, allegria e canti a pieni polmoni.

Deo, il suo fidatissimo ragazzo meccanico, ricorda volentieri un viaggio che fece assieme a padre Bernardo. Prima di lasciare Nduye vanno assieme a visitare il vecchio catechista Josefu Moke, malato. Saliti sul camion, Deo dice al padre: “Padre, baba Josefu sta molto male”. “Non aver paura. Non morirà subito. Lo rivedrò”. Fu un viaggio molto movimentato: Deo cade, sbalzato a terra dal ramo di una pianta di caffè; il semiasse anteriore si spezza e il camion va a fermarsi contro un termitaio; Deo parte a piedi fino a Wamba in cerca del pezzo di ricambio. Nel frattempo padre Bernardo approfitta di una macchina di passaggio per rientrare a Nduye: doveva vedere baba Josefu. E infatti lo trova ancora in vita. Gli parla, lo confessa, gli dà la comunione e l’unzione dei malati. Adesso è giunto il momento: e baba Josefu spira, fra le braccia del suo padre Bernardo.

Il 3 novembre è un giorno indimenticabile per noi Sacerdoti del Sacro Cuore, per i cristiani di Mambasa e di Nduye, per i familiari e paesani di Curtarolo e per tantissimi amici : è il giorno in cui Padre Bernardo Longo portò fino alle ultime conseguenze il dono della sua vita, offerta a Dio e ai fratelli. In questo giorno celebriamo la sua morte e viviamo in intensissima comunione spirituale con lui.

Per preparare questo giorno di grazia, ho voluto incontrare tre amici: Donat Tsedha, Montpellier Tau e papà Deo che conobbero padre Bernardo e vissero al suo fianco come catechista e come meccanici. Do’ qui una libera e sintetica trascrizione dei loro racconti e ricordi.

P. Dino