lunedì 30 marzo 2009

Se cercate una pista per motocross...

E' già pronta e con tutti gli ingredienti per renderla interessante, competitiva, rischiosa e stimolante.

Con un po' di umore vi racconto l'utimo viaggio a Nduye.
Siamo partiti con due moto sabato pomeriggio. Il sottoscritto con tre falegnami che avevano il compito di misurare porte e finestre della scuola dei Pigmei che stiamo riabilitando a Nduye.
Partenza alle 14,30.
Dopo una mezz'ora, giunti al km 15...Sosta forzata. Un temporale un vista. Il colore delle nuvole, fumo di Londra, lasciava presagire poco di buono. E di fatto, riparati alla meglio sotto una tettoia di frasche...abbiamo assistito alla ripetizione di un piccolo diluvio.


Piovigginava ancora e ci siamo messi in strada. Ma solo per 5 km...Altra fermata e replica del temporale.
Finalmente in strada di nuovo. Strada o pista insaponata? Piuttosto la seconda.
Bene o male arriviamo al 45 km da Mambasa, ad Aluta. Sono le 17...Speriamo di essere a Nduye per le 18. In fondo restano 15 km. Illusione: arriviamo alle 19.
Buchi pieni d'acqua, fango che arriva alle ginocchia, pozze d'acqua che esigerebbero tenute da sub. Mi illudevo di arrivare a Nduye con i piedi asciutti, visto che avevo degli stivali che mi arrivavano alle ginocchia. Povero me. Due volte me li sono tolti per svuotarli.
I miei amici, coraggiosi e stoici, mi hanno domandato a un certo punto se Nduye si era spostata verso il Nord, dato che non arrivevamo più! Io ero passeggero e non so se ho fatto più kilometri sulla sella posteriore della moto o a piedi...Mi sembrava disumano restare in sella in certi punti dove l'autista faceva fatica a tenere la moto; più volte si è fermato a causa delle ruote bloccate. Era buio e la luce dei fari rendeva ancora più macabro lo spettacolo di acqua, di fango, di erosioni, di vaste pozzanghere. Finalmente siamo arrivati. La missione era immersa nel buio. Ho chiesto al catechista di accendere il gruppo elettrogeno: la luce rasserena e sdrammatizza!
Nduye è sempre Nduye...Il silenzio quasi magico, rotto solo dal suono dei tamburi e dai canti dei Pigmei che sembrano aprirsi un varco nel buio e in questo silenzio, lo sguardo che sovrasta la foresta e si stende lontano...il ricordo delle persone che hanno reso vivo questo villaggio ci fanno dimenticare gli strapazzi della strada. La notte è veramente un sollievo.
E il suono della campana alle sette del mattino, sembra provenire da un altro mondo.
E il villaggio come per incanto si anima...e la gente si dirige verso la chiesetta.
Io li aspetto e mi metto dove si metteva, in ginocchio, ogni mattina, padre Longo, ma non alla stessa ora: lui, ogni giorno alle 5,30 era accanto al tabernacolo e alla statua della Madonna.
Oggi gli affido le tante intenzioni che porto con me: penso e prego per gli amici di Ca'Trenta che partecipano al pranzo missionario, prego per la famiglia del nipote di padre Longo, Lieto, che ha parso la moglie Adriana, prego per Paolo, Maria Luisa, Giovanni, per Lucia, Piera, i suoi familiari, per gli amici di Albino impegnati nella campagna per le scuole dei Pigmei, gli amici di Cambiago, di Senigallia..per tante persone che preferiscono l'anonimato. E' sempre un momento importante, carico di ricordi e che annulla le distanze. Mi sento tanto povero,di fronte alle aspettative dei tanti che mi domandano un ricordo accanto alla tomba di padre Longo, ma anche un po' privilegiato. E di questo ringrazio il Signore.


La Messa è molto animata. Cominciata alle 8,30, ieri è terminata alle...11! Ma non per colpa della mia predica. Gli avvisi, letti e commentati dal catechista Léon hanno richiesto 25 minuti e poi c'è stato, eccezionalmente un...comizio del capo villaggio Christophe che ha chiesto ai Pigmei di rinunciare a certe tradizioni e a chiesto ai Walesse e ai Pigmei di sposarsi fra di loro. Risate e commenti dagli uni e dagli altri.
Il tempo passa veloce: incontro con i catechisti, con gli inseegnanti, visita a un malato, controllo del cantire della scuola dei Pigmei...


Si riparte alle 15. L'incubo comincia subito: piove o non piove? Andiamo avanti sperando di arrivare ad Aluta, a 15 km, prima della pioggia. Quando manca un kilometro e pensiamo di essere salvi, uno scroscio improvviso. Siamo in una specie di palude. Le moto si impiantano...Io scendo e prendo una foglia di banana come impermeabile e avanzo a piedi.La moto mi raggìunge e sotto un diluvio arriviamo alla cappella di Aluta. Spettacolo triste: una decina di persone, fra cui una bambina di 2-3 anni si sono rifugiate nella cappella e si preparano per la notte. Hanno steso le stuoie. E' facile capire chi sono: gli autisti e i passeggeri di due camion, con destinazione Isiro, fermi davanti a un buco profondo due metri e mezzo e pieno d'acqua.Avevano appena finito di svuotarlo e la pioggia lo ha riempito di nuovo.


Parliamo un po' assieme. La mamma della bimba mi chiede un rosario. Ma l'unico che avevo, a parte il mio, lo avevo appena dato alla moglie del catechista che è morto un mese fa.


Quando la pioggia diminuisce...partiamo. Lasciamo con un certa tristezza questi nostri compagni di sventura augurando buona fortuna.



Abbiamo ancora 45 km di pista e continua a piovigginare. Per fortuna c'è buon umore anche quando uscendo da una buca il motore si spegne e ritorniamo in fondo, rovesciandoci nel fango..che attutisce la caduta.



Arriviamo al km 10, sul punte del fiume Epulu...Mi sembra di vedere l'arcobaleno dopo il diluvio.


Un sentimento di pace, di calma e serenità dopo l'acqua, il fango, le buche e i vestiti inzuppati.


Non resisto. Chiedo al mio "pilota" di fermarsi per una foto.


Vi confesso: di questo viaggio ricordo sopratutto quel tramonto.

Penso che le foto non hanno bisogno di didascalie!

venerdì 27 marzo 2009

Cercando sulla rete

Come ripetiamo da tempo, per la verità senza grande ascolto, questo strumento di comunicazione offre infinite possibilità. Le occasioni sono così tante che solo la nostra fantasia e voglia di fare pone dei limiti.
Qui sotto è possibile accedere ad un bel filmato realizzato dai nostri amici che sono impegnati a dare una mano alla missione di Mambasa.
L'avevo già visto ed apprezzato; anzi mi ero permesso di offrire anche un suggerimento affinché tutto fosse perfettamente in regola, anche se questo mondo di Internet è spesso una giungla selvaggia.
Un paio di giorni fa mio figlio Marco l'ho trovato per caso su You Tube e me lo ha segnalato. Ecco quindi che rompo gli indugi e vi propongo di vederlo. Come? Cliccando sull'immagine sottostante.


mercoledì 25 marzo 2009

...il Dio dell'impossibile!

Ieri, 24 marzo ho ricevuto questa lettera del padre Onorio Matti, segretario delle missioni della Provincia Italiana. Era venuto a Mambasa-Nduye circa un mese fa.

Il mio commento lo farò a parte, come tutti. Qui riporto il testo senza aggiunte o correzioni (copia-incolla!)



Ho ritenuto questa bella espressione:
il Dio dell'impossibile

Oggi, festa dell'Annunciazione abbiamo riascoltato queste parole dette dall'Angelo a Maria:"Niente è impossibile a Dio". E se fosse vero?!

Grazie, padre Onorio!



Carissimo Silvano,

ti penso e spero bene nel "paradiso" di Mambasa insieme a Dino e Gauthier ecc.... Ho letto quanto hai scritto e pubblicato sul blog che si rivela un ottimo strumento di informazione e di comunicazione. Ti ringrazio per lo spazio che hai riservato alla mia visita, mentre io non mi sono ancora fatto vivo...
Forse, e a ragione, ti-mi chiederai ragione di tanto silenzio. Me lo chiedo anch'io e riconosco che non è perchè non abbia nulla da dire, ma perchè non riesco a far ordine nelle troppe cose che sento e penso (dopo aver visto e vissuto tanto e intensamente, persone, luoghi, situazioni, missioni, storie, genti... ) e che vorrei, ma non riesco, ad esprimere in ordine e sintesi.
Su Mambasa, mi è abbastanza semplice e facile dire che è stato ed è tutto una meraviglia. In questa meraviglia entrano diversi fattori: la bellezza del luogo; le strutture della missione armonicamente distribuite in uno spazio sempre verde; l'efficiente organizzazione dei servizi (scolastico, sanitario, produttivo..) nel rispetto dell'ordine e nella pulizia .
In questa meraviglia è contenuta una duplice grande sorpresa:
la prima riguarda i missionari: con ammirazione e invidia ho visto che tutti voi conoscete e parlate (almeno) una lingua locale ed avete quindi con la gente un rapporto dialogico immediato, diretto ed efficace.
La seconda è quasi consequenziale e riguarda l'area della missione: è uno spazio aperto (in tutti i sensi e soprattutto non difeso da muri o recinzioni e veti), accessibile alla gente, ai giovani, ai bambini; col risultato inaudito e incredibile di una convivenza serena e rispettosa.
Ma non posso tacere anche una preoccupazione che è aumentata dopo la bellissima visita a Nduye: come farai (o farete) a impegnarvi a Nduye mentre c'è ancora tanto da fare a Mambasa (finire l'ospedale, cominciare la costruzione delle altre aule della scuola e del salone polivalente ?...); e poi, come farete a gestire il tutto; e ancor più, tra 10-15 anni, chi e come erediterà la responsabilità di tutto questo ?...
Il problema della trasmissione di responsabilità e della possibilità e capacità di dar continuità alle opere..., è reale, incombente e inquietante (anche nelle altre nostre province africane...).
Questo problema non può e deve paralizzarci, ma, purtroppo è e rimane all'odg fino alla doverosa risposta che non può essere affidata al Dio dell'impossibile. Mambasa mi ha pr
ofondamente rallegrato ma anche lasciato il segno di questa preoccupazione.
Del resto, devo solo ringraziarti-vi per l'accoglienza, ospitalità, per il privilegio della tua stanza, per la vostra capacità lavorativa e organizzativa, per l'esempio di impegno, lavoro e dedizione.....
Scherzando ho detto in giro che non mi vedo missionario in Congo, ma in realtà, confesso che a Nduye ci ho fatto un pensierino fino a cominciare a "prendere alcune misure"... Ma sono tornato presto alla realtà dei miei anni, capacità e possibilità, e soprattutto alla mia appartenenza alla provincia mozambicana.
Non mi resta che augurarvi buon lavoro e salutarti-vi con un grande abbraccio pieno di riconoscenza, ammirazione e stima.
ciao
Onorio
foto. p. Onorio davanti alla Madonna del tronco
p. Onorio con p. Gauthier
p. Onorio sul ponte del fiume Nduye a Nduye

martedì 24 marzo 2009

Fate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi stessi

Non mi sono sbagliato.
Ho scritto esattamente"fate" e non ho dimenticato il "non"!
E'così in quanto vorrei tanto che in altri lidi fosse fatto quanto ora faccio qui su questo blog.

Intendo dire che "altri", per quanto allergici o non abituati ad Internet, dovrebbero di tanto in tanto indicare sulle loro pubblicazioni a stampa, come "L'Amico delle Missioni" oppure come "Una sola famiglia" (di cui pubblico la copertina dell'ultimo numero, appena giunto) almeno citare che esiste un blog dedicato a queste missioni. Lo strumento serve per comunicare, direttamente, in tempo reale e senza filtri, con le missioni di Mambasa e di Nduye, con padre Silvano Ruaro e con i suoi confratelli che lavorano nella foresta del Congo.

Il bollettino "Una sola famiglia" viene pubblicato dai Sacerdoti del Sacro Cuore, via Andolfato, 1 a Milano. Oltre il telefono, il fax indicano, miracolo!, anche una mail: sam@dehoniani.it
Però non danno nessun indirizzo di siti web. Per me è incredibile, ma così è.
Ad essere pignoli un indirizzo ci sarebbe, nel risguardo di prima pagina, ma è quello della tipografia di Macherio che provvede alla stampa www.verga-artigrafiche.it
Quindi non ci serve, mi pare.

Aspettiamo che nei prossimi numeri di questa e di analoghe pubblicazioni cartacee venga dato appunto il riferimento del blog di padre Silvano Ruaro.
Vorremmo tanto che altri fornissero questo indirizzo essenziale come noi, in questo caso, cerchiamo di far sapere che altri, in altre vesti, in altri luoghi e con altri mezzi, ci sono, lavorano e pubblicano.
Magari provate a ricordare l'argoemnto di questo appello la prossima volta che vi incontrerete alla Scuola Apostolica di Albino, il 17 maggio, quando sarete assieme per la Pentecoste Missionaria, come leggo appunto su questo n° 108 del bollettino.

sabato 21 marzo 2009

Sperare contro ogni speranza...

Monsignore Antonio Barone il prof. Gramolelli Porthos-Giovanni sono ripartiti.
Li ho accompagnati a Kisangani mercoledì 18 marzo.

L'ultima volta che avevo percorso questa strada, nel senso Kisangani-Mambasa, era nell'agosto del 1994. Già allora era un'avventura. A bordo di un camioncino 4X4 (Robur) avevo impiegato 4 giorni per arrivare a Niania, a 340 km da Kisangani.
Dopo, la strada era diventata impraticabile e quindi imposibile.

Lo scorso anno erano cominciati i lavori di riabilitazione. Due società, una libanese e una cinese si erano divisi il compito arduo di renderla di nuovo percorribile.
Oggi è una signora strada.

Eravamo arrivati a Kisangani verso le 16, 30, dopo circa 10 ore di viaggio, interrotto da qualche sosta.
Il 19 marzo, al mattino, abbiamo visitato alcune nostre opere di Kisangani: lo scolasticato, la propedeutica...e abbiamo fatto una breve visita alla cascata-centrale della Tshopo, che fornisce la corrente alla città.
Nel primo pomeriggio i nostri due ospiti sono partiti per Kinshasa. La sera stessa Porthos prendeva l'aereo per Bruxelles-Milano.

E' sempre un momento emozionante salutarsi dopo un incontro in Africa, soprattutto se si sono vissute esperienze forti e concentrate in un breve periodo. I nostri due amici hanno potuto vedere il brutto e il bello: strade dissestate, bambini malnutriti, la povertà della gente e specie dei Pigmei; ma anche cose belle: la missione, un'oasi nella foresta, i bambini felici e chiassosi, la schiera ordinata di alunni impegnati e fieri dell'Istituto Bernardo Longo, garanzia di un avvenire migliore, l'impegno delle donne nelle cooperative...
Porthos ha voluto lasciare le sue impressioni. (Le ho lette dopo il mio arrivo a Mambasa, per cui non potevo chiedergli di modificarle). Eccole:
Il padre Silvano e i suoi bambini.
Ormai avanti negli anni, ha provato la gioia di osservare come si può costruire con intelligenza accompagnata dalla fede, l'avvenire di tante creature che meritano affetto e tenerezza,
a Mambasa,
un paradiso in terra per tanti, felici di stare insieme,
cantare nella loro lingua lodi a un Signore che sa comprendere, aiutare e perdonare,
lavorare e studiare per un futuro diverso.
Una felice esperienza la mia, una misura di come coniugare la mia laicità a un mondo di fede, ragione e sentimento.
Con tanto affetto a quella parte di umanità conosciuta per la prima volta."
Porthos.

Avrei voluto fermarmi almeno un giorno a Kisangani, ma qui a Mambasa ci sono diversi impegni soprattutto alla fine della settimana e nella vicinanza di Pasqua.
Quindi venerdì 20 marzo,di nuovo in strada.
Non era più una sopresa. Sapevo che la strada era buona anche se lunga e polverosa.
Ma due particolari mi avevano colpito nell'andata: la miseria dei villaggi e l'assenza di traffico.
Nel ritorno ho fatto attenzione ai questi due aspetti...e l'impressione è stata di profonda tristezza. In questi anni il livello di vita della gente, lungo questa strada che è una delle principali del Congo si è abbassto in maniera impressionante. Le capanne sono in pessimo stato e coperte solo da foglie. Non si vedono né banane nè altri prodotti davanti alle capanne.
La gente girovaga senza convinzione e senza meta.
Mentre attraversavamo villaggi squallidi e una foresta meravigliosa e solenne, pensavo alle numerose guerre di questi anni e all'isolamento in cui è vissuta questa gente, probabilmente costretta a fuggire, abbandonando tutto: case e campi.

Partendo da Kisangani ci eravamo impegnati a contare i camion che avremmo incontrati su questo lungo tragitto di 530 Km!. Stupore e incredulità: solo 6!


Per lunghi tratti la strada era veramente deserta: inutilmente la scrutavo nella speranza di veder spuntare all'orizzonte un veicolo o anche semplicemente qualche persona.
Segno evidente di una crisi economica, di una povertà senza precedenti.
Vi assicuro che negli anni '70 questa strada era percorsa ogni giorno da centinaia di camion che provenienti da Bunia, Beni, Butembo, Goma, Isiro trasportavano a Kisangani caffé, cotone, legumi, pesce, bestiame....
Oggi, una strada vuota!
Quanta angoscia, quanti pensieri, quante domande.
Ma la risposta era sempre la stessa: continuare a seminare a sperare.
Sono passato a Bafwasende dove nel 1964 sono stati uccisi e gettati nel fiume Lindi 7 missionari.
A Niania ho pregato sulla tomba di don Giacinto Toneatto, fondatore della missione di Mambasa.
Il giorno prima avevo telefonato, per gli auguri, a don Giuseppe Scarbolo, compagno di don Giacinto a Mambasa e a Niania e che ora vive un un a casa di riposo a Udine: ha 94 anni!
Mi dicevo:" non possono essere stati inutili il sacrificio e la morte di questi uomini..."

Continuiamo. Forse ci vorranno altri sacrifici, ma un giorno il seme nascerà...

La sosta a Badengayido aveva questo significato: seminare e porre gesti di speranza.
Alcuni operai della missione di Mambasa, con il concorso dei giovani di quel villaggio hanno cominciato proprio il 20 marzo la fabbricazione di 30.000 mattoni per la costruzione della scuola elementare finanziata dalla ONLUS: gli Amici della Scuola Apostolica (di Albino - Bergamo).
Grazie Paolo, Giuseppe e amici!!! Non vi deluderemo!

Ho ripreso il viaggio con più serenità.
Non potevo consolarmi pensando alle belle parole di Porthos, perché non avevo ancora aperto la lettera.
Arrivato a casa le ho lette con curiosità, diventata presto emozione e allora ho capito il senso di una delle sue ultime frasi, a Kisangani: Silvano, continua, sei sulla buona strada!

Speriamo di continuare, con l'aiuto del Signore e vostro.

Anche perché cambiare alla mia età, sarebbe difficile!
Vi ricordo...Ricordatemi!

foto dall'alto in basso: Porthos, mons. Barone e Katembo...alla cascata della Tsopo.
l'alzabandiera all'Istituto B:Longo (foto di Mons. Barone).
la strada dell'Ituri.
preparazione dei mattoni: non lasciatevi ingannare dalle apparenze: saranno perfetti!

lunedì 16 marzo 2009

Mai dire "basta!"




E' proprio il caso di dire così!

Mons. Antonio Barone, un grande amico e benefattore di Mambasa, mi aveva detto, in autunno, che qui, vista la sua età e lo stato delle strade, non sarebbe più venuto. E potevo anche capirlo.
E' della classe 19..9!


Sapevo che in questi giorni era a Kinshasa assieme al prof. Gramolelli Porthos Giovanni, ex-preside di una scuola industriale di Cusano Milanino (Mi) e ci tenevamo in contatto telefonicamente...
A un certo momento mi ha chiesto quali erano le possibilità di venire a Mambasa. Alla fine gli ho suggerito di andare a Kisangani e di lì prendere il volo per Beni. Lo avrei aspettato in quella città. Sentivo una certa esitazione,paura, ma nello stesso tempo una mal celata voglia di...ritentare l'esperienza, probabilmente spinto e incoraggiato dal prof. Portos.

Lo spaventava la strada fra Beni e Mambasa e fra Mambasa e Kisangani.
Si fidava poco delle mie assicurazioni, anche perché i nostri criteri di valutazione sono diversi.

Finalmente ha rotto gli indugi e si è lanciato. Il lancio è riuscito!
Sono qui da venerdì sera. Ha trovato che la strada fra Beni e Mambasa è nettamente migliorata rspetto alle altre volte e ha già gustato un tratto della strada fra Mambasa e Kisangani e l'ha trovata bella!
Ho guadagnato qualche punto nella sua fiducia: la mia credibilità è aumentata.

Dovevano stare qui solo due giorni. Hanno invece scomodato l'agenzia in Italia per poter prolungare la loro permanenza di altri due giorni .
Buon segno!

Mons. Antonio e Porthos sono curiosi, interessati ai vari problemi...Chiese, scuole, cooperative e soprattutto i bambini di cui sono entuasiati...

Avrò tempo e modo di scrivere ancora sulla loro visita, dopo la loro partenza. Intanto godetevi queste due istantanee, scelte quasi a caso fra le tante...

I due amici davanti alla scuola di Mabukulu con un gruppo di alunni pigmei della prima elementare;

e davanti alla chiesa di san Francesco...


...Spero che anche loro vi diranno le loro impressioni!

mercoledì 11 marzo 2009

Mambasa, centro del mondo?


Non pretendiamo tanto, però ci fa piacere accogliere degli ospiti venuti da lontano e che hanno messo nel loro programma una visita alla nostra missione.

E' successo anche la settimana scorsa.

Il nostro padre Provinciale, p. Wilson Hobold, ha accompagnato fin qui un confratello tedesco, P. Edwin Rombach, segretario delle missioni della Provincia tedesca.

Evidentemente il dialogo non è stato molto facile, ma grazie all'aiuto di padre Wilson, che conosce il tedesco, siamo riusciti a farci capire.

In particolare gli abbiamo manifestato la nostra riconoscenza per l'aiuto ricevuto nel 1998 dai nostri confratelli della Germania, aiuto che ci ha permesso di costruire le scuole elementari Binase, 6 edifici che accolgono attualmente 1016 alunni.

Ha potuto verificare con i suoi occhi che abbiamo speso bene i teutonici e solidi marchi e ci è sembrato che sia bene intenzionato a trasformarli presto in euro.

Lo ringraziamo di cuore e attraverso di lui ringraziamo i nostri amici tedeschi...

Mi fermo, perché ci sono in arrivo altre sorprese...(continua)

foto: p. Edwin Rombach con il direttore dells scuole, signor Melchiorre Ngona

venerdì 6 marzo 2009

Ancora personaggi famosi!

Per quanto riguarda la visita di personaggi famosi, siamo in un periodo di vacche grasse...L'immagine non è molto poetica, ma serve a rendere l'idea.


Giusta l'osservazione e la...smorzatura di Gianluigi, ma anche le speranze e l'augurio di Claudia (Cattaneo, penso!).

Se sono rose fioriranno...

...ti auguro un vivaio intero in piena fioritura!




1 - il 26 febbraio, a Beni ho incontrato il responsabile nazionale della DGM (Direction générale de Migration: servizio di sicurezza e di controllo della popolazione), Mr. François Beya.


E' lui che rilascia i vari Visti: di soggiorno, di viaggio, permanente.


Abbiamo avuto una conversazione molto interessante e cordiale, facilitata anche dal fatto che avevamo delle conoscenze comuni, fra l'altro quella del sig. Kimbembe Mazunga con cui poi abbiamo parlato per telefono.


Anche il sig. Beya mi ha chiesto di andarlo a trovare nel suo ufficio a Kinshasa e mi ha assicurato che in quella occasione mi darà un visto permanente per cui non avrò più bisogno di chiedere un visto di uscita e di entrata ( e pagarlo!) ogni volta che lascio il Congo.


Nella foto sono con lui e con una coppia belga, i signori Robert e Ginette Ducarme, amici di Beni e che mi hanno aiutato tanto in tempi difficili, fra l'altro per facilitare il rientro dei rifugiati nel 2003. Sono gentili e cordiali, sempre disposti a rendere dei servizi ed ad accogliere i nostri visitatori...









2 - martedì 3 marzo. Passaggio del Presidente Joseph Kabila a Mambasa...




Il Presidente che aveva incontrato il segretario generale dell'ONU, Ban-Ki-Moon a Kisangani, ha voluto percorrere in macchina la strada fra Kisangani e Beni (700 km), strada appena riaperta al traffico. Evidentemente: incertezza, confusione, notizie contraddittorie sulla sua venuta e soprattutto sul programma e sull'ora di passaggio. Per non fare brutta figura e non sembrare patrioti tiepidi siamo andati in centro alle 10 e ci siamo goduti 5 ore di sole e di polvere per poi vedere per un attimo il Presidente passare un fretta davanti a noi.. E' sceso dalla macchina, ha percorso un tratto di strada a piedi e poi è risalito in maccina per sparire fra un nuvolo di polvere scortato fino all'inverosimile da soldati, polizia e preceduto e seguito da decine di macchine...




Moltissima gente sulla strada...Penso sia rimasta un po' delusa: tanta attesa, fatica, stanchezza, sotto un sole cocente e avvolta dalla polvere onnipresente...




E delusione fra le autorità che avevano preparato un programma minuzioso e dettagliato.

Potrà forse servire per la prossima volta...In fondo cambiano le persone, i presidenti, ma non lo stile e la messa in scena...





Foto. in alto: Robert Ducarme, François Beya, p. Silvano, Ginette Ducarme
in mezzo: Il Presidente Joseph Kabila a Epulu (dove ci sono gli Okapi)
in basso: la folla a Mambasa, subito dopo il passaggio del Presidente

lunedì 2 marzo 2009

Seguito della notizia precedente- senza commenti

Carissimi,
avevo scritto al Sig. Kimbembe ( vedi post precedente).

Ecco la sua risposta:

Merci infiniment pour votre note, mon cher Père. J'en ai tellement apprécié le contenu (et la forme utilisée) que je me suis accordé la liberté de la transmettre à SEM le Président de la République.Pour ma part, je ne connais pas encore le jour de mon retour à Kinshasa. En effet, après Mambasa, nous sommes allés à Bunia, Beni et Goma puis Bukavu où je me trouve en ce moment mais demain matin, je prends le bateau pour Goma et de là, l'avion pour Beni pour attendre l'arrivée du Grand Chef.Je vous tiendrai informé de mon retour à Kin et me reserve l'honneur de vous rencontrer à Kin dans le courant du mois de mars.Salutations à tous vos collègues et nos amis de Mambasa.
Ciao e ciao .
Kimbembe Mazunga

Traduzione:
Grazie infinite, caro padre, per il suo messaggio. Ne ho talmente apprezzato il contentuto ( e la forma usata) che mi sono preso la libertà di trasmetterlo a Sua Eccellenza il Signor Presidente della Repubblica.
Per quanto mi riguarda, non conosco ancora il giorno del mio ritorno a Kinshasa. Infatti, dopo Mambasa, noi siamo andati a Bunia, Beni, Goma e infine a Bukavu dove mi trovo in questo momento, ma domani mattina prendo il battello per Goma e di lì, con l'aereo vado a Beni per aspettare l'arrivo del Grande Capo.
La terrò informata del mio ritorno a Kinshasa e mi riservo l'onore di incontrarla durante il mese di marzo. Saluti ai suoi colleghi e ai nostri amici di Mambasa. Ciao e Ciao
Kimbembe Mazunga