sabato 21 marzo 2009

Sperare contro ogni speranza...

Monsignore Antonio Barone il prof. Gramolelli Porthos-Giovanni sono ripartiti.
Li ho accompagnati a Kisangani mercoledì 18 marzo.

L'ultima volta che avevo percorso questa strada, nel senso Kisangani-Mambasa, era nell'agosto del 1994. Già allora era un'avventura. A bordo di un camioncino 4X4 (Robur) avevo impiegato 4 giorni per arrivare a Niania, a 340 km da Kisangani.
Dopo, la strada era diventata impraticabile e quindi imposibile.

Lo scorso anno erano cominciati i lavori di riabilitazione. Due società, una libanese e una cinese si erano divisi il compito arduo di renderla di nuovo percorribile.
Oggi è una signora strada.

Eravamo arrivati a Kisangani verso le 16, 30, dopo circa 10 ore di viaggio, interrotto da qualche sosta.
Il 19 marzo, al mattino, abbiamo visitato alcune nostre opere di Kisangani: lo scolasticato, la propedeutica...e abbiamo fatto una breve visita alla cascata-centrale della Tshopo, che fornisce la corrente alla città.
Nel primo pomeriggio i nostri due ospiti sono partiti per Kinshasa. La sera stessa Porthos prendeva l'aereo per Bruxelles-Milano.

E' sempre un momento emozionante salutarsi dopo un incontro in Africa, soprattutto se si sono vissute esperienze forti e concentrate in un breve periodo. I nostri due amici hanno potuto vedere il brutto e il bello: strade dissestate, bambini malnutriti, la povertà della gente e specie dei Pigmei; ma anche cose belle: la missione, un'oasi nella foresta, i bambini felici e chiassosi, la schiera ordinata di alunni impegnati e fieri dell'Istituto Bernardo Longo, garanzia di un avvenire migliore, l'impegno delle donne nelle cooperative...
Porthos ha voluto lasciare le sue impressioni. (Le ho lette dopo il mio arrivo a Mambasa, per cui non potevo chiedergli di modificarle). Eccole:
Il padre Silvano e i suoi bambini.
Ormai avanti negli anni, ha provato la gioia di osservare come si può costruire con intelligenza accompagnata dalla fede, l'avvenire di tante creature che meritano affetto e tenerezza,
a Mambasa,
un paradiso in terra per tanti, felici di stare insieme,
cantare nella loro lingua lodi a un Signore che sa comprendere, aiutare e perdonare,
lavorare e studiare per un futuro diverso.
Una felice esperienza la mia, una misura di come coniugare la mia laicità a un mondo di fede, ragione e sentimento.
Con tanto affetto a quella parte di umanità conosciuta per la prima volta."
Porthos.

Avrei voluto fermarmi almeno un giorno a Kisangani, ma qui a Mambasa ci sono diversi impegni soprattutto alla fine della settimana e nella vicinanza di Pasqua.
Quindi venerdì 20 marzo,di nuovo in strada.
Non era più una sopresa. Sapevo che la strada era buona anche se lunga e polverosa.
Ma due particolari mi avevano colpito nell'andata: la miseria dei villaggi e l'assenza di traffico.
Nel ritorno ho fatto attenzione ai questi due aspetti...e l'impressione è stata di profonda tristezza. In questi anni il livello di vita della gente, lungo questa strada che è una delle principali del Congo si è abbassto in maniera impressionante. Le capanne sono in pessimo stato e coperte solo da foglie. Non si vedono né banane nè altri prodotti davanti alle capanne.
La gente girovaga senza convinzione e senza meta.
Mentre attraversavamo villaggi squallidi e una foresta meravigliosa e solenne, pensavo alle numerose guerre di questi anni e all'isolamento in cui è vissuta questa gente, probabilmente costretta a fuggire, abbandonando tutto: case e campi.

Partendo da Kisangani ci eravamo impegnati a contare i camion che avremmo incontrati su questo lungo tragitto di 530 Km!. Stupore e incredulità: solo 6!


Per lunghi tratti la strada era veramente deserta: inutilmente la scrutavo nella speranza di veder spuntare all'orizzonte un veicolo o anche semplicemente qualche persona.
Segno evidente di una crisi economica, di una povertà senza precedenti.
Vi assicuro che negli anni '70 questa strada era percorsa ogni giorno da centinaia di camion che provenienti da Bunia, Beni, Butembo, Goma, Isiro trasportavano a Kisangani caffé, cotone, legumi, pesce, bestiame....
Oggi, una strada vuota!
Quanta angoscia, quanti pensieri, quante domande.
Ma la risposta era sempre la stessa: continuare a seminare a sperare.
Sono passato a Bafwasende dove nel 1964 sono stati uccisi e gettati nel fiume Lindi 7 missionari.
A Niania ho pregato sulla tomba di don Giacinto Toneatto, fondatore della missione di Mambasa.
Il giorno prima avevo telefonato, per gli auguri, a don Giuseppe Scarbolo, compagno di don Giacinto a Mambasa e a Niania e che ora vive un un a casa di riposo a Udine: ha 94 anni!
Mi dicevo:" non possono essere stati inutili il sacrificio e la morte di questi uomini..."

Continuiamo. Forse ci vorranno altri sacrifici, ma un giorno il seme nascerà...

La sosta a Badengayido aveva questo significato: seminare e porre gesti di speranza.
Alcuni operai della missione di Mambasa, con il concorso dei giovani di quel villaggio hanno cominciato proprio il 20 marzo la fabbricazione di 30.000 mattoni per la costruzione della scuola elementare finanziata dalla ONLUS: gli Amici della Scuola Apostolica (di Albino - Bergamo).
Grazie Paolo, Giuseppe e amici!!! Non vi deluderemo!

Ho ripreso il viaggio con più serenità.
Non potevo consolarmi pensando alle belle parole di Porthos, perché non avevo ancora aperto la lettera.
Arrivato a casa le ho lette con curiosità, diventata presto emozione e allora ho capito il senso di una delle sue ultime frasi, a Kisangani: Silvano, continua, sei sulla buona strada!

Speriamo di continuare, con l'aiuto del Signore e vostro.

Anche perché cambiare alla mia età, sarebbe difficile!
Vi ricordo...Ricordatemi!

foto dall'alto in basso: Porthos, mons. Barone e Katembo...alla cascata della Tsopo.
l'alzabandiera all'Istituto B:Longo (foto di Mons. Barone).
la strada dell'Ituri.
preparazione dei mattoni: non lasciatevi ingannare dalle apparenze: saranno perfetti!

3 commenti:

Gianluigi ha detto...

La buona notizia della strada mi riempie di gioia ... e mi fa tornare con la memoria a quel viaggio di ritorno da Kisangani (1973) con D. Enzo ed alcuni ragazzi della scuola, quando ci si ruppe il radiatore della Land Rover.
Però anche quella sera non passò tanta gente.

Anonimo ha detto...

Dopo aver letto la cronistoria del viaggio a Kisangani non posso che associarmi al prof. Gramolelli Porthos “… sei sulla strada buona”.
E’ necessario tessere il futuro seminando speranza. Cos’è la speranza se non preparare le giovani generazioni ad essere protagonisti del cambiamento e della crescita del proprio Paese.
La strada è lunga, faticosa e noi saremo con te.
Cornelia

Anonimo ha detto...

Sono contento di apprendere che finalmente la strada da Kisangani a Mambasa è considerata tale.
Anche io come GialLuigi, torno indietro con gli anni e non posso non tornare con la mente al primo viaggio fatto con mezzi di fortuna nel lontano 1979
Eravamo partiti dalla procura di Kisangani il lunedì all'alba,e siamo arrivati a Mambasa il giovedì sera, dopo avere passato due notti sul camion di passaggio, sotto la pioggia, ed una notte alla missione di P.Toneatto.
Finalmente ora sembra si cambia era ora ....
Spero proprio di poter tornare un giorno a sperimentare il nuovo corso stradale, e perchè no magari proprio a Nduye ??
Ciao e avanti tutta P.Silvano.

Pierangelo di Inzago