domenica 24 gennaio 2010

ci scrive Mons Kalanga


al computer: Giovanni Paolo II il 22 novembre 2001

Carissimi figliuoli,
ricordate le raccomandazioni che vi faccio da anni? Fino ad oggi siete stati piuttosto tiepidi circa questo vostro blog, sull'uso della posta elettronica, su Internet in generale. Pazienza!
Con il messaggio di ieri del Santo Padre Benedetto XVI per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che anche voi poco esperti leggerete semplicemente clikkando sull'ipertesto in azzurro (quello sottolineato nella riga superiore) si è aperta una grande occasione anche per voi, miei cari confratelli.

" Lo sviluppo delle nuove tecnologie e, nella sua dimensione complessiva, tutto il mondo digitale rappresentano una grande risorsa per l’umanità nel suo insieme e per l’uomo nella singolarità del suo essere e uno stimolo per il confronto e il dialogo. Ma essi si pongono, altresì, come una grande opportunità per i credenti. " così scrive il Pontefice.

Sempre Benedetto XVI ci ricorda che "I moderni mezzi di comunicazione sono entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali le comunità ecclesiali si esprimono, entrando in contatto con il proprio territorio ed instaurando, molto spesso, forme di dialogo a più vasto raggio, ma la loro recente e pervasiva diffusione e il loro notevole influsso ne rendono sempre più importante ed utile l’uso nel ministero sacerdotale. "

Potrei forse aggiungere dell'altro?Non mi sembra il caso.
Leggete e meditate il messaggio del Pontefice.
Cercate subito di metterlo in pratica; non solo voi, cari confratelli delle Missioni di Nduye e Mambasa, ma anche gli altri che vi affiancano ed operano in Italia .

Un caro saluto a tutti voi, ai vostri ospiti, allo storico Deo Gratias ed anche, se per caso avrete l'occasione di sentirlo ancora al caro confratello Mons. Kapitula.
+ Mgr. Moyomba Kalanga

sabato 23 gennaio 2010

Chi parte e chi resta

ANDREA E' RIPARTITO
Era arrivato a Mambasa il 18 dicembre. Lo accompagnava P. Silvano, che rientrava da Kampala, dove aveva lasciato il fratello Claudio e gli amici Enrico e Aldo, in partenza per l'Italia. Andrea veniva dal Mozambico, dove da alcuni anni presta servizio di volontariato come professore all'Istituto Tecnico del Gurue. Durante le vacanze scolastiche (nel Mozambico si fanno nei mesi di dicembre-febbraio) ha pensato di "riposare" un po' venendo a Mambasa, per vedere che arie tirano dalle nostre parti e soprattutto per darci una mano nell'officina meccanica e in falegnameria. Però, "non farò nessuna fattura", ci ha assicurato. Gran lavoratore, Andrea, e ottimo conoscitore di motori: ha ridato vita a diverse macchine, soprattutto di falegnameria. Speriamo che durino, pur trovandosi sotto certe mani un po' troppo "pesanti" e così sorprendentemente abili a spaccare. Ma è lui, Andrea, il primo a non farsi troppe illusioni, e a non drammatizzare: i loro tempi non sono i nostri; bisogna avere pazienza. Grazie, Andrea: ti ricorderemo con piacere come sei stato in questi giorni: preso dal tuo lavoro, spesse volte sudato, con quel tuo sorriso sereno e tranquillo, e lo sguardo positivo su persone e situazioni. Adesso che hai imparato la strada di Mambasa, sappi che...ti aspettiamo ancora: non ti faremo fattura...


E' RIMASTO BEPPE


Questa volta (quante volte è venuto a Mambasa? otto? dieci?) Beppe sta proprio facendo gli straordinari. E' qui con noi dal 16 novembre e il rientro in Italia è previsto per il 13 febbraio. Ogni mattina, alle 7h30, parte verso l'ospedale Gbado, dove lavora all'impianto elettrico assieme a Kasereka, un ragazzotto che gli sta dietro e fa' del suo meglio per dargli una mano. Mentre Beppe si bagna la camicia salendo scale, tirando fili, girando viti...accanto a lui, falegnami e carpentieri fissano travetti e tavole al soffitto; un po' più in là, un gruppetto di muratori rivestono i muri d'intonaco. E poi c'è anche chi "scopre" (scoperta fortunata) che non bisogna esagerare con il lavoro...e quindi si trova un posticino tranquillo, per fare un buon sonnellino. Beppe brontola un po', ma in fondo è d'accordo anche lui con Andrea: i loro tempi non sono i nostri.... Ma poi c'è anche il dopo lavoro, quando una frotta di pigmei ti viene attorno tutta festosa, con le braghe stracciate e i visi sereni, che sprizzano gioia. E ti fanno aprire il cuore alla simpatia e alla tenerezza. "Daglielo, questo berrettino, che saranno ancora più felici!

P. Dino

venerdì 15 gennaio 2010

Un invito a guardare in Alto...



Stamattina, uscendo dalla chiesa dopo la celebrazione della Santa Messa ero sorpreso dall'oscurità insolita. Mi sono ricordato all'improvviso che oggi c'era l'eclissi solare...

Purtroppo non ho avuto subito l'idea di correre in stanza per prendere la macchina fotografica. Inoltre mi aspettava l'impegno della scuola.
Comunque sono riuscito a fare una foto...Ho il rimpianto di essermi lasciato sfuggire una bella occasione per foto meravigliose...Sembra che bisognerà aspettare oltre mille anni per avere una simile eclissi!

Lo spettacolo era affascinante anche se in parte guastato dalle nuvole che andavano e venivano.

I ragazzi guardavano e non guardavano...Mettevano le mani davanti agli occhi...e allargavano le dita. Mi dicevano che guardare l'eclissi provoca la cecità...

Questa mattina tanti hanno guardato verso l'alto...e vi assicuro che nessuno è diventato cieco.

*****
Del mio viaggio a Beni per dare una mano ai confratelli di Kisangani ve ne ha parlato padre Dino.

Lo ringrazio. Appena avremo notizie dei containers ( che attualmente sono alla frontiera), ve ne parlerò.

Devo dire un grazie sincero al signor Robert Ducarme di Beni che ha accettato senza problemi di accogliere i due container nei suoi capannoni e di seguire le pratiche di sdoganamento (sempre molto noiose e"rognose").

Un saluto a tutti e a presto

mercoledì 13 gennaio 2010

Per il Centro Monsignor Grison

Viaggio improvviso e rapido per padre Silvano: è partito ieri per Beni, allo scopo di preparare l'arrivo di due containers, previsto per i prossimi giorni. Sono stati spediti via Mombasa (porto del Kenya); la loro destinazione è Kisangani.

Avakubi: ponte (pericolante) sul fiume Ituri

Contengono materiale elettrico ed idraulico per il Centro Monsignor Grison, che noi, Dehoniani, stiamo costruendo alla periferia di Kisangani, nel villaggio di San Gabriele. Il Centro Monsignor Grison esiste già dal 1964, come casa di ritiri e incontri formativi, ma è in via di rifacimento ed ampliamento: sarà un importante centro di accoglienza e di formazione umana e cristiana per la città di Kisangani. Questa conta più di un milione di abitanti, ma è totalmente sprovvista di simili strutture.
I due containers stanno per arrivare a Beni; ma tutto lascia prevedere che il loro viaggio Beni-Kisangani (750 km) sarà piuttosto avventuroso e incerto. Tutto a causa di un ponte: quello che attraversa il fiume Ituri in località Avakubi. Le strutture metalliche sono vetuste e non consentono il passaggio di veicoli il cui peso complessivo supera le sei tonnellate. Siamo quindi costretti a fermare i containers a Beni, sdoganarli in questa città, svuotarli e ricaricarne il contenuto su altri camion. Questi proseguiranno fino ad Avakubi, dove saranno a loro volta svuotati. Qui la nostra camionetta Land-Cruiser farà la spola tra una riva e l'altra del fiume fino a trasloco completo. A questo punto non resterà che l'ultimo tratto di strada: Avakubi-Kisangani. Evidentemente è impossibile per i padri di Kisangani seguire tutto questo traffico, a una tale distanza. Daremo loro una mano, noi di Mambasa; e volentieri, poiché ne abbiamo i mezzi. Il Signore non mancherà di aiutarci.
Ma il problema delle strade rimane cruciale: i ponti cadono o minacciano di cadere; i militari posti alla loro sorveglianza si lasciano corrompere (volentieri) e fanno passare veicoli in grande sovraccarico; le autorità non intervengono. Il tratto di strada Kisangani- Beni è stato rifatto totalmente lo scorso anno, ma già ora cominciano a formarsi dei buchi enormi. Qua e là hanno cominciato a fare un po' di manutenzione, ma questa si riduce al taglio delle erbe. Le buche e le erosioni rimangono lì, tranquille, ogni giorno più grandi e più numerose. Specchio pietoso di un paese che non riesce ad alzare la testa e cominciare a camminare.


Metto qui di fianco la foto del ponte sul fiume Epulu. Ricordate: il vecchio ponte (previsto per 25 tonnellate) era caduto il 27 novembre, schiacciato da un camion e rimorchio di almeno 60 tonnellate. Il nuovo ponte è stato rifatto in tempo record: 13 giorni, mi diceva il direttore tecnico dell'Anas che ho incontrato recentemente a Kisangani.
Fa' piacere dare queste notizie. Speriamo diventino più frequenti.

P. Dino

sabato 9 gennaio 2010

1 gennaio 2010: Cinquantesimo della Parrocchia di Mambasa (prima parte)

Il 6 dicembre 1959, l’abbé Leonardo Adisi, conferiva il Battesimo a Adeodato Modaka e iniziava il primo Registro dei Battesimi della parrocchia di Mambasa. Questo fatto non ci autorizza a pensare che la Parrocchia abbia cominciato il suo cammino quel giorno, ma ci avvicina senz’altro alla data ufficiale, come ci avvicina quella del 24 gennaio 1960, giorno in cui don Giacinto Toneatto, primo parroco di Mambasa, amministrava il Battesimo a Girolamo Kambere, e lo annotava nel registro appena iniziato. Oggi, i registri si sono accumulati e siamo al Battesimo n°. 12748.

Ho conosciuto don Giacinto nel 1970 e mi pare di ricordare che a suo parere bisognava far risalire l’inizio della parrocchia al mese di gennaio 1960.

Poco importa il giorno esatto. Di fatto o nel dicembre del 1959 o nel gennaio del 1960 è iniziata per Mambasa una nuova realtà: la presenza stabile di un sacerdote con la funzione di parroco.

Inizialmente si era stabilito di ricordare i 50 anni di questo avvenimento la domenica 6 dicembre 2009; data che è stata spostata per volere del Vescovo Mgr. Janvier Kataka che ci ha fatto notare che era poco opportuno celebrare solennemente questa festa nel periodo dell’Avvento. La scelta è caduta allora sulla data del 1 gennaio. Festa di Maria, Madre di Dio…e primo giorno dell’anno.

Dobbiamo confessare che la preparazione di questo Cinquantesimo ci ha messi alla prova: volevamo fosse un avvenimento solenne e nello stesso tempo un’occasione di risveglio della comunità cristiana. Riunioni su riunioni, commissioni varie, proposte e controproposte …
Per fortuna, strada facendo, c’è stato un processo di semplificazione e di sobrietà.Il numero degli invitati ufficiali si è assottigliato; al problema – fondamentale per qualcuno – della partecipazione al pranzo da parte delle autorità si è trovata un’alternativa nel buffet offerto a queste persone dopo la messa…e un po’ alla volta ci si è concentrati sulla preparazione spirituale.
Il fatto che la festa coincidesse con il periodo natalizio ci ha facilitato il compito. I cristiani sentono ancora forte l’esigenza della preparazione al Natale, periodo in cui si accostano ancora numerosi al sacramento della riconciliazione. Far coincidere le due preparazioni: al Natale e al Cinquantesimo anniversario della parrocchia è stata una buona soluzione; da una parte ci ha semplificato il lavoro e nello stesso tempo ha dato maggiore intensità a questa preparazione.

Questa era iniziata già il mese di ottobre, con incontri, conferenze, raccolta di dati sulla storia della parrocchia, ma ha preso un altro ritmo il 14 dicembre quando è iniziata una settimana di predicazione su vari temi di attualità: l’amore al lavoro e l’esempio di padre Longo, - la necessità di un fidanzamento aperto, - la nostra vita cristiana dopo 50 anni di evangelizzazione,- cosa significa essere cristiani….

(segue...)

* * *

foto. Mgr. Janvier Kataka, vescovo di Wamba

inizio della Messa

Consacrazione (a destra del Vescovo: il parroco attuale, p. Dino Ruaro, alla sinistra:

p. Wilson Hobold, provinciale dei dehoniani in Congo)

1 gennaio 2010: Cinquantesimo della Parrocchia di Mambasa (seconda parte)

Il 21 dicembre cominciavano, al mattino, le visite agli ammalati, e nel pomeriggio le confessioni per i cristiani: ragazzi, giovani, adulti, nelle due chiese di Mambasa.

Il Natale segnava un traguardo e una breve sosta.. Il 27 dicembre, festa della Sacra Famiglia, ci sono stati dei matrimoni e dei battesimi. Subito dopo iniziava la preparazione materiale: preparazione delle stanze per accogliere gli ospiti, il salone per il buffet, l’altare, gli acquisti vari.
Nel frattempo nel pomeriggio si svolgevano delle gare sportive fra i giovani della parrocchia contro delle selezioni di giovani dei villaggi , e alla sera…la missione risuonava di canti, danze, suoni (o rumori) di chitarre e batterie, nei tanti ambiti "concerti"!

Gli ospiti sono giunti da Kisangani, Butembo il 30 dicembre. Anche in questo caso la tensione è subito calata. I confratelli e i sacerdoti diocesani si sono adattati facilmente ai disagi causati dalla mancanza di strutture di accoglienza adatte e in numero sufficiente. L’importante era avere un letto o semplicemente un materasso…Le suore, giunte numerose, le native di Mambasa e quelle che avevano lavorato in parrocchia, hanno trovato alloggio nella comunità delle nostre suore. Mi domando ancora come abbiano potuto ospitarle tutte.
Per fortuna il cibo e il buon umore non mancano a Mambasa. Per l’occasione abbiamo “sacrificato” l’enorme toro che era bello da vedersi, ma innocuo! In un anno : un figlio e nessun lieto evento all'orizzonte.

E’ già stato sostituito!


Ospiti di onore erano il padre Provinciale, padre Wilson Hobold e il Vescovo, Mgr Janvier Kataka. Quest’ultimo, reduce da un intervento chirurgico in Italia, è stato oggetto di particolari attenzioni e gesti di affettuosa e sentita riconoscenzada parte nostra e dei cristiani. Nonostante il suo stato di convalescente non ha voluto mancare a questo appuntamento. Per noi è stato un segno di stima per il lavoro fatto in questi anni. E credo che lui non abbia avuto rimpianti.


Restava un’ultima incognita: la meteorologia. Il tempo era variabile e quasi ogni giorno le nuvole scaricavano degli scrosci d’acqua resi ancor più impressionanti da tuoni e fulmini.

Purtroppo la notte di Natale due fulmini sono caduti sulla casa mettendo fuori uso inverter e computer…

Nonostante questa incertezza abbiamo preparato l’altare, la rampa di accesso e il palco per il Vescovo e i concelebranti…Nessuno, forse per scaramanzia, osava parlare di pioggia, anche se questa parola- diventata un incubo - non ci dava tregua un momento…
(segue...)
* * *
Foto: visione dell'altare e della tribuna
danzatrici (Joyeuses)

1 Gennaio 2010: Cinquantesimo della parrocchia di MAMBASA (terza parte)

Il 1 gennaio…ci alziamo con un cielo coperto e nero. Alle 8 incomincia a piovere…Aspettiamo in silenzio…Alle 8,45 la pioggia cessa ma il cielo resta chiuso. Il Vescovo ci invita ad iniziare la Messa…Incoscienza o fiducia?

Un po' scettici, ci vestiamo e iniziamo la processione, partendo dalla Chiesa, attraversiamo il campo sportivo e saliamo all’altare. Quanto volte ho guardato il cielo…A un certo punto le foglie degli alberi cominciano a tremare mosse da un venticello di cattivo augurio!….Ci siamo! Invece il cielo rimane plumbeo, ma impassibile!


Il Vescovo inizia la Messa fra canti e danze…e i cristiani, rassicurati dal nostro esempio, arrivano frettolosi. Abbiamo calcolato che fossero presenti oltre 3500 persone. (per una volta siamo tutti d’accordo sul numero delle presenze).


Lo spettacolo è suggestivo e maestoso. Molti cristiani hanno comperato un tessuto stampato per l’occasione. Risaltano delle macchie di blu (il colore di fondo del tessuto del cinquantenario): è il gruppo dei coristi e i dei catechisti….
Nonostante il pericolo della pioggia si sente un clima di serenità, di gioia, di festa e di calma. Nessuna fretta e nessun invito a diminuire il numero dei canti, ad accelerare il ritmo delle varie processioni: di entrata, delle offerte dei cristiani, dell’offertorio o a diminuire il numero degli interventi al momento della Preghiera dei fedeli.

Credo che l’esempio di Vescovo, solenne, assorto, dia a tutti un sentimento di fiducia e aiuti a placare i timori.

All’omelia il Vescovo parla del Natale, della Madre di Dio, della pace.

L’accenno al cinquantesimo della parrocchia è sobrio, ma essenziale: Cosa abbiamo fatto della nostra fede? Come la viviamo? Siamo veramente testimoni di Cristo?

Invita i cristiani ad essere riconoscenti verso i sacerdoti della parrocchia che si sono impegnati e si impegnano nella formazione intellettuale, nella sanità e che sono stati vicini alla popolazione nei momenti difficili. Ha ringraziato la comunità per il contributo che essa ha dato per la costruzione della nuova chiesa di Bafwasende, a 270 km sulla strada di Kisangani.


I vari momenti della Messa si susseguono: Preghiera dei fedeli, Offertorio, Consacrazione, Comunione. Il tutto animato da canti festosi e abbondanti.

Dopo la comunione, i discorsi ufficiali: del vicepresidente del Consiglio parrocchiale, del parroco padre Dino. Insiste sul tema del cinquantenario: Siate miei testimoni.

Come conclusione invita i cristiani a continuare nell’impegno durante tutto l’anno e fissa degli obiettivi pratici,

- Per Pasqua copertura del tetto della Chiesa con nuove lamiere ondulate in sostituzione delle attuali, arrugginite e in più parti forate.

- Per fine maggio la costruzione di una grotta;

- per fine giugno (30 giugno) cinquantesimo anniversario dell’Indipendenza del Congo, un piccolo simbolo a ricordo del padre Longo, vicino al luogo del suo martirio…

- ...e per Natale inaugurazione ufficiale dell’ospedale…con la nascita del primo bambino!!!


Alla fine della Messa ci dirigiamo solennemente verso la Chiesa per deporre i paramenti liturgici: ci sentiamo tutti sollevati e contenti. Anche il cielo ci è stato propizio: né sole né pioggia…
Il resto della giornata, come da programma e senza tensioni o intoppi: buffet, pranzo, giochi, concerto…Il Vescovo è ripartito il giorno dopo per Kisangani con padre Wilson: visibilmente erano contenti.


foto: 1 e 2 - folla durante la Messa
3 - Momento delle danze

martedì 5 gennaio 2010

Epimissio 2010

Ti invitiamo a partecipare, insieme ai nostri missionari presenti in Italia (p. Germano Toninato, p. Mario Lovato, p. Severino Verzeni, p. Giuseppe Meloni, p. Sandro Capoferri …), ai loro familiari, ai laici volontari, agli amici e sostenitori delle missioni, ai parrocchiani di Cristo Re,al tradizionale incontro Epimissio 2010 che avrà luogo:

Sabato 9 gennaio 2010
PARROCCHIA DI CRISTO RE
via C. Galeno 32 MILANO

La Parrocchia di Cristo Re ha un bellissimo teatro, un grande parcheggio, ampie sale e si trova a circa 500 metri dritti dritti da via Andolfato 1. Ti aspettiamo.

p. Onorio, fr. Amedeo, fr. Pierino e p. Nerio


Programma

ore 14.30: arrivi e accoglienza

ore 15.00: “LA LORO AFRICA”:celebrazione del 50° della missione di Mambasa (Congo) con la presentazione in forma teatrale dell’esperienza missionaria a Mambasa di 11 volontari di Cambiago e dintorni.

Ore 16.00: Testimonianze, interventi e comunicazioni varie.

Ore 18.30: S. Messa festiva del sabato.

Ore 19.30: Cena comunitaria.

Ore 21.00: CONCERTO GOSPEL offerto alla Parrocchia dalla zona 2 del Comune di Milano.


* Per motivi logistici è gradito un cenno di conferma della tua o vostra partecipazione:
Tel. 02.27088128 o cell. 333.6853825

domenica 3 gennaio 2010

Dove eravamo rimasti?...

Carissimi: Buon Natale e Buon Anno!

Non sorridete…Meglio tardi che mai!

E credo che…farvi gli auguri prima, fosse proprio difficile.


Andiamo con ordine.
Il 16 sera ripartivano da Entebbe per l'Italia: Aldo, Claudio e Enrico. Il giorno prima avevamo fatto una foto ricordo sul ponte dell’Ituri…che sembra significhi “kwa heri! = arrivederci”. E’ l’augurio che faccio anche a loro. Sanno che a Mambasa c'è sempre posto per tutti... e poi : "Si sta bene a Mambasa,", vero Doriano?

Da non dimenticare: Giuseppe Prosdocimi resterà qui a Mambasa fino al 14 febbraio, occupato negli impianti elettrici del nuovo ospedale e in vari lavoretti della missione, dove "c'è sempre da fare".



Il 17 dicembre, dopo la partenza dei 3 (ACE) ripartivo da Kamapala per Mambasa con Andrea Sala, un volontario bresciano che lavora a Gurué, in Mozambico con i nostri Padri. Visto che in Mozambico adesso sono in vacanza, ha voluto venire a vedere Mambasa, ma non come turista…

Benvenuto Andrea.!

Il 24 andavo a Nduye….I giorni precedenti sono stati di preparazione al Natale e alla celebrazione del 50° anniversario della fondazione della Parrocchia di Mambasa: 1959! Il Primo parroco è stato don Giacinto Toneatto, un sacerdote friulano, morto a Nyanya nel 1993 e sepolto davanti alla chiesa di quella parrocchia.

Il Presepio di Nduye era molto semplice. Mi ha colpito la frase: Anere amukoto Yezu!

Nella lingua dei Pigmei e dei Walesse, significa: andiamo a vedere Gesù!


Molti di voi mi avevano chiesto un ricordo davanti alla tomba di padre Longo, in quella notte. Non mi sono dimenticato. Sia nella notte che durante la Messa del giorno, dopo la comunione abbiamo pregato con i cristiani per tutti gli amici, parenti, benefattori…

Quindi ho pensato ad ognuno di voi…



Arrivato a Mambasa alla sera del 25 ho trovato una brutta sopresa: computer fulminato e anche l'inverter che alimenta l'incubatrice...Cercheremo di porre presto rimedio ai due malanni...

(segue...fra breve!)





foto: Aldo, Claudio, Enrico sul ponte di..Ituri;
Andrea all'Equatore;
Anere amukoto Yezu (andiamo a vedere Gesù!).

venerdì 1 gennaio 2010

In Africa c'è sempre da fare

siamo alla quarta puntata degli scritti "tratti" da:

"UNA SOLA FAMIGLIA", n.110, ottobre 2009

la precedente clikkando QUI


"Solo venendo qui mi accorgo di quanto io sia inutile... della sproporzione tra la loro pena e il mio aiuto... ma non cambierei la mia inutilità con qualunque altro successo... " (Erri de Luca)

Negli ultimi cinque anni mi è capitato spesso, partecipando a serate, incontri, manifestazioni sul volontariato, di trovare riproposta la frase sopra citata. Ho sempre pensato che Erri de Luca, in queste poche righe, rappresentasse in maniera totale e completa il sentimento che attraversa mente e cuore di persone che decidono di fare un'esperienza di volontariato e devono confrontarsi con una realtà estremamente diversa dalla loro, dove la povertà e il disagio sociale imperano.

Dal 2004 ad oggi, ho incrociato nel mio cammino molte persone che hanno trascorso un periodo più o meno lungo, nel Sud del mondo, dall'America latina all'Africa, per portare un supporto a persone che vivono in situazioni di bisogno; ma sono convinta che non esista un profilo preciso della figura del volontario.
Diverse le età e le motivazioni che spingono a compiere una tale scelta, differenti le attitudini, le personalità, la formazione, il credo...
Persone alla ricerca di risposte, insoddisfatte della realtà in cui sono immerse; persone che percepiscono lo schiaffo di un mondo e di una ideologia prevalentemente economica; persone che ricevono tanto dalla vita e vogliono condividere tale positività con chi è stato più sfortunato semplicemente perché è nato nella parte sbagliata del mondo; persone che si sentono in colpa perché consapevoli che la loro "felicità" o, meglio, il loro benessere è basato sullo sfruttamento, da tempo immemorabile, delle ricchezze di alcuni paesi e sull'ignoranza in cui appositamente si cercano di mantenere le popolazioni autoctone; persone amiche che decidono di vivere insieme questo tipo di esperienza; persone singole che si ritrovano aggregate ad un gruppo più numeroso di perfetti sconosciuti, ma diretti alla medesima meta... Proprio come è successo a noi nell'esperienza che abbiamo fatto presso la Missione Cattolica a Mambasa (Congo) che fa capo a padre Silvano Ruaro.

Arrivati da direzioni ed in momenti diversi, ciascuno con il proprio bagaglio di esperienze di vita ci siamo ritrovati a trascorrere tre meravigliose settimane in un luogo straordinariamente bello e sperduto nella foresta equatoriale. Un complesso scolastico che accoglie circa 600 studenti, una falegnameria, un'officina meccanica, una sartoria, una chiesa, un campo da calcio... Strutture che rivelano la ricerca di perfezione, di armonia e di bellezzadi chi le ha pensate e intese come espressione della dovuta dignità che si meritano le persone che le frequentano e vi lavorano quotidianamente.
Volevamo programmare anticipatamente ed in maniera concreta il contributo che avremmo dato all'opera della Missione, ma di fatto siamo partiti sentendoci chiamati e rinfrancati nel nostro progetto di volontari semplicemente dall'entusiasmo di una voce forte che diceva: "Non vi preoccupate, in Africa, per chi lo vuole veramente, c'è sempre da fare ".

Giunti a destinazione abbiamo cercato di dare senso alla nostra presenza mettendo in campo le nostre capacità, la nostra sincera voglia di fare e valutando in maniera oculata, grazie all'importante supporto di chi a Mambasa è sempre presente, le necessità sia della missione che dell'intera comunità. Rimboccate le maniche, grazie alla presenza di personale sanitario sono state fatte visite mediche e cardiologiche ai malati; è stato dipinto il reparto di pediatria della, cosiddetta, struttura ospedaliera statale; è stato ridipinto un'ala del complesso scolastico; sono state fatte attività di archiviazione e di sistemazione dei magazzini adibiti al materiale scolastico e all'officina meccanica...

Ma cari lettori, leggendo questo freddo elenco di attività che abbiamo fatto per rendere concreto il senso della nostra presenza a Mambasa, non potete neanche lontanamente immaginare le sensazioni provate nel farle. Vorrei essere una brava scrittrice per poter trasmettere con parole l'intensità dell'emozione che si prova nel fare qualcosa per chi ha veramente bisogno di quello che fai; ma soprattutto per far capire che non è proprio "quello che fai" che ha valore, ma il semplice fatto che lo fai e lo stai facendo per loro.

Vorrei conoscere il modo per potervi comunicare l'effetto delle risa dei bambini sempre presenti fin dalle 7.00 del mattino alla Missione in attesa di giochi, canti e di semplici attenzioni. La cosa più bella che mi auguro vi possa capitare è di vivere di persona un'esperienza che vi permetta di condividere quanto scritto da Erri de Luca a cui mi permetto di portare una modifica personale: Solo venendo qui mi accorgo di quanto io sia inutile... della sproporzione tra le loro necessità ed il mio aiuto... ma non cambierei la mia inutilità con qualunque altro successo... "

I volontari sono diversi fra loro, differenti le durate delle personali esperienze, diversi i bagagli con cui tornano a casa. Per noi Mambasa è stato tanto... non solo per ciò che abbiamo fatto, per quanto abbiamo condiviso, ma anche e soprattutto per quanto abbiamo appreso da scanzonate narrazioni, piacevoli chiacchiere scambiate in serate mentre sorseggiavamo dei buoni digestivi; per i racconti di Padre Silvano che celavano, dietro semplici parole, degli importanti insegnamenti di vita.
I volontari tornano alle loro famiglie, al loro quotidiano, ma non dimenticano quanto vissuto; sono accompagnati dai ricordi. "Per alcuni sono come piccoli sassolini nella scarpa, per altri sono come dei massi tra i piedi, ma si deve continuare a camminare"(ricordalo!). Però se fino a "ieri" correvamo ignari, oggi il sassolino o il masso che abbiamo nella scarpa ci obbliga a riflettere, a pensare, ad osservare tante piccole cose che prima con noncuranza calpestavamo...
Nessuno di noi potrà far tacere il proprio cuore. Dopo esperienze così intense e belle non è possibile non parlarne, non raccontare quanto si è vissuto e toccato con mano, non evidenziare il valore e l'importanza della presenza di persone come p. Silvano a Mambasa.

La testimonianza che si traduce in molteplici narrazioni è la forza e lo strumento per continuare ad essere volontari a Cambiago-Milano-Trento-Reggio Emilia-Caltanisetta (luoghi di provenienza del nostro gruppo) come a Mambasa.

Chiara Bernareggi