"PREGHEREMO PER VOI''
siamo alla terza puntata degli scritti "tratti" da:
È il primo edificio che vediamo svoltando col jeeppone, che ci fa capire che alla
Mission Catholique siamo arrivati davvero.
I mattoni a vista della chiesa risaltano caldi e vivaci tra il verde dell'orgoglioso campo
da calcio e del praticello fresco che circonda gli altri edifici, mentre, di lì a
breve, assisteremo al primo dei tanti fantastici tramonti di Mambasa, dove il sole
sembra proprio volersi riposare dietro l'arco che sorregge la croce, issata sulla facciata.
Non mi aspettavo certo una partecipazione così massiccia alla messa domenicale: nella costruzione che appariva tanto spaziosa non è rimasto neppure un posticino libero, anzi tanti fedeli si ammassano vicino a noi fuori dalle porte, in maniera composta, e senza cessare di prestare attenzione alla cerimonia.
L'unica navata divisa da un corridoio centrale separa con un certo rigore uomini e donne.
Il ragazzino che mi serra la mano anche se ne dimostra 7 ha 11 anni, si sente un ometto, quindi si colloca subito dal lato opposto al mio! Gli innumerevoli bambini presenti sono stranamente calmi, ed ai più piccini le mamme non lasciano il tempo di piangere porgendo loro il seno, così da non recare disturbo alla preghiera collettiva. Intanto dall'ingresso principale entrano danzando chierichetti e vari gruppi di catechesi, ed in seguito, al momento debito, generosi/e con offerte elegantemente poste sul capo (riso, banane, fagioli, manioca...) che la parrocchia destina -incredibile a dirsi - ai più poveri.
Se per la meditazione e le polifonie dei religiosi la cappellina e la casa delle suore consentono riservatezza e raccoglimento, quella della domenica è una vera e propria festa per il Signore: chi ce l'ha, mette il vestito più bello; un coro brioso, nonché ben assortito (da solo occupa quasi un quarto di chiesa) intona svariati canti per ogni momento liturgico; tutta l'assemblea si muove al battito ritmico di mani, e anche dopo le tre ore di messa ci si diletta in balli di gruppo.
Mi lascio subito conquistare da quest'atmosfera gioiosa, e sorrido immaginandomi le nostre suore suonare bongo e maracas come accade qui...
Prima di partire avevo letto un libro sul woodoo e sentito racconti di bambini considerati stregoni e per ciò emarginati o penalizzati pesantemente dalla loro società. Nel nostro breve soggiorno tuttavia, non ho trovato alcun riferimento a ciò. anzi la religiosità che ho visto a Mambasa mi è apparsa sincera e ben radicata.
Credo che la figura dei missionari in questo senso sia stata e continui ad essere di fondamentale importanza. Basti pensare che la missione sia un cuore pulsante apeno a tutti, senza il timore di accogliere problemi e fregature.
Basti pensare alii disponibilità del giovane p. Gauthier (dehoniano congolese) che s'improvvisa al tamburello durante i balli religiosi delle"Figlie di Maria", che rientra tardi per ascoltare le difficoltà delle giovani coppie, o che riappacifica amorevolmente due genitori col loro figlio! prodigo sotto gli scrosci di un temporale.
Basti pensare alla fila di gente che ogni mattina intende parlare con p. Silvano, alla sua pazienza celestiale nel seguire i lavori degli operai, così come ogni attività presente o futura che può aiutare la sua gente (è una mente in eruzione costante), al suo ruolo di padre tra i padri nell'educazione dei figli adottati. In molti ci dicono che non dimenticheranno mai il suo contributo a sfamare la popolazione durante la guerra passata.
Tutto ciò basta di sicuro per capire che anche al di fuori delle cerimonie liturgiche i missionari sono veramente vicini alla gente e s'impegnano in ogni iniziativa a dare un'esemplare testimonianza cristiana di uomini di buona volontà.
È inoltre evidente che i padri sanno come parlare a queste persone: durante le prediche infatti, non mancano risatine in risposta alle domande provocatorie dei sacerdoti, coinvolgenti nell'illustrare la concretezza dell'insegnamento del Vangelo in...parole povere!. Così, mentre una vicina che parla francese spiega che la predica tratta del senso dell'accoglienza, ci rendiamo conto di essere osservati da tanti occhi timidi e sorridenti: il mupe (p. Silvano) ci ha presentati alla comunità che siamo venuti a conoscere, che come benvenuto ci regala questo sguardo caloroso. Sguardo che ci accompagna con sorrisi e saluti solari su ogni strada che percorriamo.
Sguardo che ritroviamo acceso nel canto di ringraziamento e arrivederci dell'ultima domenica. Sguardo da cui ci arriva il messaggio con cui ci separiamo: "Pregheremo per voi".
E ancora mi emoziona il pensiero che queste persone che per la maggioranza faticano tutto il giorno per nutrirsi una volta al giorno, vogliano pregare per me.
Preziosissima lezione di fratellanza, che confido sarà per me e per i miei cari compagni di viaggio una nuova forza di credere che "si può fare" semplicemente se la nostra testimonianza rimarrà viva, se nel proprio orticello ognuno di noi "seminerà la pace", come abbiamo visto e vissuto lì. "Semina la pace e tu vedrai... che la tua speranza rivivrà: Spine tra le mani piangerai ed un mondo nuovo nascerà" (canzone del Gen Rosso, tra le preferite del mupe Silvano).
Ilaria Sala
"UNA SOLA FAMIGLIA", n.110, ottobre 2009
È il primo edificio che vediamo svoltando col jeeppone, che ci fa capire che alla
Mission Catholique siamo arrivati davvero.
I mattoni a vista della chiesa risaltano caldi e vivaci tra il verde dell'orgoglioso campo
da calcio e del praticello fresco che circonda gli altri edifici, mentre, di lì a
breve, assisteremo al primo dei tanti fantastici tramonti di Mambasa, dove il sole
sembra proprio volersi riposare dietro l'arco che sorregge la croce, issata sulla facciata.
Non mi aspettavo certo una partecipazione così massiccia alla messa domenicale: nella costruzione che appariva tanto spaziosa non è rimasto neppure un posticino libero, anzi tanti fedeli si ammassano vicino a noi fuori dalle porte, in maniera composta, e senza cessare di prestare attenzione alla cerimonia.
L'unica navata divisa da un corridoio centrale separa con un certo rigore uomini e donne.
Il ragazzino che mi serra la mano anche se ne dimostra 7 ha 11 anni, si sente un ometto, quindi si colloca subito dal lato opposto al mio! Gli innumerevoli bambini presenti sono stranamente calmi, ed ai più piccini le mamme non lasciano il tempo di piangere porgendo loro il seno, così da non recare disturbo alla preghiera collettiva. Intanto dall'ingresso principale entrano danzando chierichetti e vari gruppi di catechesi, ed in seguito, al momento debito, generosi/e con offerte elegantemente poste sul capo (riso, banane, fagioli, manioca...) che la parrocchia destina -incredibile a dirsi - ai più poveri.
Se per la meditazione e le polifonie dei religiosi la cappellina e la casa delle suore consentono riservatezza e raccoglimento, quella della domenica è una vera e propria festa per il Signore: chi ce l'ha, mette il vestito più bello; un coro brioso, nonché ben assortito (da solo occupa quasi un quarto di chiesa) intona svariati canti per ogni momento liturgico; tutta l'assemblea si muove al battito ritmico di mani, e anche dopo le tre ore di messa ci si diletta in balli di gruppo.
Mi lascio subito conquistare da quest'atmosfera gioiosa, e sorrido immaginandomi le nostre suore suonare bongo e maracas come accade qui...
Prima di partire avevo letto un libro sul woodoo e sentito racconti di bambini considerati stregoni e per ciò emarginati o penalizzati pesantemente dalla loro società. Nel nostro breve soggiorno tuttavia, non ho trovato alcun riferimento a ciò. anzi la religiosità che ho visto a Mambasa mi è apparsa sincera e ben radicata.
Credo che la figura dei missionari in questo senso sia stata e continui ad essere di fondamentale importanza. Basti pensare che la missione sia un cuore pulsante apeno a tutti, senza il timore di accogliere problemi e fregature.
Basti pensare alii disponibilità del giovane p. Gauthier (dehoniano congolese) che s'improvvisa al tamburello durante i balli religiosi delle"Figlie di Maria", che rientra tardi per ascoltare le difficoltà delle giovani coppie, o che riappacifica amorevolmente due genitori col loro figlio! prodigo sotto gli scrosci di un temporale.
Basti pensare alla fila di gente che ogni mattina intende parlare con p. Silvano, alla sua pazienza celestiale nel seguire i lavori degli operai, così come ogni attività presente o futura che può aiutare la sua gente (è una mente in eruzione costante), al suo ruolo di padre tra i padri nell'educazione dei figli adottati. In molti ci dicono che non dimenticheranno mai il suo contributo a sfamare la popolazione durante la guerra passata.
Tutto ciò basta di sicuro per capire che anche al di fuori delle cerimonie liturgiche i missionari sono veramente vicini alla gente e s'impegnano in ogni iniziativa a dare un'esemplare testimonianza cristiana di uomini di buona volontà.
È inoltre evidente che i padri sanno come parlare a queste persone: durante le prediche infatti, non mancano risatine in risposta alle domande provocatorie dei sacerdoti, coinvolgenti nell'illustrare la concretezza dell'insegnamento del Vangelo in...parole povere!. Così, mentre una vicina che parla francese spiega che la predica tratta del senso dell'accoglienza, ci rendiamo conto di essere osservati da tanti occhi timidi e sorridenti: il mupe (p. Silvano) ci ha presentati alla comunità che siamo venuti a conoscere, che come benvenuto ci regala questo sguardo caloroso. Sguardo che ci accompagna con sorrisi e saluti solari su ogni strada che percorriamo.
Sguardo che ritroviamo acceso nel canto di ringraziamento e arrivederci dell'ultima domenica. Sguardo da cui ci arriva il messaggio con cui ci separiamo: "Pregheremo per voi".
E ancora mi emoziona il pensiero che queste persone che per la maggioranza faticano tutto il giorno per nutrirsi una volta al giorno, vogliano pregare per me.
Preziosissima lezione di fratellanza, che confido sarà per me e per i miei cari compagni di viaggio una nuova forza di credere che "si può fare" semplicemente se la nostra testimonianza rimarrà viva, se nel proprio orticello ognuno di noi "seminerà la pace", come abbiamo visto e vissuto lì. "Semina la pace e tu vedrai... che la tua speranza rivivrà: Spine tra le mani piangerai ed un mondo nuovo nascerà" (canzone del Gen Rosso, tra le preferite del mupe Silvano).
Ilaria Sala
3 commenti:
era un pò che non leggevo attentamente il blog...colpa della frenesia milanese...Ma rientrare qui e ritrovarmi questo articolo è stato un pò come ritrovarmi a mambassa...per un attimo almeno...brr, che emozione!
...e gli altri compagni sono tutti vivi o solo travolti dalla "frenesia milanese"?
ciao Gianluigi!
siamo tutti vivi e vegeti e ben attivi! staimo organizzando un seratone tutti insieme che sarà stramegabello! :-)
ovviamente per la Mission Catholique!
ti manderò il volantino appena è pronto, e chissà...magari anche di più...
besos!
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