giovedì 30 settembre 2010

C'è stato un missionario nella mia parrocchia!

Era il 2003 e faceva molto caldo anche qui in Italia.
Al mio Parroco, Don Giuseppe Bartera (per tutti don Peppe) non poteva presentarsi occasione migliore. Un missionario abituato in Africa, all'equatore (toh! è padre Silvano) per affidargli la Processione del Corpus Domini.

Oggi, dopo 11 anni, il Vescovo Mons. Giuseppe Orlandoni (anche lui conosce P. Silvano e le missioni di Mambasa e di Nduye) ha deciso vari spostamenti in Diocesi ed ha destinato il "nostro" a Corinaldo, la bella città natale di Santa Maria Goretti.
Tutti i parrocchiani lo rimpiangono: è stato un bravo parroco. Per fissare i ricordi migliori della sua permanenza, hanno anche realizzato questo video. A giorni arriverà il nuovo parroco, Don Giancarlo Giuliani, anche lui come don Peppe, allievo ai tempi del seminario, di Don Enzo Formiconi. Si, proprio di Don Enzo che, nei suoi anni africani, tanto ha dato alla Missione di Nduye ed alla sua scuola.


Da qualche tempo il caro Don Peppe provvede ad aiutare gli studenti di Mambasa. In particolare quelli che, finita la scuola professionale, continuano gli studi all'università. Lo fa con la sottoscrizione di borse di studio e certo così sarà ancora nei prossimi anni.

In tutte queste vicende c'è purtroppo un aspetto preoccupante. Infatti due anni sono trascorsi senza che l'auspicio vivamente caldeggiato "che quasi quarant'anni di collaborazione, di impegno di aiuti, di iniziative sviluppatesi tra le regione dell'Ituri, ... e la Diocesi di Senigallia - siano cancellati " sia in qualche modo giunto in porto, affidato a buone mani.

A questo obiettivo credo con particolare determinazione e quindi ho pensato di comunicare a tutti gli amici del BLOG che da oggi mi ritengo "apolide", nel senso che non mi riconosco nella mia attuale parrocchia. Attendo con fiducia e speranza, anche con tutte le opere materiali che sono nelle mie possibilità, di aver la noizia che finalmente una parrocchia della Diocesi di Senigallia, ricordando Don Enzo Formiconi, abbia finalmente deciso di relazionarsi stabilmente con la missione cattolica di Nduye e Mambasa.
Opportunità, iniziative, azioni di ogni tipo ed adatte ad ogni persona sono più che mai possibili ed auspicabili.
Coraggio ragazzi!



mercoledì 29 settembre 2010

Le scuole di Mambasa riaprono

Sono tre settimane oggi che le scuole hanno riaperto i battenti qui a Mambasa. I primi giorni, l’affluenza degli scolari è stata piuttosto timida, ma già alla fine della prima settimana la gran parte dei banchi era occupata. Adesso, sia le scuole elementari Binase e Tuendelee, sia l’Istituto Bernardo Longo, sono a ranghi completi: 670 studenti al Liceo, e circa 1200 bambini per ogni scuola elementare. Sabato scorso abbiamo celebrato la Messa di apertura dell’anno scolastico. Chiesa strapiena, nonostante la pioggia battente, che ci ha obbligato a cominciare la celebrazione con due ore di ritardo.

Le nostre tre scuole riuniscono da sole più di 3.000 bambini e giovani: un illimitato campo di lavoro, una sfida enorme che ci viene lanciata da questa gioventù, un po’ disordinata e disorientata, perché troppo abbandonata a se stessa, ma che porta in sé delle indubbie potenzialità e una grandi speranze. A condizione di fare una buona seminagione.

Ha avuto ragione padre Silvano a fare della gioventù il campo privilegiato della sua missione di prete: fin dall’inizio, fin dal suo arrivo a Nduye, quando lavorava senza riposo e senza orario a rilanciare la scuola iniziata e condotta da P. Longo con chiara intuizione e grandissimo coraggio. E con p. Silvano ricordiamo volentieri e con riconoscenza don Enzo Formiconi, p. Testa e il signor Kapitula. Il quale avrebbe certamente molte cose da raccontarci su quel memorabile, eroico periodo.

Esperienze queste che potrebbero ripetersi, almeno questo è l'augurio e cerchiamo di lavorare in tale senso.

Altra buona notizia: da ormai un mese sono arrivati nella nostra comunità di Mambasa due fratelli, della congregazione dei Giuseppini di Kinzambi. Si chiamano Giulio (Jules), il più monumentale, e Deogratias. Sono qui con noi con lo scopo di lavorare nell’Istituto Bernardo Longo come professori. Si sono messi subito al lavoro con entusiasmo, occupandosi anche della disciplina, del teatro, delle attività sportive, dell’animazione spirituale dei professori. Diciamo che promettono bene.

In questi giorni, si succedono le riunioni fra direzioni scolastiche, rappresentanti degli insegnanti e rappresentanti dei genitori. Il pomo della discordia, o della difficile intesa, rimane quello di sempre: quale contributo dovranno dare i genitori per assicurare agli insegnanti un salario che non sia troppo vergognoso? I genitori, dovendo far fronte a dei budget familiari troppo esigui, tirano la corda alla loro parte. Mentre gli insegnanti, esacerbati dalle ricorrenti e bugiarde promesse del governo e umiliati da una situazione sociale sempre più precaria, rivendicano con forza (non con i forti cioè i governanti, ma con i deboli e cioè i genitori) un salario che permetta loro di uscire dalla miseria. Forse riusciranno ad ottenere, tutto sommato, una cifra che si aggirerà attorno ai 100/110 $. Forse. Ce n’è del cammino da fare!... e delle lotte da condurre…

P. Dino

martedì 28 settembre 2010

Lo stesso entusiasmo...


Così era P. Silvano alla consegna dei primi diplomi, a Nduye, quasi quarant'anni fa.
Come oggi a Mambasa, mi sembra.

venerdì 24 settembre 2010

Congo:1990


Lascio ai visitatori (P. Nerio è il più qualificato) indicare nomi e luogo di questa fotografia che risale appunto al 1990.

domenica 19 settembre 2010

Risus abundat


Mambasa, dicembre 1990
Padre Silvano in un campo di riso.

venerdì 17 settembre 2010

A conferma...

Sono a Milano, dopo un viaggio-lampo in Tunisia.
Una lunga e solida amicizia con una famiglia di Gorgonzola mi ha fatto accettare l'invito di partecipare, come amico e sacerdote, alla celebrazione del 15° anniversario di matrimonio di un loro figlio, che assieme al fratello, ha una attività industriale in quel paese.

Un'occasione ottima per vedere un luogo mitico studiato e sognato fin da piccolo sui banchi della prima media: Cartagine. Questa non è solo la città dei Fenici, di Annibale, ma è anche quella di Perpetua e Felicita, di Cipriano, di san Agostino, di Tertulliano.
Le emozioni sono state forti soprattutto nell'anfiteatro dove hanno subito il martirio Felicita e Perpetua.
Le rovine della cittadella punica, le terme di Antonino Pio, le centinaia di mosaici dell'epoca romano-cristiana ti riportano facilmente a quel periodo storico e te lo fanno rivivere.
Bellissimo anche il mare di Hammamet e soprattutto bellissima e caldissima l'amicizia di questa famiglia.
Un pensiero riconoscente anche al vescovo cattolico di Tunisi (ho celebrato due volte nella cattedrale di questa città).
Ho apprezzato l'ordine, l'efficenza e laq modernità della nuova fabbrica dei due fratelli.
Per tutto questo, grazie!
Tornato a Milano ho avuto la felice sorpresa di vedere il post di Dino sul battesimo di Angèle.
Ne sono felicissimo.
Credo siano pochi i bambini che alla sua età manifestano anche esternamente e con tanta spontaneità i primi segni di religiosità, anche se ingenua. Quando viene in cappella, si inginocchia, fa il segno della croce (a volte come i cattolici, altre volte come gli ortodossi), manda con la manina un bacio a Gesù, canta danzando (stupendamente!) i canti sentiti in chiesa.
Parliamo spesso di Angèle, ma credo dovremmo parlare altrettanto spesso di Mama Maria, la sua mamma adottiva. La sua tenerezza, la sua attenzione, il suo rispetto per Angèle sono commoventi: non l'ho mai vista sgridare o picchiare Angèle. Se deve farle delle osservazioni, le tocca la guancia con un dito e le dice delicatamente:"Angèle, adabhu! "(Angèle, sii educata!). Parla così ad una bambina di 3 anni!
Da l'impressione di aver avuto in consegna qualche cosa di prezioso.
Grazie anche a te, mama Maria.
A conferma di quanto ha scritto padre Dino nel suo post, ecco l'ultima foto che ho fatto ad Angèle.
Pochi istanti prima di partire da Mambasa, ero entrato in cappella. Mi ha seguito spontaneamente assieme a Shabani. Si è messa in ginocchio dietro di me in atteggiamento di preghiera. Non ho resistito a farle una foto mentre faceva il segno della croce. (Shabani sembra un po' meno convinto e concentrato!)
Mi piace pensarla così. Quando la rivedrò, al ritorno in missione, probabilmente il segno di croce lo farà meglio. Spero conservi la stessa spontaneità e lo stesso candore.

(Ho tanto materiale in riserva...ma voglio rispettare il consiglio del nostro esperto informatico a cui rivolgo un grazie sincero per la sua costante attenzione a questo blog!)


Non resisto solo alla tentazione di pubblicare la foto dell'anfiteatro di Cartagine...Chiudete gli occhi e sognate!)

A presto!

foto: Angèle in cappella con Shabani
Cartagine: resti dell'anfiteatro romano

martedì 14 settembre 2010

Il Battesimo di Angela

Mamma Maria l’ha preparato seguendo per due mesi, due volte alla settimana, la catechesi fatta dal nostro catechista Federico. In comunità ne parlavamo da tempo. Silvano, il giorno prima di partire, mi chiedeva: a quando il battesimo di Angela? Anche lei, Angela, si è preparata; a modo suo: imparando a fare il segno di croce, e lasciandosi accompagnare volentieri nella nostra cappellina, dove si inginocchia e manda dei bacetti a Gesù presente nel tabernacolo.

Ieri mattina, durante la prima messa, ha ricevuto il battesimo, assieme ad altri sedici bambini. Era visibilmente tesa e seria nel volto, come le capita sempre il mattino appena alzata e quando si trova in mezzo ad estranei. Malgrado questo, la vita della nostra bambina si è accesa di una Luce nuova: Gesù ha messo in lei il suo Spirito e la invita a fare di Lui il più grande amico della sua vita.

Nel tardo pomeriggio siamo andato a casa sua, dove mamma Maria aveva preparato una festicciola, per i numerosi amici e conoscenti. Angela non ha apprezzato tutta questa confusione; si trovava a suo agio solo con i suoi amichetti e amichette.

Inutile insistere. Ripenso a lei e alla sua storia: nella tristezza di avere avuto una mamma senza cuore e che l’ha abbandonata ed un papà incapace di occuparsi di lei, Angela ha avuto la grande fortuna di avere incontrato delle persone amiche che si sono intenerite per lei; ha incontrato un’altra mamma, una vera mamma, che la circonda di affetto e di tante delicatezze. Viene tutti i giorni a casa nostra, che è diventata casa sua e famiglia sua. Angela è rinata. Tutti le vogliono bene.

Ma rivedo anche le due bambine che ho incontrato questa sera, qui, sotto casa, dove abitano i nostri poveri. Alfonsina, la loro mamma, è una donna ancora giovane, ma difficile, dura, scontrosa, in rotta con la sua mamma, incapace di tenerezza. Cerco di giocare con le due bambine, di farle parlare, di farle sorridere… I loro occhi sono come dei fiori appassiti: mi riempiono il cuore di una grande tristezza.

Risalgo verso casa. Sui prati davanti alla missione, numerosi gruppi di bambini giocano al pallone. E’ bello vederli correre, schiamazzare, gridare: si trovano bene, qui; sono contenti. Eppure…Eppure molti di loro rimangono qui tutto il pomeriggio; tutti i pomeriggi; tutte le settimane. Perché a casa loro non c’è nessuno che si occupi di loro: i genitori sono costantemente fuori, in viaggio, o al campo, o al ritrovo del vino di palma, da dove rientrano a casa abbruttiti e incapaci di occuparsi di loro, incapaci di una parola amica, di un gesto di affetto.

Quanto ci sarebbe da fare con questi bambini! Quanta presenza amica bisognerebbe offrire! Quanta speranza e gioia occorrerebbe seminare in queste giovani vite! “Pregate il Padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe

P. Dino

lunedì 13 settembre 2010

Un tempo sul fiume Congo, a Kisangani




ecco il nostro giovane P. Silvano che, da buon pastore, guida e regola l'imbarco delle suore sulla grande piroga, verso la rive gauche!
Indovinate in quale anno?

sabato 11 settembre 2010

Sono trascorsi soltanto 38 anni


...da quando - come si vede in questa fotografia d'epoca - P. Silvano andava, esattamente come oggi, nei campi della missione di Nduye.

mercoledì 8 settembre 2010

VOLO ALTO

Sono sfuggito agli ombrosi limiti della terra

e ho danzato i cieli su ali argentee di risata;

verso il sole mi sono arrampicato

e ho preso parte alla vertiginosa allegria

delle nuvole trafitte dalla luce

e ho fatto una quantità di cose che non puoi neanche sognare

ho roteato, mi son librato e ho volteggiato in alto nel silenzio illuminato dal sole. Sospeso lassù

ho inseguito le grida del vento e

lanciato il mio ardente apparecchio

attraverso le immense stanze dell’aria.

Su, su nelle altezze di un bruciante azzurro delirante di gioia,

con buona sorte ho superato le sommità spazzate dai venti,

dove mai allodola o persino aquila hanno volato.

E, con la mente che nel silenzio si innalzava,

mentre percorrevo l’inviolata alta santità dello spazio,

ho teso la mano e toccato il volto di Dio.


John Gillespie Magee

lunedì 6 settembre 2010

Perso sopra le nuvole?


Caro Gianluigi,

speravo di stare sempre lassù: sotto, un mare di nuvole, sopra, un sole splendido.
"E' bello restare qui..."
Ma la voce de l'hostess mi ha svegliato:
"Fra poco atterriamo all'aeroporto di Milano Linate; vi ringraziamo per aver scelto la compagnia KLM, vi auguriamo un buon soggiorno a Milano e speriamo di ospitarvi presto a bordo dei nostri aerei".
Oggi, lunedì 6 settembre, o domani 7 settembre, vado a Schio.
Sabato, subito dopo il mio arrivo a Milano, sono stato in Svizzera per consegnare ai genitori di Marta Cometti quanto questa "nuova esploratrice" mi aveva affidato per i suoi genitori.
Ieri sono stato a Laorca con Mons. Barone.
Per il momento non faccio programmi. Sono ancora abbastanza stordito. Senz'altro resterò in contatto frequente con voi. Grazie, Gianluigi per la tua premura.
Un pensiero a Dino e agli amici di Mambasa.

NB: sono ancora senza numero telefonico qui in Italia. Dopo due anni, il vecchio numero TIM è scaduto. Provvederò quanto prima a procurarmene un altro e a comunicarvelo.

foto: fra Amsterdam e Milano, sabato 4 settembre

domenica 5 settembre 2010

Chi l'ha visto?

Ha lasciato Mambasa, è andato in Uganda, dovrebbe essere giunto Kampala, potrebbe essere partito da Entebbe...con la KLM, destinazione Amsterdam.
Quindi ora dovrebbe essere giunto in Europa?
Magari poi in Italia?
A Milano?
A Schio?
In qualche monastero segreto?





Pubblichiamo due foto segnaletiche. Chi l'ha visto?









Chiunque sia in grado di fornire qui sul blog notizie attendibili potrà lucrare una specialissima "indulgenza informatica"!

Attenzione: il ricercato potrebbe anche camuffarsi, ma si riconosce di certo per una incallita abitudine: la sera vuole, a tutti i costi, recitare il Breviario.

venerdì 3 settembre 2010

SESSIONE DI FORMAZIONE PER CATECHISTI

E’ stato senza dubbio l’appuntamento pastorale più significativo della nostra parrocchia durante questo periodo di vacanze 2010.

Sono venuti dalle quattro strade che percorrono le nostre parrocchie di Mambasa e di Nduye. Il più lontano ha percorso in moto 135 km di una strada impossibile, Nduye-Dingbo, la stessa di cui ho dato una piccola descrizione alcune settimane fa’. La maggior parte hanno viaggiato sui nostri due camion, che sono andati a cercarli nei loro villaggi (tre viaggi di 140-120 km).

Lunedi sera, 9 agosto, erano più di una cinquantina i catechisti provenienti dai villaggi dell’interno, che alloggiavano nei due stanzoni allestiti vicino alla cappella Beata Anoalite. Nessun letto; solo dei teloni stesi per terra e 25 materassini con altrettante coperte. Certamente non un hotel a cinque stelle! Giova comunque ricordare che molti di questi catechisti, a casa loro (meglio, nella loro capanna), non dispongono di nessun materasso, né di un letto decente, né di un tetto a prova di pioggia….

Con quelli residenti al centro, il numero complessivo dei catechisti era di 97.

Cominciamo l’indomani, martedì, 10 agosto, alle ore 6h30 con la messa di suffragio per il nostro catechista Esandeke Silvestro, scomparso la settimana prima.

Quattro ore di corsi il mattino e due e mezzo il pomeriggio: una fatica considerevole per i nostri “allievi”, molti dei quali sono dotati di strumenti intellettuali abbastanza rudimentali e di nessun allenamento. Ma la buona volontà è evidente nella maggior parte, nonostante qualche “pisolino” pomeridiano.

Tema principale di questi giorni: “diventare adulti nella fede”. L’obbiettivo è quello di aiutare i catechisti a preparare i nostri cristiani al Sacramento della Cresima ed accompagnarli in quel periodo, delicato e spesso turbolento, della prima giovinezza, aiutandoli ad entrare nell’età adulta.

Assieme, riflettiamo sulla nostra fede in Gesù Cristo e nel suo Spirito. Insistiamo in modo particolare sulle esigenze che derivano da tale fede e sulla necessaria coerenza tra dire e fare.

Vorremmo portare i nostri giovani a un più grande amore e senso di responsabilità nei confronti della Chiesa; parliamo delle comunità cristiane di base, dei gruppi di azione cattolica, della preparazione alla vita familiare.

Convinti che non ci può essere vita cristiana autentica se non ci sono i valori umani fondamentali, insistiamo con i nostri catechisti sul senso dell’onestà, della verità, del rispetto dell’altro, dell’amore al lavoro, della responsabilità personale, della morale professionale.

L’infermiere responsabile del nostro Centro di Sanità dedica una mattinata per parlare dell’AIDS: come si contrae, come si manifesta, come difendersi…(Una recente statistica fra le persone che si sono sottoposte liberamente al test, rilevava che il 23% degli abitanti di Mambasa sono sieropositivi).

Siamo coscienti che tutto questo costituisce una grande sfida, anzitutto per i catechisti stessi e poi per i giovani ai quali devono trasmettere tali valori. Ma il nostro compito è quello di zappare, seminare, innaffiare…Ci penserà il Buon Dio penserà a far crescere il seme gettato; nei tempi e nei modi che lui solo conosce. Abbiamo fiducia in Lui.

Evidentemente tocca a noi dare un seguito a questo insegnamento, assicurando un accompagnamento continuato ai catechisti e alle loro comunità cristiane. Compito molto impegnativo, di fronte al quale ci sentiamo inadeguati, insufficienti: che possiamo fare noi, poveri tre preti, in due parrocchie estesissime, come Mambasa e Nduye, e nelle 45 comunità cristiane che le compongono? Per grazia di Dio, possiamo contare su questi nostri fratelli (e qualche sorella) catechisti, che, nonostante i loro limiti, contribuiscono, spesso in modo ammirevole, alla conoscenza di Gesù e del suo Vangelo fra la nostra gente. C’è da ringraziare il Padrone della vigna, che continua a mandare i suoi operai, anche catechisti, nella sua vigna.

La sessione si è conclusa il venerdi, 20 agosto, con un bel pranzetto. Per l’occasione abbiamo ammazzato il vitello grasso del nostro allevamento. Il programma prevedeva anche una partita di calcio, partita fra veterani naturalmente, ma il pranzo è cominciato troppo tardi ed è durato troppo a lungo: impensabile poter sacrificare le delizie di un abbondante pasto alla fatica di una sudata.

La domenica precedente, 25 agosto, durante la Celebrazione Eucaristica, abbiamo fatto l’invio in missione dei nostri catechisti. Una cerimonia molto semplice con la quale volevamo sottolineare e valorizzare la vocazione e il ruolo di questi fratelli e sorelle in seno alle comunità cristiane e invocare su di loro e il loro servizio l’aiuto e la benedizione di Dio.

Padre Dino