martedì 14 settembre 2010

Il Battesimo di Angela

Mamma Maria l’ha preparato seguendo per due mesi, due volte alla settimana, la catechesi fatta dal nostro catechista Federico. In comunità ne parlavamo da tempo. Silvano, il giorno prima di partire, mi chiedeva: a quando il battesimo di Angela? Anche lei, Angela, si è preparata; a modo suo: imparando a fare il segno di croce, e lasciandosi accompagnare volentieri nella nostra cappellina, dove si inginocchia e manda dei bacetti a Gesù presente nel tabernacolo.

Ieri mattina, durante la prima messa, ha ricevuto il battesimo, assieme ad altri sedici bambini. Era visibilmente tesa e seria nel volto, come le capita sempre il mattino appena alzata e quando si trova in mezzo ad estranei. Malgrado questo, la vita della nostra bambina si è accesa di una Luce nuova: Gesù ha messo in lei il suo Spirito e la invita a fare di Lui il più grande amico della sua vita.

Nel tardo pomeriggio siamo andato a casa sua, dove mamma Maria aveva preparato una festicciola, per i numerosi amici e conoscenti. Angela non ha apprezzato tutta questa confusione; si trovava a suo agio solo con i suoi amichetti e amichette.

Inutile insistere. Ripenso a lei e alla sua storia: nella tristezza di avere avuto una mamma senza cuore e che l’ha abbandonata ed un papà incapace di occuparsi di lei, Angela ha avuto la grande fortuna di avere incontrato delle persone amiche che si sono intenerite per lei; ha incontrato un’altra mamma, una vera mamma, che la circonda di affetto e di tante delicatezze. Viene tutti i giorni a casa nostra, che è diventata casa sua e famiglia sua. Angela è rinata. Tutti le vogliono bene.

Ma rivedo anche le due bambine che ho incontrato questa sera, qui, sotto casa, dove abitano i nostri poveri. Alfonsina, la loro mamma, è una donna ancora giovane, ma difficile, dura, scontrosa, in rotta con la sua mamma, incapace di tenerezza. Cerco di giocare con le due bambine, di farle parlare, di farle sorridere… I loro occhi sono come dei fiori appassiti: mi riempiono il cuore di una grande tristezza.

Risalgo verso casa. Sui prati davanti alla missione, numerosi gruppi di bambini giocano al pallone. E’ bello vederli correre, schiamazzare, gridare: si trovano bene, qui; sono contenti. Eppure…Eppure molti di loro rimangono qui tutto il pomeriggio; tutti i pomeriggi; tutte le settimane. Perché a casa loro non c’è nessuno che si occupi di loro: i genitori sono costantemente fuori, in viaggio, o al campo, o al ritrovo del vino di palma, da dove rientrano a casa abbruttiti e incapaci di occuparsi di loro, incapaci di una parola amica, di un gesto di affetto.

Quanto ci sarebbe da fare con questi bambini! Quanta presenza amica bisognerebbe offrire! Quanta speranza e gioia occorrerebbe seminare in queste giovani vite! “Pregate il Padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe

P. Dino

2 commenti:

Gianluigi ha detto...

A me sembra che questo post di P. Dino sia davvero "scritto con il cuore". Grazie.
Peccato soltanto un cosi ostinato silenzio di tanti amici e conoscenti che pur dovrebbero essergli vicini. Sentirlo, sopratutto nel cuore dell'Africa, fa molto piacere.

Anonimo ha detto...

Si, Dino, senza accorgersene ci ha fatto capire come alla Missione di Mambasa i bambini e i giovani occupano una posizione prepondernate. Sono tantissimi. Vivono al centro di una foresta stupenda, piena di forza e di colori. Hanno immense possibilità di condurre una vita sana, ricca dibelle senzazioni , di esperienze esaltanti. Ma ci sono i rischi: la foresta dell'Ituri è piagata. Le piaghe sono le cave d'oro,di diamante, de coltan, di cassiterite ecc. Quanti entrano in quei buchi pieni di "pus", dove l'umanità viene contagiata da illusioni di ricchezza facile, da fatiche che distruggono il corpo e l'anima senza dare risultati se non,per tantissimi, febbri malariche mortali. menengiti, tifo, AIDS e, ho tante immagini di uqesto tipo, corpi uccisi, o menomati dai crolli di terra. Il minerale prezioso è un'esca, tanti abboccano. E' per questo che p. Dino a nome di tutti i missionari di Mambasa ci ha fatto capire come è urgente andare incontro a queste giovani persono per aiutarle a diventare come Dio li vuole.
Angèle, Shabani, Moise, Sylvie e tanti altri sono per il momento al sicuro; ma quanti loro coetanei sono in pericolo.
Perché non si riesce a fare di più?
Nerio