venerdì 9 gennaio 2009

E' lui: padre Silvano



Padre Silvano Ruaro e l'opera di Nduye, nel Congo

IL "MAESTRO DEI PIGMEI"

di Luciano Scalettari da "Famiglia Cristiana" 2/2009

Il caparbio dehoniano è finalmnte riuscito a coronare il suo sogno: una scuola per i bambuti che formi docenti della stessa etnia.

Silvano Ruaro, vicentino, ha 70 anni, ma ne dimostra 10 di meno. Segno che, forse, fare i missionari in Africa, lavorando ogni giorno fra mille difficoltà, in Paesi dove si combattono guerre civili, mantiene giovani. La storia che stiamo per raccontare è lunga appunto 70 anni. Parla di un missionario dehoniano testardo, del suo carismatico predecessore e di un'opera nata dalla cocciutaggine dei due religiosi, ma diventata un vero patrimonio spirituale della Chiesa.
Il 9 novembre 1938, iniziano due storie che alcuni decenni più tardi si incroceranno. La prima è la nascita di padre Ruaro, la seconda l'arrivo in Congo (poi Zaire e oggi Repubblica democratica del Congo) di padre Bernardo Longo, anche lui missionario dehoniano, anche lui innamorato dell'Africa. Le loro vicende s'intersecheranno a Nduye, un piccolo villaggio ai margini della foresta equatoriale, abitato da popolazioni bantu e da molti pigmei (in lingua locale chiamati bambuti). Nduye e la vicina Mambasa si trovano in Congo orientale, non lontano dall'Uganda, poco più a Nord del-l'area dove ora si sta combattendo la guerra, che a Goma oppone l'esercito congolese ai ribelli del generale Nkunda. Mambasa e Nduye fanno parte della stessa regione di Goma, il Nord Kivu, ma al confine con l'Ituri.
Queste due storie missionarie oggi si arricchiscono di un nuovo capitolo: padre Silvano sta per intraprendere l'ennesima avventura pastorale: «Presto mi trasferirò in pianta stabile a Nduye, per avviare il "Progetto pigmei: a scuola di diritti umani". Lo slogan? "Non mandar¬ci cibo. Mandaci a scuola".

In piena foresta
Ruaro ne parla con l'entusiasmo di un adolescente, perché è stato il sogno inseguito fin da quando, giovane prete, osservava l'attività di padre Longo. Anzi, non era ancora ordinato sacerdote, quando chiese di proseguire là l'opera dell'ammirato padre Bernardo.
Nel 1938, padre Longo arriva in Congo e decide quasi da subito che fonderà una missione in questa terra di bantu e di pigmei. Fra mille difficoltà, l'avversione dei colonialisti belgi, i problemi a insediare la missione in piena foresta, le
tensioni per l'insofferenza al dominio dei bianchi, padre Bernardo riesce ad acquistare il terreno, a edificare la missione, a stabilirsi, infine, a Nduye.
Negli anni seguenti, mette in piedi la scuola di artigianato: «Il 23 giugno 1963 è una data storica», spiega padre Silvano. «Negli archivi è conservato il diploma di Syauswa Deogratias, che è ancora oggi il pilastro della missione. È il certificato numero 256. Significa che padre Longo aveva già formato centinaia di artigiani di valore».
Non potevano sapere, allora, né Deogratias, né Longo, che presto sarebbero giunti momenti terribili per la comunità di Nduye. Un anno dopo, nel 1964, dilaga la rivoluzione dei Simba, che prendono di mira i bianchi, compresi i religiosi. Ne verranno uccisi centinaia. Padre Longo viene catturato, ed è proprio Deogratias a dover guidare il camion che conduce il missionario a Mambasa, dove viene ucciso il 3 novembre 1964.
«Appresa la notizia, mi ritirai a pregare», racconta padre Silvano. «Poi, andai dal mio padre spirituale e gli dissi: "Ho chiesto al Signore di poter andare a Nduye e continuare l'opera di Bernardo". Lui mi rispose secco: "Ci vogliono tre Ruaro per fare un padre Longo"».
Padre Silvano dice che aveva ragione. La sua gente, a Nduye, non ne è così convinta. Fatto sta che «la Provvidenza, il 7 febbraio 1970, mi fece arrivare in Zaire. Mi era stato chiesto di riaprire il seminario minore della città di Kisangani, chiuso dal 1964 per la guerra».
L'idea fissa di padre Ruaro è la stessa. Così che, nel giugno del 1971, riesce ad andare missionario a Nduye. Vi rimarrà cinque anni, sviluppando l'attività pastorale, la catechesi, ma soprattutto la scuola. «Nel 1976», spiega, «mi venne imposto di tornare a Kisangani, come economo della diocesi. Obbedii: Deo-gratias mi accompagnò, lo vidi per la prima volta piangere a dirotto».
Padre Silvano, poi, avrà diversi altri incarichi, parroco a Kinshasa (la capitale) e superiore provinciale della comunità dehoniana del Paese, dall'82 all'88. Eppure, il suo destino è in quell'angolo di foresta del Congo: nel 1988, viene mandato nuovamente a Mambasa. Appena l'anno prima i Dehoniani hanno dovuto lasciare la parrocchia di Nduye.
Padre Silvano riprende la sua attività missionaria. È là che vive i momenti più drammatici della recente storia congolese: le guerre durate dal 1996 al 2002. Il missionario condivide con la sua gente la fame, le sofferenze, i soprusi. Assiste impotente alle violenze dei miliziani di uno dei tanti signori della guerra di quegli anni, Jean Pierre Bemba (e riuscirà a far arrivare un rapporto alle Nazioni Unite, che oggi fa parte del dossier che accusa Bemba di crimini contro l'umanità).

Il sostegno della banca
«Però», dice, «il sogno di proseguire l'opera di padre Longo sembrava finito. Invece, una mano invisibile sembra guidare questa storia: nel 2007, il vescovo ci ha chiesto di riprendere la parrocchia di Nduye». La "mano invisibile" ha fatto sì che Claudia Ceniti, del Credito berga¬masco, dopo una visita a Nduye, sia riuscita a convincere la banca a sostenere i progetti di padre Silvano. E, nel contempo, è nata una collaborazione col Cesvi, Ong anch'essa bergamasca.
Risultato? Il progetto che abbiamo nominato sopra, per dare scuole, educa-zione, preparazione professionale al po¬polo dei bambuti, i pigmei di Nduye. «Soprattutto i maestri, insegnanti pigmei per studenti pigmei», dice padre Ruaro, «perché questa gente tanto sfruttata ed emarginata possa crescere, sia nella consapevolezza della propria dignità umana, sia nel tenore di vita, oggi così povero. Un progetto pilota, ancora tutto da sperimentare».
Nel frattempo, è accaduto un fatto insperato, per padre Silvano: il superiore
generale dei Dehoniani, dopo una visita a Mambasa, ha annunciato alla co
munità: «Questa è un'opera troppo bella, che dev'essere nostra e per sempre».
Avviene oggi, 70 anni dopo l'arrivo in Africa di padre Bernardo. E dopo 38 anni di Congo di padre Silvano.

1 commento:

Anonimo ha detto...

“Famiglia Cristiana” ha dedicato un servizio al nostro MUPE ed al suo progetto tra i Pigmei!!!!!
Non possiamo che congratularci e, nel contempo, essere al suo fianco per realizzare il suo sogno: “Progetto Pigmei. A scuola di Diritti Umani”
Lo scopo di questa iniziativa è dare dignità a questo popolo povero, discriminato e lasciato ai margini della società, per renderlo protagonista del proprio sviluppo con la formazione delle nuove generazioni.
Non possiamo deludere questa speranza e tutto il “clan” si deve mobilitare affinché l’ attenzione, la compassione e l’interessamento ai problemi di questa gente, rimanga sempre viva.
Mungu akubariki, milele na milele! (Dio ti benedica sempre!)
Cornelia