giovedì 23 novembre 2006

...dalle armi alle urne...



recupero e pubblico un testo scritto da P.Silvano per "Una sola famiglia", rivista del Segretariato delle Missioni dei Sacerdoti del S. Cuore di Gesù



(nella foto una vista aerea delle scuole di Mambasa)







Elezioni nella Repubblica Democratica del Congo

Mi è stato chiesto di parlare brevemente delle elezioni che si sono tenute nella Repubblica Democratica del Congo il 30 luglio di quest’anno.
Non avendo fonti dirette su cui documentarmi ed essendo assente da questo paese da oltre due mesi, le mie affermazioni non avranno contorni precisi. Spero comunque servano a dare almeno una vaga idea di quanto sta succedendo e potranno forse invogliare qualcuno a documentarsi maggiormente.

Uno sguardo al passato.

Alla fine di agosto del 1996 iniziava nel Nord Est dello Zaire una Ribellione guidata da Laurent Désiré Kabila e appoggiata dal Rwanda, Burundi e Uganda. Lo scopo era quello di rovesciare il Governo del Presidente Mobutu, al potere dal 1965. Con l’entrata di Kabila nella capitale, Kinshasa,
il 17 maggio 1997 si chiudeva l’era Mobutu e iniziava una nuova epoca. Nonostante il metodo non democratico di presa del potere da parte di Kabila, si sperava in un cambiamento radicale. Il Paese assumeva un nuovo nome: Repubblica Democratica del Congo. Purtroppo l’insicurezza, la corruzione, il tribalismo non accennavano a diminuire. Gli ex-alleati (Rwanda, Burundi, Uganda) non erano stati soddisfatti nelle loro richieste e si trasformarono presto in nemici. Nel 1998, riprende la guerra, sempre all’Est e le forze ostili al governo di Kabila fanno capo a Wamba dia Wamba. Ma questo movimento ribelle “Rassemblement congolais pour la Démocratie”, si spezzetta presto in tanti gruppi armati, con tanto di governo e di Presidente, in lotta gli uni contro gli altri. Il paese è nel caos e in piena guerra civile. Nel gennaio del 2001 Laurent- Désiré Kabila viene ucciso e gli succede il figlio: Joseph Kabila. Le lotte tribali e gli scontri armati fra i vari movimenti ribelli si fanno sempre più atroci e cruenti. Interviene l’Onu con i suoi osservatori, ma questo non rallenta la catastrofe: i caschi blu sono solo degli “osservatori”. Il parossismo raggiunge l’apice nel luglio del 2002 e si protrae fino alla fine dell’anno.
Si comincia a prendere sul serio l’ampiezza della catastrofe: si fa il conto dei morti: oltre 4 milioni.
I vari tentativi di mediazione e il famoso Dialogo intercongolese che riunisce tutti i belligeranti si rivelano inefficaci. Un armistizio è raggiunto soltanto alla fine del 2002: E’ l’accordo di Gbadolite. I movimenti ribelli si ritirano nei loro territori e inizia un lungo periodo di transizione che deve portare alle elezioni libere, democratiche e trasparenti.
Viene creata una Commissione Elettorale Indipendente presieduta da un sacerdote diocesano di Butembo, l’abbé Malu Malu Apollinaire. Il compito è arduo: fare il censimento degli elettori, redigere e approvare una nuova Costituzione, stabilire un calendario per le elezioni dei deputati, dei Senatori, del Presidente della Repubblica, dei deputati regionali e dei governatori di Regione. Comincia un capillare lavoro di sensibilizzazione: la gente, stanca della guerra, prende coscienza di poter svolgere un ruolo nel cambiamento; per cui partecipa attivamente a questo lavoro e si precipita per andare a recensirsi e prendere la preziosa tessera elettorale, che diventa praticamente l’unico documento di identità, visto che non esistono più altri documenti ufficiali.
Il 19 dicembre 2005 la nuova Costituzione è approvata a larghissima maggioranza. Viene così fissata la data delle elezioni: in un primo momento viene scelta la data del 30 giugno, che viene in seguito spostata al 30 luglio.
Comincia la campagna elettorale per l’elezione dei deputati e del Presidente.
I candidati alla Camera sono oltre 9.000; ne verranno scelti 500 circa e i candidati alla Presidenza sono 33.

Il 30 luglio in massa i cittadini congolesi vanno alle urne.
I risultati sono stati pubblicati il 20 agosto.
Purtroppo la sera stessa scoppiano degli incidenti a Kinshasa fra i miliziani dei due candidati alla Presidenza che hanno ottenuto il maggior numero di voti: Joseph Kabila ottiene il 44,8% e Jean Pierre Bemba il 20%. Gli scontri fra le fazioni dei due contendenti causano 33 morti e devono intervenire i soldati dell’ONU per riportare la calma.
Anche l’elezione dei deputati conosce qualche problema: ci sono circa 300 contestazioni…
La Commissione Elettorale Indipendente proclama i risultati e indice nuove elezioni per il ballottaggio fra i due primi arrivati, fissate per il 29 ottobre, giorno in cui si eleggeranno anche i deputati delle assemblee regionali e i rispettivi Governatori.
Prospettive d’avvenire: speranze e paure

A piccoli passi si va così verso la fine della transizione. Con un certo sollievo e con tanta fiducia, fondati sul fatto che le elezioni si sono svolte in un clima di partecipazione, di entusiasmo.
La nuova Assemblea nazionale, composta di 500 deputati realmente scelti dal popolo, ha cominciato il suo lavoro il 22 settembre.
In apparenza tutto si svolge bene: è incominciata la campagna elettorale per la scelta dei deputati regionali e tutti accettano di presentarsi alla urne per la seconda volta per scegliere il Presidente della Repubblica…
Non ci sono più delle zone d’ombra?
E’ pericoloso dirlo forte.
Ci sono ancora purtroppo delle milizie dei “signori della guerra”. Queste milizie erano state invitate a creare un solo esercito e ad avere un’unica formazione e un unico comando: resta un sogno. Ci sono ancora dei candidati delusi e dei dissidenti che minacciano di boicottare le elezioni. Quasi ogni giorno, attorno a Bunia, nell’Ituri ci sono scontri fra soldati governativi (FARDC) e gruppi di ribelli.
Le conquiste della transizione: la pace e la sicurezza, possono quindi essere rimesse in questione.
Anche per questo, a titolo di prevenzione, la missione dei caschi blu si protrarrà almeno fino al 15 febbraio del 2007.
Nel frattempo comincia il “mercato delle alleanze”. I due candidati alla Presidenza Joseph Kabila e J.Pierre Bemba fanno la corte ai candidati meno fortunati, che non partecipano al ballottaggio, per avere i voti dei loro partigiani. E queste alleanze avranno il loro prezzo: o denaro o posti di potere.
Ci sono tre cariche che sono particolarmente ambite: Primo Ministro, Presidente dell’Assemblea Nazionale e Presidente del Senato…
Salvo imprevisti si profila una vittoria di Joseph Kabila che ha già ottenuto l’appoggio di Antoine Gizenga arrivato in terza posizione con il 13% dei voti in occasione del primo scrutinio e l’appoggio di François-Joseph Nzanga Mobutu arrivato in quarta posizione con 4,7% dei voti.

Sta finalmente per cominciare un’era di stabilità, di pace, di libertà per la Repubblica Democratica del Congo? Presto avremo la risposta…

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