giovedì 15 maggio 2008

Waibrahimu (i - nuovi - Abramo)

..."Esci dalla tua terra e va..."

Pensavo a queste parole di Dio ad Abramo, questa mattina facendo la strada verso Nduye.
Ero stracarico: 10 persone, diversi sacchi di farina di manioca, di riso, di fagioli, olio di palma e alcuni miseri bagagli...
Guidavo in silenzio, lentamente, evitando i buchi o, dove non era possibile, cercando di entrarci il più dolcemente possibile...Stavo portando 9 "emigranti" verso Nduye.
E' il primo atto di una probabile emigrazione di gente che dalle montagne del Kivu viene verso la foresta di Nduye perché lassù non c'è terra da coltivare e questo provoca continue discussioni, conflitti, processi.
Un missionario piemontese, p. Giovanni Piumatti, mi aveva chiesto di interessarmi presso il capo di Nduye se era disposto ad accettare questa "colonia". Il capo, figlio del "grande capo" Tshamunyonge - amico di padre Longo, aveva accettato subito.

Un piccolo gruppo era venuto in avanscoperta, circa un mese fa, ed era rimasto incantato dal panorama e dalla distesa immensa della foresta.
Confortati dalle buone prospettive un gruppo di 18 uomini ha deciso di tentare l'avventura e sono giunti a Mambasa, lunedì 12 maggio...Erano affamati, bagnati fradici, come fossero stati in ammollo per diversi giorni. Li abbiamo accolti e si sono ripresi. Oggi 9 di loro sono partiti. Dovevamo partire tutti assieme, ma ieri il capomeccanico - Deogratias - mi ha detto che aveva ancora qualche problema con il camion.
Ho pensato fosse meglio rompere gli indugi: abbiamo deciso di far partire il primo gruppo oggi, con il Toyota Land Cruiser. Domani anche gli altri 9 saranno a Nduye.
Prima di partire ci siamo messi un attimo vicini alla grotta...in silenzio!

Il viaggio per me è stato una lunga meditazione, un riandare con la memoria a "quando gli emigranti eravamo noi!"...

E questi nuovi emigranti hnno cantato durante tutto il viaggio: cantavano nenie della loro terra, della loro storia, dei loro costumi.
Sentivo tanta tristezza, tanta nostalgia in quei canti. Un desiderio di pensare ad altro, di distrarsi. Hanno lascito le loro donne, i loro figli sulle montagne del Kivu.
Torneranno a prenderli quando avranno fatto la prima raccolta e avranno una casa loro.
Vogliono risparmiare loro le sofferenze, i disagi, le privazioni dei...pionieri.

Siamo arrivati a Nduye...
C'era un sole magnifico. Il panorama si stendeva a perdita d'occhio.
"Ecco la vostra nuova terra"...ho detto loro. Erano commossi e felici!
Il capo Apuobo Tshamunyonge è subito salito sulla collina per salutarli e ha detto che già domani indicherà loro il posto dove incominceranno a disboscare.
Abbiamo visitato la missione. Non poteva mancare una visita alla tomba di padre Longo. Un lungo silenzio e un profondo raccoglimento.
Per un po' di tempo alloggeranno alla missione.

Giunto il momento della mia partenza ho detto a loro: "volete tornare con me a Mambasa?" - Il più anziano mi ha risposto. "Questa adesso è la nostra casa!
Sono salito in fretta in macchina e sono partito immediatamente, senza voltarmi!
Al ritorno avevo altra gente in macchina, ma non ho detto una parola. "Esci dalla tua terra e va..."

Che Dio vi benedica e vi assista e...grazie per questo esempio!





foto: Nduye . Gli emigranti con il capo villaggio (ultimo a destra)


domenica 11 maggio 2008

non solo ponti crollati...


carissimi,

sentivo un po' di vergogna e di fastidio quando aprivo il blog in questi giorni. Quell'immagine lugubre di quel ponte crollato e abbandonato mi metteva tristezza. E la tristezza non genera vita, coraggio, voglia di fare.
Oggi, per fortuna, giorno della Pentecoste - anche qui - ho l'occasione di farvi dimenticare quello spettacolo.

Sono stato a Nduye.
Una giornata bellissima. Purtroppo la strada comincia già a dare qualche noia e la fatica, le ossa rotte impediscono di gustare a pieno la bellezza della foresta, ritornata di un verde intenso e brillante.
La gente era alla missione prima delle 8! Tutti sfoggiavano il vestito migliore e le bambine pigmee avevano dei tatuaggi bellissimi sulle guance! Altre, volendo essere alla moda, avevano un rossetto molto carico sulle labbre e dintorni.
Mi aspettavano perché parecchi catecumeni e alcuni bambini piccoli dovevano ricevere il battesimo: c'erano poi delle prime comunioni e un matrimonio.
Quando comincio sono sempre un po' teso...poi si parte e tutto viene da solo: la corale, le danze, l'attenzione della gente, la schiettezza dei gesti e delle risposte ti danno sempre nuove energie.
Oggi c'era un particolarte interessante. Un Mulese ( la tribù di Nduye) sposava una pigmea da cui aveva già avuto un bambino. Dato che nessuno dei due sapeva leggere, ho dovuto un po' modificare la formula:" Brigitta vuoi prendere Giuseppe come tuo sposo? Prometti di essergli fedele nella gioia e nel dolore, nella malattia..."? La risposta di Brigitta è stato un grido di gioia e di liberazione:" Nataka"! (lo voglio). Non avevo mai sentito tanto entusiasmo e tanta decisione. Mi son dovuto fermare a lungo: l'applauso dei presenti non cessava più.
Al momento della consegna dell'anello, la nostra piccola Brigitta ci ha riservato un'altra sorpresa: ha infilato l'anello al suo bravo Giuseppe con una forza e una rapidità che ha scatenato di nuovo l'assemblea. Sembrava che aspettasse da anni quel momento e che avesse paura di perdere il suo uomo.
( NB: il fotografo che ha preso la foto del battesimo ha scattato una foto anche al momento del matrimonio, ma per inquadrare la "fidanzata" mi ha tagliato la testa...!)

Una decina di bambini e bambine hanno fatto la prima comunione: quanta semplicità, quanta tenerezza. Sarò sentimentale...ma vi assicuro che mi commuovo.
Pensavo spesso: "Ricevete lo Spirito Santo. E' un dono!
E questi bambini mi davano l'impressione di accoglierlo e di esserne felici.
"Se non diventerete come bambini non entrerete nel Regno dei cieli"!


Avevo fretta di tornare perchè mi aspettavano degli ospiti. Ma ho trovato lo stesso il tempo di mettermi un lungo momento vicino alla tomba di padre Longo e gli ho raccomandato la "sua" missione e ho pensato anche a voi.
Spero ve ne siate accorti!









venerdì 2 maggio 2008

una brutta foto ...da dimenticare presto, speriamo!!!


La pubblico o non la pubblico?
Da giorni sono inseguito da questa domanda.
Martedì, 29 aprile, ho accompagnato Irene, Davide e Lucas fino alla frontiera. Evidentemente non ho ripetuto l'avventura di qualche giorno prima, quando ho attraversato il fiume Lubiriha con la macchina. Del resto non ...era necessario. Dall'altra parte del fiume un tassista ugandese aspettava i nostri 3 amici e il solito Katembo, il nostro "ambasciatore itinerante"per portarli a Kampala.
Con loro era partita anche una suora Orante che doveva fare qualche spesa sulla sponda ugandese. Nell'attesa del ritorno della suora mi sono avvicinato al ponte crollato.
Non vi nascondo che ero triste, pensieroso. Ho preso, senza gioia, questa foto.
Il ponte era l'immagine dell'abbandono, dell'incoscienza, del fatalismo.
Da quando era caduto, la corrente aveva in parte ricoperto i rottami di erbe, di canne, di pietrame, di rifiuti...Era uno spettacolo triste, lugubre. Il ponte sembrava dimenticato e abbandonato da tutti.
Per quanto tempo lo sarà ancora?!

...non dimenticarti di noi!