sabato 17 marzo 2012

Diamanti alternativi

Padre Renzo Busana è venuto a trovarci da Babonde e ci ha lasciato le sue impressioni. Grazie!



Babonde – Mambasa, un itinerario di 480 chilometri circa, che solo un anno fa, utilizzando la moto, avrebbe richiesto non poche fatiche e molto spirito di avventura, e che in macchina sarebbe stato un calvario improponibile,... in questi giorni abbiamo potuto realizzarlo  abbastanza comodamente in quindici  ore di viaggio.

Effetto positivo dei lavori di sistemazione della strada Niania – Wamba;  piano piano noi di Babonde usciamo dall’isolamento e finalmente possiamo fare visita ai nostri confratelli di Mambasa, a distanza di più di due anni dal nostro ultimo passaggio.

E’ cambiata Mambasa? Certamente risplende della sua nuova opera, il magnifico ospedale che brilla nei suoi freschi colori in mezzo al verde della foresta. Qualcuno si chiedeva se non fosse un doppione dell’ospedale pubblico che  esiste a Mambasa e così, prima ancora di  visitarlo, chiedo a qualcuno del posto se è già in funzione  e “come va”?

Con grande stupore tutti  mi dicono che è già piccolo per il grande afflusso di persone che vi si recano, apprezzando la serietà delle cure e i servizi della farmacia interna che dispone di tutte le medicine necessarie. Tutte le attrezzature non sono ancora arrivate, ma si respira già l’ossigeno della professionalità e della pulizia e questo non può che far bene sperare per il futuro.

Padre Silvano mi accompagna per una breve visita ed il formicolio di persone è intenso: qualche parola agli operai che sistemano il tappeto erboso,  un saluto alla suora-medico e al personale , l’aiuto e una indicazione  ad un malato “spaesato” proveniente da Isiro...

Curare i malati è una delle virtù che il cristiano è chiamato a manifestare nelle opere ed il nuovo ospedale della missione di Mambasa potrà fare molto in questa direzione associando allo spirito evangelico la competenza del personale e l’opportunità inestimabile di una struttura adatta ed efficiente.

Nel territorio di Mambasa  si cercano oro e diamanti ed i lavoratori delle miniere sudano non poco per ricavarci qualcosa... Il sudore di p. Silvano e dei tanti che lo hanno aiutato ha potuto far brillare oggi un prezioso gioiello che non servirà solo all’estetica o alla vanità, ma che produrrà una grande quantità di bene. Se qualcuno talvolta si è sentito rivolgere la domanda “è bella Mambasa?” oggi non ci possono essere dubbi nella risposta: “E’ veramente bella Mambasa!”.

P. Renzo Busana

2 commenti:

Gianluigi ha detto...

Grazie a p. Renzo.
Ci sarà mai qualcuno che riuscirà a spiegarmi perchè fino ad oggi, (ma anche ora su questo post non c'è un link!)viene taciuto che P. Renzo ha un blog. Anzi due, prima era questo http://renzobusana.blogspot.it/ e poi, da qualche tempo, questo qui http://karibubabonde.blogspot.it/
E' questa una vecchia storia che da anni, inspiegabilmente, fa in modo che i Dehoniani si ignorino a vicenda, con ostinazione. Ancor più poi quando si tratta di carta stampata che men che mai offre una indicazione di siti web e/o di indirizzi e-mail. Gli stessi da chi saccheggiano le notizie, uscite magari mesi prima, e che non chiedono royalties, ma solo la buona educazione di essere citati.

Anonimo ha detto...

Ho conosciuto la missione di Mambasa "passando" dall'esperienza missionaria di Padre Renzo Busana, che nell'estate/autunno 2004 è venuto a Pieve di Curtarolo per raccontare la storia di Padre Bernardo Longo e prepararci a celebrare il 40° anniversario del martirio. Assieme a lui preparammo una mostra fotografica, una raccolta di paramenti ed oggetti di P.Longo, dei suoi scritti.
Dopo pochi mesi, se non ricordo male nel gennaio 2005, partì anche lui per il Congo, per Babonde: la sua prima missione. Da laggiù, non senza difficoltà, viste le limitate disponibilità di quella missione in termini di collegamenti telefonici o internet, grazie al blog "karibu" io e gli altri frequentatori potevamo sapere cosa vedeva, cosa pensava Padre Renzo del vivere la missione.
Quando nel 2005 abbiamo costituito il Gr. Missionario di Pieve di Curtarolo, proprio dal blog "karibu" abbiamo trovato spunti per impegnarci nell'aiuto alla sua missione: la prima volta macchinari per officina e per la lavorazione del legno, piccoli generatori. Per questo, da una parte io e gli amici di Pieve abbiamo potuto vivere la provvidenza (a volte basta chiedere per ottenere, bussare..) e percepire la "macchina" che qui in Italia lavora per sostenere l'attività missionaria all'estero, una rete di conoscenze, di esperienze, anche di errori già fatti e da evitare.
Nello stesso periodo, incuriosito dalle informazioni che trovavo nel blog "karibu", ho scoperto il blog di Mambasa, molto più ricco, organizzato. Lì ho conosciuto Gianluigi, il motore (se non l'anima) del blog di Mambasa, imparando ad apprezzarne la vis polemica, che ricorda a tutti che ORA dobbiamo impegnarci per la MISSIONE, fin che abbiamo P. Dino, P. Silvano ed i loro confratelli.
Padre Renzo è un giovane missionario, convinto della sua scelta. Una merce rara, di questi tempi. Per restare in argomento con quanto lui ha scritto nell'ultimo post pubblicato su entrambi i blog (karibu e mambasa), è una perla preziosa per cui vale la pena vendere tutto per comprare il campo dove l'abbiamo trovata.
Quando siamo stati a Mambasa nel maggio scorso, mi era venuta voglia di andare a trovare P. Renzo a Babonde, ma nonostante la distanza sia di circa 400 chilometri e la stagione fosse abbastanza favorevole (la strada per Nduye, ad esempio, era percorribile con un grosso fuoristrada, ma in seguito è rapidamente peggiorata), ci volevano alcuni giorni di viaggio, in moto, solo per l'andata. Era quindi un ipotesi irrealizzabile.
In quegli stessi giorni (sabato 14 maggio 2011) P.Renzo informava i lettori del suo blog della nostra presenza, ed invitava a visitare il blog di Mambasa.
L'abbiamo incontrato quest'anno in occasione del suo ritorno in Italia, sempre energico, positivo; orgoglioso dei progressi fatti, delle nuove aule di lezione, dei pozzi, dell'ambulatorio oftalmico. Solo un leggero accento francese a ricordarci che il tempo passa.
Emanuele