E i nostri amici Ibrahimu?
Avete ragione di chiedervi che fine hanno fatto.
Fortunatamente, dopo le tristi vicende di accuse infondate e di sfratto ingiusto, dopo numerose settimane di forzato soggiorno a Mambasa, lontani dal loro nuovo paese, dai campi appena iniziati, dalla casa ancora in costruzione...fortunatamente le cose hanno cominciato a cambiare. Gli uomini sono stati i primi a rientrare a Nduye. E, dopo di loro, hanno cominciato ad arrivare anche le loro mogli e i loro bambini. Attualmente ospitiamo qui a Mambasa le ultime tre donne, venute da Butembo, assieme ad una ventina di bambini e in attesa di rivedere i loro mariti e i loro papà. All’inizio della prossima settimana raggiungeranno pure essi i loro cari.
Padre Gauthier, recentemente a Nduye per la Messa domenicale, ha visitato il loro campo, che stanno facendo, aiutati dalla gente di Nduye. Sedici ettari disboscati e in parte già seminati, con i primi frutti già pronti per la raccolta. La gente di Nduye parla ammirata di questo campo; lo chiamano “shamba ya ajabu”, e cioè “campo delle meraviglie”. Traducendo un po’ liberamente, si potrebbe dire “il paradiso terrestre”. Nduye, un paradiso terrestre! I miracoli del lavoro...
Venerdì, 3 ottobre, una “prima” a Mambasa. Abbiamo iniziato il nostro “Corso di Formazione”. Una sorta di corso di teologia per laici, che vorrebbe proporre ai nostri cristiani una introduzione agli aspetti principali della nostra fede cristiana: Bibbia, teologia, morale,storia della chiesa. Due ore settimanali di lezioni, durante nove mesi, per un periodo di tre anni. L’ho iniziato, questo corso, con un po’ di apprensione (ma senza esitazione) sia perché i miei studi teologici sono ormai molto lontani nel tempo, e sia perché il mio kiswahili è ancora parecchio claudicante. Ma sono sicuro che la gente comprenderà e porterà pazienza. A proposito di gente: ieri, alle ore 16, momento di apertura del corso, pioveva ancora. Ciononostante, la grande sala dell’Istituto Bernardo Longo era quasi piena. Più di settanta persone hanno sfidato la pioggia e sono venuti. Il desiderio di conoscere è fin troppo evidente. E non può essere disatteso.
Questa mattina sono stato chiamato per amministrare una malata grave. Arrivato davanti casa ho salutato una mamma e carezzato tre bambini, mezzi nudi e tutti sorridenti. Nella stanzetta, una giovane donna mi ha salutato debolmente e mi ha indicato una sedia. Doveva essere una donna bella, tempo fa’. Non ora. L’AIDS l’ha ormai totalmente sfiorita e debilitata. Il suo compagno l’ha piantata... Le ho offerto gli aiuti della fede: il perdono del Padre, l’olio dei malati, la comunione con Gesù e la preghiera, fatta con le lacrime agli occhi. Il Signore continua la passione anche in te, Gianna, sorella che ormai non potrò più dimenticare.
Il tempo sta per scadere: fra qualche minuto, com’è ormai nostra abitudine durante il mese di ottobre (una bella abitudine), tutti quanti, suore e padri, ci ritroveremo davanti alla nostra bella Madonnina, per pregare il rosario. Ci sarete presenti tutti nella preghiera, voi, carissimi amici di Mambasa.
Ciao.
P. Dino
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