Lidia Longo scrive: AFRICA: Virtuale/reale!
AFRICA: VIRTUALE/REALE
Con la meravigliosa esperienza vissuta nella Missione di Mambasa/Nduye, il desiderio coltivato per una vita ha trovato pieno compimento!
Riuscirò ad esternare l’intensità dei sentimenti, emozioni, coinvolgimenti vissuti nell’incontro con tante persone meravigliose, nel vedere, toccare, ammirare luoghi da tempo pensati, desiderati, amati, nonché le suggestioni indescrivibili della natura africana?Ci provo!
Partita da Milano/Malpensa venerdì 19 marzo, assieme a Barbara, sr. Alessandra e sr. Sara, sono giunta alla Missione di Mambasa domenica 21 verso le h. 15.00. Al rumore del motore della macchina, un gruppetto di bambini incuriositi e festanti accorrono per darci il benvenuto. Il tempo per deporre i bagagli ed ecco apparire p. Dino, p. Gauthier, Seraphin, ad accoglierci con tanta familiare cordialità. In quel preciso momento, nonostante la novità del luogo, delle persone, tutto mi è apparso così conosciuto/familiare tanto fa farmi sentire a “casa mia, in famiglia”.
Questo iniziale profondo sentimento di appartenenza mi ha resa felice, serena, spontanea nel mio essere “con loro, tra loro” nel quotidiano africano.
Il periodo trascorso in Missione è costellato da tanti piccoli eventi che hanno lasciato in me un segno indelebile, un desiderio intenso di ritornare.
Ricordo, il pomeriggio delle stesso giorno d’arrivo, il primo occasionale impatto coi ragazzi, grandi e piccoli, mentre giocavano nell’area verde davanti all’edificio centrale dell’Istituto Bernardo Longo. E’ bastato un calcio al pallone (uscito dalla loro area) per attirare la loro attenzione, suscitando grida festanti, empatia e tanta curiosità. Quante domande/richieste, inviti a restare per giocare assieme; così, da quel momento, ogni giorno, nel pomeriggio durante il tempo del gioco, ho cercato di essere disponibile per intrattenermi un po’ con loro.
Di questi ragazzi, grandi e piccoli e di tanti altri incontrati altrove, porto dentro me la luminosità dei loro occhi, la gioia contagiosa scolpita nei loro volti, il loro “essere felici” pur vivendo una realtà esistenziale dove “la povertà è sovrana”.
ISTITUTO Bernardo Longo.
I Padri Dehoniani, qui ed altrove, sono, in diverso modo, dediti ed impegnati per contribuire alla vostra integrale crescita umana. Impegnatevi con tutte le vostre risorse nel perseguire il vostro progetto di studio per la vita. Sarà questo il segno di autentica riconoscenza verso i padri che, per voi, le vostre famiglie e la popolazione tutta operano in generosità ed amore”.
Durante la permanenza ho spesso contemplato, goduto l’armonia della costruzione degli edifici componenti l’Istituto Bernardo Longo. Essi, pur privi di “parola”, parlano al cuore del visitatore un linguaggio di perseverante impegno,di costante tenacia, di innumerevoli sacrifici e onerosi “grattacapi” atti a togliere il sonno a chi, in prima persona, ha l’onere di gestire, guidare una così grande armoniosa famiglia di “studenti, lavoratori …”.
In questa realtà non ho colto “ombra di protagonismo” bensì l’impegno di “servizio” per Dio e per l’uomo condiviso e partecipato, in diverso modo, da tutti i membri della Comunità.
NDUYE. Sento vibrare dentro me l’indescrivibile intensità di sentimenti, affetti, ricordi, emozioni nel giungere alla meta , tanto attesa, del mio viaggio/pellegrinaggio: Nduye!
Immersa in quella realtà, in quell’oasi di bellezze naturali e di pace, ho vissuto e condiviso con la comunità di Nduye i momenti più significativi della Santa Pasqua e della Dominica in Albis, ma non solo!Particolarmente carico di “intima gioia” è stato il tempo trascorso con le persone tutte: vecchi, adulti, giovani e bambini.Quanta commozione ho provato nel stringere la mano dei pochi venerandi anziani “testimoni privilegiati” della vita di padre Bernardo Longo!
Quanto piccola ed impotente mi sono sentita quando alcuni membri della comunità parrocchiale di Nduye mi hanno interpellato per sapere/conoscere di tempi di “attesa” per riavere, stabilmente, tra loro i Padri e le Suore. Ripetutamente mi hanno detto: “ non possiamo continuare da soli, abbiamo bisogno di giuda, di speranza, altrimenti che ne sarà dell’avvenire di questa comunità cristiana, dei nostri giovani?”
Ora che ho visto quei luoghi, sentito ed accolto le richiesta delle persone, c’è in me la consapevolezza che la ripresa umana/pastorale, socio/culturale ed ambientale della Missione di Nduye ha bisogno, a tutto campo, della concreta solidarietà di tutti, in particolare dell’impegno dei compaesani di padre Bernardo, che, in questa ripresa, dovrebbero essere/sentirsi “protagonisti orgogliosi”. Coraggio, non facciamo attende tropo a lungo gli amici di Nduye!
Potrà sembrare assurdo a molti, ma a Nduye la presenza di padre Bernardo si sente, si respira…. Personalmente ho sentito pulsare in me il suo grande cuore; ho capito il suo smisurato amore per Dio e per i suoi Pigmei/Walesse;
Nduye e Mambasa mi hanno dato la voglia di “vivere tante vite” ed il “mal d’Africa” prima virtuale ora è reale, perciò dal momento che ho retto così bene anche sul piano salute, sogno/conto di ritornare.
Continuerò a sognare nella certezza di ottenere il “nulla osta” dai padri Silvano, Dino,ecc. ai quale debbo tanta gratitudine ed affetto per avermi accolta/coinvolta in un’esperienza rigeneratrice di vita e di giovinezza.
Mi auguro di ritornare presto!
4 commenti:
Grazie Lilia. Aspettavamo di leggere il tuo racconto che ci conferma il grande amore per questa gente, per questa terra, per l'impegno dei missionari.
Grazie Lilia, la tua testimonianza è coinvolgente e nello stesso tempo emozionante.
Le sfumature più autentiche del tuo racconto potremo riviverle domenica a Bolognano, non puoi sottrarti ad un richiesto “ atto secondo”.
A presto, un abbraccio
Le parole di Lidia sono le nostre emozioni di volontari a Mambasa. E' proprio così... l'Africa è casa, ma una casa per noi nuova e autentica.
p.s. Nduye da rifare?? Siiiiiii!
Grazie Lilia per il tuo racconto così piano e così vivo. Quello che vorrei di più è che Nduye diventasse presto come la sognava P. Bernardo: un'oasi dove gli uomini si amano come li ha amati lui il loro Mpe (Padre) e come li ama Dio. I Pygmei/Walese non devono essere inghiottiti da un progresso senz'anima. Se così fosse anche la natura così bella dove loro vivono ne sarebbe deturpata. Speriamo nel miracolo! Ci vedremo domenica 23 a Bolognano. P. Nerio
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