lunedì 6 agosto 2007

A Nduye in moto



Domenica, 5 agosto sono andato a Nduye in moto. Nostalgia di una giovinezza ormai lontana e...senza ritorno? Assolutamente no! Necessità.
Il 29 luglio, la domenica precedente, avevamo tentato di andare in macchina Toyota Land Cruiser, 6 cilindri. Al km 18 abbiamo dovuto far dietro front. Due camion impantanati in un buco profondo due metri...Nessuna possibilità di passare a fianco.
La moto ci sembrava l'unica alternativa; a meno di non andare a piedi; ma 60 km sono tanti...
Partenza alle 6, a bordo dell'Aprilia 250, accompagnato da un ragazzo della scuola.
Fango, buche, camion immobili come cadaveri nelle pozzanghere...e tante gente, mamme e bambini che avevano passato la notte piovosa Dio sa come...e che ci guardavano con occhi tristi e rassegnati. Arrivo a Nduye alle 9, sotto la pioggia.
Santa Messa, evidentemente con poca gente visto che gli ombrelli non sono di moda e servirebbero poco, data la violenza dell'acqua.
Un momento di pace e di festa: canti, danze, partecipazione viva e... ragazze ben vestite e ben pettinate.
Finita la Santa Messa, incontro con la gente, con i responsabili della parrocchia e dei lavori
(sto cercando di strappare gli edifici della missione alle erbacce e agli arbusti che sono spuntati un po' dappertutto, anche nel cortile di fronte all'officina meccanica).
Mi rimetto in sella alle 12.
Al 14 km - Aluta - la prima grossa difficoltà: il buco è pieno d'acqua. Passare a fianco è impossibile. Un malcapitato commerciante, con moglie e figlio e bagagli si è evventurato nel fango. In 4 siamo riusciti a togliere la sua moto e trasportarla di peso fuori dalla melma. Il mio ragazzo passa in mezzo al buco (foto sopra)
Bene o male arriviamo al famoso km 18 (da Mambasa). Nel frattempo la pioggia è diventata torrienziale...Ma neppure ce ne accorgiamo. Due camion dentro il "baratro": un Fiat e un Mercedes (non roba da poco). Io mi rassegno a restare chissà fino a quando e mi accovaccio come posso sotto il Mercedes...Il ragazzo tenta una manovra impossibile: passare nella melma a fianco del Fiat. Si sprofonda almeno 40 cm... (foto sopra)
Nessuno dei camion si muove. Forse sono più saggi di noi...In due cerchiamo di togliere con le mani il fango davanti e di fianco alla moto. Inutile: sembra inchiodata.
Per fortuna arrivano 4 giovani in bicicletta: in 6, a malapena riusciamo a liberare la moto. Un mio stivale resta nel fango...
Arrivo a casa...e cosa strana, sono contento.
Dimenticavo: ho incontrato anche una bella vipera cornuta: un passante l'ha uccisa ed era contento perché aveva assicurato un po’ di carne per la cena (foto nel post successivo)
Durante il viaggio, chissà perché, pensavo a Giovanni Pascoli:"
"la nube del giorno più nera
è quelle che vedo più rosa
nell'ultima sera"
(non so se ho citato bene...)
Ciao, P. Silvano
A domenica prossima?!

2 commenti:

musungo kabambi ha detto...

Un ciao a te, Mupe Silvano, e a tutti gli amici di Mambasa.
Ho guardato con tanta nostalgia le foto ed ho letto i commenti.
il mio cuore è li con te, con voi, lo sai, ma come continuo a dirti, adesso non posso tornare; se Lui vorrà, vedrai che sarò ancora li a infastidirti e a chiedere cemento (spero che P. Nereo non legga questo commento....)
Sai Mupe, ho visto le foto del fango, della mia equipe di pigmei, della vipera cornuta, della chiesa di Manjombo e sono tornato con la mente ai miei ricordi, che molte volte, coincidono con i tuoi.
Cos'era Silvano, il 1990? o il 91?
Era il tempo che dicevi sempre: Però, "ah", si stà bene a Mambasa.
ed a volte era un'affermazione, altre volte diventava una domanda, con quel "ah" tipicamente veneto e terribilmente nasale.
Si Mupe, si sta bene a Mambasa, te l'ho sempre detto, anche se io quando c'era la guerra non ero li, anche se non mi hanno mai arrestato (mi protegevi tu), anche se io ci ho vissuto solo pochi mesi e non 30 anni.
Mi è spiaciuto non essere a Schio al recente incontro di "reduci e veterani", mi dispiace ancora di più essermi così estraniato da quello che fino a pochi anni fa credevo fosse il mio mondo (accidenti, 17 volte in Africa devono pur lasciarti un segno...)ma adesso Edoardo mi riempie la vita e i pensieri; non ho mai avuto paura per me, ma ora penso a lui, ma ,TE LO PROMETTO, appena potrà venire con me ci vedrai arrivare, in fondo, se va dal Mupe Kapita in compagnia di mazungo kabambi, cosa potrà mai capitargli?
Un'abbraccio a tutti
Doriano

Anonimo ha detto...

Mi sembrava orribile la strada BENI-MAMBASA nel gennaio 2002. ma questa è al di là di ogni immaginazione...
Silvano, non fare pazzie! Non abbiamo bisogno di martiri né di eroi, ma di testimoni e di gente "efficente" per portare a buon fine il "pondus diei et aestus" della missione e delle molteplici attività di Mambasa-Nduye. Coraggio che tra una settimana avrai finalmente anche p.Nerio (che parte domenica mattina) e presto anche p.Dino che partirà martedì 28, con sosta-tappa a Kisangani prima di raggiungerti. Ciao! Angela