lunedì 30 marzo 2009

Se cercate una pista per motocross...

E' già pronta e con tutti gli ingredienti per renderla interessante, competitiva, rischiosa e stimolante.

Con un po' di umore vi racconto l'utimo viaggio a Nduye.
Siamo partiti con due moto sabato pomeriggio. Il sottoscritto con tre falegnami che avevano il compito di misurare porte e finestre della scuola dei Pigmei che stiamo riabilitando a Nduye.
Partenza alle 14,30.
Dopo una mezz'ora, giunti al km 15...Sosta forzata. Un temporale un vista. Il colore delle nuvole, fumo di Londra, lasciava presagire poco di buono. E di fatto, riparati alla meglio sotto una tettoia di frasche...abbiamo assistito alla ripetizione di un piccolo diluvio.


Piovigginava ancora e ci siamo messi in strada. Ma solo per 5 km...Altra fermata e replica del temporale.
Finalmente in strada di nuovo. Strada o pista insaponata? Piuttosto la seconda.
Bene o male arriviamo al 45 km da Mambasa, ad Aluta. Sono le 17...Speriamo di essere a Nduye per le 18. In fondo restano 15 km. Illusione: arriviamo alle 19.
Buchi pieni d'acqua, fango che arriva alle ginocchia, pozze d'acqua che esigerebbero tenute da sub. Mi illudevo di arrivare a Nduye con i piedi asciutti, visto che avevo degli stivali che mi arrivavano alle ginocchia. Povero me. Due volte me li sono tolti per svuotarli.
I miei amici, coraggiosi e stoici, mi hanno domandato a un certo punto se Nduye si era spostata verso il Nord, dato che non arrivevamo più! Io ero passeggero e non so se ho fatto più kilometri sulla sella posteriore della moto o a piedi...Mi sembrava disumano restare in sella in certi punti dove l'autista faceva fatica a tenere la moto; più volte si è fermato a causa delle ruote bloccate. Era buio e la luce dei fari rendeva ancora più macabro lo spettacolo di acqua, di fango, di erosioni, di vaste pozzanghere. Finalmente siamo arrivati. La missione era immersa nel buio. Ho chiesto al catechista di accendere il gruppo elettrogeno: la luce rasserena e sdrammatizza!
Nduye è sempre Nduye...Il silenzio quasi magico, rotto solo dal suono dei tamburi e dai canti dei Pigmei che sembrano aprirsi un varco nel buio e in questo silenzio, lo sguardo che sovrasta la foresta e si stende lontano...il ricordo delle persone che hanno reso vivo questo villaggio ci fanno dimenticare gli strapazzi della strada. La notte è veramente un sollievo.
E il suono della campana alle sette del mattino, sembra provenire da un altro mondo.
E il villaggio come per incanto si anima...e la gente si dirige verso la chiesetta.
Io li aspetto e mi metto dove si metteva, in ginocchio, ogni mattina, padre Longo, ma non alla stessa ora: lui, ogni giorno alle 5,30 era accanto al tabernacolo e alla statua della Madonna.
Oggi gli affido le tante intenzioni che porto con me: penso e prego per gli amici di Ca'Trenta che partecipano al pranzo missionario, prego per la famiglia del nipote di padre Longo, Lieto, che ha parso la moglie Adriana, prego per Paolo, Maria Luisa, Giovanni, per Lucia, Piera, i suoi familiari, per gli amici di Albino impegnati nella campagna per le scuole dei Pigmei, gli amici di Cambiago, di Senigallia..per tante persone che preferiscono l'anonimato. E' sempre un momento importante, carico di ricordi e che annulla le distanze. Mi sento tanto povero,di fronte alle aspettative dei tanti che mi domandano un ricordo accanto alla tomba di padre Longo, ma anche un po' privilegiato. E di questo ringrazio il Signore.


La Messa è molto animata. Cominciata alle 8,30, ieri è terminata alle...11! Ma non per colpa della mia predica. Gli avvisi, letti e commentati dal catechista Léon hanno richiesto 25 minuti e poi c'è stato, eccezionalmente un...comizio del capo villaggio Christophe che ha chiesto ai Pigmei di rinunciare a certe tradizioni e a chiesto ai Walesse e ai Pigmei di sposarsi fra di loro. Risate e commenti dagli uni e dagli altri.
Il tempo passa veloce: incontro con i catechisti, con gli inseegnanti, visita a un malato, controllo del cantire della scuola dei Pigmei...


Si riparte alle 15. L'incubo comincia subito: piove o non piove? Andiamo avanti sperando di arrivare ad Aluta, a 15 km, prima della pioggia. Quando manca un kilometro e pensiamo di essere salvi, uno scroscio improvviso. Siamo in una specie di palude. Le moto si impiantano...Io scendo e prendo una foglia di banana come impermeabile e avanzo a piedi.La moto mi raggìunge e sotto un diluvio arriviamo alla cappella di Aluta. Spettacolo triste: una decina di persone, fra cui una bambina di 2-3 anni si sono rifugiate nella cappella e si preparano per la notte. Hanno steso le stuoie. E' facile capire chi sono: gli autisti e i passeggeri di due camion, con destinazione Isiro, fermi davanti a un buco profondo due metri e mezzo e pieno d'acqua.Avevano appena finito di svuotarlo e la pioggia lo ha riempito di nuovo.


Parliamo un po' assieme. La mamma della bimba mi chiede un rosario. Ma l'unico che avevo, a parte il mio, lo avevo appena dato alla moglie del catechista che è morto un mese fa.


Quando la pioggia diminuisce...partiamo. Lasciamo con un certa tristezza questi nostri compagni di sventura augurando buona fortuna.



Abbiamo ancora 45 km di pista e continua a piovigginare. Per fortuna c'è buon umore anche quando uscendo da una buca il motore si spegne e ritorniamo in fondo, rovesciandoci nel fango..che attutisce la caduta.



Arriviamo al km 10, sul punte del fiume Epulu...Mi sembra di vedere l'arcobaleno dopo il diluvio.


Un sentimento di pace, di calma e serenità dopo l'acqua, il fango, le buche e i vestiti inzuppati.


Non resisto. Chiedo al mio "pilota" di fermarsi per una foto.


Vi confesso: di questo viaggio ricordo sopratutto quel tramonto.

Penso che le foto non hanno bisogno di didascalie!

4 commenti:

Gianluigi ha detto...

Solo per dirti, caro P. Silvano, che un certo ricordo di quel fango rosso tra le dita dei piedi aiuta a comprendere.
Quindi facciamo in modo che anche altri leggano,sappiano e ti diano una mano.

Silvano Ruaro ha detto...

Grazie a quei fedelissimi che lasciano il loro commento sul blog. Anche questo ci aiuta a non mollare. Qualcuno mi direbbe: è finito aanche per te il periodo delle avventure...Ma finché non ce lo dice LUI...
Allora continuiamo assieme!!!
Umoja ni ngufu: letteralmente: l'unità è forza.
In buon italiano: l'unione fa la forza. Grazie anche a Gianluca per il filmato e a quanti hanno fatto dei commenti...
Un saluto cordiale a tutti i lettori, anche a quelli che come Nicodemo, hanno paura di venire allo scoperto.

Anonimo ha detto...

Dopo aver letto l’odissea del tuo viaggio a Nduye, mi mancano le parole per esprimere il mio scetticismo… mi aiuta Elizabeth Bishop scrittrice americana:
“ Oh, dobbiamo davvero sognare i nostri sogni e realizzarli?
E abbiamo spazio ancora per un tramonto…?”
C’è ancora spazio per sperare contro ogni speranza, realizzare un progetto inseguito da tanto tempo…
Forse sì, se in tanti restiamo uniti e lavoriamo insieme ….ma intanto non perdiamo il regalo di quel tramonto meraviglioso.
Cornelia

Claudia ha detto...

Caro Padre Silvano , viste le foto e gli splendidi commenti del tuo viaggio a Nduje , ci è tornato in mente ... il buco del Km.21 !
Ti ricordi del viaggio che abbiamo fatto con Padre Testa ? In quel buco sei venuto a "raccattarci" , altrimenti ci passavamo la notte !
Comunque ti ricordo che se essere giovani è una condizione temporanea e fugace , la gioventù resta finchè c'è vita ! E direi che di gioventù ne hai da vendere ... a sapere di realizzarci qualche soldino , potresti fare un tentativo !
Per quanto riguarda i rosari , Grazia e Claudia possono pensarci più che volentieri , ma resta il problema della spedizione. Puoi aiutarci ? Li possiamo mandare a qualcuno che ha in previsione un viaggio da te , o spedirteli direttamente ? Restiamo in attesa di un tuo suggerimento
Preghiamo sempre pensando alla Madonna del Tronco , unisci anche le nostre preghiere alle tue , che l'unione farà la forza.
Grazie a te e al tuo blog , i ricordi restano sempre più vivi , e magari aiutanochi non ha la possibilità di essere lì di persona a comprendere meglio la situazione.
Un forte abbraccio
Roberto , Grazia e Claudia