domenica 20 febbraio 2011

JATROPHA: dubbi sul biocarburante

Letto un titolo che diceva così: "il raccolto delle meraviglie fallisce il suo obiettivo", ho subito pensato di offrire una sponda all'argomento su questo nostro blog.

Per far in modo che questa lettura possa essere utile a tutti noi, abituali frequentatori, ho chiesto a Marco, mio figlio, di fare la traduzione del testo che ora pubblico di seguito.
Ovviamente l'originale, per chi preferisce l'inglese, si trova a questo link:
http://www.foeeurope.org/press/2011/Jan20_REPORT_money_doesnt_grow_on_trees.html
Chiedo scusa in anticipo agli Amici della Terra per il "furto" del testo che comunque su questo sito possiamo certificare è assolutamente "no profit" ed a "fin di bene".

NdR

Brussels/Abuja 21 Gennaio 2011 - Secondo un nuovo resoconto rilasciato oggi da "Friends of the Earth Europe", Il biocarburante tanto reclamizzato prodotto con la Jatropha non è un investimento produttivo o sostenibile.

Jatropha: il fatto che i soldi non crescano sugli alberi sta allontanando gli azionisti dall'investire sulla Jatropha - un arbusto piantato per la sua capacità di produrre "olio" e la caratteristica di sopravvivenza in condizioni di aridità - Sta diventando evidente che questa pianta non da i risultati produttivi sperati e simultaneamente fallisce la prevenzione del cambiamento climatico e a contribuire lo sviluppo dei paesi poveri. [1]

Paul de Clerck, coordinatore del programma di giustizia economica per i "Friends of the Earth Europe" ha detto: "Aziende di investimenti europee pubblicizzano la Jatropha con garanzie di ritorni economici su suoli marginali - ma le loro promesse sono lontane dall'essere realistiche. Molti progetti sono già stati abbandonati perchè la produzione è rimasta al di sotto del previsto, anche in suoli fertili. Piantagioni in larga scala di Jatropha non sono un investimento produttivo o sostenibile; Le aziende dovrebbero smetterla di sottrarre terreni per piantare la Jatropha."

La Jatropha è stata pubblicizzata dalle compagnie di investimenti come una eccezionale soluzione capace di produrre profitti, provvedendo ad una risorsa di biocarburante che può crescere in terre marginali dall'Africa, Asia fino all'America Latina.

Ricerche effettuate da "Friends of the Earth International" rivelano come gli investimenti su piantagioni in larga scale di Jatropha stanno fallendo a causa della scarsa capacità produttiva su suoli marginali e addirittura su suoli fertili.

Il rapporto evidenzia come diverse aziende, "D1 oils" and "Flora eco power"hanno fallito il risultato, mettendo in serio dubbio il potenziale di questa pianta.[2]

Questi investimenti in Africa aprono una controversia di base [3]: sottraggono terreni e forze di lavoro per la produzione di carburante in competizione con la produzione di cibo e risorse di acqua.

Mariann Bassey, coordinatore cibo/agricoltura per "Environmental Rights Action/Friends of the Earth Nigeria" dice: "In Africa terreni coltivabili sono sottratti alle comunità e il sostentamento delle persone viene distrutto di nuovo per una falsa soluzione al cambiamento climatico. Il costo del cibo è in crescita, ma si continua a sottrarre terreni per la produzione di carburanti per le automobili. Vogliamo un'agricoltura che ci permetta di produrre cibo per la gente."


For more information, please contact:

Adrian Bebb, European agrofuels campaign coordinator for Friends of the Earth Europe,
T el: +49 1609 490 1163,
adrian.bebb@foeeurope.org

Paul de Clerck, coordinator of the Economic Justice programme, Friends of the Earth Europe (EN, NL)
Tel: +32 (0) 494 380 959,
paul@milieudefensie.nl

Sam Fleet, communications officer, Friends of the Earth Europe, (EN)
Tel: +32 (0) 2893 1012,
samuel.fleet@foeeurope.org


NOTES:

[1] Full report: www.foeeurope.org/download/jatropha_FoEIreport_Jan2011.pdf

Summary: www.foeeurope.org/download/jatropha_FoEIsummary_Jan2011.pdf

[2] Publicly listed companies who invested in jatropha such as D1 Oils (UK) and Flora EcoPower (Germany) have had disastrous share price records. BP pulled out of their joint venture with D1 Oils because of disappointing results. Other examples are the Swedish private company BioMassive, which leased land in Tanzania for jatropha plantations, but reported losses until 2009 and have not been heard of since. Dutch company BioShape, which also acquired land in Tanzania, was officially declared bankrupt in 2010.

[3] http://www.foeeurope.org/agrofuels/FoEE_Africa_up_for_grabs_2010.pdf

This is part of a wider global crisis of overconsumption of natural resources. The Commission is due to publish a Flagship Initiative on Resource Efficiency on the 27th of January, and Friends of the Earth are calling on the EU to measure and reduce its use of natural resources, including its global land and water footprints

http://www.foeeurope.org/publications/2010/measuring_resource_use.pdf



14 commenti:

Il pellegrino 2.0 ha detto...

Confermo i dubbi.
Sto seguendo un progetto in Senegal.
Questa pianta è ancora semi-selvatica e quindi non garantisce rese predeterminate. Quindi, se non coltivata in terreni fertili e con sufficiente apporto d'acqua (> 1200/1300 mm/anno), qualsiasi progetto agro-industriale, in questo momento, è a rischio fallimento oltre a non essere ecosostenibile e socialmente comptaibile.

Luigi

Anonimo ha detto...

La questione mi interessa; anche perché abbiamo cominciato a coltivare un mezzo ettaro a jatrofa qui a Mambasa. Il risultato fin'ora è stato deludente, ma la colpa principale - penso - è da attribuire allo stato di quasi abbandono nel quale avevamo lasciato la piantagione peer troppo tempo. Prima di gettare la spugna, aspetto. Sono curioso di vedere e quantificare la produzione di tre piante di jatrofa che abbiamo in mezzo al nostro giardino, con terra arricchita e inaffiata da abbondanti piogge.La raccolta che abbiamo appena fatto è, per me, sorprendente: aspetto di ritornare da Kisangani (dove ci rechiamo tutti (P. Riccardo, lo scolastico Arnaldo e il sotrtoscritto)domani per l'assemblea annuale di tutti i confratelli dehoniani del Congo), per pesare i semi, pressarli e pesale l'olio ottenuto. Mi auguro che il risultato ci incoraggi a proseguire nel nostro tentativo.
Un cordiale saluto a tutti gli amici lettori.
P. Dino

Anonimo ha detto...

Gente di poca fede!! Eccetto P.Dino.La Jatropha a Mambasa cresce bene,naturalmente se coltivata,cioè curata,vale a dire non lasciata a se stessa in mezzo alle erbacce.Ricordo che le prime piante messe a dimora nell'orto,hanno prodotto le prime bacche dopo 9 mesi!!!!Quindi vuol dire che l'abitat è ottimale e si può procedere nella coltivazione.Certo bisogna selezionare i semi migliori,oppure fare talee dalle piante migliori.
In più,e non è cosa di poco conto,a Mambasa esiste una supertecnologica pressa che può spremere i semi in maniera ottimale,dopodichè l'olio ottenuto di mette a decantare e successivamente si passa attraverso un filtro a membrana che mi sono già impegnato di portare.
>Ma vi immaginate cosa significa disporre del 30%di carburante non parlo per gli automezzi,ma dei generatori di corrente.Dico 30% perchè questa è la quantità che si può usare senza particolari accorgimenti nei motori presenti.
Certo che se si vuole coltivare Jatropha per fare business e pagare dividendi agli azionisti......
A Mambasa abbiamo solo da remunerare "buone azioni"!!
Ciao a Tutti Giando

Gianluigi ha detto...

"Conoscete la verità e la verità vi renderà liberi". Così rispondo a Giando, che inizia con "gente di poca fede"!
Quindi non si tratta di dubitare che l'olio sia un buon combustibile...lo sono anche tanti altri olii. Che io sappia la Jatropha sembrava una buona scelta per terreni marginali, laddove non si riusciva a far crescere altro.
Il caso dell'Ituri invece offre terreno e clima ideale per tante coltivazioni e va fatta (l'avete già fatta?) una precisa valutazione economica ed etica se conviene o meno piantare questa specie piuttosto che altre, magari d'interesse alimentare.
In fondo a me sembra che gli Amici della Terra, che non sono una organizzazione di periferia, abbiano detto questo.
Le loro parole non le prendo per oro colato, ma le considero una fonte, uno stimolo, un'occasione di riflessione. Così le offro su questo blog a quelli che si trovano sul campo e debbono operare scelte quotidiane.
Inviate se e quando volete altri testi, altri dati, altre esperienze da pubblicare. Ve ne saremo grati. Grazie.

Anonimo ha detto...

Eticamente l'olio di Jatropha non è in competizione alimentare come invece l'olio di palma usato nei motori.Per lo sfruttamento dei terreni marginali,penso che tu abbia conoscenze maggiori di me per l'Ituri,e di terreni da coltivare ce ne sono ad ufo.Il problema è che non sanno coltivare,che pur insegnando loro a seminare mais e soja in file,a sarchiarle,appena te ne vai tornano a seminare in ordine sparso,in mezzo a tante infestanti.
Porsi problemi "etici"in un contesto fatto di niente penso sia essenzialmente un atteggiamento di noi occidentali.
Chiedi a Dino e Silvano se è vero un nostro vecchissimo proverbio:"col suto,xe bona anca la tempesta"
Con simpatia e per vivacizzare il blog,Giando

Silvano Ruaro ha detto...

Carissimi tutti,
sono alla prese con i pezzi grossi del governo per problemi di vita o di morte delle scuole. Ieri ho visto il Ministro della Pubblica Istruzione (spero di fare un post oggi!). Però spendo volentieri una parola su questo argomento. Credo che il problema vada studiato caso per caso. A Mambasa produrre olio di Jatropha non è impossibile, anzi. Certo, come tutte le attività, anche questa ha le sue esigenze e le "rogne". Niente viene per niente. Ma noi siamo abituati a camminare in salita e a nion mollare facilmente. L'esempio delle tre piante dell'orto, citato da padre Dino ne è una prova...
A Mungbere, padre GianMaria Corbetta, medico(e bravo!) e missionario(altrettanto bravo e intelligente!) invita i cristiani a fare un campo di Jatropha in ogni villaggio...così quando lui andrà per le visite mediche e pastorali (per dire la Messa, in parole chiare) potrà portare i semi alla missione...
Ci sono a Mambasa decine di piantagioni di caffé abbandonate che vanno dai 70 ai 900 ettari (quella di Apodo, per esempio)...
e cadono circa 2000 mm di pioggia/anno.
Se è facile e poco costoso produrre carburante partendo dall'olio di jatropha, noi siamo quasi obbligati a scegliere questa strada. Come assicurare anche in futuro i 3.000 (e...resto!) litri di carburante (oggi leggi: gasolio!) al mese...necessari per le varie officine e lavori della missione e della scuola?
Cammin facendo troveremo la strada giusta. Ma credo valga la pena cominciare."Provando e riprovando..."
Se avete altre idee (pannelli solari?!) siamo aperti...

Gianluigi ha detto...

La mia partecipazione alal discussione in corso si è di fatto limitata a segnalare uno scritto, tra i tanti, però di fonte qualificata.
Non faccio questioni di "etica" Giando, sono forse anche troppo laico. Diciamo che se in quel posto fosse possibile ed utile farei anche una piantagione di preservativi!
L'unico dato che mi pareva di incontrovertibile evidenza, anche questo da smontare se possibile, è quello legato al fatto che questa pianta poteva essere coltivata in "terreni marginali". Chiaro cosa vuol dire? Gli esempi poi delle compagnie che hanno investito in questo settore sono stati portati perchè sono gli unici disponibili in bibliografia.
Se presto, come promesso, padre Nerio ci aggiornerà su come e quanto viene fatto nel Kiwu avremo altri elementi utili a disposizione.

Anonimo ha detto...

Gianluigi!Ben lo sappiamo e lo hai sempre dimostrato che cuore e testa hai!Volevo solo darti una mano a smuovere i lettori(a proposito,hai una statistica delle frequentazione giornaliera del blog?),a far sentire meno soli i "nostri",a creare interessi e opportunità,a sensibilizzare quanta più gente possibile.
Parole d'ordine :"partecipazione"!!!
Giando

Gianluigi ha detto...

Certo le statistiche ci sono, ma le tengo per ora rigorosamente segrete!
Le statistiche aiutano a capire qualcosa, ma la domanda di fondo - mai risposta - e se questo blog serve o meno a qualcosa.
Dopo più di 5 anni dall'inizio ed oltre 500 post scritti almeno io mi chiedo se quella mezza dozzina di persone di cui ricorre il nome perdano tempo, oppure ne abbiano compreso le funzioni e intuito le potenzialità.
Anche su questo ho degli embrioni di risposta...che tengo ancor più segrete, solo per me!

Gianluigi ha detto...

Nei due interventi precedenti al mio ultimo commento c'erano delle richieste tecniche. Non è facile rispondere, ma a p. Silvano direi che prima occorre una seria analisi dei fabbisogni energetici...e poi si sceglie. I panelli fotovoltaici solo per gli "usi obbligati" e limitati di energia elettrica, mentre verrebbe da dire che con le biomasse il Congo, Mambasa potrebbero risolvere ogni genere di problemi.
Da vecchio brontolone però ricordo anche che un tempo eravate lanciati, "gasati" per l'uso di mini turbine. Che fine hanno fatto?
Qualcuno che ha buone basi in materia ed un po' di tempo libero potrebbe andare dal 4 al 6 maggio al Bioenergy Expo di Verona. Non solo per vedere e riempirsi la testa di fantasie...ma suggerisco io per trovare una qualsiasi ditta che voglia fare una bella promozione delle sue tecnologie regalando un impianto completo (non importa quale!) alla Missione di Mambasa.
Dalle risposte dedurremo quanti sono i frequentatori attivi del blog! Chiaro Giando?

Anonimo ha detto...

Caro Dino, provvidenzialmene sei a Kisangani e sei accanto a P.Vilson. So che lui è stato un acerrimo sostenitore della Jatropha e che aveva iniziato anche a fare piccole piantagioni. Puoi chiedergli che risultati ha avuto? Penso interssi tutti i lettori del nostro blog. Spero di leggerti presto. Nerio

Anonimo ha detto...

Gianluigi!!parola magica"biomassa!!Da 10 anni il riscaldamento di casa mia e l'acqua calda è prodotto da una caldaia a pellet,una casa di 300mq.Per il mio 61mo genetliaco,mi sono fatto un regalo:un trattore(superusato)da 70 hp e una cippatrice.Sto recuperando tutte le potature e ramaglie dell'azienda vivaistica dei miei fratelli per destinarle a biomassa per la prossima stagione.Pensate alle tonnellate di legname abbandonato dopo il taglio degli alberi d'essenza nelle foreste dell'Ituri,alla potenzialità legata alle centrali di cogenerazione: calore -vapore-turbina-energia elettrica.
Con Giuseppe Prosdocimi abbiamo già visitato tempo fa una azienda di Arzignano che costruisce questi impianti,piccoli moduli racchiusi in un container.
In Alto Adige esistono centinaia di impianti di questo genere,che durante il periodo invernale producono calore,nel resto dell'anno energia elettrica.E'il "ciclo Rancine".
Basta schei!!!Pecunia movit mundum...
Giando

Gianluigi ha detto...

Il discorso si fa serio! Onde evitare che avendo stuzzicato certe corde sensibili di Giando questo spazio diventi addirittura un forum tecnico sulle biomasse e sui combustibili ecocompatibili riporto una delle tante notizie di cui si sente parlare.
Tutti conoscono l'Agave e sanno che in Messico si produce una bevanda alcoolica, la Tequila.
Ebbene ora i più moderni orientamenti di ricerca fanno intravedere la possibilità di passare dall'utilizzo " prevalentemente per la produzione di bevande alcoliche e fibre per tessuti resistenti a materia prima promettente per ottenere biocarburanti ".
Per fortuna che a Schio c'è sempre una buona riserva di grappa!

giovanni ha detto...

la jatropha? certo è una pianta siccitosa,più adatta a terreni poveri,dove non si è mai coltivato niente,certo bisogna preparare i terreni,iniziare con il vivaio in fittocelle con semi selvatici selezionati lunghi almeno 16-17 mm.il miscuglio di terriccio per riempire le fittocelle è molto importante perchè la piantina che
germoglia possa crescere sana e robusta poi, quando ha raggiunto un'altezza di circa 30/35 cm la si possa mettere a dimora nel terreno tracciato a maglia larga e le distanze sono importanti perchè si tratta di albero da frutto poi vanno anaffiate,curate,seguite,prestare attenzione al mutamento del colore delle foglie questo è molto importante perchè alle volte si può trovare nei terreni zone a macchia con carenza di sostanze di sostanze minerali allora bisogna intervenire con concimi specifici questo naturalmente per i primi mesi di crescita della pianta. Importante poi è la potatura che va fatta con accuratezza e poi...sono piante e come tutte le piante vanno seguite perchè ad esse manca solo il parlare ....
Saluti e buon lavoro. Giovanni MAURO - Latisana (Udine) Italia
e-mail: giovannimauro.gm@libero.it

(conosco bene il Congo RD-Senegal e Ghana dove da qualche hanno collaboro a vari progetti)




progetti)