sabato 31 gennaio 2009

Studiare in Congo


La situazione dei giovani studenti congolesi si inquadra nella situazione generale del Paese. Vista la latitanza dello Stato nei diversi settori (sanità, infrastnitture, comunicazioni, istruzione) si è instaurato ormai da anni un sistema che funziona senza di lui. Un po' dappertutto vige la legge del cosidetto "articolo 15": arrangiarsi!

In particolare il settore insegnamento, nonostante le ripetute promesse, è dimenticato e non gode di nessuna attenzione. Moltissimi insegnanti non sono pagati e quelli che lo sono, hanno salari che variano dai 40 ai 60 $ al mese. Assistiamo a dei bràcci di ferro fra insegnanti e governo e fra insegnanti e genitori. L'esito è già scontato in partenza. Lo spauracchio dello sciopero e della chiusura delle scuole è sempre di attualità. Ma lo Stato resta insensibile, per cui ci si rassegna e, bene o male, le scuole continuano. I genitori pur di non vedere i loro figli girovagare oziosi tutta la giornata promettono un piccolo contributo mensile (di solito l'equivalente di un dollaro) per poter aiutare gli insegnanti. Questa promessa, col passare dei giorni, perde di concretezza e di efficacia.

Non è neppure raro il caso di effettiva insolvibilità da parte dei genitori. Per cui invece di salario si dovrebbe parlare di elemosina per quei coraggiosi insegnanti che nonostante tutto continuano a fare atto di presenza.

Le poche scuole che danno una istruzione valida sono quelle private e quelle gestite da confessioni religiose, in particolare cattoliche e protestanti. Non c'è quindi da stupirsi se moltissimi ragazzi e giovani abbandonano la scuola e se il livello di istruzione raggiunto dagli alunni alla fine degli studi è molto basso. Meno del 40% dei candidati agli esami di Stato ottiene il diploma di maturità alla fine della scuola media superiore.

Le difficoltà a proseguire gli studi universitari sono ancora più grandi. Il fattore economico è un ostacolo per molti insuperabile. Il viaggio per raggiungere l'università è già un'avventura. Carenza di strade, distanze enormi, mancanza di mezzi di comunicazione sicuri ed efficienti, il costo proibitivo del biglietto aereo. Non esiste una rete di trasposto stradale, ferroviaria e fluviale. Per cui ci si affida alle rare e poco confortevoli occasioni di qualche camion che trasporta mercé o legname. Altri, più coraggiosi compiono distanze di oltre 1000 km in bicicletta.

Le iscrizioni e le varie tasse annuali raggiungono i 300 $. Non mancano poi delle spese impreviste e qualche volta fantasiose a cui gli studenti non possono sottrarsi. Anche i professori universitari non sono pagati o lo sono in maniera irrisoria, per cui attingono al misero salvadanaio degli studenti, che devono poi comperarsi le dispense, pagare lo stage e arrangiarsi per il vitto e alloggio. I rarissimi pensionati universitari sono in uno stato di abbandono totale e sovrappopolati. Uno studente che ottiene un posto nel pensionato accoglie altri 4 o 5 studenti sotto la sua protezione. Sono i "maquisards" o clandestini. Vivono in condizioni igieniche disastrose e spesso in uno stato di semipromiscuità. Non ci sono mense universitarie. Gli ospiti di una stanza mettono insieme i loro piccoli averi e decidono come gestirli: cosa comperare e chi, a turno, deve preparare il cibo. La maggior parte degli studenti mangia una volta al giorno.
Data la mancanza di una rete postale e di un sistema bancario diffuso, anche la comunicazione coi genitori è un grosso handicap. Chiedere e ricevere soldi dai genitori è un'impresa. Adesso cominciano, almeno nelle città, a funzionare delle agenzie di trasferimento di denaro. Ma il mezzo più comune e sicuro sono le missioni cattoliche. I genitori depositano i soldi per il loro figlio che studia in città, alla missione del posto. Il missionario, tramite telefono, radiotrasmittente o internet informa un suo confratello che abita in città del versamento fatto a favore del tal studente che passerà a ritirare la somma.

E' un disturbo abbastanza noioso e non privo di...incidenti, ma che accettiamo volentieri per aiutare questi studenti che altrimenti non saprebbero veramente a che santo rivolgersi.

Queste difficoltà sono comuni a tutti gli studenti delle facoltà delle varie città. Nel caso degli studenti di Kinshasa queste difficoltà sono maggiori: per la grande distanza, data la sua collocazione geografica eccessivamente decentrata; per trovare un posto nei pensionati; per il lungo percorso quotidiano fino ali' università; per procurarsi il cibo in una città di circa 10 milioni di abitanti.

Vien spontaneo chiedersi: come può studiare un giovane universitario in queste condizioni? Con quale bagaglio umano, scientifico affronterà la sua vita professionale? Purtroppo i mali non vengono da soli: anche i professori, mal pagati, vengono facilmente corrotti e l'alunno cerca di sopperire alle proprie lacune scientifiche con "sussidi pecuniari". Spesso sono i professori stessi che propongono ed esigono questo compenso.

Probabilmente il lettore troverà questo quadro molto oscuro. Invece è molto obiettivo, anzi sono stati tralasciati aspetti ancor più negativi e poco dignitosi per la persona umana.


p. Silvano Ruaro scj


NdR Anche questo è un articolo, "rubato" ! Già pubblicato sulla carta stampata, ma non presente sul blog, quindi riservato ai soli fortunati, pochi o molti ?, che ricevono via posta il bollettino. Solo le foto, che sulal carta erano in bianco e nero, da noi sono altre ed a colori.
Vediamo se tra i possibili commentatori c'è qualcuno che ha voglia di dirci dove e quando questo testo è comparso. Grazie.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Pubblicato sulla rivista del S.A.M.(Segretariato Missioni - Via Ezio Andolfato 1-Milano) "UNA SOLA FAMIGLIA N. 107 - Dicembre 2008, pp.21-23.
Grazie a Gianluigi per averlo rilanciato su Skype per quanti non ricevono la rivista del SAM.
p.Angelo

Gianluigi ha detto...

OK, la risposta è giusta.
Se non ci fosse padre Angelo...ma lo abbiamo rilanciato su Internet non su Skype.