Da Gianluca e dal Burkina Faso: lettere e notizie
Il nostro amico Gianluca, già impegnato con il progetto dei pozzi a Mambasa, mi ha inviato via mail il materiale che è possibile vedere qui sotto.
Penso che possa interessare tutti noi del "giro di Padre Silvano" e quindi lo pubblico tal quale. G.M.
Carissimi,
mentre tutti dobbiamo ancora comprendere come e quali saranno le conseguenze delle ultime 8 settimane (almeno per ora) di giornate nere borsistiche in cui il mondo occidentalizzato è riuscito a bruciare qualche trilione di euro in nome di un'ideologia ceca, liberismo economico finanziario e mano invisibile del mercato, spero che qualche cosa l'avremo imparata …
Riprendo così la frase di una ragazza di un paese africano, che commenta l'attuale crisi: "Il mondo non è un Campo di battaglia, ma un unico Sistema in cui l'affermazione, delle singole parti, è principalmente il prodotto della loro capacità di sviluppare simbiosi, cioè: Condivisione."
Il resto della sua mail è altrettanto bello, scioccante in alcuni intelligenti collegamenti ironici e amari, consiglio di stamparvelo e prendervi due minuti per leggerlo quando rientrerete nelle vostre case.
Vi invito inoltre a Condividere con me e le persone che hanno collaborato al "Progetto Polo's Home" e al "Progetto Mambasa", l'esperienza maturata in Kenya e nella Repubblica Democratica del Congo. Quest'ultimo Paese ultimamente asceso per vicende di violenza e guerra nella città di Goma sulle prime pagine dei giornali, sebbene in modo raffazzonato e molto superficiale. Il Kenya, c'è finito 9 mesi prima...
Il giorno 13-dicembre, ISF - Milano in collaborazione con Africa Peace Point, organizzano una mostra fotografica qui a Milano, non solo per raccogliere fondi, ma anche per far incontrare persone che hanno in comune la ricerca di un punto di vista meno scontato e vogliono saperne di più e meglio di quello che succede in Africa, il continente su cui si giocano i prossimi 50 anni di storia della globalizzazione e del mondo, ascoltando direttamente dalle esperienze di chi è stato e ha lavorato in quei luoghi.
Spero di rivedervi presto.
Un abbraccio, Gianluca
La crisi finanziaria vista dal Burkina Faso
Siamo rimasti senza parole, qui nel Burkina Faso, quando la crisi è iniziata. E' il 14 settembre, quando è fallita una grande banca, una certa Lehman Brothers, mandando in fumo in un giorno circa 630 miliardi dollari, una cifra 12 volte superiore a quella che basterebbe a sfamare tutti coloro che soffrono di fame, ci siamo rimasti così male che abbiamo digiunato per 3 giorni. Per fortuna ci siamo abituati e non ci è costata tanta fatica. Abbiamo atteso con ansia che i grandi della terra si dessero da fare, e abbiamo respirato di sollievo quando il Ministro del Tesoro americano Paulson ha lanciato il suo piano di acquisto per i titoli avvelenati della banche, 700 miliardi di dollari trovati in un batter d'occhio, mentre i soldi per le vaccinazioni obbligatorie per l'Africa non si trovano mai. E siamo rimasti male quando il parlamento americano l'ha bocciato, perché abbiamo pensato a quei poveri manager delle banche e alle loro buonuscite da milioni di dollari che prendevano il volo. Qualcuno qui, per un giorno intero non ha bevuto . Non è stato un gran sacrificio, perché qui spesso l'acqua – quando c'è - è inquinata. Abbiamo fatto il tifo per il Presidente Sarkozy, per la Cancelliera Merkel, per il Premier Gordon Brown e per il simpaticissimo frequentatore di discoteche Silvio Berlusconi, quando sono fioccati i prestiti di 30 miliardi di euro per Fortis, i 7 miliardi per Dexia , i 35 miliardi di euro per Hypo Re, somme che l'Europa non ha mai dato ai paesi poveri. E siamo stati tristi, quando le borse europee hanno bocciato l'accordo, bruciando il 30 settembre altri 320 miliardi di euro, una somma che servirebbe a risolvere parte dei problemi dell'assistenza sanitaria nei paesi del terzo mondo. Per protesta quelgiorno le donne di Banfora hanno scelto di partorire per strada. Poco male, molte di loro non hanno mai messo piede in un ospedale, forse non sanno neppure cosa sia.Abbiamo gioito quando il 5 ottobre il G4 ha trovato l'accordo per sostenere le banche, e la Fed ha annunciato un piano per 1.400 miliardi didollari per far tornare la fiducia degli operatori e del credito che, assieme ai 1.200 spesi in armamenti negli ultimi anni, forse potrebbero risolvere molti problemi: il rachitismo nei bambini, i servizi igienici mancanti, forse pure la casa per chi vive in povertà. Ma non fa niente: l'importante è che poveri miliardari come Abramovich non perdano in un solo giorno 19 miliardi di euro per questa crisi. Ma quando 3 giorni fa le borse europee hanno bruciato in un giorno altri 450 miliardi di euro, che divisi per ognuno dei poveri del mondo farebbero più di 450 euro a testa, che per molti qui a Banfora sono quasi il reddito di un intero anno, abbiamo avuto paura. Paura, mentre aspettiamo di vedere cosa accadrà dopo le solenni decisioni assunte in questo fine settimana. Trepidiamo con voi, e non pensate che vi stiamo prendendo in giro: siamo davvero angosciati per i vostri piccoli risparmi di gente perbene, per la montagna di soldi perduta dai milionari di tutto il mondo. Pensiamo ai grandi e piccoli sacrifici che vi toccherà fare per qualche tempo, e a quelli di quei poveri miliardari che dovranno rinunciare a qualche piccolo lusso, di tanto in tanto. E, scusateci se ci permettiamo, anche al fatto che chi pagherà il prezzo più alto, come al solito, saremo noi.
Vi siamo vicini, come ogni giorno. Anche se forse non ci fate caso.
Il mondo non è un Campo di battaglia, ma un unico Sistema in cui l'affermazione, delle singole parti, è principalmente il prodotto della loro capacità di sviluppare simbiosi, cioè: Condivisione.
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